Del cantautore emiliano si ricordano qui, le ultime pubblicazioni discografiche. Il 20 ottobre 2015 ha rilasciato l’album “I tipi duri non scendono dal treno”, pubblicato con Videoradio, Edizioni musicali impegnate con grandi nomi della chitarra come, Ricky Portera (Stadio), Andrea Braido (Vasco Rossi), Alberto Radius (Formula Tre), etc. Il 13 dicembre 2015, invece, Parisi ha pubblicato il singolo “Génération Bataclan”, dedicato, va da se, all’eccidio parigino di un mese prima.
Bataclan, è passato un mese
“Je suis Paris”, nel suo caso, assume una valenza amplificata. Quando i fatti di Parigi riempirono tutti i telegiornali del mondo, il cantautore emiliano sconcertato e incredulo come tutti, si unì a quella dichiarazione sgorgata nella mente e nella voce di tutti: “Je suis Paris”. Ovviamente, come già segnalato nell’incipit, nel suo caso, la frase diventata una delle pass word mondiali, ha una particolare connotazione. E non può essere diversamente, visto che si sta parlando del cantautore Parisi e che, a causa di una mera coincidenza fonetica, “Je suis Paris” porta a due verità incontrovertibili: il fatto di sentirsi la Paris ferita e il fatto di essere Paris(i).
Come può essere e perché? Sicuramente, da quella sera, l’Europa è cambiata. È diventata più piccola. I giorni, ancora in questo dicembre post attacco, sembrano lunghi come anni. Prima, indaffarati tra un cappuccino e uno sguardo allo smartphone, si discuteva di calcio, di serial Tv, di petrolio. Di MasterChef. Di MasterChef? Già. 800 milioni di persone nel mondo soffrono per fame e malnutrizione e c’è chi col cibo ci gioca. Ma questa è un’altra storia. Forse.
Ora e da qualche tempo anche un fagotto abbandonato sembra guardare minaccioso.
Fra pochi giorni sarà il 13 dicembre, esattamente un mese dopo i fatti di Parigi. Un mese dopo l’annientamento della Generazione Bataclan.
Per quella data il cantautore Mimmo Parisi pubblicherà il singolo “Génération Bataclan”. Sarà, questo, il suo modo per partecipare attivamente, col proprio punto di vista, a un evento che ha bisogno soprattutto di confronti.
Le canzoni possono fare qualcosa? Ecco il parere del songwriter Parisi: “E’ comunque un modo per partecipare. E’ un modo per dire ci sono anch’io a cercare di capire. Penso che si possa tenere viva l’attenzione anche attraverso un brano, una poesia, una rappresentazione teatrale o un’immagine pittorica. Tutto va bene, è importante confrontarsi, la soluzione può sfuggire a uno non a tutti” ha dichiarato. Poi ha aggiunto: “Sicuramente si possono già individuare gli obiettivi dei terroristi, ovvero la civiltà, la modernità, il progresso, la società aperta, la democrazia, la libertà e il multiculturalismo, guarda caso, tutti quei valori che caratterizzavano i ragazzi della Generazione Bataclan intenti a seguire un semplice concerto. Va da se, che non bisogna mollare. Bisogna rimettersi in cammino da subito. Verso dove? In qualsiasi direzione: verso il prossimo concerto, la prossima mostra del nostro pittore preferito, la prossima partita di calcio, la prossima passeggiata. Le città non devono spegnersi. Bisogna andare in giro, con un’altra coscienza delle cose, ma bisogna muoversi” ha concluso il cantautore.
“Génération Bataclan” sarà pubblicata il 13 dicembre 2015. Parole, musica e arrangiamenti – compresa l’orchestra/sampler – sono stati curati dall’autore. Drum campionata da Diego Romero. Le chitarre acustiche, il basso e il canto sono di Mimmo Parisi. Edizioni Stelledicarta. Il Cd sarà distribuito sulle piattaformi digitali. Cover di Testa.
Speranza e tasche vuote contro il Muro
Quando nel 1989 il Muro cadde fu una gran festa. Ora, con un popolo che scappa dalla guerra e dalla miseria, quel Muro è stato ricostruito. Non si vede. È nella testa di chi dice che quei bambini non sono i nostri bambini. Che la disperazione dei loro genitori non è la nostra.
Ma se le soluzioni sostanziali sono azioni di pertinenza, soprattutto, di statisti avveduti e Governi lungimiranti; in un contesto musicale, che aiuto, pur minimalista, si potrebbe dare al problema? Probabilmente nessuno.
Oppure sì, qualcosa gli artisti possono fare. Le canzoni sono fatte di parole che fanno discutere. Che mettono sotto il riflettore il tema.
Pertanto, ben vengano, ad esempio, musicisti come i Negrita che, in alcune loro pubblicazioni e già nel titolo, danno materia per accendere l’attenzione. Gli eventi e le date, nel loro caso si sta parlando del video “1989”, non sono solo da imparare per prendere un voto a scuola: essi sono ponti/collante che la Storia usa per collegarsi al presente.
Un altro artista che vale la pena indicare è il cantautore bolognese Mimmo Parisi e, segnatamente, un suo brano che si chiama programmaticamente, “A Berlino”. Questa canzone, pubblicata qualche tempo fa, in un contesto europeo che fa fatica a trovare soluzioni di apertura verso chi chiede asilo, è più che mai attuale. Il suo brano, tra le righe, sembra chiedere a cosa sia servito quell’annuncio clamoroso sulla caduta del Muro di Berlino, se adesso l’eurocentrismo europeo non sa fare altro che chiudersi a cerchio intorno ai suoi confini.
Ora e purtroppo, quel Muro pare ricresciuto. Come l’erba cattiva. Questa denuncia semantico/architettonica si chiude, inoltre, citando una band emergente che nella primavera scorsa, ha pubblicato un brano che si chiama proprio “Il Muro di Berlino”. Loro si chiamano VioladiMarte e sono calabresi. Il genere frequentato è un concentrato di indie rock e psichedelia, personal mood e armonie complesse. Il loro “Muro di Berlino” rappresenta, metaforicamente, le difficoltà odierne legate alla comunicazione interpersonale e, legato al tema dell’articolo si vuole qui aggiungere, soprattutto, difficoltà di ordine interrazziale.
Per fortuna “Ce la possiamo fare”
Apre le danze lo stesso autore: “Ce La Possiamo Fare è, prima di tutto e prima che si perda di vista la cosa più semplice da segnalare, una canzone. Una canzone di solito è, perlomeno per me che non devo ubbidire alla grande industria – non lo dico per polemizzare, semplicemente è così – una sintesi delle ultime ‘narrazioni’ che mi sono capitate di vivere: io sono un cantautore freelance, e, quindi scrivo quando ho qualcosa da dire.
Quindi, niente pungoli da alcuno per onorare contratti più o meno luculliani. Detto questo, Ce La Possiamo Fare, è un brano, se si vuole, di incoraggiamento. In un momento storico dove un Governo di sinistra(?) fallisce clamorosamente le aspettative più banali ed è pronto alla replica del ‘ventenniodelcavaliere’ (perfino il Contratto con gli italiani è stato bissato!), beh, che c’è da dire, che si può dire per incoraggiare la gente se non Ce La Possiamo Fare? Qualcuno più famoso di me ha evidenziato ‘Se bastasse una canzone’, lo so benissimo che non basta, tuttavia una voce durante la tempesta aiuta a non sentirsi soli”.
Da un punto di vista prettamente tecnico, il prodotto prevede, all’interno di una ormai consolidata produzione homerecording di tipo spartana e autarchica, un passo avanti per la registrazione e la finalizzazione. Mimmo Parisi, un po’ per convinzione e un po’ per situazione, non si è fatto mai prendere dal trip della registrazione: si fa quel che si può e non si sta ad aspettare che arrivi il sound engineer di Madonna che ti faccia un suono della madonna! Parisi, sulla scia di Gaber e Leporini, pensa che bisogna dire, ammesso che si abbia da dire, e non che bisogna mostrare (che cosa poi?).
Ce La Possiamo Fare promette delle chitarre gustose e le mantiene. Niente indici che scivolano sull’unica corda che si riesce a beccare per fare l’assolo (quest’ultimo, vale la pena segnalarlo, pur rimandando ai vari Satriani, Vai and C., risulta misurato pur facendo affidamento sulla tecnica). Lo stile The Edge tonica/quinta/sui cantini è carino, ma dovrebbe, ormai, essere fuori catalogo. La voce di Parisi galleggia egregiamente sulle note medio alte. Questo è un retaggio ovviamente da rock singer che, proprio per questo, fa di Mimmo Parisi un cantautore outsider. La parte testuale di Ce La Possiamo Fare tocca descrizioni quasi, in alcuni passaggi, da pop art alla Warhol: la citazione di frighi americani, Snoopy, Charlie Brown e Ferrari non dovrebbe lasciar adito a dubbi. Nel testo non manca lo sguardo che indaga l’ineffabile servendosi della quotidianità: “A volte guardo la luna su/E penso in fondo che/Nessuno manda bollette per la luce che da”.
Sotto la canicola di agosto, Ce la possiamo fare? Ma certo. Perlomeno questo pensa il cantautore Parisi. Anzi, facciamo aprire le danze allo stesso autore del brano che stiamo presentando e che si chiama, come abbondantemente e per tempo annunciato, Ce la possiamo fare: “Ce la possiamo fare è, prima di tutto e prima che si perda di vista la cosa più semplice da segnalare, una canzone. Una canzone di solito è, perlomeno per me che non devo ubbidire alla grande industria – non lo dico per polemizzare, semplicemente è così – una sintesi delle ultime ‘narrazioni’ che mi sono capitate di vivere: io sono un cantautore freelance, e, quindi scrivo quando ho qualcosa da dire.
Quindi, niente pungoli da alcuno per onorare contratti più o meno luculliani. Detto questo, Ce la possiamo fare, è un brano, se si vuole, di incoraggiamento. In un momento storico dove un Governo di sinistra(?) fallisce clamorosamente le aspettative più banali ed è pronto alla replica del ‘ventenniodelcavaliere’ (perfino il Contratto con gli italiani è stato bissato!), beh, che c’è da dire, che si può dire per incoraggiare la gente se non Ce la possiamo fare? Qualcuno più famoso di me ha evidenziato ‘Se bastasse una canzone’, lo so benissimo che non basta, tuttavia una voce durante la tempesta aiuta a non sentirsi soli”.
Da un punto di vista prettamente tecnico, il prodotto prevede, all’interno di una ormai consolidata produzione homerecording di tipo spartana e autarchica, un passo avanti per la registrazione e la finalizzazione. Mimmo Parisi, un po’ per convinzione e un po’ per situazione, non si è fatto mai prendere dal trip della registrazione: si fa quel che si può e non si sta ad aspettare che arrivi il sound engineer di Madonna che ti faccia un suono… della madonna! Parisi, sulla scia di Gaber e Leporini, pensa che bisogna dire, ammesso che si abbia da dire, e non che bisogna mostrare (che cosa poi?).
Ce la possiamo fare promette delle chitarre gustose e le mantiene. Niente indici che scivolano sull’unica corda che si riesce a beccare per fare l’assolo (quest’ultimo, vale la pena segnalarlo, pur rimandando ai vari Satriani, Vai and C., risulta misurato pur facendo affidamento sulla tecnica). Lo stile The Edge tonica/quinta/sui cantini è carino, ma dovrebbe, ormai, essere fuori catalogo. La voce di Parisi galleggia egregiamente sulle note medio alte. Questo è un retaggio ovviamente da rock singer che, proprio per questo, fa di Mimmo Parisi un cantautore outsider. La parte testuale di Ce la possiamo fare fa uso di descrizioni quasi, in alcuni passaggi, da pop art alla Warhol: la citazione di frighi americani, Snoopy, Charlie Brown e Ferrari non dovrebbe lasciar adito a dubbi. Nel testo non manca lo sguardo che indaga l’ineffabile servendosi della quotidianità: “A volte guardo la luna su/E penso in fondo che/Nessuno manda bollette per la luce che da”. Insomma, un tocco di Surrealismo finale, e la canzone è pronta per l’ascolto.
I giorni della vendemmia di Righi

L’autunno, la vendemmia, e un’estate che, prima di essere tempo meteorologico, è tempo già di ricordi. Nel settembre torrido del 1984, Elia vive con i genitori nella campagna emiliana, nota per la commistione di cattolicesimo e socialismo nostrano. William, il padre, ha una forte inclinazione ideologica al marxismo mentre la madre Maddalena è una fervente cattolica. Il tempo è quello della vendemmia, e ad aiutare nel vigneto di famiglia arriva la nipote di una coppia di compaesani: Emilia. Presuntuosa e disinvolta, Emilia è una rivoluzione nella quotidianità provinciale di Elia.
Opera prima di Marco Righi, I giorni della vendemmia è una sorpresa graditissima e inaspettata: racconto di un’esperienza di fine estate che non può che ricordarci per ambientazioni, atmosfere, fotografia, tempistiche di un certo Bernardo Bertolucci, come ad esempio in Io ballo da sola.
Il respiro del film I giorni della vendemmia trova il suo corrispettivo cantautorale in un brano celato nel profondo della luce autunnale, Ma tutto cambia. Questo brano è già stato pubblicato da qualche tempo ed è ascoltabile qui:
Video importato
Download Video
Come si può notare, le note di Ma tutto cambia, in questa occasione, accompagnano un film particolarmente intenso come Un amore senza fine. Il brano è composto e cantato dal cantautore Mimmo Parisi.
(A cura di Pietro Usai)
Mimmo Parisi pubblica McDonalds’s Angel
Per MIMMO PARISI, è pronto il primo lavoro del 2015. Questo sensibile cantautore di Bologna, città musicale per antonomasia, ha voluto dare il suo contributo poetico a un fatto del quale si tratterà più avanti. Il lavoro si intitola “McDonalds’s Angel” ed è già disponibile sulla rete. Il nuovo singolo di PARISI è stilisticamente ispirato al sound nobile degli 80′s, ma, come avviene sempre per i fuori classe, il rimando a un certo modo di concepire gli arrangiamenti e i suoni è più un suggerimento per gli ascoltatori che una rigida linea guida per chi, come PARISI, scrive e propone musica. Semplificando, quindi, si può dire che siamo di fronte a un genere influenzato dal neoclassicismo di marca chitarristica (vedi Malmsteen) e, nel complesso, a un Hard Rock che risente ampiamente delle temperie sociali di questi primi anni di terzo millennio.
“McDonalds’s Angel” è, da un punto di vista testuale, una canzone nata come reazione a una notizia balzata sulla rete alla fine dell’ennesimo annus horribilis – ormai dal 2007 è l’unico modo per definire i 365 giorni che si alternano nel nuovo secolo senza grandi soluzioni sociali -, ovvero, quell’evento che ha avuto come protagonista una ragazza che il popolo della rete ha definito come “L’angelo del McDonalds”.
Il fatto è, purtroppo, drammatico: due ragazzine di 13 e 16 anni, a Offenbach, in Germania, subiscono apprezzamenti non richiesti da un gruppo di giovani balordi; una ventiduenne, Tugce, le difende e, all’uscita dal locale, viene aggredita e ridotta in fin di vita.
MIMMO PARISI, cantautore indipendente, di tutta la vicenda e con infinito rispetto per la tragedia, ne ha fatto un brano struggente e nello stesso tempo, senza pretese.
Questa è una canzone fatta e presentata in punta di piedi; PARISI abbandona ai flutti della rete, come una specie di messaggio in bottiglia, le parole e le note di questo brano.
Voto: 8, per la realizzazione e, soprattutto, per l’attenzione agli eventi che contano in questa società che dimentica presto, e senza trarre un insegnamento dalla bufera che gli gira intorno.
Un filantropo di nome Paul Allen
Il cofondatore di Microsoft Paul Allen è sicuramente famoso, oltre che per essere milionario, anche per le sue imprese eccentriche. Fra le sue ‘invenzioni’ c’è un museo del rock. Questo è stato progettato da Frank Gehry che gli ha dato la forma della chitarra di Jimi Hendrix. Poi si è interessato anche al progetto di una astronave privata: la prima della storia. E altro ancora. Sicuramente il denaro è un mezzo per elevarsi. Tuttavia, una volta che ci si è elevati, e il mondo è rimasto in basso con i suoi problemi, non bisognerebbe pensarsi fuori. Né limitarsi ad osservarlo. E Paul Allen non è rimasto a guardarlo. Il milionario ha reso noto (come riportato su archiviostorico.corriere.it/2010/luglio/18), che ben metà della sua fortuna, ammontante a 13,5 miliardi di dollari, ha intenzione di devolverla in beneficenza. Paul segue, in questo, l’ esempio di altri filantropi miliardari. Qualche nome: Eli e Edythe Broad, John e Ann Doerr.
La più recente donazione è di 100 milioni di dollari per la ricerca su Ebola. A dire il vero l’imput verso l’attività filantropica gli è arrivato da Gates. Quest’ultimo ha già donato oltre 36 miliardi di dollari: non male per un ex compagno di scuola media e di invenzioni. Pur se Gates finisce sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo per le sue crociate anti-Aids e anti-malaria, mentre Paul Allen viene definito dal Seattle Post Intelligencer come “filantropo eccentrico e locale”, bisogna pur tener presente che si è in presenza di un agone combattuto a colpi di beneficenza. La Ricerca, specialmente in terra italica, è un tema disatteso dai governi di tutti i colori; essa ha bisogno di sostegno economico: non ci possono essere grandi prospettive col microscopio del piccolo chimico.
In Italia non ci sono molti emuli di Paul Allen. Poche volte si leggono notizie di donazioni e sovvenzioni. All’inizio degli anni ’90, l’unica cosa che Silvio Berlusconi donò alla Ricerca (e agli italiani) fu un elenco di promesse (molte disattese) che andò a leggere diligentemente a Porta a porta. Eppure Berlusconi è il settimo in classifica tra i più ricchi in Italia. Non risulta nemmeno che, durante la sua Presidenza alla Camera, abbia mai devoluto o rifiutato lo stipendio presidenziale. D’altra parte, i politici tendono a disinteressarsi alla possibilità di livellare gli stipendi. Uno stipendio più contenuto darebbe, fra le altre cose, più risorse alla Ricerca. Certo, la buona volontà da parte di alcuni, come i parlamentari del M5s, c’è: ma se non diviene azione generalizzata il raccolto è magro.
Paul Allen, quindi, genio informatico ma anche filantropo. Pare che Paul non abbia parentele alle quali lasciare la sua speciale fortuna. Più precisamente, ha la madre e una sorella, tuttavia le ha già rese ultra ricche. Da un punto di vista sentimentale, è stato legato a varie stelline di Hollywood. Il progetto di famiglia più importante, probabilmente, l’aveva immaginato con la tennista Monica Seles, comunque non si sono sposati. Non ha eredi. Per alcuni, sarebbe questa condizione a spingerlo verso la beneficenza. A decidere per tutti, si è espresso Mimmo Parisi, cantautore e chitarrista rock, che ha detto “A noi fa piacere pensare che ci sia qualcosa di più profondo nell’atteggiamento che Paul mostra e riserva alla Scienza e, quindi, all’Uomo”.
(Per gentile concessione di Massimo Albertini, giornalista)
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MIMMO PARISI
Cantante, autore e compositore, cantautore guitar rock oriented e AOR. In quanto chitarrista, Mimmo Parisi usa chitarre Fender stratocaster (principalmente un modello costruito su sue specifiche nel 2006) e pick-up Seymour Duncan. Dalla chitarra, il segnale passa attraverso alcuni pedali, tra cui un Dunlop Cry Baby wah wah, un Digitech Whammy, un delay Akai Headrush E1, per passare ad effetti a rack, tra cui un TC Electronic G-Major, un Eventide Ultra-Harmonizer H3000 D/SX, e infine a un preamplificatore Advance The Missing Link, amplificatori Marshall Vintage Plexi e Reissue, Bogner Uberschall, e Steavens Poundcake 100MKI. In qualità di cantante la sua gamma espressiva tende alla tipologia di baritono-tenore di marca pop-rock.
Cantautore guitar oriented
Qualche notizia su di me:
Chi sono: Mimmo Parisi
Mi presento come: Cantautore-rock
Dove vivo: a Bologna
Formazione: Liceo Artistico, Accademia di Belle Arti
Cosa ho fatto: ho militato in varie band e partecipato ad alcuni concorsi musicali della Penisola, ho pubblicato per un’etichetta indie-rock pugliese
Chi mi piace: la band Angra, Vivaldi, Ligabue, Malmsteen e Le Vibrazioni.