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Prova costume: a maggio aumentano del 23% gli italiani alla ricerca di un nutrizionista

La prima ondata di caldo, arrivata un po’ in anticipo, ha sorpreso chi ancora non era preparato alla tanto temuta prova costume. Eppure a maggio il portale Dottori.it (http://www.dottori.it), il più grande e utilizzato portale di medici italiani, ha registrato un aumento delle ricerche di nutrizionisti pari al 23% rispetto a novembre 2014. Segno che sono molti gli italiani che, alle porte dell’estate, provano a rimettersi in forma per apparire al meglio nella bella stagione: sul totale degli utenti che hanno utilizzato il sito a maggio il 5,09% si è concentrato sulla ricerca di un nutrizionista.

Se a livello nazionale il nutrizionista è la quarta figura medica più cercata online, i numeri cambiano se si guarda al dettaglio delle singole regioni italiane: in Puglia, per esempio, il nutrizionista rientra addirittura nella top 3 delle specializzazioni più cercate sul portale e si piazza al secondo posto. Anche in Veneto, Emilia Romagna, Liguria, Lazio e Piemonte questa è una delle tre specializzazioni più cercate sul web.

Dottori.it ha stilato una classifica per capire in quali regioni si concentrano i più attenti alla linea, o comunque gli italiani che tentano di riparare ai peccati di gola dell’inverno prima di mettersi in costume. Ne è emerso che sono i Veneti quelli che cercano maggiormente un nutrizionista online: nella regione la percentuale supera quella nazionale e arriva al 5,87%. Anche gli Abruzzesi e gli abitanti dell’Emilia Romagna sembrano tenerci a fare bella figura in costume: qui le ricerche sono pari al 5,75% e 5,74%. Al quarto posto i Pugliesi con il 5,68% delle ricerche di un nutrizionista.

Negli ultimi posti della classifica dei più attenti alla linea sorprende trovare gli abitanti delle due Isole, le regioni di mare per antonomasia nel nostro Paese. I Sardi sono quelli che cercano meno frequentemente un nutrizionista, con il 3,43% delle ricerche; li precedono gli Umbri (3,82%) e i Siciliani (4,07%).

«Siamo in un momento storico in cui il cibo ha assunto una centralità mediatica indiscutibile – ricorda Paolo Bernini, CEO di Dottori.it. – Il boom delle ricerche di medici nutrizionisti nel mese di maggio non testimonia soltanto la voglia di perdere peso, o semplicemente mettersi in forma per l’estate, ma anche il fatto che finalmente gli italiani hanno capito quanto importante sia una corretta alimentazione. E affidarsi a un esperto è senz’altro il primo passo per migliorare il proprio stile di vita e il proprio modo di nutrirsi, al di là della prova costume».

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Cellulari: nel 2014 14 milioni di italiani hanno cambiato operatore

La concorrenza e l’informazione dei consumatori fanno bene al mercato e alle tasche degli utenti: si potrebbero riassumere in questo modo i risultati dell’indagine condotta da Facile.it (http://www.facile.it/telefonia-mobile.html), comparatore attivo anche nel campo delle offerte telefoniche per il mobile che ha messo in evidenza come, nel corso dello scorso anno, ogni famiglia italiana sia riuscita a ridurre di oltre il 5% la spesa dei cellulari, arrivando in media a 576€.

Facile.it ha analizzato i dati di mercato e le dichiarazioni rilasciate dai propri utenti in fase di ricerca di un nuovo contratto telefonico: a cambiare operatore nel corso del 2014 sono stati circa 14.000.000 di italiani, pari al 19% degli intestatari di una SIM personale; ciascuno di loro è riuscito a garantirsi un risparmio annuo del 21,8% rispetto al piano tariffario precedente.

Moltiplicando il risparmio individuale per il numero complessivo di individui che hanno sottoscritto un nuovo piano telefonico si arriva ad un risparmio annuo totale, in termini di costi sostenuti dagli italiani per mantenere il proprio telefono cellulare, pari a oltre 500.000.000 di euro.

A beneficiare della maggiore concorrenza e della conseguente riduzione dei costi sono stati non solo gli italiani che hanno cambiato operatore, ma anche gli intestatari di una SIM personale che hanno optato per una nuova tariffa telefonica. Se si considera anche il loro risparmio, si arriva ad una cifra notevole: complessivamente, nel 2014 gli italiani hanno ridotto i costi telefonici di circa 700.000.000 di euro.

«Il risparmio totale è così alto ha dichiarato Paolo Rohr, Responsabile Business Unit Utilities di Facile.it anche perché in virtù dell’abitudine che oggi hanno gli utenti a confrontare le offerte per trovare quella più vantaggiosa sul mercato, le compagnie hanno messo in campo molte promozioni e questo ha fatto diminuire notevolmente i prezzi. Cambiando operatore, o anche solo piano telefonico, chi ha una tariffa vecchia di qualche anno può arrivare a risparmiare più del 30%».

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La startup Dottori.it lancia AgendaDottori: l’innovativa app per gestire agenda e prenotazioni da smartphone

Se il tema della sanità digitale è una delle principali questioni all’ordine del giorno nel mondo della salute, anche i medici specialisti si adeguano, puntando a strumenti sempre più interattivi, in grado di migliorare e digitalizzare i flussi di comunicazione con il paziente. Per rispondere a queste esigenze Dottori.it (http://www.dottori.it), il più grande e utilizzato portale di medici italiani, lancia la sua app, AgendaDottori: la prima agenda virtuale che permette di aumentare il numero di pazienti migliorando la gestione degli appuntamenti.

Facile da usare, veloce e intuitiva, AgendaDottori permette di gestire richieste di appuntamento 24 ore su 24, confermandole con un semplice click, consultare gli impegni giornalieri e settimanali e tutti dettagli dei singoli appuntamenti, modificandoli o annullandoli direttamente via smartphone.

Grazie alla nuova app di Dottori.it, il medico potrà leggere in tempo reale le informazioni sui pazienti, avendo accesso alle loro anagrafiche digitali in ogni momento, poiché tutti i dati restano salvati sul device mobile.

AgendaDottori è un’esclusiva gratuita per tutti i medici ed i professionisti sanitari registrati a Dottori.it.

«Siamo fieri di essere stati i primi in Italia a sviluppare un prodotto così importante per la vita e il lavoro del medico – sostiene Paolo Bernini, CEO di Dottori.it. – AgendaDottori è un grande traguardo non solo per quel che concerne la piattaforma tecnologica, ma anche per il supporto che riesce a fornire al professionista, sempre più bisognoso di ottimizzare la sua giornata lavorativa senza ripercussioni sulle prestazioni al paziente».

L’app, che nelle prossime settimane si arricchirà di ulteriori feature concordate con i primi medici beta-test, è disponibile per iPhone e iPad ed è scaricabile sull’Apple Store al link https://itunes.apple.com/it/app/agendadottori/id985193738?mt=8: è compatibile con iOS da 7.1 a 8.3, iPhone 4/4S/5/5C/5S/6/6 Plus, iPad 3/4/Air/Air 2; a breve verrà diffusa nella versione per Android.

Sulla base dei modelli di successo diffusi all’estero, Dottori.it è una startup italiana che offre ai suoi utenti uno strumento per la ricerca del miglior medico nella propria città, con la possibilità di prenotare la propria visita online. Il motore di ricerca raccoglie le informazioni dei medici in modo trasparente e completo, pubblicando il profilo dello specialista, gli studi svolti, le esperienze professionali e le prestazioni fornite. Per il professionista, invece, offre la massima visibilità online e permette di gestire gli appuntamenti e i contatti in modo semplice e veloce.

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Per i single l’attenzione al consumo energetico vale 180 euro l’anno, per le famiglie numerose fino a 350 euro

Risparmiare centinaia di euro all’anno sulle bollette di luce e gas non è una missione impossibile, basta comportarsi in maniera razionale e scegliere con cura le tariffe più adatte. Facile.it, primo comparatore italiano di prodotti per l’energia (http://www.facile.it/energia-luce-gas.html), ha calcolato come, con 5 piccoli accorgimenti, un single possa arrivare a risparmiare fino a 181 euro all’anno sull’energia; una famiglia numerosa addirittura 349 euro.

  • A ciascuno la sua tariffa

Utenti diversi hanno esigenze diverse e pertanto, oggi che il mercato lo consente, è bene scegliere con cura la tariffa più adatta. Chi è single e passa in casa poco tempo e principalmente nelle ore serali, secondo quanto evidenziato da Facile.it, dovrebbe preferire le cosiddette tariffe biorarie che prevedono notevoli riduzioni di costo dopo le 19; il risparmio annuo sarebbe di 27 euro. Le famiglie numerose, al contrario, è bene prediligano la tariffa opposta, mono-oraria, che garantirebbe un risparmio annuo di 53 euro.

  • Un piatto caldo

Come fare a scaldare il cibo prima di mettersi in tavola? Anche in questo caso single e famiglie numerose dovrebbero mettere in atto strategie di risparmio differenti. I primi possono trovare un valido alleato nel forno a microonde che, utilizzato per scongelare o riscaldare i cibi consente di risparmiare 23 euro all’anno rispetto ad un forno elettrico. Sarebbero invece 22 gli euro annui risparmiati in bolletta dalle famiglie numerose se preferissero le pentole a pressione rispetto a quelle tradizionali. La cottura dei cibi non ne risente, ma il portafogli ne trarrebbe un certo beneficio.

  • Casa calda casa

Ancora una volta la razionalità e l’uso di piccole tecnologie di base possono consentire notevoli risparmi sulla bolletta, tanto per le famiglie numerose quanto per chi vive da solo. Inutile riscaldare nello stesso modo e per lo stesso numero di ore tutta la casa, meglio scegliere con cura dove e quando veicolare il tepore casalingo: utilizzando dei termostati che consentono un riscaldamento selettivo, anche in base ai diversi momenti della giornata, un single può arrivare a risparmiare 48 euro all’anno, una famiglia numerosa addirittura 157 euro.

 

 

  • Evitare il freddo

Il discorso appena fatto per il caldo ha un risvolto simile anche per il freddo. Contrariamente a quanto pensino in tanti, non conviene avere un unico split per l’aria condizionata, consumerebbe troppo e non raffrescherebbe a sufficienza. Meglio mettere più split e raffrescare selettivamente: ciò consente alle famiglie di risparmiare fino a 51 euro all’anno. Per evitare docce fredde, anche quando si guarda la bolletta, meglio scegliere uno scaldabagno a gas invece che uno elettrico. Così facendo ai single rimarrebbero in tasca 71 euro all’anno.

  • Capitolo elettrodomestici

Quasi tutti ormai abbiamo in casa elettrodomestici energeticamente efficienti, ma siamo certi di usarli in maniera altrettanto efficiente? Un single che fa in modo di utilizzare lavatrice e lavastoviglie sempre a pieno carico, riesce a far abbassare la bolletta di circa 12 euro. Una famiglia numerosa, con più tv e apparecchi tecnologici in funzione, dovrebbe prendere l’abitudine di staccare la spina della TV e del lettore DVD quando non in funzione: è possibile risparmiare circa 66 euro all’anno.

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Mutui: continua a crescere l’erogato medio, +5,4% rispetto a sei mesi fa e +12,5% in un anno

L’incremento delle compravendite immobiliari e i valori negativi raggiunti dall’Euribor hanno spinto verso l’alto il trend della domanda di mutuo da parte degli italiani, ma anche le erogazioni dei finanziamenti danno segni di miglioramento: negli ultimi sei mesi l’importo medio erogato dalle banche è cresciuto ancora. Secondo l’Osservatorio sui mutui di Mutui.it e Facile.it nello scorso semestre il finanziamento medio concesso è pari a quasi 120.000 euro, il 5,4% in più rispetto alla rilevazione di sei mesi fa e del 12,5% in più rispetto ad un anno fa.

I portali Mutui.it (http://www.mutui.it) e Facile.it (http://www.facile.it/mutui-prima-casa.html) hanno analizzato le richieste e gli erogati di mutuo registrati nel periodo compreso tra novembre 2014 e aprile 2015: i risultati offrono segnali incoraggianti anche nel confronto tra la cifra che si richiede e quella che poi si riesce effettivamente ad ottenere dalle banche. Se nella rilevazione precedente (ottobre 2014) il divario era passato dal 20% all’11%, adesso gli italiani alle prese con i finanziamenti per l’acquisto di una casa puntano a 126.000 euro (praticamente la stessa cifra registrata nello scorso semestre) ottenendone solo il 4% in meno.

Buone notizie anche per ciò che concerne il loan to value, ossia la percentuale erogata in rapporto al valore dell’immobile da comprare. Se già nella scorsa rilevazione questa variabile era passata dal 44% al 49%, adesso si torna sopra la soglia “psicologica” del 50%: siamo al 55% come somma richiesta e al 52% per quella erogata. Stabile rispetto a sei mesi fa la durata del mutuo erogato (21 anni), mentre l’età media del mutuatario scende a 40 anni.

La principale novità rispetto alle rilevazioni precedenti è legata al tasso di interesse scelto per il finanziamento: dopo anni di richieste di mutui variabili adesso il 60% di chi chiede un mutuo punta al tasso fisso.

«L’alta percentuale di richieste di finanziamento a tasso fisso – spiega Mauro Giacobbe, Amministratore Delegato di Facile.itè strettamente legata all’andamento degli spread e degli indici a cui i mutui casa sono indicizzati al momento: se in generale le percentuali sono ai minimi (soprattutto in rapporto a quelle vigenti solo pochi mesi fa), il tasso fisso rappresenta al momento una soluzione di investimento particolarmente competitiva, visto che è possibile scendere sotto il 3% anche per durate lunghe. È il momento giusto per comprare, quindi, ma anche per rinegoziare un mutuo stipulato anni fa, quando le condizioni offerte erano meno vantaggiose».

Rinegoziare conviene, e la surroga ha avuto, nell’ultimo semestre, un vero e proprio boom: rispetto al semestre precedente queste erogazioni sono cresciute esponenzialmente, nell’ordine di oltre il 200%.

Il mutuo prima casa

Considerando le richieste e le erogazioni di mutui prima casa il quadro muta parzialmente: salgono di poco (+1%) gli importi richiesti – si richiedono in media 133.000 euro – mentre cresce del 3% la cifra media erogata, che passa da 122.000 euro a 125.000 euro. Si riduce ancora il divario tra richiesta ed erogazione (i due numeri adesso divergono del 6%), mentre sale ancora la percentuale finanziata: il LTV è del 61%.

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Comprare casa nei borghi più belli d’Italia: ecco la classifica dei prezzi

Expo è senz’altro un’ottima vetrina per l’Italia e le sue eccellenze e all’interno dell’Esposizione troveranno ampio spazio anche i piccolissimi borghi che costellano il nostro territorio nazionale. Per questo motivo Immobiliare.it (http://www.immobiliare.it) ha calcolato quanto costa oggi comprare casa in quelli che sono stati riconosciuti come i borghi più belli del nostro Paese, evidenziando quali, fra loro, siano i venti più cari.

A occupare i primi posti di questa classifica sono le località di mare, in particolare quelle delle Cinque Terre e della Costiera Amalfitana. Dominano la graduatoria due località liguri: Vernazza (SP), dove ad aprile 2015 per acquistare un immobile residenziale da 80 metri quadri (l’immobile tipo preso in considerazione per lo studio) sono stati richiesti mediamente 510.720 euro, e  Laigueglia (SV) dove per comprare una delle famose “casette rosa” servono 472.880 euro.

Sempre sul mar Tirreno, ma più a Sud, si trova Monte Argentario con il piccolo borgo di Porto Ercole (GR), terzo sul podio di questa classifica: qui il prezzo medio per un immobile tipo è di 462.800 euro. Tra i borghi più belli (e cari) d’Italia c’è anche Sperlonga (LT), piccolo paesino sulla costa laziale molto conosciuto per la sua vita mondana, soprattutto in estate: questa sua fama ha fatto sì che i prezzi fossero degni delle migliori località turistiche, con 5.623 euro al metro quadro.

Si mantengono sopra i 5.000 euro al metro quadrato anche i costi per le abitazioni ad Atrani (SA), il comune più piccolo d’Italia per superficie, tra i più bei borghi della Costiera Amalfitana: qui, ad aprile 2015 si è registrata una media di 5.613 euro/mq. Appena sotto la soglia dei cinquemila euro c’è Furore, sempre nella provincia di Salerno (4.873 euro al mq).

A seguire la graduatoria ci sono altri cinque borghi liguri situati sulla costa: Noli, Borgio Verezzi, Cervo, Framura e Moneglia; in questi piccolissimi comuni i prezzi medi al metro quadro si aggirano attorno ai 4.000 euro. Tra di loro si inserisce nella classifica Conca dei Marini, in provincia di Salerno, una piccolissima perla incastonata sugli strapiombi della Costiera Amalfitana: per un immobile tipo in questo borgo piccolissimo servono 354.880 euro.

Fra quelli rientrati nella classifica dei 20 più cari, il primo borgo che non si affaccia sul mare è Montescudaio, tesoro d’arte e cultura nella Maremma pisana: qui l’immobile tipo considerato per la ricerca costa in media 248.640 euro. L’ultima località ligure a rientrare nella graduatoria dei prezzi è stata Seborga (IM), il borgo dei fiori dove comprare casa costa in media 245.520 euro. Ancora in Toscana, la fama di borgo più bello fa balzare verso l’alto i prezzi delle case a San Gimignano (SI), la città delle torri, dove la media è di 2.958 euro al metro quadro. Tra i borghi più cari figura anche Castel Gandolfo (RM), sui colli romani: per acquistare un’abitazione nel ritiro estivo dei Papi servono 223.440 euro.

Agli ultimi posti della classifica troviamo tre località montane: fra queste la prima è Etroubles, in Valle d’Aosta: in questo borgo si spendono 222.000 euro. A Egna e Chiusa, entrambe nella provincia di Bolzano, i prezzi si aggirano attorno ai 2.600 euro al metro quadro. Ultimo per prezzi è Buonconvento (SI), sulla via Cassia, ristoro dei pellegrini in cammino sulla Francigena: qui per un’abitazione si spendono in media 209.840 euro.

Quanto vale la fama di borgo più bello d’Italia?

Essere fra i borghi più belli d’Italia ripaga anche i termini di valori immobiliari. In molti dei paesini rientrati nella top 20 dei più costosi, la media dei prezzi al metro quadro è di gran lunga superiore a quella registrata nelle province di appartenenza. Il caso più evidente è quello di Atrani dove i prezzi risultano più alti del 182% rispetto alla media di Salerno.

Ci sono poi anche dei casi in cui si verifica il fenomeno opposto, con prezzi leggermente inferiori nei piccoli borghi rispetto alla media provinciale: è il caso della Valle d’Aosta e del Trentino Alto Adige, ma anche della provincia di Siena e di quella di Roma.

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Prestiti: calano gli importi medi richiesti, si torna ai livelli di un anno fa

Mentre aumenta la domanda di prestiti personali da parte dei privati* le somme richieste si fanno più piccole: l’Osservatorio sul credito al consumo di Prestiti.it (http://www.prestiti.it) e Facile.it (http://www.facile.it/prestiti.html) ha rilevato un ridimensionamento delle cifre medie richieste pari al 15% in sei mesi, che riporta l’importo medio ai livelli di un anno fa (-1,1% rispetto alla rilevazione di aprile 2014). Oggi si richiedono quasi 11.000 euro, contro i 13.000 di ottobre 2014.

Lo studio è stato condotto analizzando circa 40 mila domande di prestito presentate nel periodo compreso tra ottobre 2014 e marzo 2015: il profilo del richiedente che emerge è quello di un uomo – lo è il 73% di tutto il campione esaminato – di 41 anni che vorrebbe ricevere quasi 11.000 euro, da restituire contando su uno stipendio di circa 1.500 euro mensili. Sono 65 le mensilità necessarie per concludere il rimborso, mentre erano 63 nella rilevazione di un anno fa.

Ma cosa spinge le famiglie italiane a cercare di ottenere un prestito? In primis è il bisogno di avere del denaro da gestire in autonomia. Sono cresciute, infatti, le domande di liquidità: mentre un anno fa rappresentavano il 22,3% del totale, adesso la percentuale è salita al 28,84%. Tra le motivazioni a seguire troviamo l’acquisto di auto usate (18,21%) e la ristrutturazione di immobili che risulta però in calo, nonostante gli incentivi e i bonus offerti dallo Stato: le domande di questo tipo sono il 12,76% del totale, mentre erano il 15,4% un anno fa – segno che si sta riducendo l’impatto di queste politiche governative sulle scelte degli italiani.

Si segnala, infine, la nuova crescita delle domande di prestito per consolidamento di altri debiti esistenti: sei mesi fa rappresentavano il 9,2% di tutte le motivazioni di prestito, adesso tornano ai livelli di un anno fa (14,07%).

Il calo degli importi medi richiesti è abbastanza omogeneo su tutto il territorio nazionale, anche se spiccano alcune regioni che hanno visto una contrazione più forte rispetto a sei mesi fa: le somme richieste in Calabria sono scese del 29%, in Sardegna e Sicilia del 22%. In termini assoluti, gli importi più cospicui sono stati richiesti in Basilicata (12.200 euro il dato medio), Friuli Venezia Giulia e Umbria (11.700 euro per entrambe).

L’età media, calata di un anno rispetto alla rilevazione del 2014, vede la Basilicata come unica regione sotto i 40 anni. Assoluta uniformità di comportamento per quel che riguarda la durata – solo in Friuli Venezia Giulia si arriva a 69 mensilità – e per lo stipendio con cui si intende ripagare il finanziamento: in tutte le regioni oscilla tra i 1.400 e i 1.600 euro.

*+6,6% nel primo trimestre dell’anno 2015 secondo il Crif

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Gli italiani spendono 3.200 euro l’anno per mantenere l’auto di famiglia. A Napoli fino al 30% in più

L’automobile è, insieme alla casa, una delle principali voci di costo nel bilancio familiare e Facile.it, principale portale italiano di comparazione per le polizze RC auto (http://www.facile.it), ha provato a quantificare la spesa annua necessaria al mantenimento di un’automobile. Il sito ha scoperto che le famiglie italiane spendono mediamente poco più di 3.200 euro l’anno, con notevoli differenze fra le varie aree del Paese.

Lo studio ha preso in esame tre profili tipo* (gli stessi utilizzati nell’osservatorio RC auto che il portale pubblica periodicamente) caratterizzati da classi di merito e da età media diverse, elementi che implicano stili di vita e spese differenti. Nel paniere di tutte le voci considerate per determinare la spesa totale rientrano: RC auto, bollo, carburante, costi di usura e manutenzione (compresi quelli per la revisione obbligatoria dei mezzi).

La prima voce ad incidere sui costi da sostenere per mantenere un’auto è il prezzo del carburante. Se in un anno si percorrono circa 10.000 chilometri, a prescindere dal tipo di alimentazione dell’auto, si arrivano a spendere circa 1.000 euro. Nel caso del terzo profilo, ossia quello di un giovane studente neopatentato che percorre fino a 7.000 chilometri all’anno, bastano poco più di 450 euro. Pesano di più – anche in base ad età del veicolo, chilometri percorsi ed utilizzo del mezzo – le spese di manutenzione ed usura, che oscillano tra gli 800 e i 2.000 euro a seconda del profilo considerato.

Per quanto riguarda l’assicurazione, a marzo il prezzo medio pagato in Italia è stato di 575,81 euro, con notevoli differenze a seconda della classe di merito e della regione di residenza.

La ricerca ha poi focalizzato l’attenzione su tre delle principali città italiane, Milano, Roma e Napoli. Se per l’assicurazione sono note le differenze di prezzo tra le aree del Paese, forse è un po’ meno noto che anche per il bollo sui cittadini italiani gravano costi diversi. Prendendo in esame il primo profilo, quello di un uomo di 40 anni in prima classe di merito, a Milano sono richiesti 206 euro, mentre a Napoli, per la stessa auto (Ford Focus 1.6 Diesel), sono necessari quasi 60 euro in più (265); a Roma si spendono 227 euro. In compenso, al Nord va tenuta in considerazione nel calcolo totale la spesa necessaria al cambio stagionale degli pneumatici (100 euro) che, nelle città del Sud, di norma, non è necessario.

Confrontando le spese totali per il mantenimento di un’auto nelle tre città campione, Napoli rimane quella in cui tutti i profili esaminati spendono di più: le cifre arrivano anche a superare di quasi il 30% la media nazionale. È il caso del terzo profilo del giovane studente: la spesa annuale in Italia è di 2.997 euro, mentre nel capoluogo campano ne sono necessari 3.796 (+29%).

Le differenze tra le tre macro aree italiane sono molto evidenti anche se guardiamo al secondo profilo preso in esame, ossia quello di una donna in quarta classe di merito: a Milano chi rientra in questo profilo spende mediamente 3.057 euro all’anno, a Roma 3.139, mentre Napoli richiede alle sue cittadine lo sforzo maggiore con una spesa media di 3.353 euro.

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Salone del Mobile, prove generali per l’Expo: +70% l’offerta di affitti turistici

Con l’Expo alle porte la settimana del Salone del Mobile diventa per Milano una sorta di prova generale, anche per quanto riguarda gli affitti turistici: secondo i calcoli di Casevacanza.it (http://www.casevacanza.it), nei giorni del Salone l’aumento della domanda di case vacanza è stimato attorno al +25% rispetto ai mesi precedenti – in perfetta linea con gli anni passati – mentre è l’offerta ad aver registrato un balzo più significativo.

«A Milano registriamo un +70% di immobili in offerta rispetto a dicembre 2014 – spiega Francesco Lorenzani, responsabile di Casevacanza.it. – Moltissimi sono i proprietari di appartamenti o le agenzie immobiliari che, nel 2015, hanno deciso di affittare i propri immobili per brevi periodi, preferendoli ai contratti di locazione di lunga durata. Segnaliamo, in particolare, un aumento degli immobili per i quali è possibile effettuare la prenotazione direttamente online: questa modalità è decisamente più affidabile ed è quella prediletta dai turisti stranieri, tanto che i proprietari hanno dovuto mettersi al passo coi tempi adottandola

I prezzi, ovviamente, si adeguano, anche in vista dell’Esposizione Universale: gli immobili situati nelle zone centrali, in particolare quelle più coinvolte dal Fuori Salone (Duomo, Brera, Cadorna, Cattolica, Repubblica, Porta Venezia, Città studi, Porta Genova, Navigli, Solari, Tortona), hanno avuto un aumento medio dell’affitto pari al 50%, e sono stati quasi tutti già prenotati per la settimana del Design. A differenza degli anni passati, tuttavia, anche gli immobili al di fuori di queste zone – che negli scorsi anni registravano un aumento medio del prezzo d’affitto richiesto pari al 30%  – hanno visto i canoni crescere di circa il 50%. In vista dell’Expo, affittare un appartamento in una qualsiasi zona di Milano, durante il Salone, sarà più caro, oltre che più difficile.

Ma quanto si spenderà durante la Design Week? Si va da 70 a 80 euro al giorno fuori dal circondario del centro di Milano; da 80 a 110 euro al giorno per le zone del centro; da 110 a 160 euro al giorno per le “zone calde”, quelle più coinvolte dalle iniziative del Fuori Salone. Per affittare loft o appartamenti di lusso (tipicamente nelle zone più ricercate da espositori e visitatori, vale a dire Duomo, San Babila, Brera e Navigli) si spenderanno in media 380 euro al giorno.

Ed è proprio l’offerta di case vacanza di lusso a rivelare un dato interessante: +20% rispetto ai periodi dell’anno considerati meno “caldi”.

Ad ulteriore differenza rispetto al passato, non risultano annunci “estemporanei”, di immobili disponibili solo nella settimana del Salone: prova di un interesse a sfruttare anche nelle settimane a venire immobili residenziali da affittare per tempi brevi.

Da segnalare, infine, il notevole aumento di annunci che ha riguardato le zone periferiche e l’hinterland di Milano e le province limitrofe: Bergamo, Como, Lecco, Sondrio e Varese hanno registrato un incremento del numero di annunci pari al 50% rispetto al 2014.  Anche in questo caso la crescita può considerarsi fortemente legata all’imminente Expo, visto che la domanda nel periodo del Salone del mobile riguarda perlopiù le zone centrali della città di Milano.

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Da hot a chic, quanto costa oggi vivere nelle vie a luci rosse d’Italia

Proprio nei giorni del dibattito sulla proposta bipartisan di cancellazione della Legge Merlin, Immobiliare.it (http://www.immobiliare.it), il primo portale di annunci immobiliari in Italia, si è chiesto quanto valgano gli immobili siti nelle vie che prima dell’abolizione delle case chiuse erano luogo di ritrovo per prostitute e clienti; se in molti casi si è assistito a delle vere e proprie riqualificazioni, altrove queste rimangono zone povere e disagiate.

L’immobile tipo usato per lo studio del portale è un trilocale da 80 metri quadri, in buono stato, sito al secondo piano di un edificio residenziale. Con questi parametri l’analisi si è concentrata su otto delle principali città italiane: Torino, Milano, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Palermo.

Al Nord

A Torino le vie più conosciute per la presenza delle dame disposte o costrette a concedersi dietro compenso (non sempre lauto) si trovavano nel cuore della città. Forse non molti sanno che Via Conte Verde era detta proprio Via dei bordelli: oggi un trilocale in questa strada, in pieno centro, costa mediamente 248.000 euro, poco meno rispetto alla media della zona. Nello stesso quartiere sono ancora più bassi i prezzi in Via Principe Amedeo, dove la spesa media è di 220.000 euro. In questa strada, vicina all’Università degli Studi, erano concentrati anche i bordelli low cost con tariffe da una lira che aprivano le porte anche agli studenti. Nella zona residenziale di Crocetta si trova Corso Raffaello, dove un immobile oggi costa mediamente 244.000 euro: al numero 7 di questa strada si trovava un bordello che deliziava gli occhi dei suoi frequentatori più esteti con una curiosa collezione di falli di cristallo.

A Milano la zona a luci rosse riqualificata in maniera più evidente è Brera: da quartiere bohèmienne e luogo di perdizione, oggi è diventata una delle più ricche della città. Via Marco Formentini, in onore delle signorine che dalle finestre esponevano le loro grazie per attirare i clienti, era conosciuta come Contrada di Tett: oggi affacciarsi a quelle finestre dal proprio trilocale costerebbe mediamente 540.000 euro.

La stessa cifra servirebbe per comprare casa in via San Carpoforo, il cui nome in dialetto (Sancarpofer) era un tempo sinonimo di casa chiusa, visto che il vicolo ne ospitava ben tre, per tutti i gusti e tutte le tasche. Altro esempio di riqualificazione è quello della zona di Missori, a pochi passi dal Duomo, dove un tempo si concentravano i bordelli più squallidi e a basso prezzo di tutta Milano. Oggi in Piazza Velasca, dove svolgeva il suo lavoro Ninetta del Verzee, maitresse decantata dal poeta Carlo Porta, un trilocale costa mediamente 620.000 euro, cifra molto lontana dagli standard delle prostitute che vi esercitavano.

Anche il centro di Genova offre delle interessanti storie di bordelli: in via delle Carabaghe, dove oggi un trilocale costa in media 174.000 euro, si trovava la casa chiusa dalle pareti viola che si dice abbia ispirato Gino Paoli per la composizione della sua celebre Il Cielo in una Stanza. Come dimenticare poi, parlando sempre di canzoni, la Via del Campo resa nota da Fabrizio De Andrè? Un luogo simbolo di loschi affari e meretricio, oggi ha perso molto del suo fascino antico, facendo scendere i prezzi degli immobili ben sotto la media cittadina: 154.000 euro per un appartamento in zona.

I vicoli di Bologna, stretti e riservati, si prestavano benissimo per accogliere con discrezione i clienti delle case chiuse ed è per questo che le viuzze – dove oggi vivono per lo più gli studenti che affollano l’ateneo bolognese – erano tutte un pullulare di bordelli e dame dai facili costumi. Tra le vie più famose per le case chiuse a basso costo c’erano via delle Oche, dove oggi un trilocale costa mediamente 272.000 euro, via del Falcone, dove le quotazioni scendono a 248.000 euro, e via Valdonica con prezzi medi pari a 268.000 euro.

Al Centro

Sono innumerevoli le storie che si narrano sui bordelli un tempo concentrati nel centro storico di Firenze e, in molti casi, alcune vie conservano ancora nei loro nomi quello che è stato il loro passato. I prezzi superano i 300.000 euro per un trilocale in Via dell’Amorino, che fu teatro degli intrighi passionali che ispirarono La Mandragola di Machiavelli. Stessi costi (312.000 euro) per via Tornabuoni, nel cuore della vecchia Firenze, dove operava Madame Saffo – da cui amavano essere accolti personaggi del calibro di Carlo Bo, Eugenio Montale e Carlo Emilio Gadda.

A Roma, dove oggi il sindaco Marino propone il ripristino dei quartieri a luci rosse, la zona più a buon mercato per chi cercava “compagnia” era Borgo Pio, via che confina niente meno che con lo Stato del Vaticano: oggi un immobile qui costa mediamente 528.000 euro e la zona ha recuperato anche in termini di fama, visto che si tratta di una delle più centrali della città. Ancora più cari gli immobili di Via Mario dè Fiori, a pochi passi da Via Condotti: qui la media è pari a 748.000 euro per una strada che fino al 1958 era costellata di case chiuse. Sempre in centro si trova Via del Traforo, molto nota tra i frequentatori di bordelli, oggi integrata nell’esclusività delle vie del centro storico della Capitale: qui un trilocale costerebbe mediamente 604.000 euro.

Al Sud

A Napoli se Via Chiaia era protagonista delle avventure sessuali di intellettuali e politici, i più abbienti della città, chi non poteva permettersi certe tariffe si rifugiava nei bordelli di Largo Baracche, nei Quartieri Spagnoli. Questo divario è confermato tutt’oggi: nella prima strada le quotazioni di un trilocale che risponde ai parametri dello studio ammontano a 272.000 euro, mentre ne servono molti meno, 190.000, per abitare in una delle zone più famose della città.

A Palermo le “zone calde” si concentravano in quelli che oggi sono i luoghi più chic ed esclusivi della città, tra il Politeama e Via Roma. Oggi acquistare una casa in Via Gioacchino Ventura, proprio alle spalle del teatro, costa mediamente 166.000 euro: un tempo in questa strada c’erano la Pensione delle Rose e la Pensione Jolanda, luoghi di incontri sessuali a pagamento. Più basse le quotazioni per Via Antonio Gagini (144.000 euro), sede del bordello frequentato perfino dal celebre bandito Giuliano.

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Marzo record per Facile.it: per la prima volta emesse più di 43.000 polizze di nuovo rischio

I comparatori sono ormai uno strumento con cui gli italiani hanno preso piena confidenza, soprattutto quando si tratta di risparmiare sui costi dell’RC auto. A dimostrare questa tesi i numeri comunicati oggi da Facile.it (http://www.facile.it) che, nel solo mese di marzo 2015, ha consentito alle compagnie assicurative che operano attraverso il sito di emettere, complessivamente, 43.867 nuove polizze.
«Il mese appena concluso – afferma Mauro Giacobbe, Amministratore Delegato di www.facile.it – scrive un capitolo importante nella storia della comparazione di tariffe RC auto: decine di migliaia di italiani ormai si servono del nostro sito per acquistare la loro polizza; il numero di nuovi contratti sottoscritti a marzo è la dimostrazione più evidente che gli automobilisti non si servono più della comparazione solo per avere un’idea dell’offerta, ma per effettuare concretamente l’acquisto».
Se ai 43.867 nuovi contratti stipulati su Facile.it a marzo si sommano anche i rinnovi di polizze, il numero delle assicurazioni auto che sono state firmate nel mese con l’ausilio del sito arriva a superare le 75.000 unità.
«Chi si rivolge al nostro portale – continua Giacobbe – lo fa perché sa di trovare un aiuto valido per risparmiare e, cosa non trascurabile, perché apprezza la facilità di uso e la completezza delle informazioni che gli vengono fornite. La nostra esperienza è cominciata nel 2009 proprio dal ramo RC auto, ma i continui successi e l’apprezzamento degli utenti ci hanno consentito di allargare nel tempo il raggio di azione. Oggi, su Facile.it, oltre alle assicurazioni si possono confrontare le offerte per tutte le principali voci di spesa delle famiglie italiane: gas, luce, telefonia, conti correnti, mutui, prestiti e carte di credito. Non escludiamo di aprire il sito a nuovi settori in un futuro non troppo lontano».

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Prestiti: dagli over 60 arriva il 9% delle domande

Mentre il Governo ha introdotto con una legge il cosiddetto “prestito vitalizio ipotecario”, destinato agli over 60 che vogliono ottenere un finanziamento sfruttando il valore della propria abitazione, nel settore del credito al consumo tradizionale le domande dei più anziani continuano ad essere tantissime: oltre il 9% del totale, con un importo medio di 13.400 euro. È questo che emerge nell’ultima analisi condotta dal portale Facile.it (http://www.facile.it/prestiti.html) che, in collaborazione con Prestiti.it (www.prestiti.it), ha monitorato oltre 30.000 richieste di finanziamento – prestiti personali e cessioni del quinto – negli ultimi sei mesi (da settembre 2014 a febbraio 2015).
Se la richiesta media ammonta a 13.400 euro, il tempo per la restituzione è abbastanza lungo, 67 mesi (equivalenti a cinque anni e mezzo) da rimborsare con uno stipendio o pensione di circa 1.600 euro. Le domande arrivano nel 72% dei casi dagli uomini, a conferma della maggiore dimestichezza con il credito al consumo da parte loro. Interessante sottolineare che, tra tutte le domande pervenute ai siti, ben il 36% riguarda richieste di cessione del quinto dello stipendio (o della pensione): una forma di finanziamento che permette anche ai protestati di ottenere denaro, anche se a tassi di interesse meno convenienti dei prestiti personali.
Isolando solo questi ultimi, le motivazioni che spingono gli over 60 a contattare gli istituti finanziatori sono diverse: uno su tre punta ad ottenere liquidità (32,6%) da gestire in autonomia, mentre uno su 5 (il 19,2% del campione) vuole ristrutturare casa, complici i bonus governativi in vigore da tempo. Il consolidamento debiti – tipologia di prestito che punta ad unificare tutti i debiti in corso sostituendoli con un solo finanziamento, ottenendo se necessario altra liquidità – arriva al 13,4%, soppiantando sul podio il prestito per l’acquisto di un’auto usata che solo qualche anno fa rientrava tra le motivazioni più comuni, anche tra gli ultrasessantenni.
Alcune curiosità: i prestiti per le spese mediche (5,9%) superano il numero dei finanziamenti richiesti per comprare un’auto nuova (4,7%); quasi il 3% delle domande che esprimono una finalità punta ad un prestito per matrimonio e cerimonie.
Quanto alla concessione del finanziamento, «gli over 60 sono mediamente più facilitati rispetto agli altri – spiega Mauro Giacobbe, Amministratore Delegato di Facile.it – perché un lavoro stabile o la pensione tranquillizzano non solo il richiedente, che può quindi pianificare le spese più ingenti, ma anche le banche, che possono dare liquidità persino a chi ha avuto problemi di insolvenza».
Per quanto riguarda le differenze a livello regionale, sono Marche e Molise le regioni in cui la fetta degli over 60 raccoglie la percentuale più ampia del totale dei richiedenti prestito, rispettivamente con il 13,6% e il 13%; di contro, siamo ai minimi in Trentino Alto Adige (5,4%) ed Emilia Romagna (6,3%). Gli importi più elevati vengono richiesti in Basilicata (17.300 euro), mentre le cifre minori in Friuli Venezia Giulia (10.900 euro).

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Da Nord a Sud, ecco i prezzi per una vacanza primaverile nei luoghi dello street food italiano

La bella stagione è iniziata e la primavera mette voglia di trascorrere le prime giornate di sole all’aperto, magari gustando le prelibatezze che solo un Paese come l’Italia offre. Casevacanza.it (http://www.casevacanza.it), il portale leader in Italia per gli affitti turistici, propone un tour gastronomico all’insegna del buon cibo di strada, rivelando quanto costa affittare una casa vacanze nelle località dello street food italiano. Lo studio ha analizzato i prezzi disponibili sul portale per il periodo che va dal 21 marzo al 30 aprile 2015 e ha calcolato quanto spenderebbe a notte, in media, un gruppo di quattro persone.
Partendo dalle Dolomiti, il tour del cibo di strada comincia dai Bretzel, i simpatici panini che si trovano nella provincia di Bolzano dalla curiosa forma attorcigliata: per una notte in casa vacanza qui si spendono mediamente 95 euro. Gli amanti della montagna a primavera, delle passeggiate e dell’aria pulita possono recarsi in Valtellina, dove una notte in casa vacanza costa un po’ meno, 90 euro; dopo una lunga camminata fra i sentieri, niente di meglio che ristorarsi con gli Sciatt, frittelle ripiene di formaggio tipiche di questa zona.
Rimanendo al Nord, ma spostandoci verso il mare, per le calli di Venezia sono molti i turisti che passeggiano tra le bellezze della città con in mano degli invitanti Scartossi di pesse, i coni di carta ripieni di pesce fritto della laguna. Per questo succulento spuntino, e per le meraviglie dei canali, si deve essere disposti a spendere un po’ di più: i prezzi medi, in questa stagione, ammontano a 150 euro a notte. Sempre sul mare, ma sull’altro versante dell’Italia, troviamo Recco, in provincia di Genova, e la sua celeberrima focaccia: qui i prezzi sono notevolmente più contenuti e per affittare una casa vacanze bastano 85 euro a notte.
A Firenze, spendendo 110 euro a notte, è possibile fare tappa presso uno dei botteghini che prepara il lampredotto: non proprio cibo da turisti, certo, ma un panino che racconta la storia e la vita dei fiorentini molto meglio di un libro. A Livorno si spende molto meno, 60 euro, per assaggiare il cinque e cinque, un tipico panino farcito con una sottile torta a base di ceci. Tra le proposte dei luoghi dello street food italiano non poteva mancare la piadina, uno dei nostri simboli gastronomici più conosciuti: una notte in una casa vacanze a Rimini, terra d’elezione per questo prodotto, costa mediamente 65 euro.
Per chi vuole visitare Roma in primavera e godersi i suoi capolavori prima che arrivi il grande caldo estivo, una notte costa mediamente 100 euro: immancabile la tappa in una delle gastronomie che preparano i famosi supplì o la pizza romana, quella molto alta e spugnosa. Basta molto meno, 65 euro a notte, nella zona dei Castelli Romani: qui i panorami sono mozzafiato, tra boschi e laghetti che in primavera offrono il loro aspetto migliore, e per goderseli a pieno niente di meglio che un buon panino con la porchetta all’aria aperta.
Per gli amanti della carne, di quella appena arrostita e fumante, il Sud Italia offre molte possibilità in questi giorni di primavera: in Abruzzo, per esempio, a Pescara, si potrebbero andare ad assaggiare i famosi arrosticini senza spendere troppo per il soggiorno (70 euro a notte). La Puglia, invece, va citata con le bombette della valle d’Itria: a Cisternino, paesino in provincia di Brindisi, per assaggiare questi deliziosi involtini serviti nei coni di carta una notte in casa vacanze costa in media 85 euro. La Sicilia offre ben due località per chi ama i sapori forti della carne e vuole osare: Catania è molto famosa per le grigliate all’aria aperta in giro per la città e che offrono involtini e polpette di cavallo (“Arrusta e Mangia”). Nella città dell’elefante, una notte costa mediamente 60 euro; leggermente più alti i prezzi di Palermo, 70 euro a notte, dove la vera chicca è u pani ca meusa, un panino ripieno di milza cotta nello strutto, condita con limone e ricotta salata. Ma chi visita Palermo non può rinunciare al panino con le panelle e alle arancine (disponibili anche in versione “bomba”).
Per chi alla carne preferisce i carboidrati, allora i posti giusti da visitare a Sud in primavera per assaggiare delle vere e proprie delizie a base di farina sono Bari e Napoli. Nel capoluogo pugliese una notte in case vacanza costa mediamente 65 euro e, oltre al giro della città e dei dintorni, si può godere della focaccia barese, una delizia croccante ai bordi e soffice al centro e ricoperta di pomodorini e olive. A Napoli, bellissima da visitare in primavera quando ancora non fa molto caldo, troviamo lo street food più famoso del mondo, un vero e proprio marchio del nostro Paese all’estero, la pizza. Per assaggiare quella vera e, perché no, anticiparla con uno spuntino “light” a base di zeppoline e montanare, servono 90 euro a notte.

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Rc Auto, scendono i premi: -9,4% in sei mesi

Si prospetta una primavera serena per gli italiani che assicurano le proprie automobili: secondo le rilevazioni dell’Osservatorio RC Auto di Facile.it (http://www.facile.it/assicurazioni.html) e Assicurazione.it il costo di una polizza auto in Italia, a febbraio 2015, è stato pari a 586,46 euro, in contrazione del 9,4% nell’ultimo semestre e del 17,4% in un anno.
L’analisi può essere approfondita nella sua versione integrale al link http://www.facile.it/assicurazioni/osservatorio/rc-auto-italia.html ed è il risultato di un monitoraggio dei prezzi praticati dalle compagnie assicurative italiane e dei preventivi degli utenti.
Tre profili analizzati
I cali di quest’ultimo periodo si riflettono su tutti e tre i profili “tipo”* analizzati dai due portali per la comparazione di tariffe Rc auto. Per il primo – automobilista di 40 anni che vanta la prima classe di merito – assicurare un’automobile a febbraio 2015 è costato 317,25 euro, vale a dire il 6,4% in meno rispetto a tre mesi fa (a novembre servivano 337,70 euro). I più virtuosi, o quelli che comunque beneficiano della migliore classe, sono stati i più premiati. Se ci spostiamo all’analisi del secondo profilo, ossia quello di una donna di 35 anni che guida in quarta classe di merito, il premio medio registrato in Italia a febbraio 2015 è stato di 352,22 euro, il 3,7% in meno nell’ultimo trimestre. Più forte il calo per i giovani neopatentati (in quattordicesima classe) che recuperano dall’ultima rilevazione che li vedeva penalizzati da un aumento dei premi (+3,3% nel semestre): nel loro caso, da novembre 2014, si è registrata una riduzione dei prezzi pari al 4,3% e per assicurare l’auto a febbraio 2015 a loro sono serviti 1.453,63 euro.
«L’inizio dell’anno è stato caratterizzato da una forte riduzione del costo delle polizze Rc auto – afferma Mauro Giacobbe, Amministratore Delegato di www.facile.it – anche perché le compagnie cercano sempre più di studiare nuovi prodotti che rispondano alle esigenze di ogni assicurato e il regime di concorrenza che si è stabilito in Italia incoraggia senz’altro a promuovere tariffe piuttosto competitive. Proprio alla luce di questo nuovo trend positivo per i consumatori, comparare quello che il mercato offre diventa fondamentale, considerato che il confronto permette di risparmiare fino al 68,9% della spesa annuale».
Le Garanzie accessorie
Per quanto riguarda le garanzie accessorie, ossia quelle che coprono i danni normalmente non contemplati dall’Rc auto, la più richiesta resta l’assistenza stradale, benché queste domande siano in calo: a febbraio 2015 questa opzione è stata scelta dal 28,46% (era il 34,44% a novembre 2014) degli italiani che hanno richiesto un preventivo. A seguire, ancora una volta, la infortuni conducenti, scelta dal 27,99% degli utenti. Ultima sul podio la tutela legale, con il 15,32% delle preferenze. Nonostante gli ultimi dati parlino di un calo del numero dei furti d’auto in Italia, è raddoppiato in tre mesi il numero degli italiani che vorrebbe la polizza di furto e incendio, scelta dal 13,16% di chi ha richiesto un preventivo (era il 6,99% a novembre 2014). Stessa crescita per la richiesta di copertura cristalli (raddoppiata in tre mesi).
Le variazioni regionali
Nonostante cali molto accentuati nelle regioni contraddistinte dai premi più cari del Paese, rimane netto il divario tra il Nord e il Sud. La Campania è sempre la regione dove per assicurare l’auto si deve pagare di più: quasi 1.050 euro che, però, sono oltre il 20% in meno del premio medio di sei mesi fa. Seguono la Puglia (796,75 euro) e la Calabria (769,05 euro). Si confermano le regioni più convenienti per chi deve assicurare un’auto la Valle d’Aosta con premi medi pari a 390,39 euro, il Friuli Venezia Giulia (402,71 euro) e il Trentino Alto Adige (421 euro). Se si guarda al confronto annuale dei premi, il calo è stato a doppia cifra in tutte le aree del Paese, con una forbice che va dal -28,30% in Puglia al 13,40% della Valle d’Aosta.

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Affitti: domanda in crescita (+9,9%) e prezzi in calo (-2,1%), diminuiscono gli immobili in offerta (-7%)

Mentre l’attenzione del mercato immobiliare è tutta rivolta alle compravendite e ai segnali positivi riscontrati da più parti tanto per la domanda quanto per le transazioni, cosa è successo nel mondo degli affitti? L’Ufficio Studi di Immobiliare.it (http://www.immobiliare.it) ha monitorato la domanda, l’offerta e i prezzi degli immobili residenziali in locazione a febbraio 2015 scoprendo che, se i canoni calano di poco e la domanda cresce, è l’offerta a subire la contrazione più significativa.
L’offerta
Gli italiani non hanno mai visto con piacere l’idea di mettere in affitto il proprio patrimonio immobiliare e negli ultimi mesi questa diffidenza sembra aumentata: secondo i calcoli di Immobiliare.it l’offerta di immobili in locazione ha subito un significativo calo annuale, pari a circa il 7% rispetto a febbraio 2014.
«Pur garantendo un ritorno interessante, soprattutto nelle città più grandi, la locazione è un business che ha perso molto appeal, perlomeno nelle sue forme tradizionali di lungo periodo – ha dichiarato Carlo Giordano, Amministratore Delegato di Immobiliare.it. – Dove possibile, si punta alla conversione in case vacanza e b&b o altre forme di affitto breve, come quelle che vedremo a Milano per l’Expo».
La domanda
A dispetto di una contrazione del numero di immobili disponibili in locazione l’analisi della domanda di questa tipologia contrattuale rivela che, rispetto a febbraio 2014, le richieste di immobili in affitto sono cresciute del 9,9%. A trainare questo rinnovato interesse nei confronti della casa in locazione sono le domande provenienti dal Centro Italia (+11,9%) – mentre al Nord crescono del 9,1% e al Sud dell’8% – e quelle che arrivano dalle città più piccole (con meno di 250mila abitanti: +12,3%, contro il +8,5% delle città più grandi).
I prezzi
Complice una contrazione della disponibilità degli immobili, i prezzi richiesti tengono e, rispetto a febbraio 2014, i dati dell’ultima rilevazione sono più bassi, mediamente, solo del 2,1%. Non tutta l’Italia registra lo stesso andamento: i cali più forti sono in Abruzzo (-13,4%), Molise (-8,9%) e Friuli Venezia Giulia (-5,8%). Molte sono le regioni in cui si rilevano variazioni minime, mentre crescono i numeri in Sardegna (+8,9%), Calabria (+3%) e Piemonte (+1%). Il canone d’affitto mensile medio per metro quadro, in Italia, è pari a 8,39 euro: servono, quindi, circa 670 euro per affittare un appartamento da 80 metri quadri.
A livello regionale, è il Lazio la regione con gli affitti mediamente più cari: 11,82 euro per metro quadro; segue a stretto giro il Trentino Alto Adige, con 11,28 euro per metro quadro e, in terza posizione, la Lombardia (10,23 euro per mq). Fanalino di coda la Calabria, con 4,68 euro per metro quadro.
Ma quali sono le città più care d’Italia per i canoni di locazione? Se per i prezzi di vendita è Roma a guidare la classifica, in questo caso Milano si prende la rivincita: servono circa 600 euro per affittare un monolocale, e fino a 1.200 euro per un trilocale. Nella capitale bastano, mediamente, 550 euro per un monolocale e tra 900 e 1.050 euro per un trilocale.
Nella top ten troviamo, a seguire, Firenze (dove un trilocale ad esempio costa tra 600 e 870 euro al mese), Bolzano, Napoli e poi, con prezzi allineati, Siena, Pisa, Trento, Bologna e Como.

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Nel 2014 le famiglie italiane hanno speso 503 euro per l’energia elettrica

Se l’Italia non è ancora pronta a salutare il regime di maggior tutela per gas e luce, e il passaggio definitivo al mercato libero è rinviato al 2018, quanto hanno speso, nel 2014, le famiglie italiane per le bollette della luce? A fare qualche calcolo è l’Osservatorio sull’energia elettrica di Facile.it (http://www.facile.it/energia-luce-gas/osservatorio/energia-elettrica-italia.html): sulla base dei preventivi calcolati sul portale, Facile.it ha rilevato che la spesa media annua delle famiglie italiane è stata di 503 euro, a fronte di un consumo di 2.579 KWh.
Rispetto al 2013 il costo sostenuto è aumentato leggermente, registrando un incremento medio pari al +0,86%; un anno fa la cifra spesa dalle famiglie ammontava a 499 euro. Variazioni minime, queste, legate ad una generale stabilità dei consumi, che non sono però uniformi a livello regionale.
Secondo l’Osservatorio Facile.it, i consumi sono inferiori al nord e superiori al centro sud, con il picco registrato in Sardegna. Questa regione non dispone di una capillare rete di distribuzione del gas e, di conseguenza, il suo consumo di elettricità arriva ben oltre la media nazionale: in media 3.157 KWh, a cui corrisponde una spesa media annuale di ben 632 euro. Seguono, in seconda e terza posizione, le Marche – con un consumo di 2.805 KWh e una spesa annua media di 545 euro – e il Lazio, in cui si consumano 2.760 KWh e ogni anno si spendono 535 euro.
Di contro, è la Valle d’Aosta la regione che presenta il consumo medio più basso, con 2.065 KWh l’anno, che in soldi diventano 413 euro annuali; molto bassi i consumi anche in Trentino Alto Adige: 2.123 KWh l’anno, a cui corrisponde una spesa media complessiva di 423 euro.
Quello che in molti hanno imparato è che è possibile ridurre le spese approfittando dei margini di risparmio garantiti dal cambio di fornitore energetico. Stando ai calcoli dell’Osservatorio, la bolletta elettrica potrebbe calare mediamente di 57 euro l’anno (che diventano anche 69 euro dove si spende di più, in Sardegna), con un risparmio complessivo dell’11,27%. Questa percentuale è stata calcolata rapportando la spesa media annua sostenuta con un fornitore in regime di maggior tutela e la migliore offerta del mercato libero presente sul comparatore di Facile.it nel periodo considerato (febbraio 2015).

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Donne e cellulari: non spendono cifre folli e preferiscono la tradizione

Più di una donna su quattro (26%) usa due numeri di cellulari diversi e nel 90,4% dei casi le esponenti del gentil sesso scelgono schede ricaricabili. È falso lo stereotipo che le dipinge come responsabili di spese telefoniche altissime e, ancora, continuano ad amare i telefoni tradizionali senza essere troppo affascinate dagli smartphone. Questi sono alcuni dei risultati emersi dall’indagine* condotta dall’Istituto di ricerca Demoskopea per Facile.it, sito specializzato anche nella comparazione di tariffe telefoniche (http://www.facile.it/telefonia-mobile.html). Scorrendo i dati dell’indagine si scopre che il 53% dei conti telefonici femminili non supera i 10 euro al mese.
Il profilo delle donne al cellulare tracciato da Demoskopea e Facile.it grazie alle interviste condotte su un campione rappresentativo della popolazione italiana, evidenzia come esse non siano assolutamente tecnomaniache e se, a livello nazionale, il 20% degli utenti di telefonia usa ancora un cellulare tradizionale, quando si centra l’analisi sul solo universo femminile, continua a preferire la tastiera il 24,2% del campione.
Escludendo WhatsApp, usata dal 58,1% delle donne al telefono rispetto al 57,8% del totale nazionale, le donne sembrano essere meno amanti delle tecnologie legate al mondo degli smartphone: il 63,5% naviga in Internet dal cellulare (contro il 67,8% del campione totale); usa la posta elettronica da telefono il 55% delle intervistate (60,8% il campione totale); si collega ai social network dal cellulare il 45,4% (vs 49%); utilizza Skype su mobile appena il 17,7% (vs 20,4%). È soprattutto nell’uso delle app che si allarga il divario fra l’universo totale e quello femminile: se a livello nazionale scarica applicazioni sul telefono il 55,2% degli intervistati, la percentuale scende al 48,1% fra le donne e risale al 62,9% fra gli uomini. Da evidenziare, invece, come le signore continuino ad amare SMS ed MMS (92,3% contro l’87,9% dei maschi).
Come detto, lo stereotipo che dipinge le donne come responsabili di grandi costi telefonici si è rivelato sbagliato e, anzi, la loro attenzione alle spese del cellulare è dimostrata anche dal fatto che, nei 12 mesi precedenti alla rilevazione, oltre il 94% delle intervistate abbia valutato di sottoscrivere un piano telefonico diverso o migrare verso un altro operatore. Nel 77% dei casi, fra l’altro, a spingere al cambiamento è stata proprio la volontà di risparmiare. Risparmio che, sempre secondo l’indagine, è stato effettivamente conseguito dal 90,4% di chi ha cambiato.

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Car Sharing: ecco come gestire gli imprevisti al volante

Il car sharing è una realtà talmente popolare in Italia che l’Istat ha modificato il suo storico paniere dei consumi inserendo anche la condivisione dell’auto fra le spese necessarie per calcolare l’inflazione. Eppure pochi sanno come comportarsi in caso di imprevisti occorsi al volante di un’auto condivisa. Per questo motivo Facile.it, primo comparatore italiano di assicurazioni auto (http://www.facile.it/assicurazioni.html), ha stilato un vademecum in 10 punti per orientarsi al meglio ed evitare spese aggiuntive.
Ecco come comportarsi se:
1) Mentre si guida un’auto in car sharing si tampona un altro veicolo o si viene tamponati. Se vi capita di causare un incidente, la prima cosa da fare è quella di mettersi in contatto con il call center della società con cui avete sottoscritto il contratto di car sharing e denunciare l’accaduto. Dovrete compilare la constatazione amichevole (o comunque far redigere un verbale dalle forze di polizia) e l’iter del sinistro procederà naturalmente, ma con una differenza rispetto a quello che accadrebbe se foste alla guida della vostra auto: non vedrete peggiorare la vostra classe di merito, anche se la compagnia con cui la società di car sharing ha sottoscritto la copertura potrà rivalersi su di voi per i danni al veicolo o a terzi. Attenzione! Richiedere il soccorso stradale, con o senza controparte, è a pagamento. Se invece, mentre si guida un’auto in car sharing si viene tamponati, bisogna comunque avvertire subito il call center e compilare una constatazione amichevole o sottoscrivere un verbale. La compagnia di chi ha causato il sinistro si farà carico dei danni e voi, se necessario, verrete risarciti. Ammaccature o altri problemi procurati alla vettura saranno pagati dall’assicurazione di chi era al volante dell’auto responsabile dell’incidente.
2) Dopo aver lasciato l’auto in sosta questa viene rubata. Facile farsi prendere dal panico in una situazione del genere, ma se vi siete comportati in modo responsabile non dovrete preoccuparvi. Le auto in car sharing sono coperte anche per il furto, ma per non incorrere in alcun problema, oltre ad avvertire tempestivamente il call center, dovrete anche riconsegnare le chiavi per dimostrare che non avete lasciato il veicolo incustodito e con la chiave inserita nel quadro. In caso contrario, ahi voi, sarete tenuti con molta probabilità a risarcire l’intero valore del veicolo.
3) Dopo aver lasciato in sosta l’auto, al ritorno ci si accorge che è stato rotto un vetro ed è stato rubato il navigatore. Anche in questo caso non è necessario preoccuparsi. Le automobili date in car sharing sono coperte da polizze kasko e contro gli atti vandalici; pertanto non vi verrà chiesto di ripagare il danno. Avvertite comunque il call center che vi potrà indicare quale è il veicolo sostitutivo più vicino.
4) Avete preso una multa mentre guidavate o dopo aver parcheggiato. Guidare un’auto condivisa non equivale ad essere autorizzati ad ignorare il codice della strada: ad esempio dovrete comunque rispettare i limiti di velocità, non potrete parcheggiare sulle strisce pedonali o, ancora, imboccare una via in senso vietato. Se lo farete ne sarete responsabili e spetterà a voi pagare la multa, ma con la penale per le spese di notifica che, a seconda della società di cui avete preso l’automobile, variano fra i 20 ed i 50 euro. Ricordate, inoltre, che in caso di effrazioni che lo determinino, perderete anche punti della patente.
5) Trovate in auto qualche oggetto dimenticato. Aprite l’auto che avete prenotato e dentro ci trovate una sorpresa: che sia una scarpa, un cappotto o una valigia con denaro contante dovete rivolgervi non al call center, ma alle forze dell’ordine denunciando il ritrovamento. Saranno poi queste a risalire al proprietario e, se questi ha denunciato lo smarrimento, fargli riavere gli oggetti persi.
6) Non si vuole incorrere in sanzioni da parte della compagnia di car sharing con relative spese. Nonostante i pochi centesimi da pagare al minuto, ricorrere ad un servizio di car sharing può essere più costoso di quanto pensiamo. Attenzione quindi, a quei comportamenti passibili di sanzione, che fanno lievitare tantissimo il costo delle auto in condivisione: è vietato fumare all’interno del veicolo (la sanzione media è di 50 euro), far guidare qualcuno diverso da chi ha prenotato la macchina (100 euro), parcheggiare fuori dagli spazi consentiti (50 euro di multa). Persino lasciare i finestrini abbassati di qualche centimetro, o dimenticare le luci accese può costare caro: fino a 50 euro.
7) Volete portare con voi il vostro cane. Purtroppo la maggior parte dei regolamenti delle società di gestione di queste auto vieta (e sanziona!) il trasporto di animali.
8) Siete rimasti senza benzina. Rassegnatevi, il rifornimento è a carico vostro. Ad ogni modo, è molto semplice valutare il rischio di un inconveniente di questo genere, visto che all’atto della prenotazione vi viene detto qual è il livello di carburante nel serbatoio; se dovete fare molta strada, meglio scegliere un veicolo con benzina sufficiente.
9) Avete perso le chiavi. Mettetevi l’animo in pace e la mano nel portafogli: se avete smarrito le chiavi dell’auto presa in condivisione sarete voi a dover risarcire il danno e vi costerà un bel po’. Le tariffe che si applicano come penale per avvenimenti di questo tipo variano da società a società, ma si aggirano tutte attorno ai 250 euro.
10) Avete bucato una ruota o l’auto è rimasta in panne. Chiamate il servizio clienti, comunicate con chiarezza la vostra posizione e un operatore arriverà in vostro aiuto. In questo caso senza costi.

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Consumi: cambiando fornitore si risparmiano fino a 580 euro all’anno

Cambiare conviene: è questa la sintesi dell’analisi condotta dal comparatore Facile.it (http://www.facile.it), che ha evidenziato come optando per un altro fornitore di servizi ogni famiglia italiana potrebbe risparmiare fino a 580 euro in un anno.
Il calcolo è stato effettuato focalizzando l’attenzione su alcuni consumi, comuni a tutti i nuclei familiari: l’energia elettrica, il gas, la telefonia mobile, le linee ADSL e l’assicurazione auto; per ciascun servizio, il portale ha verificato quanti italiani hanno scelto, negli ultimi 12 mesi, di cambiare azienda fornitrice e a quanto ammonta il risparmio medio ottenuto.
«Il numero dei consumatori che ogni anno decidono di migrare verso un altro fornitore – ha dichiarato Mauro Giacobbe, Amministratore Delegato di Facile.it – è altissimo: se per la sola telefonia mobile parliamo di 16 milioni di italiani, sommando questo numero a quelli ricavati dagli altri settori analizzati, arriviamo a ben 23 milioni di contratti. A spingere i consumatori verso nuove controparti nei loro contratti di utenza è senza dubbio la grande concorrenza fra le aziende, ma anche la sempre maggiore confidenza che stanno acquisendo con la comparazione online».
Nel 2014 sono stati circa 2 milioni gli italiani che hanno perfezionato online il cambio di fornitore; numero, questo, che aumenta vertiginosamente se si considerano anche quelli che hanno confrontato tariffe e preventivi sul web, sottoscrivendo poi il contratto attraverso un canale tradizionale.
Ma quanto si risparmia “tradendo” il proprio operatore per un nuovo contratto? Secondo le stime di Facile.it risparmiamo 50 euro all’anno cambiando contratto di fornitura di energia elettrica, 100 euro per il gas e altrettanti con una nuova compagnia assicuratrice di auto o moto, 150 euro per la telefonia mobile e 180 euro nel caso in cui si scelga un nuovo fornitore per la linea ADSL.

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Carnevale 2015: ecco la mappa dei prezzi per le case vacanza

L’Italia è pronta ad affrontare il Carnevale e le prenotazioni indicano un accresciuto interesse per questo periodo dell’anno: il portale di affitti turistici Casevacanza.it (http://www.casevacanza.it) ha registrato una crescita del 15% rispetto allo scorso anno. Per capire dove andare a festeggiare spendendo poco, o dove recarsi non badando a spese, il portale ha calcolato i prezzi medi richiesti* nell’ultima settimana dei festeggiamenti, che avrà il suo apice martedì 17 febbraio.
Si conferma la regina del Carnevale, anche in termini di costi, la magica Venezia: i festeggiamenti sono già iniziati ma il maggior flusso di turisti si concentrerà a ridosso del martedì grasso, con conseguente impennata dei prezzi. Nel periodo considerato, si spenderanno circa 150 euro a notte: circa il 30% in meno rispetto ad hotel di pari livello nella stessa città.
La classifica delle località più costose in cui trascorrere il Carnevale vede in seconda posizione la Venezia Giulia, in cui si tiene il celebre Carnevale Carsico: uno degli eventi più sentiti del territorio ha come località regine Opicina e Muggia, alle porte di Trieste. In questa zona, dove la creatività ed il folklore si mescolano con le tradizioni enogastronomiche, si spendono, mediamente, 90 euro per notte.
Solo terzo, per i costi necessari ad alloggiare, il Carnevale di Viareggio (LU), che pure è uno dei più importanti e conosciuti al mondo: per assistere al passaggio dei giganteschi carri allegorici sul celebre lungomare e festeggiare con Burlamacco occorre spendere, in media, 86 euro a notte.
A seguire troviamo Fano (PU): forse il carnevale più antico d’Italia, è famoso per il cosiddetto “Getto”, vale a dire il lancio di dolciumi sulla folla; per essere tra i fortunati spettatori si spenderanno 70 euro a notte. La stessa cifra è necessaria per trascorrere una notte a Putignano (BA), il cui Carnevale è uno dei più popolari e seguiti del Sud Italia.
Per assistere ai festeggiamenti di Cento, in provincia di Ferrara – gemellato persino con il Carnevale di Rio de Janeiro e che quest’anno torna in auge dopo lo stop dovuto al terremoto del 2012 – alloggiando in una casa vacanza servono, invece, circa 63 euro a notte.
Vantano un’attitudine low cost – in perfetta linea con le radici di questa festa popolare – località come Sciacca (AG), Mamoiada (in provincia di Nuoro, i cui festeggiamenti sono tra i più iconici del folklore sardo per via della rappresentazione di mamuthones e issohadores, maschere tipiche dell’isola) e la zona del Potentino con i cortei di Satriano di Lucania e Aliano. Qui sono necessari mediamente 60 euro a notte. Poco meno si spende per visitare e conoscere località come Tempio Pausania (OT) e Acireale (CT), in cui – complice la bassa stagione per queste località turistiche – servono solo 58 euro a notte.
Ma la località carnascialesca che offre i prezzi più competitivi è Ronciglione, piccolo borgo in provincia di Viterbo, nella Tuscia: qui bastano solo 37 euro a notte per alloggiare ed assistere alla corsa dei berberi, gara ippica in cui i cavalli gareggiano senza sella né fantino tra le vie rinascimentali del paese.

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Mercato immobiliare residenziale: nel 2014 i prezzi calano del 5,6%; male soprattutto il secondo semestre

Il 2014, per il mercato immobiliare, è stato un anno con luci ed ombre: da un lato è tornata a salire la domanda di mutui, complici i migliori tassi applicati dalle banche a chi chiede un finanziamento, dall’altro i prezzi di vendita hanno continuato a scendere, appena meno rispetto a quanto accaduto nel 2013. Secondo l’Osservatorio sul Mercato Immobiliare residenziale italiano condotto da Immobiliare.it (http://www.immobiliare.it) nel 2014 i prezzi degli immobili residenziali hanno subito un calo annuale pari al -5,6%.
Se nel primo semestre il calo rilevato era stato più contenuto (-1,8%) – tanto da far ipotizzare una stabilizzazione – considerando solo il secondo semestre 2014 la diminuzione dei prezzi richiesti è stata del 4,1%. A dicembre 2014 il prezzo medio ponderato degli immobili residenziali italiani si è assestato a 2.166 € per metro quadro.
Nord, Centro e Sud; grandi e piccole città
Scomponendo i dati in base alle macro aree del Paese, a livello annuale il calo maggiore delle cifre richieste si è registrato al Centro (-7%) e al Sud (-6,8%), con una significativa svalutazione degli immobili rilevata in Molise (-18,2% in un anno). Considerando solo il secondo semestre, la contrazione più forte si registra nel Mezzogiorno (-5,9%). L’area che, di contro, ha mostrato nell’anno la tenuta maggiore dei prezzi è il Nord-Est: Trentino Alto Adige (-1,2%) e Friuli Venezia Giulia (-2,2%) sono le regioni che hanno arginato meglio il calo.
Rispetto alla precedente rilevazione i prezzi tornano a calare in misura più evidente nelle grandi città (-4,8% in sei mesi), dopo un semestre in cui erano le più piccole a soffrire di più (queste si fermano al -3,5%).
Affitti e Compravendite, il punto sull’offerta
Mentre i prezzi del mattone continuano a scendere sale ancora, ma meno che in passato, l’offerta di immobili in vendita: nel corso del secondo semestre 2014 la crescita registrata è pari al +5,7%, mentre considerando il 2014 nel suo complesso ci si ferma ad un +4,1%.
Il costante aumento di questa tipologia di offerta (che prosegue dal 2012, anno di inizio delle rilevazioni) sta tuttavia rallentando a seguito del forte ridimensionamento del settore dell’edilizia, che produce sempre meno: secondo l’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni, redatto dall’ANCE, nel 2013 la produzione di nuove abitazioni è calata del 18,4%. Da qui l’impossibilità di una crescita con la stessa intensità del passato.
Si rafforza, d’altro canto, la differenza di disponibilità sul mercato di immobili residenziali in locazione, da sempre meno numerosi di quelli in vendita: nel corso del secondo semestre il divario numerico aumenta perché l’offerta di case in affitto è calata del 10,4% (-10,1% nel 2014). Fenomeno, questo, che offre una prova del calo della volontà degli italiani di mettere a reddito i propri immobili: complici l’alta tassazione legata alle locazioni e gli alti tassi di morosità registrati nel nostro Paese, il trend che emerge vede gli italiani più intenzionati a vendere il proprio immobile, piuttosto che continuare ad operare nel difficile mercato della locazione.
Le città più care e le meno costose
Esaminando l’andamento dei prezzi nelle città capoluogo di regione emerge un peggioramento in corrispondenza del secondo semestre: se la prima parte dell’anno aveva visto diverse città con contenuti rincari dei prezzi (su tutte, +2,4% a Trieste), complessivamente nel 2014 tutti i capoluoghi chiudono in negativo. L’Aquila (-17,7%) e Aosta (-11,9%) sono i capoluoghi che soffrono maggiormente nel 2014, ma particolarmente significativo è il dato di Roma: la città, che copre ben il 94% dell’offerta di immobili di tutta la regione Lazio, ha subito un calo dei prezzi di vendita pari all’8,4% in un anno.
Questo tonfo porta la città eterna a perdere il suo storico primato di città con i prezzi più elevati del comparto residenziale: Roma viene superata da Firenze (solitamente seconda) stabile a 3.657€ al metro quadro (-0,5% nei sei mesi, -0,7% nei 12), mentre Milano, che pure cala del 3,1% in un anno e arriva a 3.463€/mq, rimane il terzo capoluogo di regione della classifica.
In coda alla rilevazione sin dal 2012, i capoluoghi meno costosi d’Italia sono sempre Catanzaro (1.188€ al metro quadro, in flessione del -9,7% nel 2014) e Perugia (1.460€/mq, con prezzi in calo del 10,7% rispetto ad un anno fa).
La città che, nel 2014, ha subito la contrazione maggiore dei prezzi è L’Aquila (-17,7%), mentre considerando solo il secondo semestre perde più di tutte Campobasso (-11,6%). L’unico capoluogo di Regione che da giugno a dicembre abbia registrato un segno positivo circa l’andamento dei prezzi è Potenza, che vede un rincaro del 4,7%.

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Immobiliare.it festeggia i 2 milioni di download e lancia la nuova App per Android

L’eccellenza tecnologica piace agli italiani, anche quando si cerca casa: Immobiliare.it (http://www.immobiliare.it) ha annunciato oggi il raggiungimento dei 2 milioni di download delle sue App per iOS, Android, Windows Phone e BlackBerry, un record che conferma la leadership del portale numero uno per gli annunci immobiliari in Italia.
Nel festeggiare il traguardo, l’azienda lancia la nuova release della sua applicazione Android: la versione 3.0 è stata completamente ridisegnata dal team interno di Immobiliare.it ed è il risultato di un lavoro durato oltre un anno. Sono state sfruttate tutte le potenzialità e linee grafiche del nuovo sistema operativo Android 5.0 (Lollipop). La nuova App è scaricabile da tutti i dispositivi mobili Android 4.0 o superiore e mette a disposizione degli utenti una serie di nuove funzionalità e miglioramenti rispetto alla versione precedente.
Una delle principali novità riguarda la possibilità di sincronizzare il proprio profilo con il sito web o con altre applicazioni, incluse quelle Apple iOS, consentendo quindi di salvare annunci e ricerche su dispositivi diversi. Inoltre, per rendere l’esperienza degli utenti ancora più semplice, come già avviene sul sito, è possibile nascondere gli annunci che non sono considerati interessanti. Si tratta di un’agevolazione molto importante per chi sta cercando casa e per questo si trova frequentemente a navigare sul sito o a utilizzare l’App.
«Questi importanti risultati non frenano la nostra volontà di proseguire sulla strada dell’eccellenza tecnologica – ha dichiarato Aldo Armiento, CTO di Immobiliare.it – e l’obiettivo dell’azienda per il 2015 è quello crescere ulteriormente, arrivando a raddoppiare il nostro Team Mobile dedicato allo sviluppo delle applicazioni. Abbiamo già avviato la ricerca di cinque nuovi collaboratori e non vediamo l’ora di trovare talenti per sviluppare i progetti futuri.». Le posizioni aperte in Immobiliare.it sono disponibili su http://www.immobiliare.it/info/lavora-con-noi

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On air il nuovo spot di Immobiliare.it

È in onda in questi giorni la nuova campagna pubblicitaria di Immobiliare.it (http://www.immobiliare.it) la cui creatività è firmata, ancora una volta, dall’agenzia PicNic di Niccolò Brioschi; alla regia sono stati riconfermati i fratelli Luca e Marcello Lucini, mentre cambia la casa di produzione che questa volta è la Big Mama.
Il nuovo episodio, intitolato “Una scelta condivisa”, rappresenta il proseguimento ideale di quello in onda fino a qualche settimana fa. Le esigenze della famiglia protagonista cambiano: sta per nascere la piccola Sofia e tutti si mettono alla ricerca di una nuova abitazione. Ciascuno inserisce su Immobiliare.it le caratteristiche della casa dei sogni: il piccolo Luigi vuole una camera per sé e una per la sorellina, il papà vuole che il nuovo appartamento sia vicino all’ufficio in modo da arrivare prima dai suoi cari, la mamma sogna di avere un terrazzo. In volo sulle ali della casetta che rappresenta il sito di annunci, la famiglia arriverà a trovare il nuovo appartamento, da inaugurare con l’arrivo di Sofia.
«Come nel precedente episodio – ha dichiarato Carlo Giordano, Amministratore Delegato di Immobiliare.it – abbiamo scelto di evidenziare il ruolo fondamentale che la casa ha nella nostra vita, come questa si debba adattare alle esigenze che cambiano e come, anche grazie alla possibilità di utilizzare Immobiliare.it su diversi dispositivi, sia più semplice trovare la migliore soluzione».
Lo spot, attualmente in programmazione sui più importanti canali televisivi nel formato 30’’ e 15” e a breve anche sul web, mostra non solo la possibilità di ricercare su Immobiliare.it tramite desktop, tablet e smartphone, ma anche le funzionalità più importanti disponibili sul sito, come la ricerca personalizzata su mappa.

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Cellulari: il 20% degli italiani usa ancora quelli tradizionali

Tutti pazzi per gli smartphone? A ben guardare forse no. Secondo l’indagine condotta da Demoskopea per Facile.it (http://www.facile.it/telefonia-mobile.html), comparatore specializzato anche nel settore delle tariffe telefoniche, il 20,5% degli italiani usa ancora un telefono tradizionale e non cede al fascino di quelli di nuova generazione. A preferire i tasti al touch screen sono soprattutto le donne: fra di loro la percentuale di chi ha ancora un telefono tradizionale è il 24,2% , mentre ci si ferma al 16,3% se si guarda all’universo maschile.
L’istituto di ricerca ha intervistato per conto del portale un campione rappresentativo dell’universo degli italiani che hanno già compiuto i 15 anni* – equivalente a circa 40,5 milioni di individui – mettendo in luce molti dettagli particolarmente interessanti riguardo al rapporto dei nostri connazionali con il proprio cellulare.
Nonostante l’opinione diffusa e lo stereotipo comune che dipinge l’italiano medio come un cellulare-dipendente il 66% del campione ha dichiarato di possedere un unico numero di cellulare (la percentuale di chi tiene in tasca un solo telefono sale ancora di più al Nord Est, dove arriva addirittura al 71,5%) per il quale spende in media molto poco. Il 67% del campione totale non supera la soglia dei 15 euro mensili e addirittura un italiano su 3 (33,2%) riesce a spendere una cifra compresa fra i 9 e i 10 euro, che si riducono a meno di 8 euro per il 16,6% degli intervistati (19,2% nel Nord Ovest).
Siamo un popolo di risparmiatori telefonici? Forse sì, dato che nel mercato italiano, sempre secondo i dati ricavati dall’indagine condotta da Demoskopea per Facile.it, l’89% degli utenti preferisce ancora la scheda ricaricabile al contratto, riuscendo così a limitare eventuali “sforamenti” di budget che potrebbero verificarsi con un abbonamento. Comportamento, questo, in linea con l’orientamento degli italiani anche in fatto di devices: secondo i dati di mercato, nell’ultimo anno le vendite di smartphone di prezzo compreso tra 85 e 130 euro sono cresciute del 65%.
«Sono molti i fattori che hanno contribuito a ridurre le spese di telefonia cellulare degli italiani – ha dichiarato Paolo Rohr, Direttore BU Utilities e Telefonia di Facile.it. – Da un lato la forte concorrenza e la riduzione delle tariffe offerte sul mercato che, è bene ricordarlo, in un tempo relativamente breve si sono ridotte di quasi il 20%, ragion per cui diventa ancora più importante confrontare le proposte delle compagnie; dall’altro la diffusione sempre più massiccia di strumenti di messaggistica gratuita. Dall’indagine – continua Rohr – è emerso, ad esempio, che quasi il 58% degli intervistati usa abitualmente Whatsapp, con evidenti vantaggi sulle spese».

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Gli italiani sognano in grande: la casa più cercata è un quadrilocale con riscaldamento autonomo e due bagni

Se è vero che sognare non costa niente, quando si tratta di delineare le caratteristiche della casa dei loro sogni, gli italiani non badano davvero a spese. L’Ufficio Studi di Immobiliare.it (http://www.immobiliare.it) ha monitorato la domanda di immobili residenziali arrivata al sito negli ultimi tre mesi per definire la tipologia di casa a cui gli italiani punteranno nel 2015, rilevando le caratteristiche essenziali che l’immobile dei sogni dovrebbe avere.
La ricerca di immobili residenziali in vendita nel nostro Paese si concentra su tagli large, se non extralarge. Il 31% delle ricerche riguarda i quadrilocali, mentre punta ai trilocali “solo” il 23% – nonostante questo sia, stando ai dati di mercato, il principale taglio oggetto di compravendita. Il bilocale, soluzione tipicamente scelta da single e giovani coppie, è l’opzione cercata solo nel 19% dei casi.
La dimensione “ideale” della casa degli italiani oscilla tra i 110 e i 150 metri quadrati: la vuole così un italiano su 4 (24% del totale), mentre uno su 5 punta a tagli leggermente inferiori, compresi tra i 90 e i 110 metri quadri.
Gli italiani aspirano non solo a immobili grandi, ma anche in ottime condizioni: il 45% di chi è alle prese con la ricerca di un’abitazione vuole che sia in stato ottimo o ristrutturato. Sebbene gli incentivi per riammodernare gli immobili siano stati confermati anche per il 2015, la ricerca di appartamenti da ristrutturare si ferma solo all’11%. Un plebiscito si registra quando si parla di riscaldamento: il 97% di chi dà un’indicazione in merito vorrebbe averlo autonomo. Parlando di bagni, chi esprime una preferenza sull’argomento sogna di averne almeno 2: desiderio piuttosto comune, visto che in questo caso la percentuale arriva addirittura all’80%.
Per quel che concerne il dispendio energetico della casa dei sogni, gli italiani sembrano aver imparato la lezione che una classe energetica migliore garantisce risparmi maggiori sul lungo periodo: il 67% delle ricerche riguarda immobili che hanno una classe energetica “verde”, compresa cioè tra C ed A+.
Capitolo costi: a giudicare da come si orienta la ricerca di casa degli italiani, sembra che domanda e offerta siano destinate ad incontrarsi solo dopo qualche compromesso. Se i sogni alzano l’asticella delle aspettative, quando si parla di denaro si ritorna alla dura realtà: il 32% delle domande pone come budget una cifra che oscilla tra 100.000 e 200.000 euro, dato che diventa ancora più interessante se si guardano le sole richieste con prezzo che varia tra i 100.000 e i 150.000 euro, che da sole rappresentano oltre una domanda su 5 (22%). Se è pur vero che il 9% delle domande punta ad una spesa media superiore ai 500.000 euro, ben il 16% delle richieste ha come budget una cifra inferiore ai 100.000 euro.
Grandi e piccole città, cosa cambia alla domanda
Ad incidere sull’orientamento degli italiani che cercano casa è la città in cui si vive: confrontando le domande riguardanti immobili in grandi centri (quelli con oltre 250.000 abitanti) con quelle relative alle piccole città, emerge un diverso approccio alla ricerca della casa ideale.
Nelle città più grandi è il bilocale il taglio più cliccato – richiesto nel 39% dei casi – seguito dal trilocale (35%); da segnalare un 6% di domande di monolocali, praticamente nulle (circa l’1%) nelle città con meno di 250.000 abitanti. Qui, invece, le richieste di quadrilocali rappresentano addirittura il 40% del totale; oltretutto, vi è un 19% di domande che puntano ad acquistare una casa indipendente, piuttosto che un appartamento (scelto solo da un cittadino su 2, contro il 77% di richieste nelle grandi città). Parlando in metri quadri, invece, se non vi sono grandi differenze a livello generale, nelle piccole città si registra un 12% di domande di immobili superiori ai 200 metri quadri.
Per quanto riguarda il budget che si è disposti a spendere, si segnala che nelle piccole città il 40% delle domande non supera i 150.000 euro, mentre nei centri più grandi questa percentuale si ferma solo al 28%; di contro, considerando le domande di chi si dichiara disposto a spendere oltre 500.000 euro, queste arrivano prevalentemente dalle grandi città, visto che la percentuale, qui, arriva al 15% (contro il 5% nelle piccole località).
«Sognare è lecito – ha dichiarato Carlo Giordano, Amministratore Delegato di Immobiliare.it – ed è normale che le ricerche degli italiani si orientino verso immobili in ottime condizioni; quando però si affronta la “dura” realtà è inevitabile un ridimensionamento delle proprie pretese. In questi tempi difficili, tuttavia, è confortante sapere che la domanda di immobili residenziali mantiene standard così elevati, segno che gli italiani tengono ancora molto alla casa e non vorrebbero accontentarsi».

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Epifania sotto il segno del risparmio: un turista su 5 partirà all’inizio di gennaio per spendere meno

Se a Capodanno non si bada a spese, i più accorti preferiscono l’Epifania: è questo, in sintesi, il trend emergente nei primi giorni del 2015. Secondo le analisi del portale Casevacanza.it (http://www.casevacanza.it) il 22% dei vacanzieri italiani ha scelto la settimana in cui cade la Befana per partire, visto che il risparmio medio, rispetto ai giorni di Natale e Capodanno, arriva quasi al 30%. Non cambiano però le località più prenotate, che restano quelle montane, vere regine dell’inverno anche grazie al clima più rigido degli ultimi giorni.
Ma dove andranno gli Italiani per l’Epifania? Stando alle rilevazioni del portale di affitti turistici – che ha monitorato tanto le ricerche quanto le prenotazioni effettuate per questa settimana – le mete scelte per trascorrere l’Epifania sono all’insegna della tradizione, ma con un occhio al portafogli. Bandite le mete del turismo di lusso, sono le località montane più accessibili a farla da padrone; reggono le principali città d’arte, per le quali i flussi turistici non conoscono bassa stagione.
Sul podio delle destinazioni più ambite troviamo Livigno, Roma e Canazei. La località lombarda è una delle più prenotate di tutta la stagione invernale e anche nella settimana dell’Epifania la richiesta si mantiene altissima, nonostante prezzi medi di circa 100 euro a notte per un appartamento con quattro posti letto; Roma è una delle destinazioni preferite da chi sceglie di soggiornare in casa vacanza, vuoi per un’offerta molto ampia, vuoi perché queste strutture offrono prezzi concorrenziali rispetto agli alberghi: in questa settimana si spendono mediamente 90 euro a notte. Canazei è, invece, solo la prima delle diverse località del Trentino Alto Adige che, in questi mesi, stanno registrando ottimi afflussi per ciò che concerne le case vacanza. Qui, nel dettaglio, nella settimana della Befana si spendono in media 110 euro a notte.
Scorrendo la classifica delle località che hanno intercettato la maggiore domanda si rileva una maggiore concentrazione in Lombardia, Trentino Alto Adige e Piemonte, ma non manca l’interesse degli italiani nei confronti del Centro (in Abruzzo richiestissime sono Roccaraso e Ovindoli) e nel Sud Italia, con un alto numero di prenotazioni nell’area del Parco dell’Etna.
Oltre a Roma, l’altra città d’arte presente nella classifica delle prenotazioni per l’Epifania è Firenze, dove i prezzi medi per questa settimana ammontano a 110 euro per notte.
«Il settore degli alloggi extra alberghieri ha ormai assunto, anche per le località e per i periodi invernali, una rilevanza notevole – ha dichiarato Francesco Lorenzani, responsabile di Casevacanza.it. – Le case vacanza sono apprezzate sempre di più non solo perché rappresentano un’opportunità di risparmio ma anche perché sono ritenute più pratiche per chi si muove con bambini o anziani e per i grandi gruppi, che soprattutto nel periodo invernale la fanno da padrone. Rispetto a gennaio 2014, registriamo una crescita della domanda pari al 32%.»

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Facile.it: RC auto in aumento per oltre un milione e mezzo di italiani

Mentre non è ancora chiaro come e in che misura il ddl di Riforma del codice delle assicurazioni stradali modificherà i premi degli automobilisti italiani, è certo che per molti di loro l’anno nuovo sia già contrassegnato da rincari; secondo le rilevazioni del portale per la comparazione di assicurazioni auto Facile.it (http://www.facile.it), saranno oltre un milione e mezzo gli italiani che, per aver provocato un incidente nel corso dell’ultimo anno, saranno costretti a pagare un premio assicurativo più elevato.
Facile.it, che ha analizzato oltre 500.000 preventivi effettuati sul sito negli ultimi 30 giorni, ha rilevato come dopo il calo registrato nel 2014 sia tornata a crescere, sia pur leggermente, la percentuale di automobilisti penalizzati per aver causato un sinistro: oggi rappresentano il 4,09% degli utenti alle prese con il rinnovo della loro assicurazione, un anno fa erano il 3,67%. In numeri, si stima che a pagare un premio maggiore saranno 300mila italiani in più del gennaio 2014.
Per quanto riguarda le differenze che emergono dal punto di vista socio-demografico si conferma la tendenza che vede le donne più maldestre (o più oneste, dipende dai punti di vista) rispetto agli uomini; mentre tra questi ultimi la percentuale di chi denuncia sinistri con colpa si ferma al 3,73%, cambieranno classe di merito ben il 4,76% del totale delle donne. A livello di età, è chiaro che i meno penalizzati dal cambio classe siano i più giovani (peggiorerà la propria condizione il 3,29% di chi ha meno di 30 anni), mentre la performance peggiore si registra tra i più adulti: oltre i 65 anni cambierà classe di merito il 5,40% degli automobilisti.
Considerando invece la categoria professionale dichiarata in fase di preventivo, anche quest’anno sono i liberi professionisti a chiedere più spesso l’intervento della compagnia assicuratrice, e ad esserne penalizzati con un cambio di classe: tra di loro la percentuale arriva al 5,38%. Li seguono a ruota i medici e gli infermieri, anch’essi con una percentuale superiore al 5% (precisamente il 5,26%); i più prudenti sono (e sarebbe stato strano il contrario) i vigili urbani e gli appartenenti alle forze armate: tutori dell’ordine e delle strade, sono quelli che cambieranno meno di tutti la propria classe di merito.
Se si prendono in esame le differenze tra le regioni italiane, dopo il secondo posto registrato lo scorso anno la Toscana torna a riprendersi lo scettro di regione più “indisciplinata”. Qui, infatti, la percentuale di automobilisti che hanno dichiarato di aver causato un incidente nel 2014 è tornata a superare il 5% (è al 5,40%), seguita dalla regione Lazio, che l’anno scorso era terza (e adesso registra il 5,35% di cambi classe), e dalla Liguria che è terza con il 5,08% di cambi. Fanalino di coda la Calabria (solo il 2,40% degli automobilisti ha dichiarato di aver avuto un incidente con colpa) e la Puglia (2,59%).
Come spiega Mauro Giacobbe, Amministratore Delegato di Facile.it, «tanto per chi ha causato incidenti quanto per chi, nello scorso anno, non ha fatto sinistri e quindi migliora la sua classe di merito, il confronto delle diverse offerte proposte dalle compagnie resta uno strumento indispensabile cui ricorrere in fase di rinnovo della propria polizza, visto che dalla comparazione è possibile ottenere un risparmio che arriva fino al 65%».

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Rc Auto, rallenta il calo dei premi: -3,5% da giugno 2014

Natale all’insegna della stabilità dei prezzi che gli italiani pagano per assicurare la loro auto: secondo i dati emersi nell’Osservatorio RC Auto di Facile.it (http://www.facile.it) e Assicurazione.it il premio RC auto medio in Italia a novembre 2014 è stato di 628,05€, con una contrazione di solo lo 0,39% rispetto a tre mesi prima e del 3,58% rispetto al semestre precedente.
Lo studio, consultabile integralmente al link (http://www.facile.it/assicurazioni/osservatorio/rc-auto-italia.html), è stato realizzato monitorando i prezzi offerti dalle compagnie assicurative attive sul mercato italiano e analizzando le caratteristiche dei preventivi compilati dagli utenti.
I profili analizzati
L’indagine dei portali per la comparazione di tariffe Rc auto ha preso in considerazione tre profili “tipo”, caratterizzati da classe di merito ed età differenti*. Nel caso del primo profilo – quello relativo ad un guidatore di 40 anni che si trova in prima classe di merito – l’assicurazione auto media a novembre 2014 è stata di 337,70€, con un calo dell’1,7% rispetto a sei mesi prima. Va meglio per quanto riguarda il secondo profilo – una donna di 35 anni in quarta classe di merito – il premio medio in Italia registrato nel mese di novembre è stato di 365,18€, con una contrazione semestrale pari all’8,9%. In controtendenza i risultati relativi al terzo profilo – un giovane neopatentato in quattordicesima classe – che registrano addirittura una leggera crescita (+3,3% nel semestre), facendo lievitare il premio medio a 1.517,14€.
«La contrazione dei premi medi pagati dagli italiani per la loro assicurazione auto – afferma Mauro Giacobbe, Amministratore Delegato di www.facile.it – pur confermando il continuo calo dei prezzi, sembra subire in questo trimestre la prima leggera battuta d’arresto. Occorrerà capire se nel 2015 verrà attuato il rincaro ipotizzato da più operatori del settore. Intanto, da questa prospettiva, il ricorso alla comparazione delle tariffe diventa sempre più importante: a novembre la scelta della polizza assicurativa più conveniente tra le diverse offerte presenti sul mercato, ha permesso un risparmio medio pari al 65,6%.».
Le Garanzie accessorie
Un aspetto molto interessante per capire come gli italiani scelgano di tutelarsi mentre sono alla guida è legato alle garanzie accessorie, che ci proteggono in caso di eventi non coperti dalla normale RC auto: la copertura più scelta a novembre 2014 è stata l’assistenza stradale, richiesta dal 34,44% degli utenti che hanno calcolato un preventivo; segue la infortuni conducente (che tre mesi fa era la preferita e ora si ferma al 28,39%) e, con il 22,09%, la tutela legale.
Più di un italiano su due, ben il 52,9% di chi ha compilato un preventivo di polizza, dichiara di trovarsi in prima classe di merito, non solo per meriti propri ma anche per il ricorso fatto legge Bersani, che consente di acquisire la classe di merito di uno dei familiari conviventi.
Le variazioni regionali
Questo il resoconto a livello nazionale: a livello regionale si conferma il divario netto tra Nord e Sud per quel che riguarda i premi medi, con una classifica pressoché “immobile” rispetto alla rilevazione dello scorso trimestre. Resta saldamente prima in classifica la Campania, che è la regione in cui il prezzo pagato per l’assicurazione auto è il più alto in assoluto, ben 1.249,57€. Se questa è l’unica regione d’Italia a superare i mille euro, a seguirla a netta distanza troviamo la Puglia (929,5€) e la Calabria (871,12€), tutte con premi che doppiano le Regioni con i valori più bassi, vale a dire Valle d’Aosta (401,5€) e Friuli Venezia Giulia (430,16€). La Campania è l’unica regione che, rispetto al semestre precedente, che registra un aumento dei suoi premi (seppur minimo), mentre i cali più drastici li troviamo lì dove i premi sono più elevati: in Puglia (-13,0%) e Calabria (-12,4%).

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Crisi e consumi: sempre più negozi in vendita, prezzi in calo fino al 20%

Da una parte la crisi che continua a flagellare il settore dei consumi, dall’altra l’evoluzione verso la multicanalità dello shopping e delle vendite: questo il panorama in cui si inquadra il mercato immobiliare dei negozi. Secondo l’Ufficio Studi di Immobiliare.it (http://www.immobiliare.it), l’offerta di spazi commerciali in vendita nelle città italiane negli ultimi due anni è arrivata a crescere, in alcuni centri, di oltre l’8%, mentre i prezzi hanno seguito la direzione opposta, vale a dire quella del calo che, in città come Torino e Bologna, ha superato addirittura il 20%.
«Esigenze di risparmio, soprattutto in termini economici ma anche in termini di tempo, hanno portato i consumatori italiani a un’ottimizzazione della scelta dei luoghi in cui comprare – ha dichiarato Carlo Giordano, Amministratore Delegato di Immobiliare.it. – Si predilige il negozio di quartiere per i piccoli acquisti di tutti i giorni e il centro commerciale per cercare offerte e promozioni. Questo cambiamento di abitudini non poteva non modificare il panorama immobiliare dei negozi in Italia, che da due anni a questa parte ha cominciato a cambiare nettamente profilo».
Secondo lo studio del portale l’aumento dell’offerta ha riguardato, per la prima volta negli ultimi dieci anni, anche le grandi e famose vie dello shopping. A livello nazionale, nell’ultimo anno, si è assistito a un calo dei prezzi di vendita pari al 4,3%; diminuzione maggiore quella dei canoni di locazione che scendono dell’8,6%. Focalizzando la ricerca sulle grandi città, le cifre richieste per la vendita di un negozio sono diminuite in maniera meno netta (-3,7% rispetto al 2013); stesso discorso per gli affitti di spazi commerciali che sono scesi del 7,6%.
Se si guarda la numero di annunci presenti sul sito si notano alcune tendenze che contraddistinguono le grandi città italiane: a Milano, per esempio, la metà dei negozi in vendita è concentrata nel centro storico; a Roma, invece, soltanto il 26% degli annunci riguarda immobili centrali, dato che rispecchia la maggior tenuta della vita di quartiere tipica della Capitale.
Tra le grandi città Bologna e Torino sono quelle che hanno fatto registrare l’aumento dell’offerta di vendite più elevato (rispettivamente +4,4 e +4,7% in un anno). Parallelamente anche i prezzi sono quelli che hanno subito i cali maggiori, arrivando a scendere fino all’8,5%. Per le locazioni, la città che è riuscita a contenere maggiormente il calo dei prezzi è stata Venezia (-1,4%) anche per una disponibilità di spazi decisamente contenuta rispetto ad altri centri. In termini di offerta, l’aumento dei negozi proposti in locazione ha raggiunto spesso la doppia cifra: a Torino, ad esempio, si registra un +12,6% di annunci in più in un anno nelle retail streets.

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Prestiti: crescono del 14% gli importi medi richiesti, ma calano gli stipendi e si allungano i tempi di restituzione

I primi segnali positivi in merito alla domanda di prestiti registrati ad ottobre 2014 fanno il paio con una crescita degli importi medi richiesti: l’Osservatorio sul credito al consumo di Prestiti.it (www.prestiti.it) e Facile.it (http://www.facile.it/prestiti.html) ha rilevato una crescita delle cifre medie richieste pari al 14% in sei mesi, confermando il trend positivo della precedente rilevazione (+8%). Oggi si richiedono quasi 13.000 euro, contro i 10.000 di ottobre 2013 (+22% in un anno).
«Se gli ultimi dati del Crif – dichiara Lorenzo Bacca, responsabile della Business Unit Prestiti di Facile.it e Prestiti.it – riportano la prima crescita in due anni del numero di domande di prestiti (+7,6% a ottobre), la nostra analisi delle richieste rivela che chi, in questi mesi, ha avuto bisogno di un prestito ha cercato di ottenere cifre ben più alte che in passato, nonostante continui a diminuire il reddito medio con cui rimborsarle; si allungano, di conseguenza, i tempi di restituzione della somma».
Lo studio, realizzato a partire dall’analisi di circa 40 mila domande di prestito presentate nel periodo compreso tra aprile e settembre 2014, offre l’identikit del richiedente: è un uomo – stabilmente il 74% di tutto il campione – di 42 anni (erano 41 sei mesi prima) che punta a circa 13.000 euro, da restituire contando su uno stipendio di circa 1.500 euro mensili (erano 1.700 un anno fa). Cresce il numero di mensilità necessarie per concludere il rimborso, siamo arrivati a 66 mesi, cinque anni e mezzo esatti (63 nella rilevazione di ottobre).
Oltre una richiesta su 5 è indirizzata all’ottenimento di liquidità (indicata dal 22,3% di chi esplicita la finalità del prestito); segue l’acquisto di auto usate (19,9%). Crescono, trainate dagli incentivi e dagli sconti offerti dallo Stato, le richieste di prestito per ristrutturazione di immobili (15,4%) e per acquisto arredamento (passati dall’8% al 9,8% del totale) mentre va segnalato il netto calo di domande di prestito per consolidamento di altri debiti esistenti: rappresentavano il 14,1% di tutte le motivazioni di prestito della precedente rilevazione, adesso si fermano al 9,2%.
La crescita degli importi medi richiesti è abbastanza omogenea su tutto il territorio nazionale, anche se spiccano alcune regioni che hanno visto una crescita degli importi medi richiesti di oltre il 20%: parliamo di Calabria (che richiede 14.400 euro, il 22% in più di sei mesi fa), Liguria (+21% con 13.200 euro di richiesta media) e Sicilia (+20,2%, 14.100 euro richiesti). In termini assoluti, si conferma anche in questa rilevazione il trend di richieste più cospicue a Sud del Paese: al vertice troviamo la Calabria (con 14.400 di richiesta media), mentre la Sardegna perde il suo primato in classifica ma è comunque seconda (con 14.300 euro). L’età media, anch’essa cresciuta uniformemente, vede l’Emilia Romagna come unica regione in cui questa si ferma a 40 anni. Per quanto riguarda la durata, l’unica regione a raggiungere i 70 mesi è la Sardegna, mentre il Molise è la regione con la media più bassa (64 mensilità).

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