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PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA e NARRATIVA “AMICI SENZA CONFINI” V edizione 2014 – Della stessa sostanza degli ultimi: “senzacasa”

Nel dizionario della lingua italiana, alla voce “senzacasa” si legge:
– Sinon. (d’uso per lo più giornalistico, forse influenzato dall’ingl. homeless), di senzatetto, più spesso, peraltro, scritto con grafia staccata: i senza casa.

Quindi quando si parla di “senzacasa” ci si riferisce in particolare ai “clochard”:
 Vagabondo senza dimora fissa né occupazione, che vive di espedienti 

In realtà i senzacasa, ovvero le persone che non vivono in un’abitazione, sono moltissime e stiamo assistendo ad un incremento costante di chi perde la propria casa per effetto della crisi, tanto che il 90% degli sfratti sono per morosità incolpevole.

Nel corso del 2014 molti movimenti per il diritto alla casa si sono fatti sentire e come conseguenza molte occupazioni abusive sono state sgomberate e le leggi nei confronti di chi occupa abusivamente luoghi chiusi o abbandonati, sono state inasprite.

Come sempre la ragione sta nel centro, il centro di una questione molto difficile da risolvere.

Da una parte ci sono le istituzioni che, non solo non riescono a garantire quell’aiuto reale e concreto per impedire che una famiglia o un singolo dopo la perdita del lavoro finisca in strada, ma premiano chi, per porre rimedio alla propria situazione di disagio, sceglie l’illegalità.

Dall’altra ci sono persone e famiglie che silenziosamente affrontano il loro destino senza ricevere aiuti né dalle istituzioni, né dalle associazioni no profit.

E se a queste persone aggiungiamo chi la propria casa l’ha persa dopo un evento disastroso come un terremoto o un’alluvione? In questi casi poi, oltre al contenitore si perde anche il contenuto, tutti i ricordi di una vita e spesso le persone stesse, i propri cari travolti dalle macerie di un evento inaspettato.

“Casa”, il luogo più importante al mondo, cosa significa per noi, per i nostri figli, per le nostre vite? Cosa faremmo se ad un tratto la perdessimo, se fossimo costretti ad abbandonarla o a vederla crollare?

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Marcia per la Pace 25 settembre 2011 – Riflessioni

AMICI SENZA CONFINI ONLUS anche quest’anno ha partecipato alla Marcia per la Pace Perugia-Assisi che si è svolta il 25 settembre scorso.

Come sempre questo è un momento in cui tutto sembra possibile, i cuori si aprono, le persone sono determinate, consapevoli, solidali. Questa edizione era molto speciale, perchè ricorrevano delle date importanti: 50 anni dalla prima marcia per la pace di Aldo Capitini, 150 anni dell’unità d’Italia, l’anno internazionale dei giovani.

Ciò che colpisce di più durante questa manifestazione, è vedere quante persone, attraverso associazioni, fondazioni, gruppi, ecc., sostengano altre persone, o anche animali e ambiente per proteggerli da situazioni di estrema difficoltà. Allora nasce spontanea una domanda: è possibile che nonostante gli aiuti e le buone intenzioni di tutte queste persone non si riesca a risolvere definitivamente almeno una parte delle problematiche che affliggono il nostro mondo?

Trovare una risposta non è semplice. Forse ognuno di noi può trovare la “sua”. Sicuramente non c’è un unico fattore che determini tale situazione, ma quale può essere la soluzione, come possiamo fare per unire tutte le forze e far sì che il mondo si evolva verso una direzione migliore per tutti?

L’unica risposta possibile è marciare per la pace sempre, non lasciare che questo sentimento di unione e solidarietà svanisca dalla nostra anima alla fine dei 24 Km.

Non è un caso che l’organizzazione PerLaPace abbia scelto come motto della marcia le parole di Eleanor Roosevelt “Non basta parlare di pace. Uno ci deve credere. E non basta crederci. Uno ci deve lavorare.”.
Noi di Amici Senza Confini Onlus le condividiamo e vogliamo impegnarci a portare avanti questi ideali non solo attraverso i progetti di aiuto nei confronti delle persone disagiate, ma anche e soprattutto con la personale testimonianza di unione e solidarietà all’interno del nostro gruppo così che possa diventare un esempio ed un valore da trasmettere all’esterno, a tutti coloro che ogni giorno passeggiano nelle nostre frenetiche vite.

(Simonetta Pizzarotti)

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