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Alessandra86r

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Biglietti da visita: il cartaceo batte il digitale

Una molteplicità di significati in un gesto estemporaneo. I biglietti da visita sono pensati per essere “toccati”

In una società quasi del tutto informatizzata come la nostra, qualcuno si chiede se abbia ancora senso stampare biglietti da visita, quando ormai le potenzialità del digitale si estendono a tutti i settori, soprattutto se si parla di business. Sebbene i biglietti da visita virtuali esistano già, la tendenza resta tuttavia quella di promuovere la propria immagine su carta, in un formato possibilmente tascabile.

In questo campo il cartaceo batte il digitale quindi, ed i motivi sono comprensibili. I biglietti da visita sono e resteranno comunque legati all’evento fortuito, al gesto repentino di tirar fuori al momento opportuno e con la persona giusta, le informazioni relative all’intestatario, ossia dati anagrafici e competenze. Sono stati creati a questo scopo e digitalizzarli, significherebbe annullarne la funzione primaria. Oltretutto inviare i propri dati via e-mail o tramite sms non avrebbe lo stesso effetto, trattandosi di un impatto esclusivamente virtuale, al quale oggi il cittadino medio, è potenzialmente assuefatto.

Da considerare inoltre che per inviare biglietti da visita digitali, occorreranno ovviamente i recapiti del destinatario, non sempre propenso a rilasciarli. Il rischio sarà perciò quello di travalicare la soglia dell’invadenza, abbandonando la via della discrezione, da sempre la migliore.

L’ultima tendenza in fatto di biglietti da visita cartacei, consiste nelle dimensioni. I biglietti mignon, 70cm per 30, sono più piccoli di una carta di credito e molto più comodi da conservare. Un rimedio semplice ed immediato, per sorprendere preservando la propria sobrietà. Poiché i dati contenuti sui micro cartoncini, per motivi logistici e di grafica, non potranno essere gli stessi, è consigliabile effettuare una selezione delle notizie più importanti relative alla professione e all’idea che si desideri trasmettere.

Una linea minimale, semplice ed incisiva, costituisce un buon compromesso, così come evidenziare le news di rilevanza maggiore, con un testo ricercato ed un font di dimensioni più elevate.

Rosa scrive per www.stampadivina.it

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Biglietti da visita professionali, le ali della libertà di pensiero

Da Abramo Lincoln a Mark Zuckerberg, i biglietti da visita professionali hanno da sempre ricoperto un ruolo importante nella storia.

Molti direbbero che i biglietti da visita professionali rappresentano un elemento distintivo, il fiore all’occhiello di un libero professionista ambizioso, desideroso di farsi strada facendo conoscere il proprio nome alle persone con le quali si trovi ad entrare in contatto. Una visione più morigerata indurrebbe invece a pensare che si tratti quasi di un dovere. Disporre di un cartoncino con i propri riferimenti e recapiti, da offrire all’occorrenza, faciliterebbe infatti l’interazione con i clienti, intensificando mediante un atteggiamento affabile e disponibile, il rapporto di fiducia esistente, fondato essenzialmente sulla base del proprio operato.

Una considerazione meno diffusa, che potremmo definire più sociologica, considera i biglietti da visita professionali un simbolo. Riflettendoci un biglietto da visita, è ciò che potrebbe distinguere un libero professionista da un impiegato, includendo nella prima categoria tutti quei mestieri che permettono ad un lavoratore di definirsi libero, prendere le decisioni in perfetta autonomia, non dovendo sottostare a superiori o  vincoli di alcun tipo. I biglietti da visita professionali sarebbero quindi l’emblema della libertà d’azione, professionalmente parlando.

E in effetti i biglietti da visita professionali più famosi, appartengono a personaggi noti come liberi pensatori affermatisi nel corso della storia,  quali il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, Abramo Lincoln, Walt Disney, Albert Einstein, Andy Warhol, Bil Gates, Fidel Castro ed infine il giovanissimo ragazzo prodigio di Facebook, Mark Zuckerberg. Ognuna di queste celebrità ha personalizzato il proprio biglietto, optando per la presentazione che più si confacesse al proprio modo di essere. Libertà e genialità sono quindi concetti riconducibili ad un oggetto apparentemente insignificante.

L’ideatore del social network più conosciuto al mondo, per sorprendere i suoi collaboratori si è ad esempio concesso il lusso di far scrivere sul proprio biglietto: “I’M CEO, BITCH”, ossia “sono il capo, deficiente”. Un modo simpatico per chiarire i ruoli senza darsi troppe arie, rivolgendosi in modo ironico ai dipendenti della sua azienda. Molto più seri e compìti invece, i biglietti da visita professionali dei presidenti citati, entrambi ex avvocati. Sobrietà ed eleganza differenziano la personalità seriosa di un Obama o di un Lincoln, da quella di un artista eccentrico coma Andy Warhol.

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