Le tecniche della psicoterapia sono state tradizionalmente descritte in termini di generiche strategie, a loro volta ancorate a principi generali derivanti da una teoria e, per esempio, negli scritti di Freud, si trovano pochi saggi specificamente dedicati alla tecnica, proprio perchè non voleva che i potenziali pazienti sapessero troppo del modo di operare della psicoanalisi, per questo motivo temeva che un libro sulla tecnica potesse sembrare a chi volesse fare il terapeuta, un invito aperto a praticare l’analisi selvaggia.
Negli anni successivi, le varie tecniche psicoterapeutiche hanno continuato ad essere descritte in termini piuttosto generali, in quanto è sempre stato dato per scontato che per diventare terapeuta ci si debba sottoporre ad un training intenso e prolungato le cui pietre miliari sono la partecipazione ai corsi, l’analisi personale e l’esperienza pratica sotto supervisione, in quanto l’esercizio della psicoterapia è sempre stato considerato un’arte clinica complessa che necessita di un lungo apprendistato.
Tale concezione continua ad essere apprezzata anche nei tempi attuali ed esiste un generale consenso sul fatto che le capacità terapeutiche non possono venire apprese da un libro, così come non si può diventare pittori, pianisti o chirurghi senza la pratica, un addestramento completo, e la supervisione, concezione che condivido pienamente in quanto, per l’esercizio della mia attività terapeutica, in qualità di psicologo Torino, oltre ad una specializzazione in psicologia ed una in psicoterapia cognitivo-comportamentale, ho partecipato ad un lungo e complesso addestramento mi sottopongo, a tutt’oggi, ad una supervisione, non foss’altro che per un mio scrupolo personale.
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