Chi decide di trascorrere le vacanze Sardegna è spinto principalmente dalle bellezze del suo mare, c’è poi chi è affascinato da quella che molti definiscono la vera Sardegna, quella dell’interno, dove le montagne custodiscono antiche tradizioni e dove il tempo pare a tratti essersi fermato. C’è poi chi viene in Sardegna per vedere…il nulla. Stiamo parlando dei “paesi fantasma”, antichi centri abitati che hanno conosciuto sicuramente un passato più glorioso e che poi, per le cause più disparate, si sono lentamente spopolati fino a diventare completamente abbandonati. Eppure, proprio per questa loro condizione, questi paesi mostrano un fascino particolare, a volte scaturito da leggende che sono state tramandate.
Alcuni di questi paesi appartengono alla categoria dei villaggi minerari, soprattutto quelli del Sulcis Iglesiente, un tempo fiorenti centri di estrazione dei minerali, altri sono stati abbandonati in seguito a drammatici eventi naturali. Ad oggi in Sardegna si contano 12 paesi fantasma: si possono visitare liberamente ma si invita alla prudenza in quanto alcuni edifici sono a rischio di crollo.
Il nostro viaggio comincia dal villaggio minerario di Monte Narba nei pressi di San Vito, nel sud-est della Sardegna: nell’Ottocento fu uno dei principali giacimenti di piombo e d’argento d’Italia e contava circa 900 operai. Costruito nel 1864, si spopolò definitivamente nel 1935 ed ora appare come un formicaio abbandonato. Rimangono i resti delle officine, la laveria e Villa Madama, l’imponente palazzo della direzione dove si possono ammirare alcuni affreschi del 1916, opera di un maggiore austriaco.
Percorrendo parte della SS 125 in direzione Tortolì, in Ogliastra, si possono visitare, a breve distanza tra loro, i paesi di Osini Vecchio e Gairo Vecchio: entrambi abbandonati in seguito ad una terribile alluvione nel 1951, sono oggi piccoli agglomerati di edifici diroccati tra vicoli e scalinate. In autunno e in inverno, nelle giornate fredde e nebbiose, si ha l’impressione di aggirarsi in un’atmosfera incantata.
Ad una cinquantina di chilometri, procedendo in direzione nord-ovest, si giunge a Pratobello, il borgo militare dove lo Stato italiano si arrese alla rivolta degli abitanti di Orgosolo, che chiesero ed ottennero lo smantellamento del poligono. Oggi rimangono i ruderi della chiesa, della scuola e delle abitazioni, alcune scritte indipendentiste e due bei murales che ricordano lo spirito della rivolta di Pratobello.
Nei pressi di Ovodda, sulle rive del lago Cucchinadorza e immerso nel verde, sorge il Villaggio Taloro, un vecchio villaggio Enel legato alla centrale idroelettrica del Taloro: venne abbandonato verso la fine degli anni ’80 e ora rimangono i ruderi delle abitazioni, della scuola, della chiesa e persino di un cinema: a regnare è un nulla insensato.
Proseguendo verso nord, in prossimità di Nuoro, si raggiunge Lollove, non un paese fantasma vero e proprio ma un paese fuori dal tempo, che conta appena 26 abitanti. Ciò che rende unico questo centro abitato è che è rimasto praticamente intatto, conservando i tratti degli antichi borghi rurali della Sardegna centrale. A Lollove regna la tranquillità: la popolazione è invisibile e silenziosa, solo qualche caminetto acceso, qualche voce in lontananza e molti gatti. Secondo una leggenda il paese fu vittima di una maledizione ad opera di alcune suore, che vennero cacciate dopo che una di loro era stata accusata di avere rapporti con un pastore.
Ancora più a nord, nel territorio di Padru, tra fango e rovi, giacciono i resti del piccolo villaggio di Badu Andria, disabitato da almeno mezzo secolo e un tempo dimora di pastori e agricoltori.
Nei pressi di Bonorva sorge invece il paese fantasma di Rebeccu, colpito da una terribile maledizione che secondo la leggenda risale al XV secolo quando Donoria, figlia del re di Rebeccu, venne condannata all’esilio perché accusata di essere una strega: abbandonando il paese imprecò rivolgendosi a Rebeccu e dicendo: “sarai distrutta e una volta risorta non potrai superare le trenta case”. Nel paese comparve quindi la malaria, cominciò a spopolarsi e non furono costruite più di trenta case per timore che il paese crollasse.
Più a sud, nella valle del fiume Tirso, si trovano i resti del paese fantasma di Santa Chiara, un ex-villaggio Enel abbandonato dalla fine degli anni ’80. Oggi rimangono una trentina di edifici tra cui una chiesa tuttora utilizzata per alcune feste e un cinema.
Nei pressi di Iglesias è possibile visitare il Villaggio Asproni, uno dei paesi fantasma più belli e affascinanti di tutta la Sardegna. Legato alla miniera di Seddas Moddizis, venne fondato verso la fine del 1800 dall’ingegnere Giorgio Asproni che vi si stabilì con la famiglia e gli operai fino alla metà del Novecento. Oggi è diventato dimora di pecore e capre che vi pascolano attorno. Secondo alcuni racconti popolari qui apparirebbe lo spettro del Cavalier Toro, personaggio importante di Gonnesa nei primi del Novecento.
Nel Sulcis, a sud di Carbonia, sorge il paese di Tratalias Vecchia: il suo spopolamento ha inizio nel 1954 quando la creazione di un lago artificiale nei paraggi provocò dissesti, danni agli edifici e problemi igienico-sanitari. Si decise quindi di ricostruire il paese su una zona collinare più sicura ma il vecchio nucleo venne restaurato e oggi ospita un bar e diverse botteghe di artigiani.
Il nostro viaggio nella Sardegna “abbandonata” si conclude nel Villaggio Conti Vecchi, situato nella zona industriale di Macchiareddu, alle porte di Cagliari. Fondato negli anni Trenta e occupato dagli operai delle Saline, iniziò a spopolarsi negli anni Sessanta.
Questo itinerario insolito della Sardegna costituisce sicuramente un affascinante spunto per una vacanza alternativa sull’isola. Affittare una delle tante case vacanze Sardegna è un’ottima soluzione per poter disporre di una “base” dalla quale partire per queste escursioni.