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Sistema elettrico italiano tra calo dei consumi e prevalenza delle FER, RSE valuta la resilienza

Come ha reagito il sistema elettrico alla crisi sanitaria e come si evolverà in futuro secondo l’RSE

 

Le misure di blocco applicate per arginare la crisi sanitaria del COVID 19 hanno determinato in pochissimo tempo un declino senza precedenti nella domanda globale di energia. Il più grande degli ultimi 7 decenni.

Uno dei cali più vistosi si è registrato in Italia, tra i primi Paesi ad esser colpito duramente dal coronavirus. I dati Terna per il mese di marzo riportano un taglio della domanda di energia elettrica dell’11% su scala nazionale, con picchi record nelle regioni rosse.

La contrazione dei consumi elettrici può, a prima vista, apparire un elemento positivo, soprattutto se considerate le difficoltà economiche del momento. In realtà ogni brusco cambiamento rappresenta una sfida per la rete elettrica. I motivi alla base di questa sfida e come il sistema elettrico italiano si è trovato ad affrontarla, sono i temi principali del dossier di RSE (www.DossieRSE.it). La società ha elaborato una serie di riflessioni in merito agli effetti del lockdown sull’andamento del carico elettrico e delle fonti primarie di energia.

La gestione del sistema elettrico si basa su un puntuale lavoro di previsione della curva di carico e della offerta di generazione. I picchi nella domanda, così come le valli, variano profondamente rispetto le esigenze stagionali, le festività e gli orari della giornata. Prevederli significa trovarsi preparati alle necessità della rete, programmando la produzione e quindi diminuendo i rischi di disservizio. I cambiamenti improvvisi rendono ovviamente questo lavoro molto più difficoltoso.

Un’ulteriore sfida per la gestione del sistema elettrico è costituita dalla quota di produzione verde, in gran parte aleatoria. Le fonti rinnovabili, grazie alla priorità di accesso, a marzo 2020 hanno coperto il 44,8% della produzione nazionale, rispetto al 38,4% di marzo 2019. Ciò, nonostante la produzione rinnovabile netta sia scesa del 4%, a causa del minor apporto di eolico e fotovoltaico, evidenziando oggi più che mai la necessità di piani nazionali per investimenti dedicati all’accumulo e all’interconnessione delle reti.

Ma nel complesso il sistema ha retto bene, dimostrando un certo grado di flessibilità e resilienza. Ma soprattutto ha dato modo agli esperti di dare un’occhiata nel futuro a medio termine.

Lo studio di RSE ha evidenziato ad esempio, come domenica 5 aprile 2020, complice la bassa domanda elettrica tipica di una giornata festiva primaverile a cui si sono uniti gli effetti del lockdown, le rinnovabili abbiano dato il meglio di sé. Nel dettaglio le FER, in particolare sole e vento, hanno generato il 70% della produzione complessiva. Contemporaneamente la quota del carbone è risultata particolarmente ridotta, per via della non competitività a rispetto al gas naturale. I numeri di questa giornata campione possono suggerire alcuni spunti su come evolverà il sistema elettrico nei prossimi 10 anni.

Per raggiungere il 2030 in sicurezza, tuttavia, RSE suggerisce alcune azioni prioritarie come ampliare la platea delle risorse abilitate alla fornitura di servizi coinvolgendo in particolare le FER non programmabili, la generazione distribuita, la domanda flessibile ed i sistemi di accumulo (elettrochimici e non).

La società punta i riflettori anche su un secondo aspetto: il ruolo dei gestori delle reti di distribuzione (DSO) sia come facilitatori per la fornitura di servizi globali, sia come potenziali acquirenti di servizi locali.

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Flavio Cattaneo (Terna): Saranno circa 9 i miliardi di euro che il sistema risparmiera’ grazie allo sviluppo della rete

• Circa 3 miliardi di euro il minor costo che Terna, AD Flavio Cattaneo ha già generato a beneficio del sistema
• Altri 9 miliardi di risparmio arriveranno nei prossimi anni grazie alle opere di sviluppo

Ottimizzazione della gestione dei flussi di energia e forte accelerazione nello sviluppo della rete: queste le leve grazie alle quali Terna contribuisce a ridurre i costi del sistema elettrico. Nel quinquennio 2005-2010 ammonta a circa 3 miliardi di euro il minor costo per il sistema generato dal lavoro della spa dell’alta tensione; saranno invece circa 9 i miliardi di euro che il sistema risparmierà grazie allo sviluppo della rete nei prossimi anni.

Questi i numeri principali presentati oggi dall’ad di Terna Flavio Cattaneo nel corso di un incontro con la stampa. L’incontro è stato l’occasione per illustrare i benefici economici ed elettrici delle opere di sviluppo della rete, e più in generale per fare una panoramica ad ampio raggio sui risultati ottenuti e sulle principali sfide che attendono il gestore della rete elettrica nazionale nel breve-medio termine.

Cattaneo ha toccato in particolare 3 aspetti: sicurezza, efficienza del sistema e sviluppo della rete, rinnovabili.
Sul primo punto, l’ad di Terna ha ricordato come oggi in Italia via sia una potenza disponibile di oltre 73.000 MW e tale da garantire margini di riserva superiori più di 10 volte rispetto ai livelli del 2003.
Con tale capacità il Paese potrebbe far fronte all’intero suo fabbisogno – che nei periodi di picco ha raggiunto circa 57.000 MW – con la sola produzione nazionale; se si continua ad importare dall’estero circa il 13% della domanda, ciò dipende essenzialmente dal fatto che l’energia all’estero costa mediamente il 30% in meno rispetto a quella nazionale.

Sul secondo punto, Cattaneo ha sottolineato che nel biennio 2009-2010 a seguito dell’introduzione di un meccanismo di incentivazione da parte dell’Aeeg, l’ottimizzazione delle attività di dispacciamento
– ovvero la gestione dei flussi di energia sulla rete – effettuata da Terna ha generato un minor costo per il sistema pari a 1,8 miliardi di euro; ammonta invece a circa 1,1 miliardi di euro il risparmio complessivo per il sistema, dalla loro entrata in esercizio ad oggi, relativo alle 5 principali opere realizzate da Terna nel periodo 2005-2010; il minor costo annuo di questi 5 nuovi elettrodotti è di circa 330 milioni di euro, che diventano 5,4 miliardi di euro considerando un periodo ventennale di vita utile degli impianti e al netto dell’investimento complessivo sostenuto. In totale, nel periodo 20052010 Terna ha consentito al sistema elettrico di risparmiare quasi 3 miliardi di euro.

Non meno significativi i benefici economici dei progetti che Terna ha in corso di realizzazione o nella fase conclusiva del processo autorizzativo: Cattaneo ha illustrato infatti i 6 principali progetti di sviluppo della rete evidenziando come saranno in grado di generare risparmi per il sistema pari a 340 milioni di euro l’anno, che diventano 4,5 miliardi di euro considerando un periodo ventennale di vita utile degli impianti e al netto dell’investimento complessivo da sostenere per la loro realizzazione. Se a ciò si aggiungono i circa 4,3 miliardi di euro di ulteriori benefici che arriveranno dalle 5 opere già in esercizio nel tempo restante della loro vita utile, si ha che nei prossimi 15-20 anni le opere di Terna faranno risparmiare al sistema circa 9 miliardi di euro oltre ai 3 miliardi già citati.

Venendo all’ultimo punto, relativo alle rinnovabili, Cattaneo ha evidenziato la forte crescita che si è avuta in questi anni nel settore dell’energia verde, e come sia importante, al fine di garantire uno sviluppo ordinato, che il potenziamento della rete vada di pari passo con la realizzazione dei nuovi impianti. Condizione necessaria perché ciò accada è l’applicazione dell’“Autorizzazione unica” da parte delle Regioni affinché vengano autorizzati, con unico procedimento, sia gli impianti di produzione sia le opere di connessione alla rete elettrica. Cattaneo ha inoltre sottolineato che un altro grosso aiuto potrà venire dalla realizzazione di sistemi per l’accumulo dell’energia; ed è proprio in questa direzione che Terna intende muoversi avendo presentato al Ministero dello Sviluppo Economico un progetto per la realizzazione di 130 MW di batterie.

Fonte: Terna

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Roma Italia
Alessandra Camera
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