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Furti nei punti vendita negli ultimi 10 anni: Il Centre for Retail Research traccia le tendenze

L’autore del Barometro Mondiale dei Furti nel Retail riporta interessanti dati sul decennio che sta per concludersi
Milano, 14 Settembre 2010 – Il fenomeno dei furti nei negozi e nella Grande Distribuzione ha registrato in quasi tutto il mondo un aumento costante a partire dal 2006, mentre in Europa si assiste ad un modello “ad onda” che ha raggiunto il suo picco nel 2002.
In attesa della decima edizione del Barometro Mondiale dei furti nel Retail – la più completa indagine mondiale sui furti all’interno dei punti vendita patrocinata da Checkpoint Systems – l’autore dello studio e direttore del Centre for Retail Research Joshua Bamfield propone un’analisi delle tendenze del decennio all’interno del nuovo white paper intitolato: “Differenze inventariali e prevenzione delle perdite: gli insegnamenti degli ultimi 10 anni”.
Dall’analisi emergono alcuni aspetti interessanti: il primo riguarda l’aumento globale delle differenze inventariali che è stato registrato quasi ovunque nel 2009, raggiungendo un totale di 114 mld di dollari.
L’incremento,espresso come percentuale delle vendite retail, è passato dall’ 1,35% all’1,43% (valori rilevati a livello mondiale). C’è stata una crescita notevole dei tentativi di taccheggio, registrata dal 41,2% dei retailer, ma sono aumentati anche i furti da parte di dipendenti disonesti, incremento rilevato dal 19,5% dei responsabili dei punti vendita.
Contrariamente a quanto si possa pensare considerando il periodo di recessione che ha caratterizzato il 2009, i dati riferiti allo scorso anno non sono i più alti registrati nel corso del decennio.
L’Europa è stata caratterizzata nel periodo 2000-2009 da una sorta di modello “ad onda”, che ha trovato il suo picco nel 2002. Questo periodo è caratterizzato in particolare dal susseguirsi di due fasi: la prima – dal 2000 al 2005 – che prende come riferimento il valore medio di 1,40% e raggiunge la punta di 1,45% nel 2002, prima di scendere all’1,24% nel 2005. La seconda fase invece è iniziata nel 2006 quando la bassa percentuale pari all’1,23% è andata aumentando di anno in anno fino a raggiungere l’1,33% nel 2009.
Come il prof Bamfield fa notare all’interno del white paper, è difficile stabilire se le differenze inventariali continueranno ad aumentare fino a raggiungere l’1,45% osservato “nell’onda” precedente.
Tuttavia si può sottolineare che, sebbene la percentuale media sia cresciuta per quattro anni di seguito, questa è sempre più bassa rispetto a qualsiasi periodo compreso tra il 2000 e il 2004, e questo grazie agli sforzi e agli investimenti delle divisioni aziendali che si occupano della prevenzione delle perdite.
Anche sul legame esistente tra l’entità degli investimenti in loss prevention e il valore delle perdite il white paper di Bamfield riporta una serie di riflessioni interessanti.
Analizzando i dati raccolti in dieci anni e incrociando questi con un’approfondita analisi tecnica sulla regressione, si nota come la variazione negli investimenti effettuati dai Retailer abbia effettivamente avuto degli impatti significativi nei valori di differenze inventariali registrati.

Sebbene una maggiore spesa per la prevenzione delle perdite sia associata a una riduzione del livello di differenze inventariali, il prof Bamfield tuttavia precisa che, affinché una politica di loss prevention funzioni, è necessaria una gestione ottimale delle risorse e la definizione di una strategia coerente e basata sulle informazioni di settore disponibili.
Anche il livello e la tipologia degli investimenti condotti dai Retailer nel campo della prevenzione delle perdite verrà ampiamente analizzato nello studio di quest’anno, che sarà pubblicato in Ottobre e che includerà per la prima volta la Russia.
“Attendiamo con ansia i risultati 2010 del Barometro Mondiali dei Furti nel Retail per scoprire se, ora che le fasi più acute della regressione sembrano essere terminate, il livello dei furti diminuirà o se assisteremo di nuovo ai picchi degli anni precedenti, come il modello “ad onda” che ha caratterizzato questo decennio sembra far prevedere” – commenta Salvador Cañones, Country manager italiano di Checkpoint Systems, l’azienda che patrocina l’indagine sin dal 2001.

Per maggiori informazioni, e per richiedere il white paper “Differenze inventariali e prevenzione delle perdite: gli insegnamenti degli ultimi 10 anni” si prega di contattare l’ufficio stampa di Checkpoint.

Il Barometro Mondiale dei Furti nel Retail

Il Barometro è nato nel 2001 come studio condotto su 15 paesi, che sono poi diventati 24 nel 2006; ora copre 42 paesi, per un totale di vendite retail pari a 7.903.093 milioni di dollari (8 trilioni di dollari). Il Barometro, che in origine si chiamava Barometro Europeo dei Furti nel Retail, ha assunto la dicitura “mondiale” nel 2007 e copre tutti i continenti abitati. È la più grande e completa indagine a livello mondiale sui furti e sulla criminalità nel retail. Il Barometro Mondiale dei Furti nel Retail si è rivelato prezioso nel mostrare le tendenze del crimine, delle differenze inventariali e della prevenzione delle perdite, e nel catturare l’attenzione dei cronisti e del grande pubblico sui problemi legati alla criminalità nel retail.

A proposito di Checkpoint Systems Spa
Checkpoint Systems è il leader mondiale per la gestione delle differenze inventariali, la visibilità della merce e le soluzioni di etichettatura dei capi d’abbigliamento. Checkpoint collabora con i punti vendita e con i loro fornitori per ridurre le differenze inventariali, migliorare la disponibilità della merce sugli scaffali e sfruttare i dati in tempo reale per raggiungere l’eccellenza operativa.
Le soluzioni Checkpoint si basano su quarant’anni di esperienza nel settore delle tecnologie RF, su differenti offerte per la gestione delle differenze inventariali, su una vasta gamma di soluzioni per l’etichettatura dei capi d’abbigliamento, sulle applicazioni RFID leader di mercato, sulle soluzioni innovative per la merce ad alto rischio di furto e sulla sua piattaforma di gestione dati Check-Net online. Grazie a queste soluzioni, i clienti Checkpoint possono godere di un aumento nelle vendite e nei profitti grazie all’ottimizzazione della supply-chain, alla stampa di etichette su richiesta e ad un ambiente di vendita aperto in grado di offrire sicurezza migliorando l’esperienza d’acquisto dei consumatori.
Quotata sul NYSE (NYSE: CKP), Checkpoint opera su tutti i principali mercati e conta 5.600 dipendenti in tutto il mondo. Per ulteriori informazioni, visitare www.checkpointsystems.com

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