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Materie prime, le grandi aziende continuano la corsa al rame

Da un po’ di tempo a questa parte, sul mercato delle materie prime è scoppiata una frenesia per quanto riguarda il rame. Diversi giganti aziendali stanno infatti portando avanti operazioni di acquisizione di miniere di metallo rosso, spendendo montagne di milioni.

La corsa alle materie prime

rameHa fatto notizia, ad esempio, l’acquisto della miniera di Khoemacau, in Africa, da parte della China Minmetals, il potente gruppo statale cinese. L’acquisto è costato circa 1,88 miliardi di dollari, e fa parte di un piano strategico che la Cina sta portando avanti da tempo per insediarsi in Africa e Sud America.

Pochi mesi prima, era stato il gigante anglo-australiano BHP ad acquisire la rivale OZ Minerals, ricca di rame, per 6,38 miliardi di dollari. Un altro colosso delle materie prime, l’americana Newmont, poco prima aveva pagato 19 miliardi per acquistare Newcrest.

Perché così tanto interesse?

Tra tutte le materie prime, il rame è al centro della competizione internazionale per il suo ruolo fondamentale nel processo di transizione energetica, al pari (se non di più) del Litio o delle Terre rare, altri due minerali molto richiesti sulla borsa Xetra.
Il metallo rosso è una materia prima ampiamente utilizzata nell’edilizia, nelle reti elettriche e nei beni di consumo a basse emissioni di carbonio. Ma soprattutto ha un ruolo fondamentale per l’industria solare e quella automobilistica.

Qualche numero…

Si stima che ogni auto in futuro richiederà non meno di 80-100 chili di rame, rispetto ai circa 20 chili di un veicolo convenzionale. Nel settore solare, il fabbisogno di questa materia prima dovrebbe quintuplicare rispetto a quello di una centrale elettrica a gas. E non dimentichiamo le turbine eoliche offshore, che richiedono un numero considerevolmente maggiore di cavi per essere collegate alla costa. Questo basta a spiegare perché il prezzo del rame è salito a circa 4 dollari per libbra, con il Parabolic Sar che si è spostato sotto la linea della quotazione.

La corsa al rame

Diventa chiaro adesso perché c’è questa corsa ad accaparrarsi le forniture per il futuro. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), la domanda globale di rame dovrebbe crescere del 40% entro il 2040, il che potrebbe portare a una carenza globale, e quindi a una esplosione di prezzo.

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Mercato e rischio bolla, ci sono tanti segnali di allerta che nessuno ascolta

Ci sono diversi segnali che alimentano il pericolo “bolla, ma che il mercato pare stia ignorando. Elementi che già in passato sono stati visti molte volte, e che si sono ripresentati. E come accaduto in passato, si pensa che stavolta possa andare diversamente.

I segnali di pericolo per il mercato

mercatoEppure questi segnali non sono neanche pochi. A cominciare dall’ampia liquidità disponibile nel sistema economico, frutto delle politiche espansive e di sostegno varate da Governo e banche centrali per fronteggiare la pandemia.
In secondo luogo, le previsioni economiche che convergono su una crescita che sarà sostenuta. E ancora, la forte partecipazione al mercato degli investitori retail, e la forte concentrazione sui titoli tecnologici e innovativi (a scapito di quelli ciclici).
A questi aspetti si devono aggiungere la disponibilità a comprare a prezzi elevati, malgrado in molti casi non si statti di società che fanno utili, ma soprattutto i movimenti rialzisti dei titoli, che quasi sono verticali.

Il contesto attuale

In un contesto del genere, ossia quando l’andamento dei prezzi diventa verticale, con il Parabolic Sar che sta sempre sotto i prezzi, il mercato vive due situazioni insidiose, che rendono sempre più sottile il confine che separa gli investitori dagli speculatori.

Infatti da un lato si perde di vista il reale rischio sulle posizioni detenute, perché col prezzo che corre, molti gestori sono “costretti” a rimanere dentro il mercato anche se non ne sono convinti. Infatti anche un solo giorno in più di profitti persi (se decidessero di uscire per prudenza) li farebbe sottoperformare rispetto alla concorrenza, e li farebbe apparire come meno efficaci. E’ una specie di forza centrifuga che trattiene tutti all’interno.
Da un altro lato poi, il proprio orizzonte temporale viene a ridursi, fino al punto di arrivare a fare day trading.

Le insidie dietro l’angolo

Questo scenario è molto pericoloso, perché c’è il rischio che al primo accenno di fuga, si scateni l’ondata di vendite. Di conseguenza, chi ha realizzato un profitto “sulla carta” potrebbe perderlo in brevissimo tempo (una situazione simile a quella che succede normalmente sul mercato delle criptovalute). Ecco perché le verticalizzazioni dei trend sono indicatori di fragilità del mercato e non di forza, come molti pensano oggi. In queste fasi la diversificazione del rischio premia il coraggio di scelte contrarian, che pochissimi possono o hanno il coraggio fare.

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Grano sul mercato a livelli record, colpa del caldo e della siccità

Non bastassero le tensioni che si respirano sui mercati per via della guerra commerciale, ci si mette anche il caldo torrido a rovinare i piani degli investitori. La quotazione del grano infatti è balzata a ritmi storici a casua delle pesanti ondate di caldo che stanno danneggiando molti raccolti in tutte le aree del globo. Non a caso, il presidente Trump ha promesso 12 miliardi di dollari sotto forma di aiuti di stato ai coltivatori americani per contrastare i dazi. Ma si tratta di un provvedimento che potrà compensare solo in parte i danni già subiti.

L’andamento del grano

granoA Parigi il prezzo del grano è schizzato al record da tre anni, superando 200 euro per tonnellata. L’analisi grafica della quotazione evidenza una figura 123 pattern (uncino) di Ross, che fornisce un segnale di ulteriore rialzo. Ma anche i fondamentali non sono da meno, tenuto conto della prolungata siccità e delle temperature elevate che costringono ad una costante revisione al ribasso delle stime di produzione (meno si produce, più il prezzo sale).

L’ultima previsione sul grano tenero nell’Unione europea parla di un output di meno di 130 milioni di tonnellate. Se dovesse essere davvero così, sarebbe il livello produttivo minore dal 2012 (-10% rispetto alla passata stagione). Il caso più eclatante è quello della Russia, che ha conquistato il primato mondiale nell’export di grano lo scorso anno, ma prevede che possa crollare la produzione del 25% a 64,4 milioni di tonnellate.

Frumento, mais e cotone

Ma non c’è solo il grano sotto i riflettori. Anche il frumento va in crescita. Le quotazioni sono salite ai massimi da due mesi, vicino a 540 cents/bushel, con l’Indicatore Parabolic Sar trading system che suggerisce ulteriore spinta rialzista. E senza che questo prodotto sia nel mirino dei controdazi cinesi. I timori riguardo l’impatto del clima torrido stanno guidando al rialzo anche il mais e il cotone, altri prodotti colpiti dai dazi cinesi. Crescono pure loro, anche se a ritmo molto più contenuto. La quotazioni della fibra in particolare sono tornate in tensione, vicino a 90 cents per libbra all’Ice, per le devastazioni che la mancanza di pioggia sta provocando nel Texas occidentale.

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Investitori paralizzati dall’incertezza post-elettorale Italiana

La domanda che si pongono i mercati riguardo l’Italia è che tipo di governo verrà fuori dopo le ultime elezioni. Se mai riuscirà a venirne fuori davvero uno. Malgrado siano due domande generalmente deleterie per i mercati, finora l’impatto dell’esito elettorale è stato blando. Da una parte infatti il raggiungimento di una intesa in Germania ha contribuito a rasserenare gli animi sul futuro dell’Europa, dall’altra c’è il paradosso che la situazione Italiana è talmente così confusa che nessuno azzarda una mossa. L’incertezza è cioè talmente grande da paralizzare gli investitori.

elezioni italia 2018Se andiamo a vedere quale sia stato l’andamento dell’euro il lunedì post-elettorale, ci accorgiamo che la tendenza è stata abbastanza stabile. La valute unica non ha subito quindi grossi contraccolpi e i segnali ichimoku trading system sono stati abbastanza stabili. Nonostante il successo indiscutibile dei partiti più anti-establishment e euroscettici in Italia (M5S e Lega), la valuta unica è sembrata immune dall’incertezza politica nella terza più grande economia dell’euro.

L’effetto ritardato per gli investitori

Più che di un effetto blando, forse però sarebbe più giusto parlare di un effetto ritardato. Quando si comprenderà il destino politico dell’Italia infatti, è plausibile che anche i mercati si schiereranno. E’ inimmaginabile che un governo targato M5S non avrà un impatto negativo sull’Euro, con le strategie Parabolic Sar forex da tenere sotto controllo. La presenza del “rassicurante” Berlusconi nell’altro polo invece potrebbe attenuare i timori circa un governo Salvini. Lo scenario meno probabile, ovvero un governo M5S + Lega, è quello che fa tremare i polsi all’Eurozona. Resta comunque il fatto che gli investitori attendono una maggiore chiarezza sulla composizione del prossimo governo, e quindi rimarranno spettatori delle presumibili settimane di negoziati tra i partiti politici.

Riguardo invece al comparto obbligazionario, si presume che l’effetto arriverà forte e immediato. Il risultato elettorale non è positivo per gli spread periferici. Dovrebbe assistersi a una perdita di terreno rispetto a Spagna e Portogallo, ma anche agli altri mercati principali dell’Eurozona, soprattutto riguardo ai bund tedeschi. L’incertezza politica e la probabilità di una politica fiscale più flessibile potrebbero dare una spinta forte al rendimento dei titoli di Stato, con i decennali in aumento verso 2,75% entro la fine dell’anno. O forse anche più.

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