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Speranza e tasche vuote contro il Muro

In balia di scafisti senza scrupoli. Appesi a barche che hanno visto marosi lontani. Su gommoni che galleggiano per scommessa. Eppure i loro occhi guardano verso l’Occidente. I migranti sognano la loro Terra Promessa. Arrivano con un sorriso di speranza e le tasche vuote. Hanno bisogno di vestiti, medicine, un panino fumante o una minestra fredda: è lo stesso, quello che importa è che sia caldo il benvenuto. E hanno bisogno di pupazzi di peluche: a qualsiasi latitudine i bambini non li riconosci dall’altezza ma dal peluche stretto come l’unica cosa che galleggia sul pianeta Terra. E loro, di galleggiamenti e mari da attraversare, ne sanno qualcosa. Questo esercito inarrestabile ha bisogno di soluzioni.En passant, va preso atto che, nella Storia, vince e non si ferma, chi è numericamente maggiore e chi è più affamato: le forze politiche – a qualsiasi colore appartengano – , bisogna che tengano conto di questo, visto che alcune di loro non vogliono ascoltare quel senso di appartenenza al genere umano, che dovrebbe essere parte integrante anche della loro psiche.
Quando nel 1989 il Muro cadde fu una gran festa. Ora, con un popolo che scappa dalla guerra e dalla miseria, quel Muro è stato ricostruito. Non si vede. È nella testa di chi dice che quei bambini non sono i nostri bambini. Che la disperazione dei loro genitori non è la nostra.
Ma se le soluzioni sostanziali sono azioni di pertinenza, soprattutto, di statisti avveduti e Governi lungimiranti; in un contesto musicale, che aiuto, pur minimalista, si potrebbe dare al problema? Probabilmente nessuno.
Oppure sì, qualcosa gli artisti possono fare. Le canzoni sono fatte di parole che fanno discutere. Che mettono sotto il riflettore il tema.
Pertanto, ben vengano, ad esempio, musicisti come i Negrita che, in alcune loro pubblicazioni e già nel titolo, danno materia per accendere l’attenzione. Gli eventi e le date, nel loro caso si sta parlando del video “1989”, non sono solo da imparare per prendere un voto a scuola: essi sono ponti/collante che la Storia usa per collegarsi al presente.
Un altro artista che vale la pena indicare è il cantautore bolognese Mimmo Parisi e, segnatamente, un suo brano che si chiama programmaticamente, “A Berlino”. Questa canzone, pubblicata qualche tempo fa, in un contesto europeo che fa fatica a trovare soluzioni di apertura verso chi chiede asilo, è più che mai attuale. Il suo brano, tra le righe, sembra chiedere a cosa sia servito quell’annuncio clamoroso sulla caduta del Muro di Berlino, se adesso l’eurocentrismo europeo non sa fare altro che chiudersi a cerchio intorno ai suoi confini.
Ora e purtroppo, quel Muro pare ricresciuto. Come l’erba cattiva. Questa denuncia semantico/architettonica si chiude, inoltre, citando una band emergente che nella primavera scorsa, ha pubblicato un brano che si chiama proprio “Il Muro di Berlino”. Loro si chiamano VioladiMarte e sono calabresi. Il genere frequentato è un concentrato di indie rock e psichedelia, personal mood e armonie complesse. Il loro “Muro di Berlino” rappresenta, metaforicamente, le difficoltà odierne legate alla comunicazione interpersonale e, legato al tema dell’articolo si vuole qui aggiungere, soprattutto, difficoltà di ordine interrazziale.

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I TASSELLI, LE LORO TIPOLOGIE, IL LORO UTILIZZO

Il tassello è un sistema di fissaggio. Per sceglierlo, è importante conoscere sia il tipo di muro o di superficie di ancoraggio e sia il peso e l’utilizzo del pezzo che andiamo a fissare. I tasselli si dividono in diverse categorie: fissaggi leggeri, fissaggi pesanti, tasselli chimici e per fissaggi speciali. I primi si utilizzano soprattutto in casa: un quadro, una lampada, un piccolo supporto per oggetti leggeri ma anche pensili da cucina, accessori per il bagno, canaline elettriche… con i tasselli giusti tutti questi lavori diventano semplici da eseguire e di sicuro successo.

I tasselli per fissaggi leggeri, il tassello ‘classico’ è quello in nylon che spesso ha due alette per evitare che l’avvitamento del trapano faccia fuoriuscire il tassello dall’alloggiamento (come già sappiamo, la posa di un tassello prevede il posizionamento del tassello nel foro: qui verrà poi alloggiata la vite di sostegno). Della stessa famiglia, però, sono anche i tasselli ad ancora, a gancio o ad occhiolo che sono particolarmente utili per strutture a tensione. Per i fissaggi pesanti, invece, ci vogliono dei tasselli che possono resistere anche alle sollecitazioni più gravi. Al posto del nylon, questi sono spesso prodotti in acciaio il che li rende particolarmente versatili anche per l’utilizzo in esterni. Anche in questa tipologia ci sono tasselli con occhioli e ganci anche se qui parliamo di reali tensostrutture oppure cavi posti per il posizionamento di pali o strutture non perpendicolari al terreno.

Se però il muro o la superficie dove dobbiamo mettere il nostro tassello non è omogenea (come nel caso dei mattoni forati), allora la risposta giusta ci viene dai tasselli chimici che comunque sono dotati di una calza che evita che il prodotto chimico si disperda negli spazi interni. Il tassello chimico usufruisce di materiali ad alta resistenza (come i bicomponenti) e vengono di solito utilizzati con una pistola che ha il beccuccio spiralato che, al momento dell’uso, mescola il prodotto con l’induritore. La scelta tra tasselli ad alta resistenza e quelli chimici deriva dal tipo di base sul quale avviene l’applicazione anche se, in linea di massima, però, possiamo riconoscere altri tre elementi: le condizioni ambientali, l’entità del carico (intensità, tipo e direzione di carico) e la geometria del substrato.

Ci sono poi i tasselli per fissaggi speciali che hanno bisogno di particolari accessori per il loro posizionamento: stiamo parlando di fissaggi su rivestimenti a cappotto, termosifoni, sanitari, ovvero tutti gli elementi che hanno bisogno di un altro supporto per essere fissati. In questo caso, fondamentale è valutare bene il peso dell’oggetto e il suo posizionamento. Quando dovete eseguire un fissaggio sia pesante che leggero, praticate sempre un foro preciso e perpendicolare usando la sola rotazione nel trapano. Se l’elemento è particolarmente duro, però, non abbiate timore di ricorrere alla rotopercussione. Ponete attenzione alla pulizia del foro prima di procedere: se il foro è piccolo potete usare un soffio d’aria. Se il foro è di grandi dimensioni, anche lo scovolino può dare ottimi risultati.

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Nelle Sale Duca di Montalto del Palazzo Reale a Palermo Il muro ha un suono

È una mostra da vedere e ascoltare quella che, dal 14 gennaio al 3 febbraio 2012, il Palazzo Reale di Palermo, sede del Parlamento Siciliano, dedica a BIOS Vincent, giovane artista trapanese che vive e lavora tra la Cina e l’Italia. Il muro ha un suono, a cura di Martina Cavallarin, è la prima personale dell’artista a Palermo, atteso ritorno nella terra d’origine dopo le recenti esperienze artistiche in Cina, a Boston e a Berlino.

 

BIOS costruisce per gli spazi del Palazzo Reale un percorso del tutto inusuale, che si snoda dal piano inferiore, in cui si è accolti dai video con i gli atti performativi dell’artista, fino alla sala centrale del piano superiore, dove una labirintica installazione composta da oltre 40 opere di grandi dimensioni avvolge il visitatore in spire materiche dalle forti cromie che prendono il sopravvento e conducono alla grande parete di fondo interamente coperta da un lavoro di notevoli dimensioni emozionali.

 

 

Di fronte ai pannelli cosparsi di cemento o lasciati quasi a vivo, perforati da proiettili di vari calibri, Magnum, piombini, Lupara, e alle installazioni a parete con numeri, parole, lettere, segni violentati dall’uso determinato e mirato di armi da fuoco, ci si lascia trasportare dall’eco del sibilo lacerante e invisibile di uno sparo, di risposte mai date, di doni inaspettati, di una speranza disillusa o di un ricordo cancellato.

 

BIOS guarda il mondo dal buco inflitto dai proiettili sulle sue superfici trattate e la sua arte appare da autodidatta, ma è mutuata invece da un preciso percorso culturale, da codici antichi come la grafica o la letteratura medievale, le incisioni, l’arte sacra e un immaginario visionario – afferma la curatrice della mostra Martina Cavallarin.

 

BIOS ha una ricerca personale che indaga nella dimensione del sociale concentrandosi su temi spigolosi come l’aborto, l’ecologia, le sopraffazioni, la violenza, le barriere fisiche e mentali, attraverso un’arte che si avvale di performance – in cui i cacciatori sparano virtualmente sulla preda, metafora per eccellenza, o in cui l’artista impersona i “pinocchio” e ne simula crocefissioni – e di installazioni a parete, quadri che si fanno scultura nell’accogliere gettate di colore, scarnificazioni, oggetti circondati da numeri che sono un logo –  come il 194, cifra che evoca la legge sull’aborto – o parole, lettere, scritte.

 

“Quelli di Vincent sono i muri della vita che raccontano la storia degli uomini che l’hanno vissuta. – scrive l’architetto Michele Premoli Silva che ha realizzato il progetto espositivo – Muri che, come quelli delle case nei luoghi di combattimento o di conflitto, segnati dalle raffiche dei proiettili che vi hanno inciso il loro alfabeto, restano lì a ricordare che tra quel muro e chi sparava probabilmente sono state interrotte delle vite. BIOS ha scelto di raccontare la vita del Mondo attraverso il muro”.

 

La mostra è patrocinata dalla Regione Sicilia, dall’Assemblea della Regione Siciliana e dalla Fondazione Federico II, e promossa dall’Associazione Sicilia Promotion, con il contributo di Galleria Affiche Milano e Galleria 71 Palermo. Sponsor d’eccezione URSA Italia SrL.

 

 

BIOS Vincent

è nato a Erice, Trapani, il 24.11.1976

 

Installazioni di grande formato a parete e mixed media sono le tecniche utilizzate nella sua ricerca, che si focalizza sulla dimensione del sociale, su temi spigolosi come l’aborto, l’ecologia, le sopraffazioni, la violenza, le barriere fisiche, mentali e la memoria sorda e necessaria. Al momento è impegnato nel processo di installazioni ambientali nelle quali è previsto l’utilizzo di sorgenti di energia rinnovabile. Dal 2000 il suo lavoro è stato presentato in varie mostre collettive e personali in Italia e all’estero.

Vive e lavora tra Milano e la Cina e collabora con diversi studi di Architettura nello sviluppo di progetti tra arte e architettura.

 

 

SCHEDA INFORMATIVA

 

 

BIOS Vincent | Il muro ha un suono
a cura di Martina Cavallarin

 

dal 14 gennaio al 3 febbraio 2012

inaugurazione 13 gennaio 2012 ore 19:00

Palazzo Reale, Sale Duca di Montalto

Piazza Indipendenza, 1 – 90129 Palermo

 

Con il patrocinio di:

Regione Sicilia | Assemblea della Regione Siciliana | Fondazione Federico II

 

Sponsor:

URSA Italia Srl

 

Con il contributo di: Galleria Affiche – Milano | Galleria 71 – Palermo

 

Organizzazione: Associazione Sicilia Promotion

Direzione scientifica: Scatola Bianca – Venezia

Progetto espositivo: Studio Premoli Silva

Concept comunicazione e progetto grafico: Tosi comunicazione

 

Orario di apertura: lun-sab: 8:30-17:40; dom e festivi: 8:30-13:00 (la biglietteria chiude un’ora prima del museo)
Ingresso: 3 euro
Informazioni: www.federicosecondo.org

Mail: [email protected]

Tel: +39 091_6262833

 

Accompagna la mostra un prestigioso catalogo edito dalla Fondazione Federico II Editore in tre lingue – italiano | inglese | cinese – con testi critici a cura di Martina Cavallarin | Micol Di Veroli | Michele Premoli Silva

 

 

Ufficio stampa
Flavia Lanza | ph. +39 340_4265760 |mail: [email protected]

 

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