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Mercato energetico, il regno del petrolio vacilla. Ormai è solo questione di tempo

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  • 15 Ottobre 2020

La pandemia ha probabilmente accelerato un processo che era comunque già in corso. Non c’è dubbio che la transizione del mercato energetico sia in crescita, e la spinta verso le energie rinnovabili sta rendendo sempre più vacillante il trono del petrolio.

Il cambio di leadership nel mercato energetico

mercato energeticoL’oro nero durante il periodo del Covid ha subito dei contraccolpi pesantissimi. Ad aprile addirittura il prezzo del WTI è sceso in territorio negativo, a quota -37 dollari circa. Roba mai vista. Il fatto è che i lockdown hanno depresso la produzione, e di conseguenza la domanda di carburante. Il legame indissolubile tra industria e petrolio s’è manifestato nel modo peggiore per il mercato energetico.

Il picco ormai è alle spalle

Tuttavia anche dopo l’avvio della ripresa economica, il prezzo del greggio non è che abbia brillato. Al momento le quotazioni continuano a muoversi in prossimità dei 40 dollari al barile. Giusto la metà di quello che si vedeva nella primavera del 2019. La buona stella del mattino (moring star), adesso si sta spegnendo (evening star). Certo, la ripresa non ha ancora portato l’attività produttiva ai livelli pre-pandemia. Ma secondo molti anche quando questo avverrà (e chissà quando) il prezzo del petrolio non toccherà più i livelli di un tempo.

La spinta verso le rinnovabili

L’accelerazione del mercato energetico verso le rinnovabili, in sostanza, ridurrà drasticamente gli ultimi anni di regno del petrolio. Solare ed eolico avanzano, anche per la presenza di altri fattori. Il cambiamento climatico ovviamente, ma anche motivazioni economiche, con i costi di produzione di energia pulita ormai in allineamento con quelli dei combustibili fossili. Oltre a questo c’è una spinta forte che arriva proprio dai consumatori, che esigono un cambiamento (come evidenzia la crescita di richiesta di veicoli elettrici). Lo stesso dicasi per i mercati, con una sempre maggiore attenzione verso gli investimenti sostenibili.

Quello che resta da chiedersi è quando durerà ancora il predominio energetico del petrolio. Secondo British Petroleum, a seconda dell’accelerazione del processo di transizione energetica, il calo potrebbe oscillare tra il 10% e il 55% entro il 2050. Se questo sprint dovesse andare anche oltre le previsioni, lo scenario più aggressivo sarebbe di un calo addirittura dell’80%.

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Obbligazioni e debito, nei paesi emergenti ci sono opportunità e rischi

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  • 6 Dicembre 2019

Nel mondo della finanza c’è sempre stata una certa cautela nei confronti dei paesi emergenti. Quelli cioè che non hanno un grado di solidità tale da poter camminare da soli, e che invece sono fortemente legati all’andamento delle economie altrui (in special modo quella USA). Tuttavia, soprattutto nel settore delle obbligazioni, ci sono interessanti occasioni.

Obbligazioni e paesi emergenti

obbligazioniNon è un caso che fino a pochi decenni fa, chi voleva investire nel debito dei mercati emergenti, poteva farlo soltanto attraverso pochi strumenti. Un gruppo molto ristretto di obbligazioni in dollari USA, per lo più provenienti dai paesi dell’America Latina. Lo scenario oggi è molto diverso, eppure non tutti colgono i vantaggi di questa asset class.

L’investimento obbligazionario essenzialmente poggia su quattro pilastri: quelle sovrane in dollari USA, quelle societarie, quelle di frontiera e infine le obbligazioni sovrane in valuta locale. Allo stato attuale, la maggior parte dei gestori punta poco sul debito dei mercati emergenti, mentre continua a preferire l’investimento sul debito sovrano in dollari USA.

Il rischio cambio che erode i rendimenti

Eppure, le emissioni dei mercati emergenti emesse in valuta locale presentano un rischio di default trascurabile, mentre assai più sostenuto è il rischio connesso la volatilità delle valute dei mercati emergenti. In sostanza al rapporto di cambio con il dollaro. Pensiamo ad esempio all’Argentina. Il peso nell’ultimo anno è crollato rispetto al dollaro. Da gennaio ad oggi ha perso il 34% del suo valore, con una sequenza di doji, morning star evening star pattern, ma anche di gap ribassisti. Quando si verifica questo, il rendimento viene eroso dal tasso di cambio: guadagno più peso, ma siccome al tempo stesso il peso perde valore, alla fine ci si rimette.

Diversificazione

Come si affronta questo problema? Il rendimento di queste obbligazioni può essere stabilizzato tramite diversificazione. Però occorre armarsi di molta pazienza e sfruttando gli indicatori forex gratis migliori, osservare quelle valute che si muovono in tandem con quelle delle economie emergenti, come euro, sterlina e dollaro australiano. Queste ultime hanno un comportamento simile alle valute emergenti rispetto al dollaro: si svalutano contro l’USD durante le crisi, ma si apprezzano in tempi migliori.

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