La scuola in linea
È difficile parlare di scuola telematica in un paese in cui è ancora un’emergenza l’edilizia scolastica e decine di migliaia di studenti e professori fanno lezione in strutture e aule fatiscenti e inadeguate, se non proprio inagibili. Altro che computer e reti telematiche! Anche in questo caso, come per la sanità, la realtà nazionale è disomogenea ed esistono scuole che hanno sviluppato progetti di avanguardia e altre in cui il PC è ancora una chimera. Eppure, come rilevano giustamente Francesco Bollorino e Andrea Rubini, “educare all’information society è il compito più importante per la scuola del nuovo millennio, ed è un compito difficile perché implica la necessità di formare formatori adeguati, con competenze articolate né solo specificatamente informatiche, né solo connesse ai saperi da trasmettere”. E indubbio che anche in questo settore siano stati fatti passi da gigante e che negli ultimi anni gli investimenti per l’innovazione siano stati considerevoli.
D’altronde l’autonomia scolastica da un lato ha liberato gli istituti dalla pressione, spesso insopportabile, dei vincoli burocratici, dall’altro ha accentuato il divario (anche digitale) tra le scuole che insistono su realtà economiche e sociali differenti.
Il Ministero dell’Istruzione ha da tempo istituito un servizio per l’automazione informatica e l‘innovazione tecnologica, con un ufficio (ufficio IV) che ha il compito di formulare i piani per le politiche di innovazione tecnologica, definire gli standard tecnologici, offrire consulenza alle istituzioni scolastiche in materia di strutture tecnologiche, promuovere studi e sperimentazioni di nuove soluzioni tecnologiche, creare infrastrutture di supporto ai servizi in rete, anche in collaborazione con enti e soggetti esterni.
I dati di una recente indagine dell’OCSE condotta nell’area dei paesi industriali denunciano, nonostante il basso numero di alunni per docente (un insegnante ogni dieci alunni contro la media OCSE di 1 su 15), che il 65,5 per cento della popolazione adulta non supera il secondo livello alfabetico.
L’Italia risulta ventunesima nella preparazione scientifica dei suoi studenti e ventitreesima per quanto riguarda lo studio della matematica. Il costo per studente della scuola italiana è più alto del 15 per cento rispetto alla media europea. Eppure, soltanto il 40 per cento della popolazione adulta ha un diploma di scuola secondaria, contro il 61 della Francia e 1’84 della Germania.
In Italia i laureati sono soltanto il 9 per cento delle persone che lavorano mentre in Francia i laureati sono il 19 e in Germania il 22. In Italia meno della metà di coloro che frequentano la scuola superiore finisce regolarmente gli studi, contro una media che nell’area dell’OCSE è vicina al 70 per cento. I tassi di dispersione universitaria restano i più alti d’Europa: in Italia si laureano 38,5 matricole su cento, contro le 81 dell’Inghilterra, le 72 della Germania e le 55 della Francia.
Le statistiche OCSE ci dicono che l’Italia, con il 36 per cento di laureati sul totale degli iscritti all’università è l’ultimo dei paesi industriali in questa graduatoria. Negli ultimi 40 anni su quasi 10 milioni di giovani che si sono rivolti all’università per un livello di istruzione superiore, i laureati sono stati poco meno di 3 milioni (dal programma politico del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca).
Il programma ministeriale per le tecnologie dell’informazione
http://www.istruzione.it/ prevede tre grandi categorie di obiettivi:
1 promuovere negli studenti la padronanza della multimedialità sia come capacità di comprendere e usare i diversi strumenti, sia come adozione di nuovi stili cognitivi nello studio, nell’indagine, nella comunicazione e nella progettazione;
2 migliorare l’efficacia dei processi di insegnamento-apprendimento e la stessa organizzazione della didattica sia per quanto riguarda le singole discipline sia per l’acquisizione di abilità di tipo generale;
3 migliorare la professionalità degli insegnanti non solo attraverso la formazione, ma anche fornendo strumenti e servizi per il loro lavoro quotidiano.