Archives

Comunicati

Esc “La principessa sul triciclo”

In perfetto equilibrio tra scrittura di stampo cantautorale e un sound contemporaneo, il cantante romano presenta il suo singolo come una delicata favola metropolitana. Il brano anticipa il suo disco “Argonauta”.

In radio dal 12 marzo. 

Nella ruota destra farfalle e musica

Nella sinistra una stanza gelida

 

La Principessa sul Triciclo è un inno alla delicatezza, al rispetto del tempo, del vissuto e della ricerca personale degli altri. Ricerca che può portare ad allontanarsi per scovare se stessi o addirittura proteggersi. Il testo invita a rispettare questa ricerca anche (e ancora di più) quando si è innamorati.

La produzione artistica del musicista e arrangiatore Alberto Paderni rende il brano una realtà onirica, in cui beat, archi, pad e synth trovano la loro comfort zone, incanalando la narrazione della canzone in un ambiente caldo e dai contorni sfumati, quasi subacqueo. 

La produzione di questo singolo vede anche la collaborazione di Antonio Pagano e Simone Visani.

La copertina del singolo è una foto scattata dallo stesso ESC, sulla quale è stato aggiunto il titolo in un font illustrato che cita quello della copertina di “Storia di un impiegato” di Fabrizio De André.  

Il singolo è tratto dall’album d’esordio di ESC intitolato “Argonauta”.

«Argonauta è il mio disco 0, rappresenta tutto ciò che non ho fatto fino ad oggi in campo musicale ed è il punto di partenza di un percorso artistico che voglio coltivare al meglio. Sono sempre stato interessato ai contrasti e alle analogie tra le parti opposte e tanto Esc quanto Argonauta ne sono pervasi. Esc come nome nasce da una mattina di hangover: dopo una festa, avevamo scritto i nomi sui bicchieri ma sul mio era rimasto solo “ESC”. Allo stesso tempo il nome ha un forte legame con la scelta del percorso che ho scelto di intraprendere che mi ha portato a lasciare la mia vita da ingegnere per scrivere e cantare canzoni, qui il contrasto. Argonauta, oltre a essere il nome del mio storico gruppo di amici “argonauti”, non solo rappresenta il viaggio ma è un nome che sicuramente rimanda al classico. Al contrario, a livello di “suono” rimanda a qualcosa di più “scientifico” o “spaziale”». Esc.

 

Radio date: 12 marzo 2020

Pubblicazione album: maggio 2020

 

BIO

Nato a Roma da padre emiliano e madre romana, Francesco Botti, in arte ESC, inizia a suonare entrando a far parte dei For a Saleswoman’s Sake, gruppo post rock romano, e con loro apre nel 2009 un concerto dei Bologna Violenta, progetto solista di Nicola Manzan, chitarrista del Teatro degli Orrori

In seguito ESC vince una borsa di studio al Centro Europeo di Tuscolano (CET), accademia di musica di Mogol, dove segue lezioni di composizione, scrittura testi ed interpretazione della canzone italiana. Nello stesso frangente, fa la conoscenza di diversi artisti provenienti da tutto il territorio nazionale.

Dopo la laurea in ingegneria, si trasferisce a Modena ed è proprio lì che compie i passi più importanti. Attraversa una nuova fase di scrittura, che si conclude con la produzione di nuovi inediti. I pezzi vengono arrangiati in elettrico con una formazione efficace e solida, e riscuotono da subito un ottimo riscontro, procurando a ESC l’opening del concerto dei SickTamburo + Ros all’Ardeforte Festival 2018, e permettendogli di salire anche sul palco del “Che Effetto Fa Tour” in apertura ai Kutso. 

Durante l’estate 2019, ESC lancia il “Pazzesco Cover Contest”, 8 brani provenienti dalla scena nazionale e non, riarrangiati e presentati sul suo profilo Instagram; una gara che coinvolge i suoi followers tanto da trasformarsi in un mini tour estivo, il “Pazzesco Summer Tour”.

Il singolo “La principessa sul triciclo” anticipa “Argonauta“, album di esordio del cantautore romano – ad  oggi alle fasi finali di mix con la produzione di Alberto Paderni (BlueBeet Studio di Reggio Emilia) – la cui uscita è prevista per maggio 2020.

 

 

Contatti e social

Fb www.facebook.com/escsonoio/

Ig www.instagram.com/escsonoio/?hl=it

No Comments
Comunicati

Un altro successo per il manager Salvo Nugnes: ottime recensioni per l’inaugurazione della mostra “Riflessioni Contemporanee” alla Milano Art Gallery di Bassano del Grappa che vede artisti come Giromel, Severi…

Sabato 28 Febbraio 2015, alle ore 18.00 è stata inaugurata nella sede della “Milano Art Gallery” di Bassano del Grappa, in via Portici Lunghi 37, l’ammaliante mostra collettiva dal titolo “Riflessioni Contemporanee”. L’esposizione ha coinvolto molti noti artisti contemporanei come Sergio Giromel, Maria Pia Severi ed Osvaldo Mariscotti, maestri di stima internazionale e protagonisti della precedente mostra collettiva omonima al Museo Gipsoteca Canova a Possagno e al Municipio di Asolo, entrambe inaugurate da Vittorio Sgarbi. La mostra, organizzata dal manager produttore Salvo Nugnes, presidente dell’Associazione “Spoleto Arte” ha registrato un eccellente successo ed ha visto numerose partecipazioni.

Il pittore Sergio Giromel da alcuni anni partecipa in modo continuativo a mostre e rassegne collettive sia a livello locale che nazionale, acquisendo sempre grande interesse sia da parte della critica che dal pubblico. L’artista è anche organizzatore di concorsi di pittura, mostre personali e collettive. Maria Pia Severi viene definita un’artista diversa e originale grazie ad una tecnica impressionistica e divisionistica che fa sembrare le fotografie la riproduzione di un sogno sfocato, di cui non appena aperti gli occhi, si riesce a ricordare solo piccoli ritagli di esso. Osvaldo Mariscotti ha avuto una lunga carriera come artista, quindi non è nuovo all’arte, ma è la sua arte ad essere nuova, diversa. La soddisfazione che deriva dal suo lavoro è frutto anche del suo effetto su altre persone.

No Comments
Comunicati

TORINO PARATOUR: IL RAZIONALISMO E IL CONTEMPORANEO

È on line su www.caus.it alla pagina http://www.caus.it/torino-paratour-razionalismo.shtml l’ultimo e definitivo percorso turistico riservato ai disabili e non vedenti dal titolo “Torino Paratour”. Il primo tema sui decori architettonici della capitale subalpina è stato sul grottesco nel barocco e neoclassino, il secondo tour sul liberty e decò, mentre quest’ultimo itinerario prende in esame il razionalismo e il contemporaneo.

 L’itinerario turistico relativo ai decori architettonici della capitale subalpina “TORINO PARATOUR: IL RAZIONALISMO E IL CONTEMPORANEO”, è riservato alle persone disabili in carrozzina e ai non vedenti. Questo percorso si snoda tra le vie del quartiere Crocetta precisamente nel quadrilatero delimitato dai corsi Rosselli, Galileo Ferraris, Luigi Einaudi e Alcide De Gasperi. Si tratta di un itinerario da toccare e vedere, relativo agli edifici di civile abitazione edificati in stile razionalista e contemporaneo nati tra i primi decenni del 900 sino a quelli odierni.

Per la comprensione dei due stili, saranno presi in considerazione alcuni dettagli architettonici, come i serramenti esterni (portoni, finestre, grate e cancelli).

Il periodo razionalista nasce subito dopo il modernismo (Liberty – Decò) e dalla fine del 1920 in Italia diviene il simbolo dell’architettura fascista, attingendo dell’esperienza della scuola germanica del Bauhaus, dove arte e artigianato elaborarono forme geometriche semplici e facilmente standardizzabili, quindi riproducibili in serie. Gli elementi principalmente usati sono legno, metallo, vetro, bachelite. In “Torino Paratour: il Razionalismo e il Contemporaneo”, scopriremo i fregi a greche, le forme geometriche piane (rettangolo, quadrato, rombo, triangolo…), quelle solide (cilindro, cubo, cono, sfera…) usati come ornamenti modulari per abbellire portoni, griglie per lucernai e cantine, cancellate, portabandiera, ecc.

Nell’architettura contemporanea, i decori sono prodotti quasi totalmente in metallo, vetro, plastica ed altri materiali compositi, affiancando allo stile asciutto, lineare, angolare e semicircolare del razionalismo, le volute ispirate al floreale del Liberty, ma con forma sintetica e modulare.  Entra nel decoro edile contemporaneo un elemento nobile come la ceramica, impiegato per bassorilievi con figure naturalistiche in stile moderno o astratto, usato per abbellire gli ingressi delle case.

Nel razionalismo come nel contemporaneo, i decori esterni seguono linee minimaliste, essenziali e pratiche.

Durante questo percorso saranno considerati anche alcuni decori di portoni, mensole di finestre e pareti esterne caratteristiche del decoro ottocentesco, al fine di poter maggiormente comprendere le differenze stilistiche delle varie epoche.

In caso di maltempo un riparo in prossimità del percorso è sotto la galleria commerciale al numero 46 di corso De Gasperi . In tutto il tragitto ci sono alcuni ampi balconi e una pensilina in via Piazzi 27 del Teatro Salesiano Crocetta: in caso di pioggia improvvisa ci si può trovare riparo.

Il percorso, studiato per disabili con uso di carrozzina, si svolge su marciapiedi ad attraversamento ribassato e privo di barriere architettoniche per quasi tutte le vie del percorso (una piccola eccezione per via Piazzi angolo via Colombo), mentre per i non vedenti è completamente assente il tracciato Loges, ausilio indispensabile per la deambulazione sicura.

Il tour si svolge in un’area di media ampiezza e dura circa due ore. Panche pubbliche  sono lungo corso de Gasperi e ci sono due fontanelle in tutto il tragitto (corso Galileo Ferraris e Largo Cassini, dove ha sede il mercato della Crocetta).

Il tour inizia da corso De Gasperi angolo via Fratelli Carle e prosegue per via Cassini. Poi si prende via Torricelli, sino a corso Ferraris, si torna in dietro e si gira verso via Cassini direzione largo Cassini-mercato. Da via Cristoforo Colombo si parte direzione via Piazzi e si prosegue in senso inverso sino ad arrivare al punto di partenza: via Fratelli Carle dove la visita ha termine.

Tutti i decori proposti all’attenzione dei partecipanti sono ad “altezza di ragazzo”: si tratta di fregi di vario tipo, assai plastici, cosicché anche i non vedenti possano toccarli e capirne forma e uso.

Per gli accompagnatori: è possibile esaminare il tragitto on line su www.caus.it alla pagina http://www.caus.it/torino-paratour-razionalismo.shtml e scaricare il PDF con immagini e numeri civici. E’ anche possibile accedere a Google Maps cliccando sul link sottostante.

No Comments
Comunicati

William Stok – artista internazionale post-moderno

Luglio 2013 – Lo spazio Tandini di Milano ha recentemente ospitato l’artista William Stok, italiano per nascita, londinese per adozione. L’associazione culturale, che sorge all’interno di uno dei primo edifici in cemento armato del ‘900 e che vuole essere punto di promozione e valorizzazione della cultura e dell’arte internazionale, ha dedicato una serata alla proiezione di un film dedicato alla vita dell’artista.
William Stok, artista italiano trapiantato negli anni 70 a Londra, ha esposto le sue opere nelle più prestigiose gallerie europee. A scoprirlo negli anni ‘80 è stato il critico Charles Jencks , il principale teorico dell’arte post-moderna. Sono gli anni delle opere definite “classiche”, in cui William Stok è impegnato a realizzare grandi opere su carta partendo da foto in bianco e nero ritraenti come soggetti amici e conoscenti dei quali ricalca i lineamenti su tela bianca con la sanguigna. “Mi posizionavo al centro dell’immagine ricalcata su carta, una volta poggiata sul pavimento, lasciavo che il colore riempisse gli spazi da me creati: il colore si spargeva in modo casuale ed incontrollato, creando un’affascinate gioco di chiaro scuri che io stesso non avevo cercato. Il foglio intriso dall’acqua della tempera creava delle affascinati e sinuose ondulature e tutto questo era la mia opera d’arte, che io stesso non avevo ricercato. Il colore si era impossessato di tutto. Allo stesso tempo l’immagine ricalcata si impossessava del colore contenendolo “ . Emerge dunque il tema del “contenitore” che ritroviamo sempre negli stessi anni in alcuni quadri che propongono come unico soggetto la casa: contenitore dei nostri suppellettili e di noi stessi. I quadri hanno tutti la stessa dimensione e vi è sempre un elemento fasciante di colore blu che incornicia la casa “Questi quadri vengono sempre disposti in gallerie in sequenza ed alla stessa distanza per diventare delle finestre che in galleria ricostruiscono la facciata di un edificio. Vi è anche espresso in tema del fotogramma, già esistente nei lavori classici, e che userò anche nelle mie opere successive”.
La collezione Possesion inaugura una serie di produzioni che raccolgono molti dei temi affrontati fin ora, ma presentano anche un mutamento sostanziale nel linguaggio dell’artista.
Ispirato dal movimento del “readymade” di Duchamp, William Stok sperimenta e realizza opere partendo da oggetti di uso comune per esplorare uno dei bisogni più primitivi sai del mondo animale sia di quello umano: il bisogno di possedere, accumulare, conquistare oggetti come trofei di conquista per farli diventare parte integrante del proprio vivere e quindi del proprio essere.
Oggetti che sul piano materico risultano imprigionati e sostenuti da una composizione artistica realizzata utilizzando dei tondini metallici, in realtà sul piano ideologico sono il tentativo di renderli disegni nello spazio, che acquistano attraverso il metallo nuova lucentezza. Il peso della scultura è ribaltato e gli oggetti sono liberati nell’aria. Oggetti apparentemente di uso banale rivivono come protagonisti di una visione prospettica guidata e di una composizione artistica consequenziale. Non c’è solo idea che una nuova prospettiva ovvero una nuova visione permettano a chi osserva di scoprire un nuovo significato, un nuovo stimolo poiché l’oggetto orinario non esiste più. Quello che vede, che gli si palesa davanti agli occhi è qualcosa di nuovo che fino ad allora non era mia esistito. L’occhio è lo strumento attraverso la quale possiamo “impossessarci” di un’immagine, ma allo stesso tempo anche l’immagine si sta impassendo del nostro intelletto che la sta registrando. Ogni tondino rappresenta un movimento dell’occhio del quale l’artista ne proietta idealmente la linea del suo cono visivo. A miriadi di spostamenti oculari , poiché l’occhio umano non sta mia fermo, corrisponderanno miriadi di linee di coni ottici ideali. “L’esempio è dato dalla scultura con la silhouette della figura di metallo che guardando proietta una serie di cerchi che sono la concretizzazione del punto dove l’occhio nel tempo si è fermato.”
Questo rapporto bilaterale che regola l’atto dell’osservare un oggetto ha sempre affascinato William Stok. Infatti quando era ancora studente iniziò a realizzare delle cornici di 14 metri all’interno delle quali inseriva dei veri alberi presi qua e là. L’idea che la i due oggetti fossero interconnessi era espressa da una serie di palanche che partendo dall’enorme cornice si vanno restringendo verso l’albero e si dilatavano invece dall’albero alla cornice nel tentativo di suggerire un passaggio dimensionale dall’asse dell’oggetto all’asse dell’osservatore. Le palanche anche in questo caso sono utilizzata come ripresa ideale delle linee prospettiche dei quadri rinascimentali che partono dal vertice (l’albero), per raggiungere il limiti del quadro (la cornice). La cornice è anche il piano d’incontro delle linee del cono visivo che hanno come vertice l’occhio del fruitore che si è posto di fronte alla cornice. Questo aspetto ci porta alla produzione più recente dove l’elemento “occhio” si fa soggetto prediletto delle opere successive.
Nel 2002 William Stok subisce una serie di interventi agli occhi presso il Moorfields Eye Hospital di Londra e durante questi trattamenti iniziò a fare delle ricerche e rimase affascinato dalle immagini di occhi che lo circondavano ogni giorno. Una volta dimesso questa particolare esperienza si tramutò in una serie di dipinti suggestivi ritraenti gigantografie di occhi (larghe circa 3 metri) realizzati utilizzando tempere all’uovo oppure piccole miniature a pastelli su canavas. L’aspetto intrigante di questa sua ricerca era indagare il rapporto “fisiologico” mutevole che c’è tra la cornea, l’iride e la pupilla. I dipinti realizzati non sono da considerarsi come un attento studio anatomico dell’organo della vista, ma come immagini astratte e significati o scuri che si palesano nella mente dell’artista e di chi le osserva.
In questi ultimi anni, invece, la produzione artistica di William Stok si è concentrata sulla realizzazione di dipinti e sculture di forme apparentemente astratte che suggestivamente vengono ricongiunte ad immagini di oggetti reali che in fase di creazione non erano state pensate ma che si sono progressivamente palesate nella mente dell’artista. “Non sono alla ricerca di chissà quale significato, l’oggetto reale è semplicemente un oggetto. L’aspetto interessante è come l’astratto preso singolarmente non ci dice nulla, ma una volta elaborato prima dai nostri occhi con l’atto del guardare e poi dalla nostra mente diventa qualcosa di concreto e parte della nostra memoria.” La foto affiancata all’opera pittorica o alla scultura suggerisce il “titolo”, ma mai il significato. William Stok vuole suggerirci il punto da cui tutto nasce, il significato ed il valore che uno da agli oggetti è del tutto arbitrario ed individuale.

Per ulteriori informazioni:
Ufficiostampa.it
Via Vittorio Emanuele II, 20 – 20900 Monza
T. + 39 039.2308.568 F. + 39 039.9796.304
e-mail: [email protected]

No Comments
Comunicati

TRANSART09 – A SETTEMBRE E OTTOBRE IL VENTO DEL CONTEMPORANEO SOFFIA IN ALTO ADIGE

 

E’ a settembre che soffia il vento del contemporaneo. Progetti sperimentali, concerti, teatro-danza, videoconferenze, performance letterarie e spettacoli multimediali compongono il multiforme programma di Transart09, che attraverserà la provincia di Bolzano dall’11 settembre al 9 ottobre.

La musica contemporanea di Martin Matalon, Wolfgang Rihm e Paul Hindemith, nell’esecuzione dell’International Ensemble Modern Academy, sarà la trama sonora di due pellicole di culto nel loro genere: Un Chien Andalou di  Salvador Dalì, diretto da Luis Buñuel, e Im Kampf mit dem Berge di Arnold Fanck. Un’inaugurazione all’insegna della più stretta interazione tra generi artistici, quella dell’11 settembre all’Ex Alumix, sede inedita per il Festival. Situato nella zona industriale di Bolzano, sarà il cuore di questa nuova edizione. Con un’area lounge e il ricordo alla biennale Manifesta 7 ospitata l’anno scorso, l’ Ex Alumix non sarà solo una location di eventi culturali, ma dimostrerà anche come la cultura contemporanea possa essere uno stile di vita al passo con i tempi, grazie alla rinnovata collaborazione con Museion, museo di arte moderna e contemporanea di Bolzano.

Qui la coppia di artisti Dean & Britta dedica il suo omaggio romantico e pop al genio di Andy Warhol con 13 Most Beautiful…Songs for Andy Warhol’s Screen Tests (15.9); Kurt Hentschlȁger, una delle due anime dei Granular Synthesis, ci introduce all’esperienza multimediale e sensoriale spazializzata di Feed, un progetto unico nel suo genere, realizzato per la Biennale di Teatro di Venezia (18. e 19.9.), mentre l’Ensemble on_line, formazione di punta nel panorama della ricerca elettronica, darà suono al film Outer Space di Peter Tscherkassky con tre composizioni eseguite in prima italiana (20.9).

Blixa Bargeld, leader storico degli Einstürzende Neubauten, non potrà che sentirsi a casa negli spazi industrial dell’Ex Fabbrica di Alluminio, dove presenterà il progetto Rede/Speech basato sulla emissione, registrazione, iterazione e sovrapposizione di sillabe, parole, frasi e vocalizzi. Attraverso la sua voce, il cantante berlinese costruirà una vera e propria architettura sonora. Una fabbrica abbandonata ed echi musicali che miscelano Giamaica, Venezuela, Londra, Berlino.

Il pubblico non potrà che lasciarsi andare alla trascinante colonna sonora da melting pot tecnologizzato con The Bug, disco dell’anno 2008 per The Wire, Kid 606, venezuelano trapiantato a Berlino, Fat-ish e Wang inc. D’obbligo le scarpe da ballo! (25.09).

Un vero e proprio viaggio nel tempo invece, quello che Philip Glass ha composto per accompagnare musicalmente l’affascinante galleria fotografica di Frans Lanting, uno dei fotografi di punta del National Geografic. Life – a yourney through time for orchestra and visuals (3.10) è un’opera per grande orchestra sinfonica e proiezioni dia che descrive la vita come un susseguirsi di differenti stadi temporali. Un evento che nasce dalla collaborazione tra Transart09 e Time_code, iniziativa del Comune di Bolzano, Progetto Tempi della città.

Ancora contaminazioni, continue interferenze tra arte visiva, danza e musica: T.E.M.A, compagnia di danza capitanata da Veronica Riz, presenta il nuovo progetto Jopas, una ricerca attraverso il linguaggio della danza attorno al concetto di “Heimat/patria”. Il progetto è nato dalla collaborazione tra le sperimentazioni elettroniche di Ulrich Troyer e le provocazioni coreografiche di Hubert Kostner (5., 6., 7.10).

Sempre sotto le volte dell’ex Alumix, un’orchestra costituita da 16 artigiani che suonano i ferri del loro mestiere, quattro voci femminili, una voce recitante e un percussionista saranno i protagonisti di un altro viaggio nel tempo, quello di Experimentum Mundi, opera di teatro musicale composta da  Giorgio Battistelli. Timbri e richiami perduti nel tempo rievocano la vita di villaggi ormai scomparsi.

Il filo rosa del contemporaneo di Transart09 non si ferma qui! Giungerà all’Eurac di Bolzano per porsi un quesito tanto attuale quanto apparentemente sgrammaticato: Chi è la tua città? Who’s your city? Un interrogativo tratto dall’omonimo bestseller del sociologo statunitense Richard Florida, dedicato ai luoghi di eccellenza che funzionano come un “magnete del talento” e che riescono ad attrarre nei loro confini le teste migliori e prosperare grazie a esse. Città e nazioni dove il tris talento- tecnologia- tolleranza, le “tre T”, brillante marchio di fabbrica di Florida, hanno preso la residenza … A discuterne in videoconferenza con l’autore americano l’economista Pierluigi Sacco e Andrea Zeppa, vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio.

Il vento del contemporaneo soffierà inoltre a Merano, Fortezza, Bressanone e Appiano, portandoci in altre latitudini. Suoni che raccontano dei riti religiosi degli Aymara, dell’aria rarefatta che aleggia su paesaggi ad alta quota e del crepuscolo dilatato all’infinito echeggeranno nelle navate della chiesa Parrocchiale di Merano (12.9), dove si esibirà l’Orquesta Experimental de Instrumentos Nativos, ensemble boliviano nato per tradurre nella contemporaneità gli strumenti tipici dell’altipiano andino. Duecento interpreti si esibiranno insieme dal vivo, sparsi tra il cortile e le mura del forte austro-ungarico circondato dalle montagne di Fortezza (13.9): i brani percussionistici di John Cage si sovrappongono ai canti di montagna sullo sfondo di musica elettronica da cui emergono i versi dei grandi poeti del presente e del passato. La voce di Anneliese Breitenberger, una delle più famose interpreti dello jodel, guiderà gli spettatori/ascoltatori all’interno del dedalo di suoni della composizione LABYRINTH 6-11 di Wolfgang Mitterer: un concerto memorabile da ascoltare in prima assoluta e attraversare con abbandono in occasione della Mostra interregionale “Labirinto Libertà”. La Lanserhaus di Appiano ospiterà una serata dedicata alla musica italiana contemporanea e sperimentale che prende spunto dall’esecuzione di un brano di Luigi Nono, padre putativo dell’avanguardia della nostra nazione (22.9). Dai non-orizzonti di Nono alla nuova opera del compositore ladino Eduard Demetz che va a scavare nel profondo della terra dolomitica per raccontarci il mistero della sua pelle rocciosa. L’opera di Francesco Filidei chiude questo viaggio nello sperimentale dal sapore mediterraneo.

A Bressanone, dove il compositore Niccolò Castiglioni ha vissuto gli ultimi anni della sua vita, si svolge l’omaggio tra musica e parole che gli viene dedicato dall’ensemble Klangforum Wien e dal festival Transart, insieme ai musicisti e agli amici che qui lo avevano conosciuto (27.9.). Due le prime assolute dedicate al maestro da Martino Traversa ed Emilio Pomárico.

 

www.transart.it

 

No Comments