L’arte pasticcera campana rappresenta da lungo tempo uno degli aspetti peculiari della gastronomia dell’area, dolci prelibatezze che dalle sfogliatelle alle code di aragosta avvolgono le papille di grandi e bambini preparandoli al re della pasticceria, quel piccolo manico con la palla terminale che risponde al nome di Babà.

La leggenda di questo dolce si affonda nella notte dei tempi e sembra che la sua creazione, come spesso succede per i gioielli dell’ingegno, sia venga da una pura coincidenza. Si vocifera infatti che si deve al deposto reggente di Polonia Stanislao Leszazinski, deluso dalla perdite delle onerose funzioni regali, la corsa a prelibatezze sempre nuove con le quali ingannare le fredde notti d’inverno; sfortunatamente l’estro dei cuochi di corte non riusciva ad andare oltre i tipici dolci di pasta spugnosa. All’ennesimo morso di sapore invariato, Stanislao fu vittima di un’attacco d’ira che gli fece gettare il boccone restante sul tavolo da pranzo. Il caso volle che la tavola alloggiasse una tazza di un nuovo spirito caraibico di cui il re aveva cominciato a scoprire le peculiarità: il rum, appena il proiettile commestibile investì il recipiente rovesciandolo si imbevette del liquore ed un gradevole profumo iniziò a diffondersi nell’aria, rivelando all’uomo e conseguentemente al mondo tutto la meraviglia del babà al rhum, così battezzato in onore di Ali Babà, personaggio dei racconti delle Mille e una Notte che Stanislao amava sfogliare per migliorare le sue sere.

Furono quindi i cuochi a fare il resto, a trovare quella forma bislunga famosa ancora oggi e a regalare al nuovo dolcetto una casa accogliente nel Golfo di Napoli, nel quale alcuni di loro operavano nelle case dei nobili dell’epoca.

Ancora oggi, dormendo in uno degli Hotel Napoli Centro di OneClick e addentrandosi nelle viuzze del centro storico, è possibile cogliere la traccia odorosa della pasta morbida bagnata con il rhum che prepara il nostro animo al primo morso di babà.