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I “cappelli” del seo

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  • 4 Novembre 2010

Malgrado il titolo questo articolo non parlerà di moda o dell’abbigliamento dei Seo bensì delle tecniche di posizionamento che vengono chiamate rispettivamente “black hat seo” e “white hat seo” e benché bianco e nero siano colori che non passano mai di moda, questi cappelli con la moda non centrano un tubo…

Ma passiamo a cose serie di che si tratta?
I due colori rappresentano il buono ed il cattivo, ed in questo caso stiamo parlando di buone e cattive tecniche seo, ovvero quelle “lecite” ed “illecite”.

Ma partiamo dai buoni, le tecniche “white hat seo” consentono un posizionamento “pulito” dei siti web e comprendono questo tipo di attività:

Keyword density: ovvero la dose di parole chiave che si usa in un testo del sito da posizionare, è risaputo che un testo per essere efficace deve contenere la giusta dose di keywords e per giusta intendiamo che il troppo a volte stroppia…

– Contenuti: fondamentali per il posizionamento devono essere possibilmente testi originali e di qualità in modo da acquistare una certa rilevanza e utilità per l’utente.
– Quantità dei testi: non basta avere un testo esplicativo in homepage per rendere un sito rilevante per quell’argomento, bensì è necessario approfondire quanto più possibile lo stesso con testi sempre nuovi e numerosi

– Link building: cercare di ottenere backlink da siti esterni attraverso articoli, directory, scambio link etc.
– Codice: scrivere correttamente il codice e dunque la struttura di un sito in maniera semantica consente una buona lettura da parte dell’utente in primis e poi del motore di ricerca

Dopo aver analizzato le tecniche lecite del seo passiamo al cappello nero, quello cattivo, tentativi estremi di posizionamento che violano le regole dei motori di ricerca e possono portare anche al ban del sito:

– Keyword stuffing: al contrario della keyword density che richiede un uso giusto e ponderato delle parole chiave all’interno dei testi e di un sito, keyword stuffing eccede nel loro utilizzo cercando di tematizzare il più possibile le pagine

– Cloaking: consiste nel creare una pagina apposta per gli spider dei motori di ricerca che però non viene visualizzata dall’utente

– Testo e link nascosti: il nome parla da sé e le tecniche più usate sono quelle d’inserire testo o  link dello stesso colore dello sfondo e quindi non visibili agli utenti ma leggibili dai motori di ricerca. Questa è una delle più vecchie tecniche black hat utilizzate

– Pagine doorway o gateway:  sono pagine create apposta per i motori il cui unico scopo è quello di spingere altre pagine del sito, ma non contengono veri contenuti e non sono per niente utili agli utenti.

Con questa analisi abbiamo visto il bene ed il male nelle tecniche seo ed adesso a voi la scelta…

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