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Coma diabetico nel diabete 2: i rischi derivati da ipoglicemia ed iperglicemia

La presenza di una patologia diabetica, sia essa diabete 2 o 1, propone alcune interessanti osservazioni da effettuare rispetto i rischi di acutizzazione connessi ad una sottovalutazione della sintomatologia e dei cali estremi, da un verso e dell’altro, dei parametri glicemici oscillando dall’ipo all’iper glicemia in base allo stato d’alimentazione, il tipo di patologia (ogni forma di diabete vanta infatti le proprie differenze) e la terapia farmacologica inducendo ad uno problema comune noto come coma diabetico.

Volgendo lo sguardo in particolare al diabete 2, ritenuto erroneamente meno a rischio del mellito di tipo 1, si scopre come le cause che possono indurre a questo stato sono molteplici e tutte correlate ai rischi di mancata aderenza terapeuticao il più delle volte ad una profonda sottostima dei segni tangibili del diabete nella fase iniziale di diagnosi quando non si sospetta di esserne affetti – spaziando all’interno delle tre complicanze acute di cui soltanto due di esse verosimilmente legate in modo specifico al mellito 2: ovvero ipoglicemia e iperglicemia iperosmolare.

Il caso dell’ipoglicemia potrebbe, tra l’altro, rappresentare una sorpresa conoscendo i fattori di sviluppo del diabete 2 basato principalmente su di un auto resistenza-insulinica generata dalla cellule, sia per familiarità genetica che per mancanza d’attività fisica, insieme ad un possibile fenotipo iposercente dell’ormone, rendendo incapaci di soddisfare la necessità di riduzione glicemia. Proprio tale stato però, a causa delle terapie farmacologiche basate sia su ipoglicemizzanti orali che sull’iniezione d’insulina, possono causare alterazioni della curva glicemica al ribasso provocando (insieme a cattive abitudini alimentari come il consumo di alcool) un picco ipoglicemico il quale, una volta calato al di sotto dei 30/20mg/dl, crea perdita di conoscenza con riduzione delle funzioni vitali.

Ben più noto è invece lo stato d’iperglicemia iperosmolare per il diabete 2, una complicanza basilare connessa allo stato glicemico superiore ai 600 mg/dl perdurante con un sintomatologia di poliura, associata alla necessità renale di filtrare il glucosio in eccesso con ingenti quantità di liquidi, inducendo a forte disidratazione e squilibrio del gap anionico (similmente alla chetoacidosi) sino al coma diabetico. In tali casi il follow up farmacologico rappresenta l’unica soluzione, evitando una mancata aderenza terapeutica tipica dei pazienti anziani soggetti alle difficoltà di dover acquisire nuove abitudini o di ricordare dei precisi momenti per la terapia in quello che si dimostra essere un percorso terapeutico più ampio e complesso, con il timing dell’attività fisica e la modifica anche del regime alimentare.

Entrambe le situazioni possono esser reversibili, ben prima di entrare in uno stato di coma diabetico, se prese per tempo grazie all’attenzione ai sintomi basilari tipici del diabete in generale (quindi non solo del diabete 2) come poliuria, polidipsia, polifagia, sudorazione e, nel caso specifico dell’ipoglicemia, tremori, spasmi muscolari per l’assenza di glucosio e stati confusionali prolungati e non temporanei. In casi critici, difficilmente compensabili, chiaramente con l’assimilazione di zuccheri nel primo caso e l’utilizzo d’ipoglicemizzanti nel secondo, allertare il 118 o recarsi in Pronto Soccorso possono rappresentare la scelta migliore per guadagnare prezioso tempo rispetto ulteriori complicazioni con danni magari irreversibili.

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