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Storia della Rinoplastica

Nell’età romana, Aulo Cornelio Celso (25 a.C. – 50 d.C.) descrisse una tecnica per la ricostruzione del naso nel suo trattato “De Medicina”.

Dopo circa 10 secoli di silenzio, ritroviamo alcune notizie sulla chirurgia ricostruttiva del naso nell’opera chirurgica “La Rolandina” di Maestro Rolando Capezzuti di Parma e nel trattato “Chirurgia” di Enrico di Mondeville, ma si dovrà attendere fino al XV secolo perché la rinoplastica diventi una tecnica chirurgica vera e propria distinta dalla chirurgia generale.

I primi a dedicarsi a questa specialità furono Gustavo e Antonio Branca di Catania (1450) i quali utilizzarono lembi cutanei delle guance e della zona interna della bocca per rivestire le lesioni e ricostruire le narici. Antonio Branca, in particolare, inventò una tecnica che prevedeva l’uso di un lembo peduncolato del braccio che doveva rimanere unito al moncone del naso per un periodo di tempo sufficiente a permettere la ricostruzione e la rivascolarizzazione dei tessuti utilizzati per la ricostruzione della piramide nasale.

Successivamente, a Tropea, tra il 1540 e il 1565, Paolo e Pietro Vianeo eseguirono la rinoplastica utilizzando la stessa tecnica proposta dai Branca.

La svolta nella storia della rinoplastica si ebbe con Gaspare Tagliacozzi (1545-1599) che con il suo trattato “De Curtorum Chirurgia per insitione” fu il vero fondatore della chirurgia plastica. Tagliacozzi, rifacendosi alla tecnica di Antonio Branca, eseguiva la ricostruzione del naso utilizzando un lembo peduncolato dell’arto superiore.

Dopo la morte di Tagliacozzi la pratica della rinoplastica fu abbandonata per circa due secoli ed è solo nel 1810 che Giuseppe Costantino Carpue ripropose questo tipo di intervento rifacendosi al metodo indiano.

Dopo di lui, nel 1887 a New York, Roe descrisse un intervento eseguito all’interno del naso, ma limitato alla punta, e nel 1891 una riduzione del gibbo osteo-cartilagineo e del profilo.
Nel 1845 Dieffenbach fu il primo a descrivere un tentativo di riduzione di un grosso naso attraverso la riduzione dei tessuti molli ed incisioni esterne.

L’approccio intranasale interno descritto da Roe fu poi ripreso nel 1898 da Joseph, famoso chirurgo tedesco, il quale è considerato il padre della rinoplastica correttiva moderna.

In Italia, la storia della rinoplastica è associata al nome di Luigi Porta (1800-1875) capostipite della scuola pavese, il quale si dedicò al perfezionamento di alcune tecniche di chirurgia plastica del naso, tra cui la rinoplastica parziale (che utilizza lembi di pelle presi dalla guancia), e la rinoplastica malare con metodo genio-labiale.

(tratto da http://www.larinoplastica.it )

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Chirurgia plastica nasale

Prima di procedere ad un intervento di chirurgia funzionale del naso è necessario sottoporsi ad un’accurata visita specialistica mediante rinoscopio e fibre ottiche, affinchè il chirurgo plastico possa valutare, oltre all’estetica del naso, l’eventuale presenza di possibili difetti anatomici che possono determinare alterazioni della funzione respiratoria.

La chirurgia funzionale del naso può essere eseguita da sola o in associazione alla rinoplastica e alla profiloplastica. Per tutti questi tipi di intervento è consigliabile attendere la fine dello sviluppo delle strutture ossee e cartilaginee che avviene generalmente intorno ai 15-16 anni per la donna e ai 16-17 anni per l’uomo.

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