Comunicati

Un interprete grande quanto un microchip

Qualche mese fa molti giornali quotidiani riportarono una notizia annunciata dal colosso informatico Google, e destinata a far discutere: nel giro di un paio di anni sarà possibile parlare al telefono con un interlocutore straniero senza problemi di comprensione, grazie ad un traduttore quasi istantaneo che Google starebbe mettendo a punto per i telefonini cellulari.

Abbiamo già fatto riferiemento in un articolo precedente, al traduttore automatico simultaneo che il motore di ricerca mette a disposizione dei suoi utenti e che copre attualmente più di cinquanta lingue straniere. Questa tecnologia combinata con un’altra, messa a punto sempre da Google e che prevede un sistema di riconoscimento vocale in grado di consentire a chi telefona di effettuare ricerche sul web  semplicemente pronunciando la parola d’interesse anziché digitandola sulla tastiera, darà luogo alla creazione di un software in grado di comprendere e tradurre in maniera quasi simultanea ciò che viene detto da ciascuno degli interlocutori durante una conversazione telefonica. Sostanzialmente – stando a quanto affermato dai progettisti del software – il telefono cellulare sarà in grado di lavorare come un interprete professionista, analizzando “pacchetti” di frasi e ascoltando l’interlocutore fino a comprendere il senso del discorso ed elaborandone la risposta nella lingua desiderata.

Come era prevedibile, diverse e contrastanti sono state le opinioni in merito alla notizia; tra gli scettici, autorevoli personalità del mondo accademico come David Crystal, professore di linguistica della Bangor University, che pone l’accento su questioni di carattere qualitativo e realizzativo, dovute all’assunto che una traduzione interamente automatica non potrà mai essere di alta qualità e alle difficoltà  derivanti dall’infinità di accenti e pronunce attraverso i quali le persone di tutto il mondo si esprimono nelle diverse lingue.

A dispetto delle ottimistiche previsioni introdotte da Google, la ricognizione mediante software dello stretto slang parlato a Glasgow sembrerebbe distante anni luce.

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