Manca poco più di un mese alla scadenza dei termini per la messa in regola di aziende di ogni livello e dimensione in materia di stress lavoro correlato. Dai dati statistici nazionali emerge che molte imprese private e pubbliche devono ancora intraprendere la giusta strada forse perché sperano in un ulteriore rinvio.
Sapra Sanità sottolinea, ancora una volta, come lo stress lavoro correlato abbia provocato a livello europeo una perdita di produttività stimata intorno ai 77 miliardi di euro, gravando sull’economia con costi pari a 44 miliardi di euro per il solo trattamento dei casi depressivi più gravi. “Da ciò si deve evincere la necessità di tutelarsi, tutelare la propria azienda e i propri lavoratori: infatti lo stress è un fenomeno che colpisce circa il 22% della popolazione attiva e si attesta al secondo posto dopo i problemi associati all’apparato muscolo scheletrico, nella classifica inerente i problemi di salute legati all’attività lavorativa”.
Se è vero che non esiste per così dire uno “stressometro” che quantifichi in modo oggettivo i livelli di stress all’interno di un’azienda, oggi ci sono però gli strumenti idonei e necessari per valutare le fonti di rischio e l’entità degli effetti sui lavoratori. Migliorare l’ambiente, le cause di tensioni prolungate, il rapporto con i colleghi e la dirigenza sono tutti interventi mirati a ridurne le cause e le conseguenze. Un lavoratore stressato è molto meno produttivo, fa più assenze e di conseguenza è un danno enorme per le imprese di oggi che devono seguire ritmi vertiginosi, inoltre poter verificare se sussistano o meno fonti di stress consente anche di distinguere chi se ne approfitta da chi invece è realmente stressato.
In quest’ottica la valutazione stress lavoro correlato diventa un’arma di produttività per l’impresa e i costi da sostenere vengono conseguentemente visti in modo diverso: non sono più un inutile spesa ma un investimento per il futuro e lo sviluppo dell’economia aziendale.