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Italia Cure Palliative, relazione al Parlamento (Marco Filippini)

Piccoli passi avanti ma ancora tante ombre, in Italia, in materia di cure palliative e terapia del dolore.

Ad esempio, solo in 4 Regioni (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Basilicata) e’ attiva la Rete pediatrica. E’ quanto emerge dalla Relazione al Parlamento (2012) sullo stato di attuazione della Legge 38 del 2010, inviata dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin alle Camere.

“Il nostro Paese – si legge sul sito del ministero della Salute – ha intrapreso un percorso virtuoso in materia di cure palliative e terapia del dolore ma e’ ancora molto lunga la strada da
percorrere per il pieno raggiungimento degli obiettivi, specialmente nell’assistenza al paziente in eta’ pediatrica”.

Dalla relazione emerge che solo 11 Regioni su 21 (52%) hanno formalizzato l’atto di delibera della Rete pediatrica. Ma quel che e’ peggio e’ che solo 4 Regioni hanno dichiarato che la rete e’ attiva
(Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Basilicata).

Cinque regioni (23%) dichiarano che la rete non e’ ancora attiva ma in via di organizzazione (P.A. Trento, Marche, Puglia, Campania e Calabria) e due Regioni dichiarano che la rete non e’ ancora attiva e ancora non in fase di organizzazione (Valle d’Aosta e Piemonte).

FONTE: marcofilippini.it

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Diclofenac e rischio cardiovascolare, aggiornamento sul sito di Marco Filippini

Rischio cardiovascolare, nuove avvertenze Aifa. Sul sito di Marco Filippini, aggiornamento costante sulla terapia del dolore.

Sulla questione del diclofenac, l’Italia si allinea all’Europa. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha infatti recepito le raccomandazioni del Pharmacovigilance Risk Assessment Committee (PRAC) – il comitato della European Medicines Agency (EMA) per la Farmacovigilanza – che di recente ha completato un’approfondita revisione a livello europeo sulla sicurezza cardiovascolare di questo FANS, ampiamente usato per il sollievo del dolore e dell’infiammazione in una vasta gamma di condizioni, tra cui le condizioni artritiche e i disordini acuti muscoloscheletrici.

Secondo il PRAC, l’impiego di diclofenac, somministrato per via sistemica, causerebbe “un aumento del rischio di trombosi arteriosa, simile a quello degli inibitori selettivi della COX-2”. Pertanto, avverte l’AIFA, la terapia a base di diclofenac è ora “controindicata in pazienti con insufficienza cardiaca congestizia accertata, cardiopatia ischemica, arteriopatia periferica e malattie cerebrovascolari”.

Inoltre, prosegue l’Agenzia, è consigliabile che il trattamento “venga iniziato solamente in seguito a un’attenta valutazione dei pazienti per i fattori di rischio di eventi cardiovascolari (es. ipertensione, iperlipidemia, diabete mellito e fumo)” e che, comunque, per tutti i soggetti venga impiegata “la dose minima efficace per la durata di cura più breve possibile, necessaria a controllare i sintomi”.

Assieme al diclofenac, altre tre categorie farmacologiche hanno subìto limitazioni da parte del Committee: le soluzioni per infusione a base di amido idrossielitico, i medicinali con codeina (quando usati per alleviare il dolore nei bambini) e i farmaci orali e supposte a base di flupirtina.

FONTE: marcofilippini.it

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Marco Filippini: Progetto Teseo per migliorare la qualità di vita dei pazienti

Sito Marco Filippini, terapia del dolore, progetto Teseo, Totalmente dedicato ai medici di medicina generale per dare concreta attuazione alle Aggregazioni funzionali territoriali previste dalla legge 38/2010 e migliorare la qualità di vita dei pazienti.

Questo in sintesi il progetto Teseo: a partire da un primo intervento su 21 medici-formatori “con speciale interesse per le cure palliative” per arrivare a cascata al coinvolgimento di 335 colleghi sul territorio, con un’attività continuativa di audit.

Presentato in occasione di Impact 2013 e promosso da Simg. «Essere seguiti da un medico specificatamente formato sul dolore – dichiara Pierangelo Lora Aprile, segretario scientifico, responsabile area dolore e cure palliative della Simg e referente scientifico del progetto Teseo – permette al paziente di essere sottoposto a un accurato esame clinico dedicato e a un percorso terapeutico finalizzato verso obiettivi con lui condivisi».

I risultati sono incoraggianti ma partiamo di numeri piccolissimi: le visite cliniche specifiche
per il dolore, che prima del progetto non rientravano nella pratica clinica del Mmg, hanno portato a diagnosticare e a tipizzare il dolore per 3.820 pazienti (pari all’1,2% del totale), somministrando una terapia appropriata.

In circa la metà dei pazienti è stato diagnosticato un dolore di tipo infiammatorio, in un terzo di tipo meccanico strutturale e in 1 paziente su 5 è stato identificato un dolore neuropatico. Solo il 28% è malato oncologico, mentre gli altri sono affetti da altre patologie, in primis di natura cardiovascolare (16%).

Fonte Impact 2013

FONTE: marcofilippini.it

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Terapia del dolore nel 2012 57,4 milioni di confezioni di farmaci senza ricetta

Terapia del dolore, le cifre della non prescrizione. Sul sito di Marco Filippini, per contribuire con informazioni, lavori clinici aggiornati, interviste a leader di opinione e le ricerche più recenti al raggiungimento degli standard medi europei in fatto di terapia del dolore.


Acquistate nel 2012 57,4 milioni di confezioni di farmaci contro il dolore senza ricetta. Questa classe terapeutica è seconda per importanza in termini di spesa e val circa 437 milioni di euro.

Gli antinfiammatori e gli analgesici generali (tra cui spiccano Paracetamolo, Ibuprofene e Diclofenac) rappresentano il 48,6% del mercato, i farmaci contro i dolori muscolari il 39,6%.

I medicinali per i dolori muscolari costituiscono un volume di affari pari a 217,7 milioni di € mentre la spesa per gli analgesici senza prescrizione ammonta a 174,7 milioni di €.

Una cifra enorme soprattutto se messa a paragone di farmaci analgesici con prescrizione: questi farmaci sono molto più efficaci, vengono prescritti dal medico con cognizione di causa e non devono essere pagati di tasca propria (e in ogni caso il mercato che vale meno di 90 milioni di €).

FONTE: marcofilippini.it

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Marco Filippini: Terapia del dolore, in occasione di Impact 2013

Terapia del dolore, sul sito di Marco Filippini. Quasi 5 a 1 il rapporto tra la spesa annua di farmaci antinfiammatori non steroidei e quella sostenuta per gli oppioidi forti e deboli descritto dal Ministero della Salute in occasione di Impact 2013. Il congresso multidisciplinare che ha riunito Istituzioni ed esperti impegnati nella lotta al dolore, la scorsa settimana a Firenze.

Diverse le proposte operative emerse per migliorare l’appropriatezza terapeutica e garantire ai cittadini cure adeguate su tutto il territorio nazionale in linea con quanto stabilito dalla Legge 38/2010. Puntare su una maggiore presa di coscienza dei cittadini e su impegno, sensibilità e concreta volontà degli operatori sanitari. Questi in sintesi i messaggi chiave dell’incontro.

In Italia la spesa annua per antinfiammatori è pari a 518 milioni di euro, con un consumo medio procapite di 8,55 euro, a fronte di 139 milioni per gli oppioidi suddivisi tra 89 per i forti (1,48 euro pro capite) e 50 per i deboli (0,83 euro pro capite). Il consumo di FANS si mantiene dunque elevato nel nostro Paese e la loro associazione con i gastroprotettori, il cui consumo è in costante aumento, determina un notevole impatto economico sulla spesa sanitaria.

Alla base del problema, la prescrizione non appropriata, che diventa ancor più pericolosa nei pazienti anziani. “Uno dei problemi più importanti nella cura del dolore – ha evidenziato Marco Trabucchi, Presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria – è sicuramente rappresentato dalle persone che hanno perso memoria del dolore fisico e non sono in grado di descrivere tipo, localizzazione, durata e gravità della loro sofferenza. Circa 1-1,5 milioni di cittadini sopra i 65 anni che soffrono di demenza senile. Di questi, circa il 70-80% ha problemi di dolore nel corso della vita; a loro quindi si deve rivolgere l’attenzione della medicina, perché la sofferenza venga diagnosticata e poi lenita con adeguati trattamenti. Spesso ciò non avviene e le persone con demenza devono soffrire ingiustamente. Abbiamo il dovere di porre in atto metodologie diagnostiche innovative, efficaci anche in assenza di una sintomatologia riferita: in chi ha perso la memoria ogni volta il dolore si presenta come un evento nuovo, drammatico e inspiegabile, che induce angoscia”.

Da Impact Firenze Giugno 2013

FONTE: marcofilippini.it

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Terapia del dolore nei bambini ustionati, “realtà virtuale” al Mayer di Firenze

Terapia del dolore. Ambiente glaciale quello dell’ Antartide, con le mani afferra palle da neve e davanti a lui ci sono solo igloo e pinguini da colpire. Il bambino prende la mira e lancia preciso una palla a un abitante dei ghiacci. E’ il nuovo “antidoto” al dolore fisico dei bambini che arriva al Centro ustioni dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze grazie a un sistema di “realtà virtuale”.

L’innovativo progetto del Servizio terapia del dolore è diventato realtà grazie alla donazione di Atcrup, l’Associazione Toscana per la cura e la riabilitazione delle ustioni pediatriche, che ha consegnato un casco, un laptop e un software di realtà virtuale.

Si tratta di un’innovativa tecnica psicologica per il trattamento del dolore con una procedura basata sulla distrazione.

”La realtà virtuale – spiega Andrea Messeri, responsabile della terapia del dolore – è attualmente oggetto di uno studio coordinato dal servizio di terapia del dolore e condotto all’interno del Centro ustioni del Meyer dove se ne sta valutando l’efficacia nella riduzione del dolore durante il cambio del bendaggio, una delle procedure più dolorose a cui il paziente ustionato è sottoposto.

da Ansa 27 Giugno 2013

FONTE: marcofilippini.it

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Marco Filippini: Antinfiammatori non steroidei e dolore, attenti all’ uso prolungato

Marco Filippini, terapia del dolore, un nuovo studio olandese osservazionale recentemente discusso al congresso annuale della European League Against Rheumatism (EULAR) a Madrid, indica che un paziente su otto di quelli a rischio di sviluppare un grave evento avverso da farmaco, prende antinfiammatori non steroidei (FANS) da banco spesso per combattere dolori muscolo-scheletrici.

Di questi pazienti ad alto rischio che prendono FANS OTC, oltre uno terzo li ha presi per più di 7 giorni e il 3% ha superato la dose massima giornaliera raccomandata.

La ricerca è stata condotta su 385 pazienti adulti di quattro medici di medicina generale olandesi e aveva l’obiettivo di valutare la prevalenza dell’uso dei FANS OTC nella popolazione generale (120 pazienti) e nei pazienti ad alto rischio di sviluppare eventi avversi gravi (265 pazienti) da FANS.

I pazienti sono stati considerati ad alto rischio di un evento avverso grave da FANS da banco se avevano una storia di ulcera peptica o un’ulcera come complicanza, oppure avevano avuto un infarto miocardio, un ictus o soffrivano di scompenso cardiaco, se avevano più di 70 anni, una velocità di filtrazione glomerulare inferiore a 30 ml/l o presentavano una combinazione di due o più dei seguenti fattori: l’uso di un anticoagulante, aspirina, corticosteroidi o inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina; età tra i 60 anni e i 70 anni, una storia di artrite reumatoide grave o di diabete mellito.

I possibili effetti collaterali gravi sono sanguinamenti gastrointestinali, ulcera peptica, ipertensione e peggioramento dell’insufficienza cardiaca. “I FANS tendono ad essere considerati dai pazienti come antidolorifici innocui. Tuttavia, in realtà, anche quelli da banco possono causare una serie di effetti collaterali spiacevoli” ha detto l’autore principale dello studio Aafke Koffeman del Dipartimento di Medicina Generale dell’Erasmus Medical Center di Rotterdam. “Nella maggior parte dei casi, è probabile che ciò sia dovuto a una non conoscenza di questi possibili effetti indesiderati, piuttosto che a un ignorare deliberatamente i rischi e le controindicazioni” ha ipotizzato l’autore. “ Questi nuovi dati evidenziano l’importanza degli operatori sanitari nell’informare i loro pazienti dei rischi insiti nell’assunzione dei FANS OTC, in particolare nei casi in cui una nuova diagnosi o un aumento della prescrizione aumenta il rischio individuale”. E ancora: “ai pazienti ad alto rischio con disturbi muscoloscheletrici dolorosi si dovrebbero consigliare antidolorifici alternativi più sicuri” ha concluso Koffeman.

Due precedenti studi osservazionali olandesi hanno dimostrato che all’incirca il 5% di tutti i ricoveri ospedalieri non programmati è associato a eventi avversi da farmaci, di cui il 40-46% sono potenzialmente prevenibili.

Nella popolazione ad alto rischio, oltre il 30% degli utilizzatori di FANS da banco ha preso gli antinfiammatori per più di 7 giorni, così come più del 20% dei pazienti della popolazione generale.

Inoltre, i FANS OTC sono stati utilizzati a un dosaggio superiore alla dose massima giornaliera raccomandata rispettivamente al 3% e del 9% dei pazienti.

A. Koffeman, et al. Use Of Over-The-Counter Non-Steroidal Anti-Inflammatory Drugs In The General Population And In Patients With A High Risk Of Adverse Drug Events. EULAR 2013; abstract OP0202-PC.

FONTE: marcofilippini.it

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Terapia del dolore: Artrite reumatoide, attenti a quale antinfiammatorio (Marco Filippini)

Dolore artrite reumatoide, altra pubblicazione, a poco più di 15 giorni di distanza, sull’uso degli antinfiammatori non steroidei. Pubblicato su Annals of Rheumatic Diseases uno studio osservazionale che dimostra come, in pazienti affetti da artrite reumatoide (AR), il rischio CV associato all’impiego di questa classe di farmaci sia modesto e significativamente ridotto rispetto ai soggetti non affetti da questa condizione. Sul sito di Marco Filippini, per il raggiungimento degli standard medi europei in fatto di terapia del dolore.

I risultati di questo studio che, pur non avendo la forza dell’evidenza delle metanalisi, ha fotografato cosa succede in un set di pazienti reale, suggeriscono una valutazione dell’opportunità di prescrivere questi farmaci in base al rapporto rischio-beneficio per il singolo paziente, anziché la messa al bando totale di questa opportunità terapeutica sulla base esclusiva del rischio di sviluppare severi outcomes CV.

Gli autori del lavoro hanno messo a punto uno studio volto ad esaminare la questione, valutando l’incidenza di eventi avversi cardiovascolari in una coorte nazionale non selezionata di pazienti affetti da AR in relazione al loro impiego di FANS nel periodo 1997-2009.

A tal scopo hanno messo a confronto i dati relativi all’outcome sopramenzionato provenienti da 17.320 pazienti e quelli provenienti da 69.280 controlli, incrociati in base all’età e al sesso. I risultati hanno documentato in un tempo mediano di 4,9 anni il verificarsi di 6.283 AEs CV. In particolare, il rischio CV associato con l’impiego di FANS era significativamente più basso nei pazienti affetti da AR rispetto ai controlli.

Lo studio, inoltre, ha mostrato che, mentre l’impiego di rofecoxib e di diclofenac è risultato associato ad un aumento del rischio CV in pazienti con AR , al contrario non è stato documentato un incremento significativo del rischio a seguito dell’impiego di FANS differenti in questo set di pazienti.

Nel complesso, – concludono gli autori – le nostre scoperte sono in linea con la raccomandazione generale sull’impiego della più bassa dose possibile di FANS per il minor tempo possibile, benché il rischio CV complessivo associato alla maggior parte dei FANS sia stato modesto nei pazienti con AR.E’auspicabile che una scelta informata del FANS da utilizzare in pazienti con osteoartrite o AR (ibuprofene, naprossene e celecoxib) possa avvenire in futuro sulla base dei risultati che saranno disponibili al completamento di trial clinici dimensionati per rispondere a questa esigenza”.

Lindhardsen J et al. Non-steroidal anti-inflammatory drugs and risk of cardiovascular disease in patients with rheumatoid arthritis: a nationwide cohort study. Ann Rheum Dis

FONTE: Marcofilippini.it

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Dolore Post Operatorio e Antidepressivi Marco Filippini gli studi più recenti

Secondo uno studio francese la somministrazione di antidepressivi prima e dopo un intervento di bypass coronarico potrebbe ridurre il dolore post-operatorio. Sul sito di Marco Filippini le ricerche più recenti per raggiungere gli standard medi europei in fatto di terapia del dolore.

Somministrare un antidepressivo per 2-3 settimane prima di intervento di bypass coronarico e continuarla fino a 6 mesi dopo l’intervento chirurgico potrebbe accelerare il recupero della stato di salute mentale e ridurre il dolore post-operatorio. Queste le conclusioni di uno studio francese chiamato MOTIV-CABG pubblicato su Annals of Thoracic Surgery.

Sono stati 361 i pazienti con angina stabile, destinati a bypass coronarico ad essere inclusi nello studio. I risultati hanno mostrato che il trattamento con escitalopram non influenzava la mortalità o l’incidenza di complicanze dopo intervento di bypass coronarico, ma era in grado di migliorare la salute mentale del paziente.

Inoltre, il punteggio relativo alla qualità di vita per quanto riguarda la dimensione “dolore” è risultato essere migliore nel gruppo trattato con l’SSRI rispetto al placebo nei pazienti già depressi prima dell’operazione.

Chocron S et al. Antidepressant Therapy in Patients Undergoing Coronary Artery …Ann Thorac Surg 2013;95:1609-1618.

FONTE: marcofilippini.it

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Dolore Viscerale: I numeri sul sito di Marco Filippini

L’Anno Europeo contro il dolore 2012-2013 è dedicato al dolore viscerale, che praticamente ogni persona ha avuto modo di conoscere nella sua forma acuta e che è sottovalutato nella sua forma cronica. I numeri sul sito di Marco Filippini, nato per contribuire con informazioni, lavori clinici aggiornati, interviste a leader di opinione e le ricerche più recenti al raggiungimento degli standard medi europei in fatto di terapia del dolore.

La prevalenza del dolore viscerale è tanto impressionante quanto allarmante, come dimostrato da una serie di dati:

– il 20-30% della popolazione soffre di dispepsia, ma solo nella metà di questi pazienti viene individuata una causa organica;

– si stima che la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) colpisca tra il 6% e il 25% della popolazione, a seconda dello studio e anche del sesso, e motiva circa metà delle richieste di consulto dei gastroenterologi;

– il dolore vescicale colpisce più frequentemente le donne rispetto agli uomini, 900 le donne che ne soffrono su 100.000;

– una donna su due soffre di dolori mestruali, nel 10% dei casi questo dolore è così grave che è causa di assenza per malattia ogni mese;

– globalmente, le donne soffrono di dolore viscerale con un’incidenza tre volte superiore rispetto agli uomini.

Questo disturbo è spesso messo in relazione a gravi situazioni di stress, a cui si presta altrettanta scarsa attenzione. L’Anno Europeo contro il dolore 2012-2013 è dedicato a questo tipo di dolore, il dolore viscerale, che praticamente ogni persona ha avuto modo di conoscere nella sua forma acuta e che è sottovalutato nella sua forma cronica.

FONTE: marcofilippini.it

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Terapia del dolore: Dolore neuropatico pubblicato nuovo studio (Marco Filippini)

Pubblicato in internet (ahead of pubblication) un nuovo studio sull’impiego di un cerotto di capsaicina all’8% nel trattamento del dolore neuropatico, inclusa la nevralgia post-erpetica (PHN) e quella associata al virus HIV (HIV-AN), sulla rivista Pain. Sul sito di Marco Filippini le ricerche più recenti per contribuire al raggiungimento degli standard medi europei in fatto di terapia del dolore.


La metanalisi ha infatti raccolto tutti i dati disponibili al momento sul cerotto e ha confermato l’efficacia di questo presidio nel trattamento delle condizioni sopra menzionate. Si sono utilizzati i dati individuali dei pazienti provenienti da 7 trial randomizzati e controllati sull’impiego di capsaicina e trattati con le dosi appropriate del cerotto a base di capsaicina 8% o con cerotto a base di una dose più bassa dell’alcaloide (capsaicina 0,04% – gruppo di controllo).

I pazienti considerati sono stati 1458. Di questi, 1120 erano affetti da PHN e 338 da HIV-AN.
Lo studio assume particolare importanza perché ha incluso nella valutazione metanalitica sia i dati pubblicati che quelli non pubblicati negli studi clinici controllati e randomizzati vs placebo che sono serviti per l’indicazione, nella procedura di registrazione agli enti regolatori, al trattamento del dolore neuropatico.

Le opzioni di trattamento orale attualmente disponibili per il dolore neuropatico comprendono le classi farmacologiche degli antidepressivi, degli antiepilettici e degli analgesici oppiacei. Tra i trattamenti locali, invece, si possono annoverare l’impiego topico di lidocaina (in crema o mediante cerotto), l’uso di creme a basso contenuto di capsaicina oppure di un cerotto ad elevato contenuto dell’alcaloide sopra menzionato.

“Un limite osservato dei trattamenti a base di cerotto di lidocaina o delle creme a basso contenuto di capsaicina risiede nella necessità di ricorrere a frequenti applicazioni – scrivono gli autori nell’introduzione del lavoro – Ciò potrebbe compromettere l’aderenza e l’efficacia del trattamento.”

Mou J et al. Efficacy of …….. : A Meta-Analysis of the Qutenza Clinical Trials Database. PAIN (2013)

FONTE: marcofilippini.it

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Terapia del dolore: Anti-infiammatori Fans, nuovo stop da Lancet

Nuovo, importante e speriamo ascoltato lavoro sul rapporto rischio beneficio dei farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). Sul sito di Marco Filippini, l’esperienza a difesa del malato per raggiungere gli standard europei in fatto di terapia del dolore. Da: Coxib and traditional NSAID …: meta-analyses of individual participant data from randomised trials. The Lancet, 2013.

A ribadirlo è un’ampia metanalisi appena pubblicata su The Lancet, la più completa mai fatta, dalla quale si evince che l’uso di diclofenac e ibuprofene ad alto dosaggio aumenta di circa un terzo il rischio di eventi vascolari maggiori.

Lo studio, coordinato dalla Clinical Trial Service and Epidemiology Studies Unit dell’Università di Oxford conferma, invece, che il naprossene ad alto dosaggio è gravato da rischi vascolari minori rispetto agli altri FANS.

Tuttavia la pubblicazione suggerisce che l’entità del rischio può essere prevista, il che potrebbe aiutare medici e pazienti nel prendere decisioni cliniche.

I FANS ad alto dosaggio, ampiamente utilizzati come analgesici nei disturbi infiammatori, sono notoriamente gravati da un aumento del rischio di complicanze gastrointestinali. I coxib, sviluppati proprio per ridurre questo problema, hanno poi generato dubbi sulla sicurezza cardiovascolare (possibile aumento del rischio di infarto e di morte).

Finora, però, non erano ancora chiari gli effetti su cuore e vasi dei FANS tradizionali – diclofenac, ibuprofene e naprossene – al dosaggio, rispettivamente, di 150, 2400 e 1000 mg al giorno.
Per questo gli autori della metanalisi, riuniti nella Coxib and traditional NSAID Trialists’ Collaboration, che include anche il Prof. Patrono dell’ Università Cattolica di Roma, hanno analizzato i dati di 639 studidi cui 280 su FANS tradizionali confrontati con placebo e 474 di confronto tra un coxib verso un altro FANS, che hanno coinvolto in totale 353.809 pazienti.

I coxib studiati erano principalmente celecoxib, rofecoxib (ritirato dal mercato nel 2004), etoricoxib e lumiracoxib (in commercio solo in pochi Paesi e mai approvato negli Usa).
Gli outcome principali erano gli eventi vascolari maggiori, tra cui infarto miocardico non fatale, ictus non fatale o decesso per cause vascolari, gli eventi coronarici maggiori, l’ictus, la mortalità, l’insufficienza cardiaca e le complicanze del tratto gastrointestinale superiore.

L’analisi dei dati ha dimostrato un aumento di un terzo degli eventi vascolari maggiori con i coxib e con diclofenac. L’uso di ibuprofene, invece, ha mostrato di aumentare significativamente gli eventi coronarici maggiori. Inoltre, tutti i FANS hanno mostrato di raddoppiare approssimativamente il rischio di scompenso cardiaco e confermato di aumentare le complicanze del tratto gastrointestinale superiore . Ogni 1000 pazienti trattati con questi farmaci, anziché con un placebo, ci sono stati tre eventi vascolari maggiori in più, uno dei quali fatale.

Fino a quando non si saranno trovate giuste e migliori strategie per il trattamento del dolore cronico, conclude l’esperta Marie Griffin di Nashville, “l’uso prolungato dei FANS ad alto dosaggio dovrebbe essere riservato a coloro che traggono un beneficio sintomatico notevole dal trattamento e ne comprendono i rischi”.

Fonte: Coxib and traditional NSAID …: meta-analyses of individual participant data from randomised trials. The Lancet, 2013

FONTE: marcofilippini.it

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Terapia del dolore: in ospedale ci vuole più efficacia.

Negli ospedali italiani quattro pazienti su dieci ricoverati in reparti di Medicina interna lamentano dolore. Il dato emerge da uno studio che ha visto impegnati 26 reparti e ha coinvolto 5200 malati. Sul sito di Marco Filippini, esperienza a difesa del malato per il raggiungimento degli standard europei in fatto di terapia del dolore.

Quattro pazienti su dieci ricoverati in reparti di Medicina interna, negli ospedali italiani, lamentano dolore, ancora troppo spesso non adeguatamente valutato e curato. Questo dato in parte forse sorprendente è emerso da uno studio recentemente concluso, che ha visto impegnati 26 reparti e ha coinvolto 5200 malati.

La prima fotografia scattata dal lavoro scientifico ha messo in luce la realtà quotidiana dei pazienti ricoverati in 26 reparti di Medicina interna. «Tra i 2600 malati coinvolti, il 37,5 per cento aveva problematiche di dolore».

Quasi tutti, ricevevano un trattamento antidolorifico, molto spesso non in linea con l’ intensità lamentata dal paziente. «La popolazione aveva un’età media superiore a 80 anni ed era affetta mediamente da 3-4 malattie croniche». Il dolore era causato da malattie delle articolazioni e delle ossa in una grande percentuale di casi, seguito a distanza, come frequenza, dal dolore addominale. Solo un paziente su quattro aveva dolore legato a un tumore, mentre la valutazione sistematica dell’intensità del dolore mediante apposite scale di misurazione veniva effettuata solo nel 45 per cento dei casi.

Nelle 26 unità operative coinvolte è stata quindi attivata una formazione specifica sul controllo del dolore: «A quel punto, su un campione di altri 2600 pazienti, si è registrato un importante miglioramento. La valutazione sistematica del loro stato è salita dal 45 al 77 per cento.

«Da questo lavoro emerge in sintesi un forte bisogno di affrontare un bisogno del paziente e, in questo senso, un’adeguata formazione si è rivelata la giusta strategia. Il tema è molto importante soprattutto nei reparti di Medicina interna, che sono capillari sul territorio, sono presenti negli ospedali grandi e piccoli, curano un gran numero di pazienti, in prevalenza anziani, con patologie multiple e complesse, spesso in condizioni gravi e terminali. Siamo orgogliosi – è la considerazione finale di Civardi, primario dell’ Ospedale di Fiorenzuola – di aver partecipato come protagonisti a questo lavoro, portando una sensibilità emiliano romagnola sul dolore già più radicata rispetto a molte altre realtà nazionali».

02/02/2013 La Liberta Pag. 15

FONTE: marcofilippini.it

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Terapia del dolore più infarti e ictus se si usano antinfiammatori non steroidei

Terapia del dolore, più infarti e ictus se si usano antinfiammatori non steroidei. Sul sito di Marco Filippini informazioni, lavori clinici aggiornati, interviste a leader di opinione e le ricerche più recenti al raggiungimento degli standard medi europei in fatto di terapia del dolore.

Si calcola che per ogni 1.000 soggetti trattati con antinfiammatori non steroidei, si verificano tre infarti in più che non si verificherebbero se i soggetti non fossero in cura con Fans, di cui uno con esito fatale.

Dati alla mano, pubblicati da C. Baigent su Lancet,che sottolinea che “questi rischi riguardano i pazienti con artrosi o artrite che hanno bisogno di alte dosi di Fans e di una terapia prolungata. E’ verosimile che un breve trattamento con dosi più basse degli stessi farmaci sia relativamente sicuro”.

Dal canto suo C. Patrono, dell’ Università Cattolica di Roma, che insieme a Baigent ha promosso la costituzione della Coxib and traditional Nsaid Trialists’s (Cnt) Collaboration che firma collettivamente l’articolo del Lancet, riassume così gli aspetti più significativi di questo lavoro che ha richiesto circa 7 anni di indagini e ha coinvolto 300.000 pazienti: “I risultati di questo studio consentono al medico di calcolare la dimensione del rischio cardiovascolare e gastrointestinale associato all’uso di singoli antinfiammatori nel singolo paziente, favorendo una terapia personalizzata che tenga conto dei benefici attesi dal trattamento farmacologico, dei potenziali rischi, e dei valori e preferenze del paziente adeguatamente informato.

FONTE: marcofilippini.it

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Marco Filippini: nuovo allarme per gli anti-infiammatori

Nuovo allarme sugli anti-infiammatori. Un gruppo di ricerca internazionale che include anche l’Istituto di Farmacologia di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica di
Roma ha scoperto che l’uso prolungato di certi farmaci antinfiammatori non steroidei, è associato a un aumento di circa il 30% del rischio di infarto, ictus e morte per eventi cardiovascolari. Sul sito marcofilippini.it, nato per contribuire con informazioni, lavori clinici aggiornati, interviste a leader di opinione e le ricerche più recenti al raggiungimento degli standard medi europei in fatto di terapia del dolore.

Alcuni dei principi attivi legati a questo rischio sono il diclofenac e l’ibuprofene, mentre il naprossene non aumenta il pericolo. I risultati arrivano da una meta-analisi realizzata da
ricercatori dell’ University of Oxford diretti dal professor Colin Baigent.

La ricerca, pubblicata su una delle più importanti riviste scientifiche ‘Lancet’, suggerisce che la
scelta di una terapia di lunga durata con antinfiammatori debba essere fatta in modo ragionato, scegliendo l’antidolorifico giusto, soprattutto se il paziente è già a rischio cardiovascolare, e informando adeguatamente il paziente circa i potenziali rischi legati a questi farmaci.

I ricercatori hanno considerato i risultati di 639 trial clinici per un totale di oltre 300.000 persone coinvolte e, analizzando i dati dei singoli pazienti,hanno dimostrato che nei
pazienti, in cura con alte dosi e per un tempo prolungato è emerso un rischio più elevato di complicanze vascolari, soprattutto a livello cardiaco, e un rischio da 2 a 4 volte superiore
di emorragia gastrointestinale.

Tratto da Adnkronos salute 29 Maggio 2013

FONTE: marcofilippini.it

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Dolore cronico: ruolo della neuromodulazione

Da OK salute di Marzo 2013, neuromodulazione e dolore cronico.

La neuromodulazione promette di eliminare il dolore cronico e viene eseguita in alcuni centri in tutta Italia. Il neurochirurgo innesta alcuni elettrodi sulla dura madre (generalmente da 2 a 35 ), il rivestimento esterno del midollo spinale, collegandoli fra loro con un filo di titanio.

Questi elettrodi ricevono da un pacemaker inserito sotto la pelle (in genere, nella regione glutea o addominale) una serie di deboli correnti, che attivano particolari fibre nervose (chiamate non nocicettive), in grado di coprire, fino a cancellarli, gli impulsi del dolore condotti da altre fibre nervose (nocicettive).

Tramite una sorta di telecomando, il paziente può attivare il pacemaker e variare l’intensità e la frequenza degli impulsi.

Dopo nove anni circa, bisogna sostituire le batterie del dispositivo con un nuovo piccolo intervento.

Questo trattamento va riservato ai pazienti con dolore cronico h 24 e indomabile con i farmaci.

OK salute Marzo 2013

FONTE: marcofilippini.it

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Dolore Dati Eurisko: Dolori articolari a mani e piedi

In Italia oltre 9 milioni di persone soffrono di dolori articolari. Recente ricerca Eurisko su dolore articolare. Da Il Giornale del 24 febbraio, sul sito di Marco Filippini, nato per contribuire con informazioni, lavori clinici aggiornati, interviste a leader di opinione e le ricerche più recenti al raggiungimento degli standard medi europei in fatto di terapia del dolore.

Fastidiosi dolori articolari. Spesso concentrati nelle piccole e grandi articolazioni, come mani, piedi o ginocchia. Una condizione frequente nel 34 per cento della popolazione che ha superato il traguardo dei 55 anni, soprattutto se di sesso femminile (64%) o in sovrappeso (56%).

In Italia ne soffrono oltre 9 milioni di persone.

Il dolore articolare è stato oggetto di una recente ricerca Eurisko. Sono dolori che non vanno trascurati, potrebbero essere il sintomo di un processo infiammatorio o degenerativo delle cartilagini.

Spesso rivelano la presenza di una malattia reumatica, come l’osteoartrosi. La diagnosi tempestiva è fondamentale. La cura, a seconda dell’intensità del dolore, andrebbe indirizzata secondo le indicazioni dell’organizzazione mondiale della Sanità.

Il Giornale 24 Febbraio

FONTE: marcofilippini.it

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Dolore e terapia: nascono nuovi oppioidi più sicuri

Terapia del dolore, il mercato dei farmaci oppioidi contro il dolore continuerà a crescere, come auspicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel corso dei prossimi anni con nuovi prodotti e strategie che mirano a ridurre il rischio di abusi. Da Ansa, sul sito di Marco Filippini.

Lo riconferma un nuovo rapporto di ricerca sanitaria compilato dagli esperti Gbi Research, che esplorano appunto il futuro delle formulazioni di medicinali fra i più utilizzati al mondo, a causa del fatto che i pazienti con dolore moderato o grave sono trattati quasi esclusivamente con analgesici oppioidi.

Gbi Research evidenzia che negli Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Francia, Italia, Spagna e Giappone, sono attualmente approvati per il trattamento di una serie di condizioni dolorose 352 prodotti oppioidi, a base di 16 composti diversi.

Intanto sia la Fda che l’Ema hanno fissato severi requisiti normativi per l’immissione in commercio degli analgesici oppioidi.

Per far fronte a questo problema, molte aziende stanno lavorando per sviluppare formulazioni a rilascio prolungato di per sé resistenti all’abuso come ad esempio ossicodone in formulazione resistente alla triturazione (tamper resistant) o in associazione a naloxone (inibitore dell’oppiaceo).

Ansa

FONTE: marcofilippini.it

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Dolore antinfiammatori: Marco Filippini e la terapia del dolore

Dolore, i più comuni antinfiammatori non sterodei possono causare alcuni effetti collaterali da considerare attentamente. Sul sito di Marco Filippini, nato per contribuire con informazioni, lavori clinici aggiornati, interviste a leader di opinione e le ricerche più recenti al raggiungimento degli standard medi europei in fatto di terapia del dolore, da Vivere Sani e belli, Aprile 2013.

Questo in sintesi quanto affermato dal Prof. M. Eandi, Ordinario di Farmacologia all’ Università degli Studi di Torino.

Di seguito alcuni problemi che possono causare a vari livelli

– Allo stomaco e nell’intestino possono causare lesioni della mucosa, con sanguinamene spesso non avvertiti e raramente di grave entità.

– Possono manifestarsi bruciori gastrici e disturbi digestivi e in alcuni casi possono formarsi ulcere.

– Tutti i FANS possono modificare l’aggregazione piastrinica, facilitare i sanguinamenti in caso di ferite o piccoli traumi, alterare la coagulazione del sangue, favorendo a volte la comparsa di infarti al cuore.

– Va poi ricordato che possono causare reazioni allergiche, come orticaria o, nei malati probabilmente predisposti, crisi asmatiche acute qualche minuto dopo l’assunzione del farmaco.

– Alcuni FANS possono ridurre l’efficacia della pillola antifecondativa e causare problemi a livello renale.

– È pericoloso prenderli insieme alle bevande alcoliche, perché l’alcol fa aumentare le possibilità che questi farmaci producano seri danni allo stomaco.

I prodotti di automedicazìone sono destinati soltanto per combattere disturbi acuti, come dolori e febbre, meglio sempre dopo aver consultato un medico.

Da Vivere Sani e belli Apr. 2013

FONTE: marcofilippini.it

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Terapia del dolore: presentati nuovi dati del dolore cronico nell’anziano

Terapia del dolore e dolore cronico nell’anziano. Presentati, all’interno di un Convegno sulla terapia del dolore, numerose esperienze cliniche di medici italiani e internazionali. Spicca tra queste quella condotta al Policlinico San Matteo di Pavia sul trattamento antalgico in soggetti fragili, quali gli anziani. Da Pharmastar di Marzo 2013, sul sito di Marco Filippini, nato per contribuire con informazioni, lavori clinici aggiornati, interviste a leader di opinione e le ricerche più recenti al raggiungimento degli standard medi europei in fatto di terapia del dolore.

“Nel paziente geriatrico, una delle principali cause di dolore cronico severo e disabilità è l’osteoartrite, con un impatto negativo sulla funzione motoria e cognitiva, sul sonno e sull’umore”, ha esordito Massimo Allegri, Dirigente Medico Struttura Semplice Terapia del Dolore Dipartimento Anestesia e Rianimazione I – Fondazione IRCCS Policlinico S. Matteo di Pavia.

“Trattare il dolore in questa popolazione significa poter migliorare non solo la qualità di vita ma anche il livello di attenzione e di coscienza; una prescrizione analgesica efficace, tuttavia, va valutata molto attentamente poiché negli over-65 si riscontrano spesso polifarmacoterapia, comorbidità e scarsa aderenza alle cure.

Il vantaggio degli oppioidi è che, se usati bene, possono essere impiegati per lunghi periodi e con minori effetti collaterali rispetto ai FANS, soprattutto in età avanzata. I dati preliminari che abbiamo raccolto negli ultimi mesi, trattando con l’associazione ossicodone-naloxone una cinquantina di pazienti geriatrici, hanno evidenziato un buon controllo del dolore nell’85% dei casi, preservando al tempo stesso la funzione intestinale.

Intendiamo ora avviare a breve uno studio clinico, per dimostrare che gestire adeguatamente il dolore con basse dosi di oppioidi e un approccio multidisciplinare permette di avere nell’anziano un miglioramento anche sul piano cognitivo ”

Tratto da Pharmastar Marzo 2013

FONTE: marco filippini.it

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Epic Survey, Dolore Oncologico: poca appropriatezza terapeutica

Il trattamento del dolore oncologico rappresenta un problema troppe volte sottovalutato. La ricerca, indicata con l’acronimo EPIC (European Pain in Cancer) e realizzata in 11 Paesi europei più Israele, è stata condotta secondo una precisa prospettiva: esaminare l’esperienza del dolore oncologico secondo il punto di vista del paziente. EPIC survey, da About Pharma di dicembre 2012, sul sito di Marco Filippini. L’esperienza a difesa del malato.

La ricerca ha coinvolto i seguenti Paesi: Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Irlanda, Italia, Norvegia, Romania, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Israele. Sono stati contattati 5084 soggetti per essere sottoposti alla I fase di screening.

Nell’ambito di questo campione, i ricercatori sono riusciti a raccogliere i dati demografici di 5049 oggetti: la fascia di età più rappresentata era quella compresa fra 50 e 59 anni; il 40% erano uomini e il 59% donne.

I tipi di neoplasie più frequenti erano il tumore della mammella (28%), della prostata (12%), dell’intestino e del colonretto (9%), del polmone (8%). La prevalenza del dolore era sostanzialmente diversa tra i vari tipi di neoplasia: i pazienti con prevalenza massima di dolore (> 85%) erano quelli affetti da tumore di pancreas, ossa e cervello, da linfoma, da tumore del
polmone e della testa-collo; la prevalenza più bassa (< 75%) era riferita dai pazienti con tumore alla prostata e con leucemia.

Dai dati raccolti è emerso che il 23% dei pazienti che riferiva intensità di dolore pari o superiore a 5 nella scala numerica di valutazione del dolore non riceveva alcun trattamento analgesico. Considerando poi il campione di pazienti che riferiva un’intensità di dolore
classificata severa (241), di questi solo il 42% riceveva un trattamento con oppiacei forti.

About Pharma dic 2012

FONTE: marcofilippini.it

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Marco Filippini, l’Anno Europeo contro il dolore 2012-2013 è dedicato al dolore viscerale

L’Anno Europeo contro il dolore 2012-2013 è dedicato al dolore viscerale, che praticamente ogni persona ha avuto modo di conoscere nella sua forma acuta e che è sottovalutato nella sua forma cronica. I numeri del dolore viscerale sul sito di Marco Filippini. L’esperienza a difesa del malato.

La prevalenza del dolore viscerale è tanto impressionante quanto allarmante, come dimostrato da una serie di dati:

– il 20-30% della popolazione soffre di dispepsia, ma solo nella metà di questi pazienti viene individuata una causa organica;

– si stima che la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) colpisca tra il 6% e il 25% della popolazione, a seconda dello studio e anche del sesso, e motiva circa metà delle richieste di consulto dei gastroenterologi;

– il dolore vescicale colpisce più frequentemente le donne rispetto agli uomini, 900 le donne che ne soffrono su 100.000;

– una donna su due soffre di dolori mestruali, nel 10% dei casi questo dolore è così grave che è causa di assenza per malattia ogni mese;

– globalmente, le donne soffrono di dolore viscerale con un’incidenza tre volte superiore rispetto agli uomini.

Questo disturbo è spesso messo in relazione a gravi situazioni di stress, a cui si presta altrettanta scarsa attenzione. L’Anno Europeo contro il dolore 2012-2013 è dedicato a questo tipo di dolore, il dolore viscerale, che praticamente ogni persona ha avuto modo di conoscere nella sua forma acuta e che è sottovalutato nella sua forma cronica.

FONTE: marcofilippini.it

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Terapia del dolore, l’esperienza di Marco Filippini a difesa del malato

Dolore cronico e ruolo della neuromodulazione. Sul sito marcofilippini.it, nato per contribuire con informazioni, lavori clinici aggiornati, interviste a leader di opinione e le ricerche più recenti, al raggiungimento degli standard medi europei in fatto di terapia del dolore, l’esperienza di Marco Filippini a difesa del malato. Da OK salute di Marzo 2013.

La neuromodulazione promette di eliminare il dolore cronico e viene eseguita in alcuni centri in tutta Italia. Il neurochirurgo innesta alcuni elettrodi sulla dura madre (generalmente da 2 a 35 ), il rivestimento esterno del midollo spinale, collegandoli fra loro con un filo di titanio.

Questi elettrodi ricevono da un pacemaker inserito sotto la pelle (in genere, nella regione glutea o addominale) una serie di deboli correnti, che attivano particolari fibre nervose (chiamate non nocicettive), in grado di coprire, fino a cancellarli, gli impulsi del dolore condotti da altre fibre nervose (nocicettive).

Tramite una sorta di telecomando, il paziente può attivare il pacemaker e variare l’intensità e la frequenza degli impulsi.

Dopo nove anni circa, bisogna sostituire le batterie del dispositivo con un nuovo piccolo intervento.

Questo trattamento va riservato ai pazienti con dolore cronico h 24 e indomabile con i farmaci.

OK salute Marzo 2013

FONTE: marcofilippini.it

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Terapia del dolore sul sito di Marco Filippini a difesa del malato

Dolore diffuso agli arti inferiori, gambe affaticate e senso di pesantezza, arti freddi e rigidi  o intorpiditi, formicolio. Questi i sintomi riferiti ad una visita da un neurologo che, dopo un’elettromiografia, hanno portato alla diagnosi è di neuropatia, cioè a una malattia dei nervi periferici. Testo da Corriere della Sera del 24 Febbraio. Terapia del dolore, marcofilippini.it, il sito di Marco Filippini a difesa del malato.

Dolore diffuso agli arti inferiori, gambe affaticate e senso di pesantezza, arti freddi e rigidi  o intorpiditi, formicolio. Questi i sintomi riferiti ad una visita da un neurologo che, dopo un’elettromiografia, hanno portato alla diagnosi è di neuropatia, cioè a una malattia dei nervi periferici.

Le neuropatie riguardano il 2-3 per cento della popolazione, ma oltre i 55 anni la percentuale dei soggetti colpiti sale fino l’8 per cento.

Circa un terzo delle neuropatie ha origine genetica ed esordio in età giovanile, un terzo ha invece un’origine acquisita (è cioè conseguenza di diabete, deficit di vitamina B12, malattie immunologiche sistemiche, forme infiammatorie primarie) e un terzo resta idiopatico, ovvero senza una causa nota.

La diagnosi si basa sulla visita, durante la quale il medico valuta il modo in cui disturbi si sono presentati, laparte del corpo che hanno coinvolto, e l’elettroneurografia. Una diagnosi corretta è naturalmente un passo fondamentale per avviare la terapia: scoprire che una persona con neuropatia ha, ad esempio, diabete, carenze vitaminiche o malattie autoimmuni, permette di curare la malattia sottostante e migliorare o talvolta guarire la neuropatia.

Inoltre, a diagnosi fatta, si possono usare, se necessario, farmaci sintomatici per il dolore neuropatico come oppioidi ,antidepressivi e antiepilettici , che vanno scelti e dosati in base al singolo caso. Si tratta di farmaci efficaci, ma che posson avere effetti collaterali. È quindi importante che ogni paziente sia correttamente informato dal proprio medico delle linee guida per il trattamento del dolore neuropatico.

Corriere della Sera 24 Febbraio

FONTE: marcofilippini.it

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Cure palliative: Marco Filippini, ancora in discussione la Nimesulide

Su marcofilippini.it, sito nato per contribuire con informazioni, lavori clinici aggiornati, interviste a leader di opinione e le ricerche più recenti al raggiungimento degli standard medi europei in fatto di terapia del dolore, l’articolo comparso su Vivere Sani e Belli di Febbraio 2013. La Nimesulide rimane tra i farmaci più utilizzati in Italia: secondo l’ultimo rapporto Osmed è stato il secondo antinfiammatorio non steroideo più prescritto nel 2011.


Numeri in calo, probabilmente anche in seguito alla diffusione di segnalazione di danni al fegato. Anche l’Agenzia europea dei medicinali ha rivisto le indicazioni della nimesulide, che ora non può più essere utilizzata in modo cronico (tranne che in pomata).

In Italia resta in commercio per il dolore acuto, in alcuni casi anche rimborsata dall’Ssn. «Il rischio più importante, anche se raro, è quello di di danni al fegato, anch’esso associato a tutti gli antinfiammatori, ma in misura più frequente all’uso della nimesulide» spiega il Dott. Clavenna dell’ Istituto Mario Negri di Milano. All’estero il prodotto è stato ritirato in seguito alle segnalazioni di danni epatici.

Alcuni Paesi europei (Belgio, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Olanda, Spagna e Svezia) hanno scelto di ritirare dal mercato la nimesulide. In altri ( Germania, Regno Unito e Stati Uniti) il farmaco non è mai stato autorizzato e la Francia, che in seguito alle nuove indicazioni europee, ha deciso di mantenerlo sul mercato, non rimborsandolo più ai cittadini. Perché allora in Italia è consentita ugualmente la commercializzazione, tanto più che già molti Paesi lo hanno ritirato dal mercato?

«Probabilmente nella decisione presa dalle autorità italiane ha pesato il fatto che la nimesulide sia stata a lungo un principio attivo molto utilizzato e forse non si volevano penalizzare quanti già lo prendevano traendone dei benefìci» ipotizza il dottor Clavenna.

In seguito a quanto stabilito dalla Commissione europea, l’Aifa, l’Agenzia del farmaco del nostro Paese, ha modificato le modalità di prescrizione della nimesulide. II farmaco è acquistabile solo con la prescrizione medica, quindi con la ricetta non ripetibile. In passato, però, veniva rimborsato dal Ssn se prescritto per il trattamento prolungato di quattro malattie (osteoartrosi in fase infiammatoria o dolorosa, dolore legato a forme tumorali, artropatie del connettivo e attacco acuto di gotta), mentre oggi non è più indicato a questi scopi. L’Aifa ha però stabilito, nella cosiddetta nota 66, che sia rimborsata per il trattamento di breve durata del dolore acuto associato alle stesse malattie.

Non va, inoltre, assunta insieme ad altri antinfiammatori non steroidei, al paracetamolo e anche ad alcuni antibiotici, perché il consumo in sinergia potrebbe aumentare il rischio di danni al fegato. Inoltre, evitare l’associazione con alcolici, proprio per non sovraccaricare il fegato» spiega il dottor Clavenna.

Vivere Sani e Belli Febbraio 2013

FONTE: marcofilippini.it

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Terapia del Dolore: Sul Sito di Marco Filippini Pain Practice del 6 Marzo 2013

Il sito di Marco Filippini per contribuire con informazioni, lavori clinici aggiornati, interviste a leader di opinione e le ricerche più recenti al raggiungimento degli standard medi europei in fatto di terapia del dolore. Marco Filippini, l’esperienza a difesa del malato.

Dolore benigno: un trattamento adeguato allevia costi e migliora la terapia. Pain Practice del 6 Marzo 2013 sul sito di Marco Filippini.

Una recente rassegna di studi sul dolore cronico ha analizzato studi pubblicati dal 1999 al 2012 sintetizzando i seguenti risultati:

Il dolore cronico ha una prevalenza di circa il 20% nei pazienti adulti
7% dei pazienti hanno dolore neuropatico
7% dei pazienti hanno dolore severo

Un adeguata terapia del dolore, con riduzione dell’ intensità della sintomatologia del 50% ,migliora sia il dolore, sia il senso di spossatezza, la qualità di vita, il sonno, la depressione e tutte le attività correlate al lavoro. La rassegna suggerisce alcuni modelli organizzativi su cui basare l’ organizzazione dei reparti considerando risparmi per il sistema e migliori risultati per i pazienti.

Pain Practice 6 Mar 2013

FONTE: marco filippini.it

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