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Il Mistero della Porta Alchemica: Nuove Rivelazioni

Roma : nei suoi millenni di storia ha dominato il destino di gran parte dell’umanità, attraverso le grandiose figure di imperatori e papi. Oltre ai grandi personaggi della storia sono vissute in questa città personalità illustri in ogni campo della conoscenza, dell’arte, delle scienze occulte ed esoteriche.CI hanno  lasciato  marchi e  simboli, per trasmettere una conoscenza iniziatica che solo pochi sapienti possono decifrare e comprendere.

La summa di tutte le scienze metafisiche  e alchemiche si può ancora osservare  nella PORTA MAGICA di Piazza Vittorio. Celata dai resti monumentali di una fontana di epoca severiana, si erge la famosa Porta Alchemica, sorvegliata da due statue marmoree del dio egizio Bes. Sulla porta calcarea sono incise formule magiche, segni cabalistici ed ermetiche iscrizioni latine ed ebraiche.

Il nostro itinerario inizia da qui.

Giovedì 14 Aprile cercheremo di far luce sui misteri che la avvolgono. Avremo la possibilità di accompagnare  gli appassionati nell’ area protetta e visitare i resti della porta.  Al termine  raggiungeremo il salotto  Caronte   per un seminario sull’ interpretazione dei simboli su di essa  incisi.  Seguirà  un confronto , degustando un aperitivo e le specialità del Bistrot.

Per INFO e PRENOTAZIONI inviare un’email a [email protected]

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Rinvenuto un eccezionale sito megalitico vicino Roma

Castel Giuliano, una località tra Bracciano e Cerveteri, già nota al turismo locale per le sue bellissime cascate ed all’archeologia per le tracce etrusche e medievali, potrebbe ora rivestire un ruolo centrale nello studio delle concezioni astronomiche e rituali dall’età del bronzo agli stessi Etruschi.

Da alcuni anni, l’associazione CIVITAS (Corpo Italiano di Vigilanza agli Itinerari Turistici Archeologici e Storici) un gruppo di appassionati e professionisti che dedica volontariamente il proprio tempo libero a salvaguardare il nostro patrimonio archeologico e paesaggistico, ha avviato un programma di mappatura degli antichi tracciati, servendosi di vecchie mappe, delle testimonianze scritte dal passato (grazie anche ad esploratori ed archeologi come Dennis, Nibby, Lanciani, Coppi e Tomasetti), delle individuazioni, le segnalazioni o i ritrovamenti di volontari, trekkers e bikers, tutte informazioni elaborate attraverso la recente tecnologia informatica e satellitare. Con questo sistema, solamente nel Lazio sono stati individuati almeno un centinaio di siti ed itinerari ormai quasi perduti dalla memoria del turismo moderno.

Un recente studio sperimentale del gruppo CIVITAS si è concentrato nel seguire un ipotetico percorso della cosiddetta “Via degli Inferi”, una strada sacra che, dopo aver attraversato longitudinalmente la necropoli de “La Banditaccia” nei pressi di Cerveteri, sembra perdersi nel nulla.

E’ infatti noto come gli Etruschi difficilmente avrebbero limitato una strada così importante ad un singolo abitato (e la citata necropoli, è disegnata come una città dei vivi), anche per la ossessiva commistione tra il senso profano (utilità per gli spostamenti) ed l’ispirazione sacra (orientamento, profondità, tappe e destinazione). Quel popolo era ben consapevole del significato simbolico nel riproporre una pianta urbanistica di vita quotidiana applicata ad una necropoli, quindi la “via centrale” doveva rispecchiare il medesimo senso mistico di ascesi rituale, come un’autostrada verso l’oltretomba. Per questa ricerca, è stato appositamente adottato un approccio empirico più che scientifico (da qui il senso sperimentale), anche perché dal punto di vista archeologico, moltissimi eminenti studiosi hanno studiato quest’area in modo rigoroso (ricordiamo tra questi, Judson-Hemphill, Mengarelli, Nardi, Enei) ma pochi si sono focalizzati sull’aspetto prettamente “religioso” fondato spesso su fattori aleatori piuttosto che tecnici. Abbiamo dunque preso il modello anticamente universale sui culti femminili rivolti alla Dea Madre, dove la presenza dell’acqua come principio vitale era fondamentale, per applicarlo ad un territorio che vede una forte presenza pelasgica e pre-Etrusca, Villanoviana o di quei popoli appartenenti alla cosiddetta “Cultura del Rinaldone”.

La storia ci insegna come i culti più antichi si siano spesso trasferiti alle culture successive, seppur con le dovute modificazioni: le divinità greche ed etrusche possono essere riscontrate con sottili differenze nei Romani, come molti concetti pagani (in particolare mitraici) nello stesso Cristianesimo. Seguendo l’assunto dello storico Jaques Le Goff secondo il quale “il sacro è tenace” cioè un luogo consacrato da una civiltà tende a conservare il suo status mistico per le popolazioni ed i culti successivi, ne deriva la lecita ipotesi che un percorso sacro varato da popolazioni antichissime sia poi stato riutilizzato dagli Etruschi collegandolo ad una viabilità cerimoniale edificata per il loro culto. Una “Via degli Inferi” che addirittura percorresse una necropoli delle dimensioni e dell’importanza come La Banditaccia (una delle più estese al mondo e patrimonio dell’UNESCO), non poteva –a maggior ragione- essere congeniata come fine a sé stessa.

A titolo informativo, ricordiamo che il concetto di “inferi” non era visto dagli Etruschi in accezione negativa, connotazione tipica del Cristianesimo, ma di un pantheon divino collocato nelle viscere della Terra più che nei cieli. Un “Olimpo” molto più vicino alla vita di tutti i giorni, a stretto contatto con gli eventi naturali, dove il mondo dei morti spesso si confondeva con quello dei vivi. La necropoli de La Banditaccia, sembra esprimere sia architettonicamente che emotivamente tutto il culto del “trapasso” e dell’aldilà tipici della fede etrusca. Basti pensare ai sarcofagi con la figura del Cerbero rinvenuti nell’area ed al nome stesso della vicina città di Cerveteri la quale apparirebbe su alcuni documenti antichi come “Cerbeteri” o “Castrum Cerbetere” (terra del Cerbero?), come congetturato da A.Szabo. Un’ipotesi non meno ardita della leggenda che vede tramutare il nome di Agylla in Caere per via di un saluto mal interpretato… La teoria di una toponomastica pagana e la successiva damnatio memoriae cristiana si fonderebbero nell’ancora attuale stemma comunale: un cervo nella postura tipica adottata per gli “Agnus Dei” … ed ancora più stranamente tricefalo.

Qualcosa ci diceva che seguendo i principi della spiritualità etrusca, questa Via degli Inferi dovesse rivestire un valore iniziatico e rituale, anche più elevato delle conosciute vie lucumoniche (o “tagliate”), un po’ come si sta dimostrando per l’antico tracciato che univa il santuario di Pyrgi ad Agylla e quindi a Caere. Il percorso, una volta usciti dalla necropoli, sembra dividersi in due opzioni. Una strada prosegue in direzione Nord su altipiani e la seconda, quella presa in esame, scende in un vallone fino alle sponde del fosso “Manganello” per poi, superato il moderno cimitero, proseguire in direzione NE in un’angusta gola dove confluiscono altri torrenti. L’intero cammino copre un dislivello di circa 300 mt in circa 12 km, tutto infossato tra le ripide pareti tufacee del “Fosso della Mola”.

Lungo il percorso, ben quattro cascate con un salto considerevole danno vita ad altrettanti laghetti, offrendo scenari impensabili alle porte di Roma e dei momenti di ristoro nel non facile cammino. Tutto sembra celebrare la sacralità delle acque, la cui dea Uthur (Orcla, Giuturna) era tra le principali nel pantheon etrusco. Superata l’ultima cascata che nasconde una grotta grossolanamente murata, ci si ritrova su un altopiano alle falde del monte “La Guardia”, tra i più alti della zona (escludendo il “Monte Santo” di circa 450 mt ed in prossimità della linea costiera).

E’ in questo luogo che iniziamo a rilevare dei massi levigati con incise decine di “coppelle” di varia forma e diametro.

Uno di questi sembra un seggio o una duplice vasca votiva ed un altro ha chiaramente scolpiti dei gradini. Altri monoliti hanno forme ovoidali o sono intagliati con figure geometriche: uno in particolare, di forma piramidale, cela a pochi metri i resti di una tomba a camera singola di chiara fattura etrusca, oggi ricovero di bestiame. Salendo su uno di questi megaliti, è stato possibile scorgere una protuberanza di roccia levigata emergere dal bosco, con al centro un grande foro ellittico, particolare che ci ha convinti ad addentrarci nella macchia. Con stupore (e molta fatica, perchè la fittissima vegetazione ricopre ormai ogni cosa), abbiamo rilevato centinaia di metri di pareti tufacee piene di coppelle ed altre nicchie di varie forme regolari, stese come un nastro pronto a misurare o raccontare qualcosa. All’interno del bosco non è stato possibile contare con esattezza la grande quantità di altri monoliti, dei quali nessuno sembra essere collocato in modo casuale: uno, in particolare, nel suo incavo ospita un tempietto matriarcale apparentemente intatto. Pur non essendo semplice individuare i confini precisi del complesso a causa dei rovi che rendono inaccessibile la risalita della collina, percorrendo il bordo esterno del bosco è apparso evidente come la presenza di incisioni e pietre lavorate ricopra tutto il versante Ovest della montagna. Interessante è l’andamento ad “imbuto” dell’insenatura principale dove la parete di destra (rivolta ad Est) sembra ricevere l’ombra da una vicina altura (area dove stiamo conducendo alcuni sopralluoghi o comunque da uno gnomone posto in posizione elevata, mentre la parete di sinistra sembrerebbe riportare le fasi lunari con le incisioni degli “spicchi” calanti e crescenti distanziati, fino al globo intero intagliato del megalite a forma di seggio. Non sforziamo la fantasia nell’intravedere in un monolite di forma sferica le fattezze stesse del nostro satellite.

Un foro confuso tra gli altri, situato verso l’uscita dell’altopiano si è in realtà rivelato una presa d’aria verso il centro del monte (corrente fredda percepibile fisicamente), destando il lecito sospetto circa la presenza di ambienti o passaggi sotterranei.

Decidiamo quindi di salire sulla cima del “Monte La Guardia” (nome appropriato, visto che si può godere di una vista a 360° per molte decine di km) dove troviamo un agriturismo (inesistente prima del 2003 e non collocato su precedenti manufatti, (come si può evincere dalle mappe cronologiche di Google Earth) dal quale dipende tutta la proprietà dell’area, cascate comprese. Il proprietario della tenuta “Monte La Guardia”, Sig.Gioacchino De Sanctis, con il quale ci siamo piacevolmente intrattenuti acquisendo la conoscenza di antefatti e notizie sul territorio e raccogliendo il disagio per un turismo sempre meno rispettoso del paesaggio naturale e delle proprietà che lo ospita, è parso molto interessato ai risultati che stanno via via emergendo, concedendoci l’autorizzazione a visitare il resto dell’area. Proprio sopra il versante interessato dai monoliti, appaiono evidenti alcuni basamenti di un esteso abitato arcaico, presumibilmente dell’Età del Bronzo, anche se alcuni frammenti di selce potrebbero far anche pensare ad un utilizzo in epoche precedenti. Anche in questo caso, le vie che dovrebbero accedere al complesso sottostante, sono rese inaccessibili dalla vegetazione.

Come analisi generale, la disposizione dei monoliti e delle simbologie parietali ricalcano quanto già rilevato in molti altri siti in Italia ed in Europa, lasciando presagire la correlazione tra il culto femminino della Dea generatrice di vita attraverso l’acqua e lo scorrere del tempo stagionale misurato con l’osservazione degli astri. L’umanità, già dal più recente neolitico, non si percepiva come un unicum accentratore del creato, bensì parte di un mondo naturale scandito dall’avvicendarsi delle stagioni da cui dipendeva la caccia, l’agricoltura e la vita stessa. Nella natura/Terra (che solo in seguito sarà considerata come una divinità antropomorfa), l’uomo osservava già il proprio ciclo di vita e morte come proiezione di un ciclo cosmico. La natura/Terra diviene così Madre benefica e sacrificale al contempo; essa è raffigurata da simboli semplici ma evocativi, in modo che ogni luogo sacro prescelto possa rappresentarne le sue peculiarità: la riproduzione e la vita. Essi riconoscevano nel parto ed in tutto il ciclo che precedeva l’evento, il maggior miracolo e mistero portato a termine dalla donna, esattamente come i frutti della natura giungevano al termine di cicli portati a termine dalle stagionalità dalla Terra, la Grande Madre. Si affacciano i primordi del concetto filosofico secondo il quale “ciò che in alto si manifesta anche in basso”.

A differenza dei successivi culti monoteisti maschili, lo stesso ciclo mestruale non era considerato impuro ma, anzi, una “magia”: l’uomo sanguina perché ferito o morente ma la femmina attraverso un evento emorragico incredibilmente si rigenera. Per questi motivi, nonostante la presenza di entità maschili propedeutiche come il Sole, si afferma in quasi tutto il mondo antico il culto del femminino sacro. Le prime società organizzate potevano dunque scegliere i luoghi che, per morfologia, risorse idriche o altitudine, potessero inscenare lo spettacolo della vita.

Come citato, esistono numerose località che nell’antichità hanno rivestito questo ruolo con simbologie più o meno delineate o rivolte maggiormente all’osservazione astronomica piuttosto che alla ritualità, ma nel sito di Monte la Guardia, assistiamo a qualcosa di differente, anche se forse meno scenografico dei menhir di Poggio Rota (G.Feo) o della Ziqqurat di Monte d’Accoddi (E.Contu): disegnando l’andamento ad imbuto dell’avvallamento dove risiedono la maggior parte delle tracce, notiamo evidenti segni di lavorazione plastica alla morfologia dell’area, fino ad ottenere una (poco casuale) somiglianza con la simbologia triangolare genitale femminile dello Yoni. Tale osservazione può essere avvalorata da un canale idrico artificiale scavato nel tufo che percorre, dal vertice del triangolo, parte dello schema, completando lo Yoni con il concetto orientale dei fluidi sacri dell’amore e della vita, “Tattva”, o mestruali, “Puspa”, anche questi in armonia con i cicli lunari ed astronomici e quindi temporali. La traiettoria del canale punta verso il monolite dalla forma ovoidale.

Le “coppelle”, il menhir (simbologia fallica propedeutica al ciclo vitale) posto sul lato rivolto al Sole, i megaliti sferici e ovoidali, le simbologie lunari sul lato opposto al Sole, gli altari ed i corsi d’acqua, a Monte la Guardia si fondono in un complesso ed articolato sito sacro dove l’uomo ha plasmato la natura senza invaderla con elementi ad essa estranei. Non solo l’Essere Umano è armonizzato con la Madre natura, ma la stessa Terra accoglie le proiezione del cielo quasi a voler equilibrare il proprio ciclo vitale. Da una prima analisi, in Italia fino ad oggi non esiste documentazione a descrizione di un sito così poliedrico, esteso e completo, come non abbiamo trovato traccia di precedenti analisi o studi relativi a questo sito, in chiave sacra e rituale.

Se ciò potrà essere confermato dagli studiosi che il CIVITAS sta interpellando, la piccola squadra di ricognizione composta da Germano Assumma, Ilaria Bartolotti e Massimo Bonasorte (assieme ad altri partecipanti dediti a studi astronomici, religiosi ed archeologici) potrebbe aver localizzato uno dei maggiori complessi astronomici e sacri in Italia utilizzati dall’Età del Bronzo, fino all’epoca etrusca o successive.

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Pubblicato il nuovo sito web di Archeologia Aerea

Da alcuni giorni è on-line il nuovo sito web di Archeologia Aerea, la rivista diretta e curata dal Prof. Giuseppe Ceraudo dell’Università del Salento. Il sito nasce quale risorsa scientifica per la divulgazione dei contenuti della rivista ma punta a divenire una risorsa fondamentale per gli studi e le ricerche nell’ambito dell’Aerotopografia Archeologica e della Topografia Antica in generale. Sul sito si possono reperire informazioni su tutte le attività e gli eventi organizzati dal Laboratorio di Topografia Antica e Fotogrammetria dell’Università del Salento nonché tutti i contatti utili per saperne di più in merito. Nella pagina dedicata alla rivista AAEREA sono disponibili tutti i riferimenti e le informazioni sui numeri dispobili e il loro contenuto. Nello spazio dedicato ai download sono già disponibili pubblicazioni e risorse di ambito scientifico-divulgativo sul tema dell’Archeologia Aerea. Il sito è consultabile alla pagina www.archeologia-aerea.it. Dal sito si possono raggiungere tutte le altre risorse del gruppo di lavoro del Laboratorio di Topografia Antica. Dai droni allo stato delle ricerche: sono solo alcuni degli argomenti che si sviluppano tra le pagine del sito e che saranno al centro dei suoi contenuti in futuro.

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Tarquinia alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico

Tarquinia parteciperà alla XIV edizione della prestigiosa Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico che si svolgerà a Paestum, Campania, dal 17 al 20 novembre. La manifestazione si presenta come il più grande salone espositivo al mondo del patrimonio archeologico e la prima mostra internazionale di tecnologie interattive e virtuali. La rassegna ha l’obiettivo di favorire la commercializzazione di pacchetti turistici e approfondire i temi sulla tutela, la fruizione, la valorizzazione dei beni culturali e sulla cooperazione tra i popoli. Strategico per promuovere il patrimonio turistico culturale tarquiniese sarà il workshop con 80 buyer internazionali selezionati dall’Enit, l’Agenzia Nazionale del Turismo, provenienti da Austria, Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Slovacchia, Russia, Spagna, Stati Uniti, Svezia e Svizzera. «L’Ufficio Informazioni Turistiche del Comune di Tarquinia presenterà il nuovo materiale promozionale della città, tra cui l’anteprima dei virtual tour. – afferma l’assessore al Turismo Sandro Celli – Le nuove frontiere internazionali della ricerca scientifica e tecnologica legate al mondo antico saranno protagoniste così come le esposizioni sull’archeologia virtuale. Nell’incontro saranno proposte anche le applicazioni 3D e i progetti di realtà virtuale». Alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico prenderanno parte Regioni, Province, Comuni, Camere di Commercio, Aziende di Promozione Turistica, Soprintendenze, Parchi Archeologici, Organizzazioni di Categoria, Associazioni Professionali e Culturali, Consorzi Turistici, Società di Servizi, Case Editrici. Saranno presenti 30 nazioni. Ospite d’onore la Turchia.

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ARION ESPOSIZONI DI IDEE – 101 TESORI NASCOSTI DI ROMA DA VEDERE ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA DI GABRIELLA SERIO

Giovedì 24 marzo 2011 ore 18.00


Incontro con Gabriella Serio

per la presentazione del suo ultimo libro



101 TESORI NASCOSTI DI ROMA DA VEDERE ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA


Interviene con l’autrice Laura Laurenzi


ARION ESPOSIZIONI

Palazzo delle Esposizioni, via Milano 15/17 – Roma

Ingresso libero



Sono incredibili le sorprese che Roma riserva al visitatore, negli angoli più remoti come nei monumenti più appariscenti. Come una caccia al tesoro, questo libro invita a percorrere un viaggio all’interno dei palazzi, delle chiese, sotto il selciato della città alla scoperta di opere d’arte e luoghi vetusti e segreti.



Vengono così portate alla luce preziose testimonianze di una Roma passata che si nasconde spesso in luoghi del tutto insospettabili.



101 itinerari che vanno dalla Roma archeologica a quella medievale, rinascimentale e barocca, con uno sguardo costante alla città moderna e contemporanea.

101 tesori nascosti avvolti da storie, leggende, aneddoti e in cui i personaggi coinvolti sono gi antichi abitanti della Città Eterna ma soprattutto i grandi protagonisti di un tempo: papi e imperatori, santi e artisti, scrittori e personaggi mitici.



UNA CACCIA AL TESORO LUNGO DUEMILA ANNI DI STORIA E OLTRE

ECCO ALCUNI DEI 101 TESORI NASCOSTI:

• IL CAVEAU DI PALAZZO MASSIMO

• SCHELETRI E CAPPUCCINI IN VIA VENETO

• PIETRO E LA NECROPOLI SIGILLATA

• LA GIOSTRA DI NERONE

• LA REGINA DELLE CATACOMBE

• RITI VOODOO A PIAZZA EUCLIDE

• UNA PICCOLA SAN PIETRO ALLE FALDE DI MONTE MARIO

• MITREO BARBERINI



Gabriella Serio

101 TESORI NASCOSTI DI ROMA

DA VEDERE ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA

Newton Compton Editore

288 pagine

Prezzo di copertina € 14,90



BIOGRAFIA

GABRIELLA SERIO, ARCHEOLOGA, È LAUREATA IN TOPOGRAFIA ANTICA ALL’UNIVERSITÀ “LA SAPIENZA” DI ROMA. APPASSIONATA ESPLORATRICE DELLA CITTÀ DI ROMA, SI OCCUPA DA ANNI DI RICERCHE SUL SUO PATRIMONIO STORICO-ARTISTICO. HA PUBBLICATO STUDI SULL’ARGOMENTO E COLLABORA CON PERIODICI CULTURALI. LAVORA PRESSO IL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI.

Gabriella Serio



101 TESORI NASCOSTI DI ROMA

DA VEDERE ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA



Interviene con l’autrice Laura Laurenzi

Giovedì 24 marzo 2011 ore 18.00



ARION ESPOSIZIONI

Palazzo delle Esposizioni, via Milano 15/17 – Roma

Ingresso libero

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Il Viandante e la Sua Ombra

Il Centro Labicano per l’Arte Contemporanea CLAC

è lieto di inaugurare l’apertura dei suoi spazi con la mostra

Il Viandante e la Sua Ombra

Collettiva d’Arte Contemporanea
a cura di

Alessio Brugnoli

Artisti:

Alessandro Di Gregorio, Salvatore Melillo,

Andrea Martinucci, Dorian Rex,

Marco Rea (opere da collezione privata),

Luca Lillo, Claudia Venuto, Vincent Bios,

Valentina Majer, Marco Besana, Gloria Vanni,

Chiara Fersini, Ignazio Fresu,

Irene Salvatori, Francesca Fini, Fabrizio Jelmini

dal 25 marzo al 15 aprile 2011

Venerdì, 25 Marzo 2011 Il Centro Labicano per l’Arte Contemporanea – CLAC apre le sue porte al pubblico e lo fa con una collettiva dal titolo Il Viandante e la sua Ombra, a cura di Alessio Brugnoli.

Alessandro Di Gregorio, Salvatore Melillo, Andrea Martinucci, Dorian Rex, Marco Rea, Claudia Venuto, Vincent Bios, Ignazio Fresu, Valentina Majer, Luca Lillo, Marco Besana, Irene Salvatori, Francesca Fini, Gloria Vanni, Fabrizio Jelmini, Chiara Fersini, gli artisti invitati a confrontarsi con l’unico dialogo scritto da Nietzsche.

Un’opera, quella del filosofo, che si pone nella lunga tradizione che considera il viaggio come metafora della conoscenza del Mondo e dell’Io; eppure la tradisce, perché a differenza delle figure classiche, definite dall’aver una meta, uno scopo, il suo viandante ha rinunciato ad ogni obiettivo.

E se il Viandante non ha scopo, allora perché confrontarsi con l’ombra, se non ha bisogno di profezie o di risposte? Semplicemente per parlar a se stesso, in quel senso originale e straniante che è il sentirsi improvvisamente fuori-da-sé, il guardarsi con altri occhi, liberandosi delle maschere e delle corazze costruite ogni giorno per difendersi dalla vita.
La mostra del CLAC tenta di riprodurre per immagini, specchi ed enigmi, le riflessioni presenti all’interno del testo nietzschiano, coinvolgendo nel progetto alcuni dei più interessanti artisti italiani, sia affermati, sia emergenti, in un ampio dialogo intergenerazionale che si esprime tramite una diversità di linguaggi espressivi.

Da una parte, un gruppo d’artisti che si confrontano con l’Uomo, non più misura di tutte le cose, ma inquieto cercatore, a volte schiacciato dai propri istinti e dal peso di vivere, a volte in lotta eroica e incerta contro di questi, ma sempre impegnato in un doloroso meditare su se stessi e sul proprio ruolo nel mondo. Dall’altra, gli artisti che affrontano l’Ombra, i concetti, le parole e le cose che definiscono il nostro vivere.

Tutti accomunati dalla consapevolezza di quanto sia difficile per la Parola, il Logos, dare un senso compiuto al Reale.

Eppure questo tentativo, deve esser compiuto: e l’Arte ha proprio nella consapevolezza della possibilità di fallire il suo essere eroica e tragica.

Arte che si esprime nelle forme tradizionali della pittura e della scultura e in quelle innovative dei video e delle installazioni e delle performance, moderni riti sciamanici per rendere l’Uomo dominatore dei suoi abissi.

Il CLAC apre le sue porte al grande pubblico con l’obiettivo di instaurare con questo un dialogo giocoso e lo fa attivando, con la mostra “Il Viandante e la sua Ombra”, un colloquio tra l’Arte e i visitatori che come due buoni amici si pongono domande dirette o indirette su questioni spinose ed eternamente dibattute.

I consiglieri municipali Massimo Lucà e Gianluca Santilli hanno fortemente voluto l’apertura di questo prestigioso spazio che si presenta alla città di Roma e non solo con degli obiettivi ambiziosi:

1.   Introdurre l’area archeologica circostante -Ad Duos Lauros- nei circuiti turistici, permettendo la valorizzazione delle catacombe di San Marcellino e Pietro e dei resti dell’epoca di Costantino;

2.   Fungere da incubatore nel VI Municipio per realtà imprenditoriali come gallerie e studi d’arte;

3.   Fungere da vetrina per artisti emergenti;

4.   Permettere una conoscenza diffusa e pervasiva del contemporaneo;

5.   Collaborare con le giovani gallerie e con le riviste d’arte e di cultura.

Centro Labicano per l’Arte Contemporanea – CLAC

Il Viandante e la Sua Ombra

a cura di Alessio Brugnoli
Catalogo in mostra

dal 25 marzo al 15 aprile 2011
10-13/16-19:30 Lunedì mattina chiuso
Indirizzo: via Casilina, 675 – Roma
tel. 331 6002678

Sponsor: Misael Concept Area, Masseria Felicia Azienda Agricola

Media Partner: Albavision Società di comunicazione; Equilibri Arte Portale d’arte; Art Fellas Social network dedicato agli artisti e curatori;

Potpourri Rivista di fotografia.

Direttore Artistico:

Alessio Brugnoli

Cellulare: 3316002678

Mail: [email protected]

Ufficio Stampa:

Flavia Lanza

Cellulare: 3409245760

Mail: [email protected]

Emanuela Cinà

Cellulare: 349685303

Mail: [email protected]

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Autore Dinamico ed Emergente in Italia cerca Editore

Alex Brigata, autore emergente di opere letterarie e grafiche nel Centro Italia è alla ricerca di un nuovo Editore.

Alex Brigata, attualmente residente a Loreto, nelle Marche, è uno scrittore, grafico pubblicitario e un ottimo illustratore di fumetti e fantasy.

Scrittore di Romanzi gialli/avventura a sfondo archeologico, storico-archeologico e fanta-archeologico, Scrittore di Racconti illustrati per l’infanzia e creatore di Graphic Novels di qualità.

Tutte le opere dello scrittore marchigiano sono state presentate tramite eventi organizzati in tutto il territorio della Regione Marche, Umbria e Toscana, dal 2005 al 2008, semestralmente, sono stati dedicati ad egli articoli nella rivista Classe Donna e nel Corriere Adriatico nella sezione “Marche d’Autore”.

Lo Scrittore e Illustratore, inoltre, nel 2005 e 2006 è stato intervistato, in occasione della pubblicazione delle sue opere più importanti, dalla sig. ra Francesca Alfonsi  su Rai3 nel TG Regionale delle Marche e successivamente dal sig. Antonio Prenna, giornalista di RTV, la Radio Televisione della Repubblica di San Marino.

Mentre nell’estate del 2006 è stato creato e presentato un recital letterario, tenutosi presso il teatro Conti di Civitanova Marche (MC) e nel teatro Mugellini di Potenza Picena (MC) .

Le opere dello scrittore saranno disponibili nelle librerie fino ad esaurimento scorte.

L’autore al momento non ha vincoli contrattuali e  sta cercando una nuova proposta editoriale o di Collaborazione Grafica editoriale.

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Ancient Times, il giornale del mondo antico

The Ancient Times

The Ancient Times è un giornale on-line italiano dedicato all’archeologia e al mondo antico. Offre le ultime e più rilevanti notizie sulle scoperte archeologiche, nazionali e internazionali, approfondimenti fotografici e multimediali, segnalazioni di eventi quali mostre e convegni e recensioni di libri. Il portale è ideato e gestito da un giornalista specializzato in Archeologia all’università di Milano, e si avvale della collaborazione di studiosi ed esperti della materia.

Oggi ha raggiunto un pubblico di oltre mille utenti al mese, un numero che sta crescendo esponenzialmente grazie al passaparola dei lettori appassionati. Grazie ai social network, i forum, i commenti dei lettori, la partecipazione di esperti, studenti e semplici cultori della materia, si sta consolidando una vivace community per lo scambio di informazioni ed esperienze, al fine di alimentare il dibattito sulle scoperte archeologiche, la situazione del patrimonio culturale, e favorire una più ampia divulgazione, scientificamente corretta, degli argomenti trattati.

The Ancient Times è interessato alla pubblicazione di abstract di studi inediti, alle recensioni di libri tematici e ai comunicati stampa di musei ed enti culturali. Inoltre, per le case editrici, per la comunicazione di eventi e per annunci sono disponibili spazi per banner pubblicitari a prezzi concorrenziali. The Ancient Times offre a enti, associazioni, editori, aziende la sua competenza per creare siti e portali web personalizzati, con soluzioni vantaggiose e di elevata qualità grafica ed editoriale.

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Roma: Etruscomix, l’Etruria in fumetto, 30 giugno – 25 ottobre 2009

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  • 24 Luglio 2009


Quella del fumetto è una vera e propria forma d’arte, anche se troppo spesso viene considerata come un semplice passatempo per ragazzini. In realtà il fumetto è un potentissimo mezzo di comunicazione, oltre che mezzo con cui esprimere la propria creatività e fantasia.

Ma il fumetto è ancora di più di tutto ciò: è un efficace veicolo narrativo, che avvalendosi di immagini e parole (a volte solo di immagini) riesce ad arrivare al lettore più di molti altri mezzi di comunicazione. Una testimonianza del potere narrativo dei fumetti è data non solo dalla valenza letteraria assunta da molte graphic novel, ma anche dal loro frequente impiego nella narrazione di eventi storici e nella rielaborazione di classici della letteratura. Il fumetto, insomma, ha dimostrato di essere alla pari di altre forme d’arte e letterarie, riuscendo ad accostarsi ad esse senza sfigurare, anzi donando loro qualcosa in più. La mostra “Etruscomix, l’Etruria in fumetto”, che si svolgerà a Roma dal 30 giugno al 25 ottobre, è la dimostrazione che il fumetto può essere accostato e ispirato a una disciplina che all’apparenza è molto distante da esso, ossia l’archeologia.

La mostra, che si propone di far conoscere la civiltà Etrusca, di cui ancora rimangono importanti tracce nei territori italiani in cui si sviluppò, nasce da un’idea originale, anche se non totalmente nuova: scegliere sei fumettisti italiani (Francesco Cattani, Marino Neri, Paolo Parisi, Michele Petrucci, Alessandro Rak, Claudio Stassi) e immergerli per qualche giorno in quelle che sono state definite “Residenze d’Artista”, ossia il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, la Necropoli della Banditaccia di Cerveteri e la Necropoli e il Museo di Tarquinia. Ogni luogo è stato visitato da due artisti, che dai reperti e dalle testimonianze ivi custoditi hanno tratto ispirazione per creare le proprie opere. Questi i titoli dei lavori ispirati alla cultura e alla civiltà etrusca: “Etruria” (di Claudio Stassi), “Una partenza” (Marino Neri), “Adonie” (Alessandro Rak), “L’episodio del fabbro” (Francesco Cattani), “Netvis” (Michele Petrucci), “Viaggio” (Paolo Parisi), che saranno visibili da tutti coloro che organizzeranno un viaggio a Roma e visiteranno la mostra al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, in un appuntamento che promette di attirare molti visitatori, sia appassionati di fumetti che di storia e archeologia, nei bed & breakfast di Roma. Le tavole create, infatti, verranno accostate ai reperti archeologici del museo, creando un insolito ma affascinante connubio, e aiutando i visitatori ad addentrarsi nella storia e nella cultura etrusca. Le riproduzioni delle stesse tavole verranno esposte inoltre nelle altre “Residenze d’Artista” che hanno accolto i fumettisti, ossia i musei di Cerveteri e Tarquinia, andando ad arricchire il percorso museale anche di queste sedi.

Una menzione particolare va riservata al manifesto della mostra, realizzato da uno dei più grandi e famosi fumettisti italiani: Milo Manara. Il manifesto si ispira al Sarcofago degli sposi del Museo di Villa Giulia, e i personaggi ritratti sembrano invitare i visitatori all’interno di una casa etrusca. E l’intento della mostra, come ha sottolineato anche Milo Manara stesso, è proprio quello di aprire una finestra sulla storia. Prenotate subito alberghi a Roma e preparatevi a fare un viaggio a ritroso nel tempo!
Biglietti: intero 4 euro, ridotto 2 euro
Date: 30 Giugno – 25 Ottobre 2009
Dove: Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma, Italia
A cura di Fb-engine.com – prenotazione online

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Gli antichi scrivono sul web

E’ online il portale web dedicato all’antichità. Notizie e articoli per affrontare a 360 gradi i grandi temi dell’antichità, con i moderni strumenti del web 2.0 – www.theancientimes.info

The Ancient Times, con singolare accostamento di termini, si potrebbe definire come una alterumwissenschaft  on – line, ovvero come una vera e propria “scuola dell’antichità e dell’antico” con l’obiettivo della comprensione, divulgazione e studio del passato e del mondo antico in particolare. E forse nulla meglio del linguaggio e degli strumenti del web 2.0 possono oggi tradurre in concreto il nobile ideale della cultura tedesca di approdare ad una conoscenza globale dell’antico, cogliendone i suoi aspetti storici, culturali, archeologici, antiquari e, aggiungerei oggi, metodologici.

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