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L’abito non fa il monaco, ma il monaco mette l’abito

Ogni luogo ha il suo abbigliamento; si tratti di lavoro, piacere o comodità, c’è un abito adatto per ogni luogo e per ogni ruolo.
Lo vediamo ogni giorno: sul lavoro, in casa, a teatro, nei locali: si cambia abbigliamento a seconda del luogo in cui ci si trova, e addirittura l’abbigliamento può aiutare a riconoscere il ruolo di una persona. Nella produzione abbigliamento lavoro, per esempio, si sa che bisogna tener conto dei vari ruoli all’interno di un cantiere perché tutti siano riconoscibili a prima vista, secondo quanto recita il decreto ministeriale 442 del 13 luglio 1990: rosso per il personale preposto ai lavori, giallo per gli operatori abilitati, bianco per il personale ausiliario.
Più che al riconoscimento del ruolo, l’abbigliamento da lavoro è indispensabile per la protezione della persona; a seconda del lavoro sarà necessario pensare alla protezione vie respiratorie, per chi sta a contatto con materiali tossici, oppure alla protezione udito, ad esempio per i muratori quando utilizzano certi macchinari: il primo obiettivo è quello di proteggere i lavoratori da incidenti e da caratteristiche dell’ambiente di lavoro che possono causare danni all’udito, alla vista e così via.
In altri casi può essere necessaria una protezione capo, come nei cantieri edili, oppure una protezione vista, come nel caso dei saldatori, o anche dei dentisti. Insomma, per ogni lavoro bisogna indossare le giuste protezioni, stabilite dalla legge ma soprattutto dal buon senso.
Fuori dall’ambiente di lavoro, un abito può aiutarci a dare un’età approssimativa a chi lo porta, e anche a farci un’idea del suo stile e dei suoi gusti. Oppure può dirci qual è il suo lavoro, se porta un’uniforme, il suo credo religioso, se è un prete, un monaco, una suora, ma anche se è un tipo sportivo o elegante, se gli piacciono i colori o se preferisce passare inosservato … poi, ci sono luoghi dove ci sono degli abiti non dovuti ma adatti: sarebbe fuori luogo andare a teatro in tuta, tanto quanto l’abito da sera sarebbe inappropriato in una palestra. Ai matrimoni il vestito bianco è riservato alla sposa, mentre agli invitati è sconsigliato il nero; basta un cappello con la penna nera per riconoscere un alpino, e un collare bianco per individuare un prete. Gli studenti di alcuni istituti portano la divisa, e nella cultura occidentale basta un anello per capire lo status sentimentale, mentre in altre culture le donne nubili e sposate si riconoscono dal tipo di abiti che indossano.
Quindi, anche se non è certo dall’abito che si può decidere com’è una persona, a volte non è solo una questione puramente estetica, ma ha un’importanza nel lavoro e nella sicurezza, oppure un’importanza culturale e tradizionale. Se poi ci aggiungiamo le occasioni sociali, nelle quali l’abito è motivo di pensieri, vanti e dispiaceri, allora si può arrivare a pensare che in fondo l’abbigliamento è piuttosto importante nella nostra società. Si dice che l’abito non fa il monaco; sarà vero, ma aiuta a riconoscerlo: anche se non basta vestirsi da monaco per esserlo, se lo si è normalmente si indossa il vestito adatto.

A cura di Lia Contesso
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