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L’acqua nella Provincia di Ancona? Pubblica, buona, ma “sommersa” da una “marea” di sfide

L’acqua pubblica nella Provincia di Ancona “zampilla” ancora, ma “naviga” in un mare di incertezze.  Sono quelle dettate da un quadro normativo ancora indefinito che pone il servizio idrico “post-referendum” in una grave situazione di stallo. Dopo il referendum che ha confermato la gestione in house da parte di Multiservizi Spa nella Provincia di Ancona e nei due comuni del maceratese (Matelica ed Esanatoglia) e alla vigilia della soppressione delle Autorità d’Ambito, prevista per il 31 dicembre, per l’acqua pubblica si aprono nuove sfide: quale sarà la tariffa idrica del futuro? Quanto pagheranno i cittadini per l’acqua e, soprattutto, chi farà gli investimenti necessari a migliorare la rete idrica? Sono queste le minacce che incombono sull’acqua pubblica. Sono questi gli spunti di riflessione lanciati oggi ad Ancona, presso la sede della Regione Marche dall’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale n. 2 “Marche Centro-Ancona”, in occasione della presentazione della 9° edizione della “Relazione sullo stato del Servizio Idrico Integrato nell’A.T.O. n.2 Marche Centro-Ancona”, il report annuale che fotografa la “filiera acqua” nell’Ambito Territoriale Ottimale n. 2.

Dalla sorgente al depuratore, l’acqua gestita da Multiservizi Spa nei 43 comuni dell’anconetano, oltre che nei comuni maceratesi di Matelica ed Esanatoglia, è “pubblica, buona e sufficiente”: le fonti di approvvigionamento sono di ottima qualità, la copertura del servizio acquedotto è pressoché totale, quella del servizio di fognatura è in crescita e comunque superiore alla media nazionale, quella del servizio di depurazione conforme ai valori medi nazionali e in via di potenziamento.

A preoccupare non è la qualità e nemmeno la quantità dell’acqua che esce dai nostri rubinetti.  Il territorio dell’A.T.O. n. 2 è pressoché autosufficiente dal punto di vista idrico: il volume d’acqua acquistata nel 2010 è inferiore allo 0,7% di quello prelevato nell’Ambito ed immesso in rete.

A preoccupare, piuttosto, sono tariffe e investimenti. Il secondo quesito del referendum ha, infatti, abrogato la norma relativa alla determinazione della tariffa del Servizio Idrico Integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Ecco allora che “cassata” la remunerazione delle tariffe, il referendum apre al problema del finanziamento degli investimenti e alla fuga di capitali nel settore. Senza remunerazione potrebbe, infatti, venire meno l’interesse a investire nel servizio idrico.

Fino a quando non si saranno sciolti i nodi, vi saranno forti incertezze per i finanziatori – ha dichiarato Marisa Abbondanzieri, Presidente dell’A.A.T.O. n. 2 – e pertanto, se non si interviene in fretta, nel prossimo futuro c’è da aspettarsi un forte rallentamento, se non la paralisi totale dei nuovi investimenti necessari sulla rete e soprattutto nella depurazione, per non incorrere nelle procedure di infrazione europea e  nelle sanzioni civili e penali”.

D’altronde, lo scostamento tra investimenti pianificati e quelli realizzati è già una realtà, così come lo scollamento tra i finanziamenti pubblici previsti e quelli riscossi: nel corso del 2010, infatti, sono stati percepiti un totale di 648.902 euro di finanziamenti pubblici in meno rispetto a quanto previsto e sono stati realizzati complessivamente 13,963 milioni di euro di investimenti in meno  rispetto a quanto pianificato.

 

A rischio, oltre che gli investimenti e la qualità del servizio, anche le tariffe.

A fronte del restringimento della coperta della fiscalità pubblica, l’aumento delle tariffe sarà inevitabile per adeguare la qualità del servizio.

Di qui l’urgenza, secondo Luciano Baggiani, Presidente dell’ANEA (Associazione Nazionale  Autorità e Enti di Ambito) di una “nuova politica nazionale di settore e un nuovo metodo tariffario, per favorire gli investimenti e fornire servizi di qualità al giusto prezzo”.

Attendiamo con impazienza –  ha dichiarato Baggiani in una nota – risposte concrete sulle due questioni più urgenti: i criteri di calcolo della tariffa dopo l’abrogazione del rendimento sul capitale e, soprattutto, la designazione dei componenti dell’Agenzia nazionale, che avrà l’arduo compito di elaborare il nuovo metodo tariffario.  Se non si sciolgono questi nodi, e in fretta, c’è da aspettarsi un ulteriore rallentamento, se non il blocco totale, degli investimenti”.

Ad aggravare l’incertezza del quadro normativo che pesa sul servizio idrico integrato è anche l’imminente soppressione al 31 dicembre delle Autorità d’Ambito, gli enti regolatori del servizio: “Il rischio è che il settore evolva senza alcuna possibilità di governo da parte della pubblica amministrazione – ha dichiarato il Direttore dell’A.A.T.O. n.2, Massimiliano Cenerini –  La normativa nazionale rinvia all’intervento regionale. Resta prioritaria, pertanto, l’attivazione della Regione Marche per la definizione, auspicabilmente innovativa e consapevole della strategicità del settore e delle relative competenze, di un assetto per la regolazione del servizio”.

 

 

 

 

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