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Cos’è un hosting e a cosa serve?

Prima di capire se conviene di più hosting Linux o hosting Windows, è d’uopo prendere maggiore familiarità con il temine “hosting”. In pratica, si tratta di un computer che fa da server e offre i suoi servigi, chiaramente a nolo, a un altro computer, il client, che può usare tutte le notizie e i contenuti messi a disposizione. Possono giovarsene anche più utenti contemporaneamente, e il mezzo con cui accedere è logicamente Internet.

Quindi, il “web hosting” altro non è che un servizio in rete – di proprietà o affittato da un centro dati – a disposizione di singoli o aziende; tutti possono accedervi attraverso il noto “www”, che sta per World Wide Web.  Ne esistono vari tipi, con delle caratteristiche specifiche.

Per esempio, l’e-mail hosting è incentrato sulla creazione di caselle di posta elettronica. Di solito è compreso nei “pacchetti” riguardanti i siti, e chi ne usufruisce dispone di un capiente “serbatoio” di messaggi nonché dell’opportunità di mandare parecchie comunicazioni quotidianamente. In ogni caso, si possono attivare indistintamente uno o diversi indirizzi.

Per i siti di piccola e media grandezza c’è l’hosting condiviso (così chiamato perché se ne servono diversi clienti, ed è una soluzione abbastanza frequente), al quale si accede mediante un apposito pannello di controllo, facile da utilizzare. Stessa destinazione per l’hosting semi-dedicato, che invece condivide il proprio spazio con meno siti e quindi offre maggiore  memoria. Dal canto suo, l’hosting dedicato, pensato per portali più grossi, con un hardware carico e con migliaia di visite giornaliere, è esclusivo: l’accesso è appannaggio di un solo cliente, il quale ha così facoltà di modificarlo nel tempo a seconda delle sue esigenze. Si applicano sistemi operativi disparati per questi hosting: Linux, per esempio, o Windows, FreeBSD.

Concentrandoci su quest’ultimo tipo di hosting, esso può essere full managed, cioè del tutto gestito da chi fornisce il server, che si occupa degli aggiornamenti del software e dell’intero sistema, dei controlli, della sicurezza e dei riavvii; semplicemente managed, ovvero gestito solo in parte dal cliente, che comunque continua a non doversi interessare di una parte di monitoraggi e di aiuti; self managed, quando cioè vengono fornite solo la manutenzione e qualche controllo, lasciando il resto degli oneri al titolare; e unmanaged, dove al noleggiatore spettano tutte le responsabilità o quasi).

Tra l’hosting condiviso e il dedicato sta il VPS, ossia il virtual private server, che come lascia intendere il nome è virtuale, ma insieme ad altri dipende da un server vero e proprio. La differenza sta nell’autonomia lasciata a ogni cliente (che poi può gestire in prima persona o meno). Una variante è il cloud server, la cui specificità risiede nel potere essere ritoccato o addirittura spostato su un diverso hardware (se è troppo pesante) al momento dell’esecuzione.

Naturalmente, prima di entrare definitivamente in gioco, insieme al reperimento di un hosting bisogna registrare un nome, riconoscibile, pertinente e in caratteri alfanumerici.

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