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Esce “Frieda”, il primo romanzo di Christophe Palomar, il gusto del secolo breve

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  • 5 Gennaio 2016

Frieda è un grande romanzo, in cui i protagonisti sono il secolo breve, un battito di ali in un racconto lungo come una vita, l’Europa, l’amore, l’Argentina…

Una lunga lettera in cui un figlio si confessa al padre, in cui il padre racconta al figlio. Un vero romanzo novecentesco in cui ad essere straordinaria è la pacata ingenuità con cui l’autore riesce a farci credere che esista ancora possibilità d’azione, di vita, d’amore…

Straordinario esordio per uno scrittore viaggiante che pare incarnare invece tutte le patologie dei nostri anni fluidi e irriconoscibili, in cui persino le lingue che parliamo ed il linguaggio che ci guida alla scoperta del mondo sembrano non tenere più il senso della realtà, di possesso della realtà, di scoperta della realtà.

Nella quarta di copertina si legge:

“Christophe Palomar viaggia da sempre per necessità, per obbligo e mai per piacere. Eppure, non potrebbe fare diversamente. Legge in spagnolo, pensa in francese e scrive in italiano, anche se per lavoro, usa il più delle volte altre lingue. Vive fra Miami, Trieste e Parigi. Frieda è il suo primo romanzo.”

Christophe Palomar è un personaggio, più che post moderno nell’esistenza e nella intertestualità, quanto novecentesco invece nell’impianto. Ed è in questo iato di durata secolare che matura Frida, decanta e sedimenta, restituendo però un personaggio di quelli che Genette avrebbe definito a tutto tondo, un personaggio vivo, esistente allo stesso modo in cui esistono i personaggi letterari, ultraesistenti, ultraletterari.

Sempre dalla seconda di copertina della bella edizione cartacea realizzata da un piccolo editore libraio milanese, Libreria Utopia, che siamo certi crescerà si legge:

“Di cosa parla Frieda? Ad esempio del tramonto dell’Austria Felix, dell’aristocrazia tedesca piegata dai nuovi poteri, ma anche dei bordelli di Napoli, del veleno di Capri, dei bassifondi del porto di Buenos Aires e del nazismo che avanza. Parla di vite travolte dalla Storia e disperse nelle pieghe del secolo breve. Frieda è Frieda von Richtofen, figlia di un ufficiale tedesco e cugina del Barone Rosso. Ma soprattutto è la musa e moglie di D.H. Lawrence. Per lui abbandonò i figli, subì pesanti accuse di spionaggio, con lui fuggì in Italia, dove lo ispirò, lo accudì e lo tradì. Grande seduttrice, è al centro della vita della più importante voce narrante del romanzo, Joachim von Tilly. Undicesimo discendente del conte von Tilly di Hannover, Joachim sembra destinato a seguire le orme paterne a capo delle acciaierie di famiglia…”

Colpito da Frieda quale testo anche teatrale (l’intero romanzo è scritto sotto forma di narrazione alla prima persona), l’attore Francesco Izzo Vegliante dà voce ai protagonisti con grande naturalezza e tocco struggente. Ritrovate le letture di Frieda su Facebook, Twitter e YouTube.

 

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