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Asia

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  • 17 Novembre 2008

Consistenti perdite dei corsi

 

In ottobre, il perdurare della crisi dei mercati finanziari e il timore di una recessione globale hanno provocato consistenti perdite dei corsi anche nella regione asiatica. L’importante indice AC MSCI (ex Japan), determinante per tutta l’area, ha registrato una perdita del 24 per cento rispetto al mese di settembre, la perdita mensile più alta mai registrata nei  suoi 20 anni di storia.

 

In Asia, che dipende in maniera così consistente dalle esportazioni, il timore di un forte rallentamento della crescita economica ha preoccupato molto gli operatori finanziari. Gli analisti hanno già cominciato a rivedere al ribasso le previsioni per il BIP dei singoli Paesi asiatici. Sotto il mirino e a farne le spese, sono soprattutto Cina e India. Per la Cina, che viene ancora considerata il motore trainante della regione e che negli ultimi anni ha sempre fatto registrare una crescita superiore al 10 per cento annuo (nel 2007 è risultata dell’11,9 per cento), ora invece ci si aspetta un tasso di crescita tra il 6 e l’8 per cento. In questo Paese la contrazione più forte è soprattutto nel settore dei consumi privati, così come sta avvenendo anche a Hong Kong.

 

Ma i mercati asiatici hanno dovuto fare i conti anche con le difficoltà provocate dalla debolezza delle valute locali nei confronti del dollaro. Sotto la pressione della svalutazione sono finiti soprattutto il Won coreano e la Rupia indonesiana, perché si teme che questi due Paesi non siano più in grado di ripagare i debiti esteri. Nel caso della Corea riteniamo che tale timore sia eccessivo, mentre l’Indonesia potrebbe davvero trovarsi nell’impossibilità di tener fede agli impegni economici presi a livello internazionale. Qui infatti, le materie prime quali la gomma, l’olio di palma e il carbone sono il settore da cui deriva in buona parte l’entrata delle più importanti valute estere e di fronte alla decisa riduzione dei prezzi delle commodities, le riserve sono andate diminuendo. Anche il settore della nautica è finito sotto pressione, conme evidenzia l’andamento del titolo cinese Cosco. L’indice di riferimento del settore, il  Baltic Freight che controlla la parte commerciale, è sceso dalla suo punto massimo di giugno quando era intorno agli  8000 punti fino a  1000. Nel solo mese di ottobre ha perso più del 50 per cento del proprio valore. Tra i grandi perdenti del mese le Mid and Small Caps e anche qui sono stati soprattutto i titoli cinesi e indiani a dover fare i conti con le perdite più consistenti.

 

E’ quindi sempre più consigliabile mantenere una posizione di grande attenzione per quanto riguarda i mercati asiatici, anche se non si raccomanda più di vendere. E’ meglio aspettare per capire se si è già toccato il fondo o se le valutazioni continueranno a scendere. Tutto considerato è bene tener duro in questa fase di una frenata forse eccessiva per un mercato che, nei momenti di boom economico del passato, ci ha abituato a grandi impennate.

 

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