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La Maschera di Cera – Cap XX

Elisabeth invitò gli altri a sedersi intorno al tavolo grande al centro dell’area che delimitava lo studio privato di Pillner, all’interno del laboratorio.
Poi iniziò decisa e fredda come un bisturi a… fare a pezzi un po’ tutti.
“Prima cosa  vorremmo saper dal nostro buon Ingegnere della finta aggressione “
“ Finta che ?! Ma ti sei bevuta il cervello Elisabeth ?”
“ Bene, allora spiegaci !”
“Spiegarti cosa ?”
“Spiegar-CI, a tutti noi, come mai hai un nuovo SUV, un Patek Philippe al polso che costa come il mio appartamento, gli abiti di alta sartoria italiana, le scarpe Tod’s eccetera eccetera”.
“Ho giocato in borsa ! Non è mica reato !”
“No quando non si hanno informazioni esclusive e di prima mano sulla propria azienda !”
“Mi stai accusando di insider trading !?” e stava accompagnando le parole con i fatti. Stava infatti alzandosi dalla sedia per scagliarsi su Elisabeth, ma gli altri uomini riuscirono a placcarlo e placarlo…
“Sì.”
Non vi fu replica a confermare il detto che “Chi tace acconsente”.
Interruppe quegli attimi di silenzio cominciando a “vivisezionare” Andrej.
“E tu, residuato della guerra fredda, cosa ci vuoi dire dei tuoi rapporti con Hill ?”
“Non capisco Elisabeth” replicò impassibile Andrej.
“Beh vediamo se riesco a far capire qualcosa io: spiegaci cosa facevi, o meglio, riferivi su di noi al sig. Hill quando vi incontravate allo “Yacht Club Marina” a Miami ? “
“Maledetta sgualdrina ! E tu come fai a saperlo ?”
“Non hai risposto alla domanda…”
“Arrotondavo il misero stipendio, cercando di non tradire la vostra fiducia ed il rispetto per me stesso !”
“Allora quando il tenente ti sospettava di spionaggio, sbagliava solo il referente !” commentò William.
“A proposito, caro il nostro William, ed anche il caro Mark, e voi due non avete nulla da nascondere ? Qualcosa che vi avrebbe messo in cattivissima luce al nostro bigotto Mr. Huffmann ?”
I due si guardarono reciprocamente, poi scandagliarono gli astanti e dissero, prima l’orientale poi l’altro: ” No”, ma la voce non era ben salda…
“Meno male che ne abbiamo due seri… Quindi non ve ne avrete a male se vi invito a raccontarci cosa ci andavate a fare quasi tutti i venerdì al G & S Club(1) ?”
Qui sì che i brusii e lo stupore furono sinceri !
“Ovvio che se Mr. Huffmann lo avesse scoperto, le vostre carriere sarebbero durate lo spazio di un minuto; per fortuna la nostra spia venuta dal freddo non vi ha beccati !”
“Beh rimango solo io…” sussurrò Anna.
E prima che Elisabeth scoprisse il suo di altarini confessò che non era nata come una bella bambina…
Antony si scagliò, solo verbalmente, contro Elisabeth dicendo: “E tu non sarai mica uno stinco di santo ?”
Il rumore della porta del laboratorio che si apriva fece sì che tutti guardassero in quella direzione, da dove il Ten. Castillo con un energumeno che sembrava Terminator ed una morettina ispanica fece il suo (trionfale) ingresso.
“No Ing. Russo, non è uno stinco di santo,” poi dopo una teatrale pausa riprese: “La sig.na Standford oltre a lisciarsi il Professore si portava a letto anche niente-po-po-di-meno-che: il Sig Huffmann !”
Non ci furono commenti, li aveva letteralmente lasciati senza parole.

(1)”G & S Club” : rinomato locale per omosessuali (Gay & Sapphic Club)  situato appena fuori città.

I fatti raccontanti sono puro frutto di fantasia, riferimenti a persone, fatti e cose è da considerarsi puramente casuale.

Emiliano Dix

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