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Autotrasporti innovativi, anche la Cina punta alla guida autonoma dei camion

Non solo Europa e Stati Uniti, ma anche la Cina è decisa a puntare fortemente sulla guida autonoma nell’autotrasporto. Il trasporto merci su strada, infatti, rappresenta un settore di vitale importanza per l’economia di questo grande impero commerciale ed economico. Basta guardare ai numeri per rendersene conto: in Cina la movimentazione delle merci via terra coinvolge circa 7,2 milioni di camion con ben 16 milioni di conducenti operativi, per un volume d’affari notevole pari a 300 miliardi di dollari. E sono proprio i camionisti ad essere un problema, perché rappresentano ben il 40% dei costi dell’intero settore, una percentuale la cui incidenza è a dir poco elevata. Se consideriamo, inoltre, che in Cina alcuni viaggi di lunga distanza richiedono l’impiego di due o tre conducenti, è facile comprendere le ragioni per le quali si è deciso di ricorrere all’utilizzo della tecnologia.

La guida autonoma dei camion, quindi, è un progetto estremamente importante perché, oltre a garantire maggiore efficienza nel servizio, tenderebbe a ridurre i costi e soprattutto gli incidenti. Ne è fermamente convinta la società Tu Simple, colosso cinese con sedi a Pechino e San Diego (Usa), che da tempo si dedica allo studio di soluzioni innovative per lo sviluppo di una piattaforma di autotrasporti interamente automatizzata. Un progetto che vede coinvolta anche una grande azienda cinese nel campo della produzione dei camion, di cui però non si conosce ancora il nome.

Ma Tu Simple non è l’unica a voler perseguire questa strada, perché in Cina sono diverse le aziende che stanno testando dei tir in grado di muoversi autonomamente, seppur sotto il controllo di esperti alla guida. Sorprendente è scoprire cosa è in grado di fare questa tecnologia avanzata, il cui contributo sarebbe fondamentale anche per le imprese che effettuano trasporto autoveicoli. Chi ci sta lavorando, infatti, afferma che essa sarebbe in grado di indicare con un segnale acustico la vicinanza di strade complesse e poco sicure, riconoscere la tipologia dei mezzi presenti su strada (motocicli, biciclette, ecc) e creare una mappa in 3D del traffico circostante calcolando la posizione e la velocità esatta del tir; ma questo non è nulla rispetto alla sua capacità di determinare i movimenti del camion in base ad alcuni parametri, come stato del conducente (deducibile da un’analisi del suo volto), destinazione del veicolo e condizioni stradali.

E chi pensa che una siffatta innovazione appartenga a un futuro remoto commette un errore: Tu Simple, infatti, è pronta a presentarla nel primo trimestre del 2017 con l’obiettivo di lanciarla sul mercato internazionale a partire dal 2018.

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Emissioni Co2 autotrasporto, a settembre in rialzo rispetto al 2015

È tornata a salire a settembre la percentuale di emissioni di Co2 in Italia nell’autotrasporto, con un +2,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A riferirlo è il Centro Ricerche Continental Autocarro sulla base delle statistiche fornite dal Ministero dello Sviluppo Economico. Un mese che ha segnato un’inversione di tendenza significativa, se consideriamo che nei primi nove dell’anno il calo di emissioni è stato del 0,4% nel settore.

Entrando nello specifico, aumenta il consumo di gasolio (+4,3%), ma diminuisce lievemente quello della benzina (-1,5%). Dati che, se analizzati da un’altra prospettiva, dimostrano come l’intero comparto del trasporto su strada è in via di ripresa dopo anni di flessione, in linea con l’economia nazionale degli ultimi tempi. In altri termini, se c’è maggior consumo di carburante è segno che la produttività sta tornando a crescere.

A dati che lasciano intravedere qualche spiraglio di ripresa corrispondono altri che sembrano andare un po’ in controtendenza con quanto detto finora. Parliamo del numero di mezzi adibiti al trasporto merci e persone nel nostro Paese, sceso di poco più di 40 mila unità nel periodo 2010-2015. Anche in questo caso a fornirci i numeri è il Centro Ricerche Continental Autocarro sulla base dei dati Aci. Complessivamente il numero dei mezzi pesanti come autobus, trattori, rimorchi, autocarri, bisarche ecc è passato da 4.390.437 unità del 2010 a 4.350.173 del 2015, ovvero 40.264 in meno. Tuttavia, quello che interessa maggiormente agli addetti ai lavori sono le immatricolazioni dei mezzi di ultima generazione, ecocompatibili e meno dispendiosi dal punto di vista dei consumi, che pian piano stanno tornando a salire.

E quello delle emissioni di Co2 e delle immatricolazioni di nuovi mezzi, infatti, sono due tematiche strettamente correlate ed estremamente importanti, in quanto ritenute validi indicatori per conoscere lo stato di salute attuale del trasporto su gomma in generale.

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Sgomberata la “Jungla” di Calais: l’autotrasporto internazionale torna a sperare

La Jungla di Calais, l’accampamento abusivo che ospitava migliaia di migranti alle porte della città nella Francia settentrionale, finalmente ha cessato di esistere. Le operazioni di sgombero della polizia francese iniziate lo scorso 24 ottobre, hanno portato alla chiusura di questo campo profughi non autorizzato, risolvendo una questione di ordine pubblico che ha coinvolto direttamente non solo l’autotrasporto francese, ma quello internazionale. Erano, infatti, gli autotrasportatori (soprattutto i mezzi adibiti al trasporto autoveicoli) il principale bersaglio dei migranti, pronti ad assalire i Tir diretti verso la Gran Bretagna dal porto di Calais.

In sostanza, il loro obiettivo era quello di salire sui camion per arrivare clandestinamente dall’altra parte della Manica, procurando spesso incidenti pericolosi a cose e persone, oltre a causare forti ritardi sulle consegne delle merci per via delle denunce fatte dagli stessi autotrasportatori una volta arrivati al porto.

Sono stati necessari alcuni giorni per smantellare il campo e più di 1.200 poliziotti per fronteggiare quasi 11 mila migranti, ma alla fine l’obiettivo è stato raggiunto. Tuttavia, il rischio che questo fenomeno si ripresenti è altissimo, e non sono poche le preoccupazioni per i camionisti e per chi sfrutta questo itinerario per il trasporto auto con bisarca al di là della Manica. Il continuo arrivo dei migranti nel Sud dell’Europa, infatti, è un serio campanello d’allarme per il futuro.

Per questo motivo si cercherà di portare a termine entro la fine dell’anno la creazione del “Great Wall”, ossia un enorme muro di cemento armato che costeggia l’autostrada A16 (alto 4 metri e lungo 1 km), dotato di telecamere di sorveglianza e pensato per bloccare l’accesso dei clandestini al porto della città. Un progetto voluto fortemente dal governo britannico che per questo ha messo a disposizione 2 milioni di sterline per la sua realizzazione.

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Albo autotrasporto, più di 19 mila le imprese “fantasma”

Sono ancora una volta i numeri ufficiali a testimoniare lo stato di salute convalescente dell’autotrasporto italiano. Stando alle verifiche telematiche incrociate dei dati di Infocamere con quelli del Ced della Motorizzazione, oltre il 10% delle imprese iscritte nell’Albo Autotrasporto non risultano esserlo nel Registro delle Imprese della Camera di Commercio. A darne notizia è una nota pubblicata sul sito dell’Albo. In totale sono 19.241 le aziende che risultano essere cancellate o cessate presso il Registro della CCIAA.

La verifica ha avuto come finalità quella di accertare la posizione degli iscritti in relazione alle adempienze amministrative presso la Camera di Commercio, ma soprattutto ha fornito elementi utili circa l’esistenza dei presupposti giuridici di permanenza nell’Albo stesso. Il Comitato Centrale, infatti, fa sapere senza mezzi termini che la non iscrizione di un’impresa di trasporto su gomma alla Camera di Commercio determina automaticamente la cancellazione dall’Albo degli Autotrasportatori.

Per questo motivo lo stesso organo direttivo ha inviato gli elenchi completi delle imprese risultate cessate dalla verifica agli uffici competenti delle Motorizzazioni provinciali. Tuttavia, gli stessi imprenditori, compresi gli autotrasportatori del trasporto auto con bisarca, hanno la possibilità di verificare in prima persona la propria posizione attraverso la sezione “IMPRESE ISCRITTE” presente sul sito dell’Albo, nonché quella di segnalare eventuali osservazioni scrivendo all’indirizzo email [email protected].

La cause di un numero così consistente di cancellazioni potrebbero essere legate ai troppi oneri e vincoli burocratici ai quali vengono costantemente sottoposti gli autotrasportatori italiani. A sostenere con fermezza questa tesi è anche Anita, che ha colto l’occasione per chiedere formalmente proprio all’Albo la riduzione dell’importo del contributo del 2017, invitando le altre associazioni di categoria a fare lo stesso a tutela degli interessi dei propri rappresentati.

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Francia, salario minimo: gli autotrasportatori dell’Est dicono no!

Giugno si conferma un mese “caldo” per la Francia dal punto di vista politico-sociale. Non solo le tensioni scaturite dalla nuova legge sul lavoro, coincise anche con gli scontri tra tifosi violenti in alcune città in occasione di alcune partite di Euro 2016, ma anche gli autotrasportatori stranieri alzano la voce. Oggetto della protesta è il salario minimo imposto dalla legge Macron alle imprese straniere del settore, in vigore dal prossimo 1° luglio. Lo scopo dell’Esecutivo francese è quello di tutelare le aziende nazionali dall’attività di cabotaggio illegale dei camionisti provenienti dall’estero, in particolare dall’Europa dell’est.

Un provvedimento che proprio questi Paesi considerano discriminatorio e iniquo, con la Polonia ad essere stata la prima a sollevare la questione, anche in rappresentanza di altri Stati, rivolgendo un appello alle istituzioni dell’Ue. Ora sono direttamente i rappresentanti di categoria a protestare nei confronti del governo francese. Lo scorso 14 giugno, infatti, i sindacati dei camionisti appartenenti a questi Paesi si sono ritrovati a Bruxelles per chiedere alla Commissione Ue una presa di posizione chiara in merito alla questione.

Più precisamente, i sindacati ritengono che il salario minimo sia una misura nociva per la coesione economica e sociale all’interno dell’Ue, in quanto protezionistica e non coerente con la libera circolazione di merci e persone, al punto da chiedere formalmente una procedura d’infrazione contro la Francia. Tuttavia, non è la prima volta che uno Stato membro adotta un provvedimento simile. Ricordiamo come lo scorso anno la Germania fece la stessa cosa e che altri governi stanno seguendo lo stesso esempio.

Anche in questo caso l’intero autotrasporto di alcuni importanti Paesi dell’est Europa si era mobilitato contro la decisione di Berlino, minacciando di aumentare tariffe e costo dei servizi, mettendo in crisi una buona parte del mercato continentale.

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Stop a furti e rapine nell’autotrasporto: istituito l’Osservatorio Nazionale

Alla sicurezza personale degli autotrasportatori abbiamo già accennato precedentemente sottolineando come questo mestiere sia oramai diventato rischioso negli ultimi tempi. Non ci riferiamo ovviamente solo al problema della sicurezza stradale, per il quale l’auspicio è quello di risolverlo almeno parzialmente nel più breve tempo possibile, ma soprattutto all’angosciosa e perpetua problematica dei furti e delle rapine lungo le nostre strade che, nel corso del 2015, sono tornati drasticamente a salire. Sono sempre più cospicui, infatti, gli assalti a camion e tir che in taluni casi si concludono con il latrocinio della merce trasportata, in altri con quello dei mezzi stessi.

Per questo a inizio del mese di maggio è nato l’Osservatorio Nazionale, fortemente voluto dai rappresentanti delle istituzioni, delle forze dell’ordine e delle stesse categorie interessate, la cui finalità è appunto quella di contrastare con tutti i mezzi possibili il dilagare di questi episodi criminali. Il protocollo, valevole per un biennio, è stato siglato presso il Viminale alla presenza del Ministro dell’Interno Alfano, del presidente del Comitato Centrale per l’Albo Nazionale Autotrasportatori Teresa Di Matteo, del presidente Anas Gianni Vittorio Armani, del presidente Aiscat (Associazione Italiana società concessionarie autostrade) Fabrizio Palenzona, del direttore generale Ania Dario Focarelli e, non per ultimo, dell’ex Capo della Polizia Alessandro Pansa, sostituito proprio in questi giorni dall’ex Prefetto di Roma Franco Gabrielli.

La nascita dell’Osservatorio rappresenta indubbiamente un impegno concreto di tutti gli addetti ai lavori, concordi nel contrastare una piaga sociale dagli importanti risvolti economici, considerato il notevole contributo fornito dal trasporto su gomma all’intera economia nazionale. All’interno della sua sede, collocata presso la Direzione Centrale della Polizia Criminale, coopereranno i rappresentanti di tutte le forze dell’ordine, compresi quelli appartenenti alle direzioni dei diversi rami di Polizia, nonché esponenti di Anas, Aiscat, Ania e del Comitato Centrale dell’Albo autotrasportatori, sotto la supervisione del Vice Direttore Generale della Polizia di Stato Antonino Cufalo. Un pool qualificato che avrà il compito di osteggiare gli assalitori dei Tir e dei camion trasporto auto, ma principalmente quello di escogitare strategie atte a prevenire simili reati sui nostri tratti stradali.

Il mutuo sostegno tra le diverse forze dell’ordine in questo caso, oltre a configurarsi come un valido esperimento di partecipazione e coordinamento tra le diverse forze di polizia, può certamente rivelarsi un’arma efficace per contrastare anche altri fenomeni di criminalità nel nostro Paese.

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Autotrasporto, limitazioni al traffico in Austria. Ma l’Ue dice ancora no

Ancora una volta l’Austria si rende protagonista nella politica europea dei trasporti. Dopo le note vicende legate alla decisione di serrare al Brennero i confini con l’Italia per contrastare l’orda dei migranti in arrivo dal Mediterraneo, con conseguenti ripercussioni economiche per l’autotrasporto italiano, il governo ha tentato ancora una volta di limitare il traffico merci dei Tir in Tirolo con la finalità di ridurre l’inquinamento atmosferico.

Negli ultimi mesi del 2015, infatti, l’esecutivo austriaco aveva emanato un decreto finalizzato a raggiungere questo obiettivo sensibile, subito notificato alla Commissione Europea. In realtà, l’Austria non è nuova nell’adottare questo tipo di risoluzione, perché sia nel 2003 che nel 2007 tentativi simili furono fatti, ma vennero bocciati dalla Corte di Giustizia Europea in quanto incompatibili con i principi comunitari della libera circolazione delle merci.

Tuttavia, il processo di riduzione dell’inquinamento atmosferico nell’intera regione tirolese sarebbe stato approntato ponendo sostanziali restrizioni al traffico delle merci su gomma, attraverso l’attuazione di due fasi distinte. La prima, con decorrenza 1° settembre 2016, prevedeva lo stop alla circolazione dei Tir che trasportano rifiuti, legnami, materiali pietrosi e, soprattutto, dei mezzi adibiti alla dislocazione di vetture, veicoli leggeri e a due ruote, con un chiaro riferimento all’intero settore del trasporto auto con bisarca. La seconda fase, con decorrenza il 1° dicembre 2016, poneva il fermo alla circolazione dei mezzi che trasportano materiali ferrosi e non ferrosi, acciaio, marmi e ceramiche.

In sostanza, secondo gli addetti ai lavori, il provvedimento del governo austriaco sarebbe stato adottato per altri motivi, ovvero per l’interesse a incentivare maggiormente il trasporto su rotaia. Ad ogni modo, la risposta arrivata da Bruxelles non differisce molto da quelle precedenti. La Commissione Ue, di fatto, ha deliberatamente avanzato e proposto all’Austria soluzioni alternative per la risoluzione del problema, come l’aumento del pedaggio per i mezzi pesanti in relazione alla loro classe euro di appartenenza o il divieto di circolazione per i camion più vecchi e obsoleti, fonti certe di inquinamento atmosferico. Oppure, ancor più ragionevolmente, la riduzione del limite di velocità dei veicoli leggeri a 80 km/h.

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Criterio onorabilità autotrasportatori, nell’Ue regole più omogenee

L’Unione Europea ha deciso finalmente di uniformare le norme inerenti il criterio di onorabilità nell’autotrasporto. Si tratta di quel requisito essenziale in base al quale è possibile misurare la credibilità e l’affidabilità delle imprese del settore, e che ciascun Stato membro regolamentava in totale autonomia fino a qualche tempo fa. Ad omologare il quadro normativo ci ha pensato la Commissione Europea con l’approvazione del Reg. Ue 2016/404 dello scorso 18 marzo, il quale indica tutti i tipi di infrazione che possono compromettere l’onorabilità dei vettori.

In linea di massima, il provvedimento determina tre tipologie di infrazioni, ciascuna delle quali con irregolarità di diversa gravità. Si parte con quelle lievi, ovvero che non hanno né un incidenza rilevante sulla sicurezza del mezzo, né ripercussioni gravose sull’ambiente paesaggistico; la seconda tipologia annovera le infrazioni gravi, ovvero quelle che possono avere conseguenze di una certa entità sia sulla sicurezza del veicolo, sia sull’ambiente, sia su quella stradale; infine, vi sono le cosidette infrazioni pericolose, il cui rischio di pregiudicare la sicurezza degli automobilisti e quella ambientale è estremamente elevato.

È quasi scontato pensare che a determinare la perdita del criterio di onorabilità sarebbero soprattutto le infrazioni gravi e molto gravi, e questo dipende molto anche dalla frequenza delle violazioni compiute dagli autisti in un arco di tempo definito. Il Regolamento 2016/404, infatti, che estende la sua efficacia anche nei confronti degli operatori del trasporto auto con bisarca, prevede una sorta di parametro di valutazione che consente di stabilire quando effettivamente ci sono i presupposti per la perdita dell’onorabilità. Ebbene, le norme del provvedimento sottolineano come il commettere tre infrazioni gravi nell’arco di un anno da parte dello stesso conducente determina quella che viene definita un’infrazione molto grave; laddove lo stesso conducente dovesse commettere tre infrazioni molto gravi in un periodo di tempo di un anno, allora in quel caso scatterebbe la procedura di onorabilità.

Seppur omologando questa disciplina tra tutti gli Stati membri e fermo restando la validità di un tale sistema valutativo, l’Ue non preclude in alcun modo a ciascuno di essi la facoltà di considerare ancora più gravi le infrazioni previste dal regolamento, che rimarrà congelato ancora per qualche altro mese, esattamente fino al 1° gennaio del 2017, giorno della sua entrata in vigore.

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In vigore il Regolamento UE 165/2014: obblighi anche per il trasporto auto

Dallo scorso 2 marzo il quadro normativo che disciplina l’autotrasporto in Italia si arricchisce di ulteriori disposizioni con l’entrata in vigore definitiva del Regolamento Ue 165/2014. Il provvedimento, che data la sua natura giuridica viene recepito ed applicato direttamente nei rispettivi Stati membri, impone alle imprese del trasporto su gomma l’obbligo di garantire una formazione adeguata ai conducenti dipendenti, in ottemperanza alle disposizioni sui tempi di guida e di riposo e a quelle sul nuovo tachigrafo digitale.

Quest’ultimo rappresenta una norma cruciale prevista dal provvedimento che, ricordiamo, è entrato parzialmente in vigore lo scorso anno con l’applicazione di alcune disposizioni in esso contenute. L’art 33, infatti, prevede l’obbligo per le imprese di fornire ai propri dipendenti una formazione adeguata finalizzata ad un uso corretto dei tachigrafi, con l’onere di effettuare controlli periodici. Lo stesso articolo, inoltre, vieta alle imprese di incentivare gli autisti ad un uso inappropriato degli stessi.

La norma, tuttavia, prevede l’esonero  di responsabilità da parte degli Stati membri per le imprese nel caso di infrazioni dei conducenti, previo adempimento di quest’ultime degli obblighi formativi. E proprio questo è il punto su cui vengono sollevate diverse eccezioni, in quanto tale disposizione è stata già prevista dal Regolamento UE 561/2006 che i diversi governi succedutisi non hanno mai applicato sino ad oggi. Da qui ne consegue l’appello sempre più incalzante da parte delle associazioni di categoria, UNATRAS in primis, che chiedono alle istituzioni maggiore tutela per le imprese che si trovano costrette a rispondere in prima persona per le irregolarità commesse dai propri conducenti, nonostante il loro adempimento dei vincoli di formazione previsti.

Con il Regolamento in questione, inoltre, si cerca di rendere più tecnologica l’attività del camionista e di chi esercita nel settore delle spedizioni auto con bisarca, perché ad essere introdotti saranno tachigrafi digitali collegati a un sistema di navigazione satellitare. Lo scopo è quello di favorire la tracciabilità dei percorsi degli automezzi: un modo per consentire alle forze di polizia di monitorare se gli spostamenti dei conducenti siano corrispondenti al tipo di attività esercitata, ma soprattutto di verificare il rispetto dei tempi di guida e di riposo attraverso il controllo dei dati registrati dal tachigrafo, e non solo di quelli forniti dalla carta del conducente.

 

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L’Austria chiude le frontiere. Quali conseguenze per l’autotrasporto?

Il futuro degli autotrasportatori italiani e non solo rischia realmente di essere compromesso a causa delle decisioni di alcuni Paesi dell’Ue di rimettere in discussione il Trattato di Schengen. Indicazioni più nette che vanno in questa direzione arrivano da oltralpe, esattamente dall’Austria, dove il governo locale sta concretamente prendendo in considerazione la possibilità di chiudere le frontiere. Nei giorni scorsi, infatti, il ministro degli Interni Leitner e quello della Difesa Doskozil, hanno paventato questa ipotesi. Lo scopo, ovviamente, è arginare il fenomeno migratorio irregolare dei migranti, e per questo motivo l’idea è quella di serrare i valichi di ingresso posti al confine italiano e degli altri Paesi confinanti.

Sono dodici in tutto i presidi preposti al controllo di mezzi e treni e si parla addirittura di recinzioni, insomma un bel salto all’indietro ai tempi dell’ultimo conflitto mondiale. Tra i valichi più importanti ci sono ovviamente quelli del Brennero e del Tarvisio, ovvero gli ingressi principali che collegano l’Italia al resto d’Europa.

Una decisione, questa, che avrebbe senza dubbio ripercussioni negative sull’intera categoria, anche su quella del trasporto con bisarca, soprattutto in termini di costi e di produttività. I controlli, infatti, non farebbero altro che prolungare i tempi di attesa degli autisti, provocando di conseguenza un sostanziale aumento dei costi per i committenti. Che cosa significa? Aumento del prezzo dei prodotti e quindi minor potere d’acquisto per i consumatori.

Chiudere una frontiera come quella del Brennero, poi, dove transitano centinaia di migliaia di tonnellate di merci all’anno, che siano alimentari, auto ecc, produrrebbe effetti drastici all’export italiano. Insomma, una decisione di tale portata deve essere ben ponderata, perché si corre il rischio di mettere a repentaglio l’economia di un intero Paese, e naturalmente quella delle piccole e medie imprese del trasporto su gomma.

Ma soprattutto, andrebbe a ledere quei principi di libera convivenza dei cittadini europei, simboli di un’Europa più unita e matura. D’altro canto, tutto ciò non esclude la priorità principale che è quella di studiare e adottare provvedimenti di diversa natura, finalizzati a risolvere il dramma umano delle migrazioni di milioni di persone.

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Dumping sociale, chiesti più controlli nell’autotrasporto

Tutelare con tutti gli strumenti possibili le piccole e medie imprese italiane dell’autotrasporto dalla concorrenza estera sleale. Torna a chiederlo a gran voce Assotrasporti, l’associazione di categoria notoriamente impegnata nel dialogo con le istituzioni italiane e comunitarie, la cui finalità è quella di garantire la regolarità e il rispetto delle norme da parte di chi opera in questo settore.

Già due anni fa, le proposte da essa avanzate per arginare il triste fenomeno del cabotaggio abusivo e del dumping sociale dei vettori stranieri, furono seriamente prese in considerazione da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e dalla stessa Presidenza della Commissione Ue, tanto da spingere il Governo ad attuare alcune misure importanti in tal senso. Ma nonostante la soddisfazione per i risultati raggiunti, Assotrasporti crede che ulteriori sforzi da parte delle istituzioni vadano fatti, alla luce delle costanti difficoltà economiche delle nostre imprese, che molto spesso si trovano costrette a chiudere i battenti. Il quadro da essa delineato è effettivamente meritevole di un’opportuna riflessione: negli ultimi anni in Italia è sempre più crescente il numero di veicoli stranieri che circolano liberamente sulle nostre strade in maniera irregolare.

Secondo Assotrasporti, infatti, è cospicuo il numero di tir stranieri che, oltre a circolare senza revisione, non hanno nemmeno le adeguate coperture assicurative; ed è consistente anche il numero dei camionisti che non rispettano né le norme sul cabotaggio, né quelle sui tempi di guida. Tradotto in altri termini, a farne principalmente le spese è la sicurezza degli automobilisti sulle nostre strade. Altro aspetto di altrettanta rilevanza, è quello della sicurezza dei cittadini europei. La cronaca degli ultimi mesi, infatti, ci ha raccontato di vicende legate al trasporto illegale di migranti e di armamenti all’interno dell’area comunitaria proprio da parte di vettori stranieri, che molto spesso sfruttano il trasporto con bisarca come canale per il raggiungimento di queste immorali finalità.

Proprio per questi fondati motivi, Assotrasporti lancia un appello alle istituzioni affinché vengano incrementati i controlli e le verifiche a mezzi con targa straniera o ad autisti di diversa nazionalità (non solo extracomunitari) alla stregua dei camionisti italiani, che molto spesso vengono bersagliati da sanzioni anche molto coercitive. E per questo si auspica di vedere rafforzata la cooperazione tra istituzioni, associazioni di categoria e forze dell’ordine, allo scopo di ridiscutere le strategie sui controlli sulle nostre strade e autostrade.

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