L’avanzata della pandemia, con la seconda ondata in pieno divenire, sta riportando di attualità il tema degli Eurobond. Sembravano accantonati, o forse non necessari, perché per diversi mesi abbiamo vissuto con l’ottimismo di chi pensava di poter sconfiggere il virus. La seconda ondata ci ha riportati a una durissima realtà, con tutte le conseguenze economiche del caso.
La seconda ondata e gli Eurobond
Bisogna evidenziare che questa seconda tempesta di contagi si sta rivelando molto più pesante della prima, perché ci ha colpiti quando eravamo ancora in ginocchio (economicamente parlando) e stavamo faticosamente cercando di rialzarci. Le misure di lockdown ci riporteranno indietro di mesi, anche se saranno più blande delle precedenti (perché non potremmo reggere una nuova chiusura totale). Colpiranno tutti i paesi, da quelli produttori di materie prime a quelli che puntano sulla tecnologia. dai principali produttori di petrolio ai Paesi leader della manifattura.
L’arma in più oltre al Recovery fund
Di fronte a questa situazione, la politica monetaria espansiva da sola non è più sufficiente per dare respiro a un’economia in crisi. Abbiamo superato la piercing line che separa la situazione di rimbalzo da quella del nuovo declino. Serve una spinta in più, e una soluzione praticabile sono gli Eurobond.
E’ vero che nel frattempo l’Europa ha varato il Recovery fund, ma le risorse che distribuirà non si vedranno così presto. E comunque era stato confezionato senza considerare i danni di una seconda ondata. Per questo motivo molti ritengono che si dovrà fare ricorso all’unica arma che ancora non è stata sfruttata: gli Eurobond.
Novità? non proprio…
Del resto, lo stesso Recovery Fund parte da un concetto analogo a quello degli Eurobond, ossia la condivisione delle emissioni obbligazionarie e delle responsabilità. Che stiamo già percorrendo questa strada lo dimostra il programma obbligazionario legato a SURE, introdotto dall’UE per sostenere il mercato del lavoro dei paesi membri. Ma lo dimostrano anche due bond collocati dalla UE di recente, che hanno caratteristiche molto simili agli Eurobond. Insomma, sembra che ci si sta avvicinando piano piano e per gradi a qualcosa di inevitabile.