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Mobilità: 2,5 milioni di italiani vogliono il monopattino elettrico

I monopattini elettrici sono di sicuro uno dei mezzi destinati a rivoluzionare la mobilità cittadina, ma quanti pensano di convertirsi a questo particolare tipo di due ruote e, fra chi già lo usa, quali sono le abitudini più comuni? Per dare risposta a queste e altre domande Facile.it ha commissionato all’istituto di ricerca mUp Research in collaborazione con Norstat* un’indagine ad hoc, ecco cosa è emerso.

A chi piace e a chi no

A dichiarare di possedere già un monopattino elettrico sono stati il 2,7% degli intervistati, pari a poco meno di 800.000 italiani. La percentuale sale notevolmente nella fascia 35-44 anni (5,5%) e fra i residenti in Centro Italia e nel Nord Est (4,2%). Sembrano non essere contagiati dal fascino del monopattino, sia esso elettrico o tradizionale, i rispondenti con età pari o superiore ai 45 anni.

Discorso diverso, e chiaramente pesantemente influenzato dalla disponibilità del mezzo nella propria città di residenza, per chi usa il monopattino elettrico, ma solo a noleggio. Si tratta di poco meno di 400.000 individui, ma la percentuale sale notevolmente se si guarda al solo campione maschile (1,3% vs 0,5% delle donne), a chi ha un’età compresa fra i 25 ed i 34 anni (3% vs una media nazionale dello 0,9%) e a chi risiede nel Centro Italia (2,6%)

Chi pensa di comprarlo

Probabilmente per la spinta che il Covid ha dato alla ricerca di mezzi alternativi che consentano di spostarsi senza ricorrere ad affollati tram o metropolitane, molti stanno valutando di acquistare un monopattino elettrico. A dirlo sono stati oltre 2,5 milioni di italiani, ovvero il triplo di quelli che già lo possiedono oggi.

A considerare seriamente l’acquisto del mezzo sono risultati soprattutto gli uomini (7,3% vs 6,2% delle donne), chi ha un’età compresa fra i 18 ed i 24 anni (14,7% vs una media nazionale del 6,7%) e chi risiede nel Meridione (8%).

Come lo usa chi già lo ha

Il fenomeno dei monopattini elettrici è tutto sommato abbastanza recente e, come è ovvio, tanto le nostre città quanto le norme del codice della strada, si stanno adeguando poco per volta; ma chi già lo possiede, come lo usa?

Secondo le risposte date dagli intervistati, l’utilizzo principale sembra ancora quello legato al tempo libero, ma già 350.000 persone se ne servono per andare al lavoro ed è facile ipotizzare che questa cifra crescerà notevolmente una volta che si ridurrà il numero di chi fa smart working.

Purtroppo, uno dei problemi storici delle strade urbane italiane è la mancanza di corsie dedicate ai mezzi leggeri e, quindi, alla domanda: Normalmente quando ti muovi in città, se devi percorrere un tragitto sprovvisto di piste ciclabili o corsie dedicate, dove utilizzi il monopattino?  il 52,7% degli intervistati dichiara di usare il monopattino elettrico sul marciapiede o nelle aree pedonali, percentuale che scende appena (50,4%, equivalenti a poco meno di 1,2 milioni di individui) se la domanda indaga invece l’utilizzo abituale del mezzo.

Una netta differenza, in assenza di ciclabili, la si vede fra le risposte date dagli uomini e dalle donne; rispetto alle seconde i primi usano meno il monopattino elettrico su marciapiedi o aree pedonali (50,6% vs 54,3%), mentre molto più spesso decidono di circolare con il mezzo sulla carreggiata assieme agli altri veicoli (46,9% vs 18,9%).

Insomma, di sicuro gli italiani stanno guardando con sempre crescente attenzione a questo mezzo e infrastrutture ed elementi imprescindibili alla circolazione su strada non potranno che adeguarsi, e in fretta, a partire dall’assicurazione.

«Dal punto di vista normativo i monopattini elettrici sono equiparati alle biciclette, pertanto non vi è l’obbligo di sottoscrivere una copertura assicurativa; nonostante questo, però, il consiglio è di valutare l’ipotesi di tutelarsi con una polizza, soprattutto se si utilizza il mezzo quotidianamente» spiegano gli esperti di Facile.it. «Il mercato assicurativo ha già messo a punto i primi prodotti specifici per i conducenti di monopattini elettrici; si tratta di coperture che tutelano l’assicurato sia in caso di danni arrecati a terzi, sia in caso di infortuni subiti durante l’uso del mezzo. In alternativa, si può optare per una tradizionale polizza capofamiglia, ma in questo caso la copertura è limitata alla sola responsabilità civile verso terzi; se si opta per questa soluzione, il consiglio è di verificare che non vi siano esclusioni specifiche per l’uso di monopattini».

 

* Metodologia: n. 1.009 interviste CAWI con un campione rappresentativo della popolazione adulta, in età 18-74 anni, sull’intero territorio nazionale. Indagine condotta a luglio 2020.

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Carte prepagate: le usano 26 milioni di italiani, ma occhio ai costi

Secondo l’indagine commissionata da Facile.it sono circa 26 milioni gli italiani che utilizzano regolarmente le carte prepagate, la cui diffusione in Italia, negli anni compresi fra il 2003 ed il 2017 (ultimo dato disponibile), è cresciuta mediamente del 30% anno su anno a fronte di un +0,5% delle carte di credito e un +4,5% di quelle di debito.

L’analisi, realizzata per Facile.it dall’istituto mUp Research in collaborazione con Norstat su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta*, ha evidenziato anche come oggi le carte prepagate siano addirittura più utilizzate di quelle di credito (preferite da 23,7 milioni di persone) e siano seconde solo alle carte di debito (usate da 34,9 milioni di consumatori).

  • Chi le usa

Ad utilizzare le prepagate con più frequenza sono le donne (63% rispetto al 57% del campione maschile), i consumatori con età compresa tra i 18 e i 34 anni (67%) e i residenti nelle regioni del Sud Italia e Isole (65%). Il successo di questo strumento di pagamento presso il pubblico più giovane è confermato anche da un altro dato; se si guarda all’età a cui è stata ricevuta la prima carta prepagata emerge che sono più di 4 milioni gli italiani che dichiarano di averla avuta a 18 anni.

Spesso si tende a pensare che le carte prepagate siano prodotti a costo zero. In realtà raramente è così e se non si fa attenzione a come vengono utilizzate, la spesa potrebbe essere salata. Ecco un breve decalogo per evitare costi nascosti e, invece, beneficiare di tutti i vantaggi.

  • Prepagate: c’è carta…e carta

Il primo elemento da tenere in considerazione è che esistono due macro-categorie di carte prepagate: le tradizionali, che offrono ai proprietari funzionalità base, e le cosiddette avanzate o carte conto, che a differenza delle prime sono dotate di un IBAN e quindi consentono di effettuare operazioni più complesse, come bonifici e addebito di utenze. Attenzione però, non tutte le carte conto sono uguali e nonostante la presenza dell’IBAN alcune prepagate potrebbero non essere abilitate al pagamento di bonifici. Il consiglio è quindi di verificare con attenzione le funzionalità della carta prima di sottoscriverne il contratto.

  • Costo di emissione: da 0 a 10 euro

Il primo costo da considerare è quello legato al rilascio della carta prepagata; si tratta normalmente di una spesa una tantum che può variare dai 5 ai 10 euro, anche se sono sempre più numerosi gli istituti di credito che scelgono di azzerare questa voce. A volte, in aggiunta al costo di emissione, bisogna mettere in conto anche una prima ricarica obbligatoria; in questo caso l’impegno economico è nell’ordine di 5-10 euro, ma niente paura perché sono soldi che vengono accreditati sulla prepagata e possono quindi essere spesi.

  • Canone annuale: con l’IBAN il costo può arrivare a 24 euro

Le carte prepagate tradizionali non hanno un canone annuale mentre quelle dotate di IBAN, soprattutto se abilitate ad effettuare bonifici, prevedono spesso un costo fisso; la spesa media varia tra i 10 e i 15 euro l’anno, ma in alcuni casi può addirittura arrivare a 24 euro. Meglio confrontare più operatori perché non mancano quelli che, invece, offrono carte conto a canone zero.

  • Costi di ricarica: attenzione allo sportello

Tra i costi variabili più significativi vi è senza dubbio quello per la ricarica della carta. La soluzione più economica è ricaricare la prepagata attraverso gli strumenti messi a disposizione dall’istituto che l’ha emessa; può essere fatto utilizzando l’home banking (con addebito su c/c presso la banca emittente) o tramite gli ATM della banca (con carta di debito o credito dello stesso istituto) e, in questi casi, il costo varia, normalmente, tra 0 e 1 euro. Se invece la ricarica vien fatta tramite lo sportello ATM, ma servendosi di una carta di debito o credito emessa da un altro istituto, o presso una ricevitoria convenzionata il costo è generalmente compreso fra i 2 e i 3 euro.

  • Ricaricare con strumenti…tradizionali

Se si sceglie di ricaricare la carta direttamente ad uno degli sportelli fisici delle filiali della banca emittente, la tariffa può triplicare rispetto alla ricarica tramite online o ATM, arrivando fino a 3 euro.

La carta prepagata con IBAN può invece essere ricaricata anche tramite bonifico; il costo dell’operazione, in questo caso può essere notevolmente inferiore e, sia pur precisando che dipende dalle condizioni previste dalla banca presso la quale si ha il conto corrente, normalmente è piuttosto basso se non, addirittura, gratuito.

Interessante notare, infine, come le tariffe di ricarica siano tendenzialmente inferiori per le carte con canone fisso; in questo caso gli istituti di credito tendono ad offrire condizioni più favorevoli sui costi variabili o a includere nel canone un numero di ricariche gratuite.

  • Prelievo: costa fino a 5 euro se effettuato da un’altra banca

Altro costo variabile da tenere in considerazione è quello relativo al prelievo di denaro. Se fatto presso un ATM della banca che ha emesso la prepagata, il costo tende ad essere basso e a variare tra 1 e 2 euro, anche se in alcuni casi è gratuito. La tariffa aumenta se il prelievo avviene presso un ATM di un altro operatore o presso uno sportello fisico; in questo caso i costi partono mediamente da 2 euro ma possono arrivare anche a 5 euro. Ancora una volta le carte prepagate con canone annuo tendono ad avere costi più contenuti rispetto a quelle gratuite.

  • Rendiconto e imposta di bollo

Per le carte prepagate il rendiconto viene normalmente inviato in formato elettronico e pertanto non è soggetto a costi aggiuntivi. Se invece è previsto l’invio cartaceo, o questo viene richiesto dal cliente, attenzione perché l’istituto di credito potrebbe addebitarvi dei costi aggiuntivi, che in alcuni casi raggiungono anche i 5 euro ad invio. In tema di rendiconto è necessario considerare che anche per le carte prepagate è prevista un’imposta di bollo nella misura di 2 euro se la giacenza di fine periodo è superiore a 77,47 euro; sono però molti gli istituti di credito che scelgono di accollarsi questo costo.

  • Bonifici e addebito di bollette

I possessori di carte conto abilitate ad effettuare bonifici devono tenere in considerazione i costi per questo tipo di operazioni che, normalmente, sono allineati a quelli di un conto corrente tradizionale e quindi, possono indicativamente variare da 0 a 2 euro (se effettuati in area SEPA), mentre se si opera in valuta extra euro la spesa aumenta sensibilmente. Le carte conto più evolute consentono di pagare bollettini e domiciliare le utenze; anche in questo caso i costi sono in linea con quelli dei normali conti correnti.

  • Carte prepagate all’estero: occhio ai prelievi

Nella maggior parte dei casi le carte prepagate possono essere utilizzate all’estero; la validità è legata ai circuiti internazionali a cui si appoggiano. Come avviene per le carte di debito, non sono previsti costi aggiuntivi se si paga in euro tramite POS; qualora invece il pagamento avvenga in una valuta estera, la banca potrebbe prevedere delle commissioni di conversione in valuta che si aggiungono a quelle eventualmente applicate dal circuito internazionale di pagamento. Attenzione, invece, se decidete di prelevare contanti all’estero perché le commissioni aggiuntive potrebbero essere salate e variare, in linea di massima, da 2 e a 5 euro. A questo costo vanno sommate le commissioni di conversione valuta se si preleva una moneta diversa dall’euro.

  • Limiti, disponibilità e…protesti

Le carte prepagate, a differenza delle altre carte elettroniche, sono caratterizzate da limiti di natura operativa spesso abbastanza stringenti: importo massimo di ricarica e pagamento, numero di prelievi consentiti, somma prelevabile per ciascuna operazione e giornata, ecc. Il consiglio è quindi di leggere con attenzione i fogli informativi prima di scegliere la carta prepagata e assicurarsi che il numero di operazioni consentite corrisponda alle proprie esigenze.

È importante considerare che, in linea generale, le carte prepagate base hanno limiti molto più stretti rispetto alle carte conto che, a fronte di un canone annuo, consentono un numero superiore di operazioni. Non a caso le carte conto, per via delle possibilità offerte, sono spesso una valida alternativa ai tradizionali conti correnti per coloro che sono iscritti nel registro protesti.

* Metodologia: n. 1.023 interviste CAWI con individui in età 18 anni ed oltre su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta in età 18-74 anni + n.411 interviste CAWI ad un campione di individui in età compresa fra 18 e 74 anni, rappresentativo della popolazione dell’area metropolitana di Milano. Indagine

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ADSL e fibra ottica: 1 cliente su 3 vorrebbe cambiare operatore

Sono quasi 7,5 milioni gli italiani che nel corso dell’ultimo anno hanno cambiato il proprio operatore ADSL e fra chi ha un contratto attivo quasi 1 su 3, ovvero 10,5 milioni sono quelli che, invece, lo faranno non appena riusciranno a trovare un’offerta migliore o non appena scadrà il vincolo. Sono questi alcuni dei dati emersi dall’indagine commissionata da Facile.it (https://www.facile.it/adsl.html) all’istituto di ricerca mUp Research che, insieme a Norstat, ha interrogato un campione rappresentativo della popolazione italiana  adulta* per indagare il rapporto che i consumatori hanno con i servizi di telefonia ADSL-fibra ottica e sondare il livello di fedeltà dei clienti verso i propri fornitori.

Mi ami, ma quanto mi ami?

Così recitava un celebre spot degli anni ‘90; se questa domanda fosse fatta dall’operatore di telefonia, oggi oltre molti risponderebbero “non ti amo”. La bolletta ADSL-fibra ottica, si legge nell’analisi fatta per Facile.it, sembra essere una delle spese percepite come più onerose dagli italiani. Stilando la graduatoria dei costi domestici che, almeno da un punto di vista psicologico, incidono maggiormente sul budget familiare, l’ADSL-fibra ottica è indicata come risposta dal 32% del campione intervistato – battuta solo dalle bollette di luce e gas e dall’RC auto – e se sono ben 17 milioni gli italiani che dichiarano di voler ridurre la spesa della telefonia di casa nel corso del 2019, pochi quelli che dichiarano di esserci già riusciti nel 2018.

«I consumatori sono diventati sempre più attenti alle spese domestiche e, tra queste, la bolletta telefonica è una delle voci su cui è possibile risparmiare in modo più semplice» spiega Mario Rasimelli, responsabile settore telefonia e ADSL di Facile.it «Confrontando le tariffe ADSL e fibra ottica è possibile tagliare i costi fino al 40% e anche per questo motivo ogni mese si rivolgono a noi più 200.000 utenti alla ricerca di offerte più convenienti; un numero in costante aumento e proprio in virtù di questa crescente attenzione noi stessi abbiamo lanciato una campagna televisiva dedicata al risparmio sulle tariffe internet casa».

La mappa dell’infedeltà telefonica

Il servizio di ADSL-fibra ottica risulta essere molto diffuso e l’82% del campione intervistato dichiara di avere in casa una linea dati attiva; molto alto è, però, il livello di “infedeltà” degli italiani nei confronti degli operatori del settore; il 21% degli intervistati, pari a circa 7,5 milioni di persone, ha cambiato compagnia nel corso del 2018.

Quando si parla di internet casa, i più infedeli risultano essere gli uomini; nel campione maschile, la percentuale di chi ha cambiato operatore ADSL-fibra ottica è pari al 24% mentre tra le donne scende al 17,7%. Guardando alle fasce di età, invece, risultano essere meno fedeli i clienti con età compresa tra i 35-54 anni (il 23,1% ha cambiato operatore nell’ultimo anno), seguite dai giovani under 35 (20,4%).

Analizzando i dati su base territoriale, invece, nelle regioni del Sud Italia e nelle Isole si è registrata la più alta percentuale di clienti che hanno cambiato operatore; quasi 1 su 4.

 

 

Ma quanto mi costi?

Cosa spinge gli italiani a cambiare compagnia? La prima ragione è senza dubbio il costo eccessivo, motivazione indicata da oltre 5,6 milioni di consumatori (76% del campione totale di chi ha scelto un nuovo operatore). La seconda ragione, invece, è la velocità di navigazione troppo bassa, motivo che ha portato il 42% dei rispondenti a “navigare” verso altre acque.

Interessante notare, invece, come la terza ragione per cui gli italiani hanno cambiato operatore, indicata dal 13% dei rispondenti, sia la mancanza di trasparenza nelle politiche applicate dalla compagnia telefonica, valore estremamente alto se confrontato con quello delle altre spese domestiche più comuni (bollette, assicurazioni, Pay tv…) e secondo solo a quello registrato nell’ambito della telefonia mobile.

Le ragioni dell’addio cambiano naturalmente in base al genere e all’età anagrafica; le donne risultano essere più sensibili al prezzo (79% quelle che hanno per il costo troppo elevato contro il 73% degli uomini) e alla velocità di navigazione (43% contro il 40% maschile); gli uomini, invece, risultano più attenti e sensibili alle politiche applicate dall’operatore che, quando non trasparenti, si trasformano in spinta al cambiamento (15% contro il 10% delle donne).

Tra le fasce d’età, invece, i più attenti alla velocità di navigazione sono prevedibilmente i giovani under 35 (64% quelli che hanno cambiato per questo motivo), mentre i più attenti al costo sono i clienti con età compresa tra i 35 e i 54 anni (81%).

Se si guarda invece a coloro che nell’ultimo anno non hanno cambiato operatore di ADSL-fibra, emerge che tra questi solo il 47% si dichiara soddisfatto del proprio fornitore mentre il 9% ha sì mantenuto lo stesso operatore, ma ha cambiato l’offerta. A livello complessivo, pur se ancora non ha cambiato, come detto, migrerà verso una nuova compagnia non appena possibile 1 cliente su 3.

«Il mercato dell’ADSL e della fibra ottica» conclude Mario Rasimelli «è senza dubbio uno di quelli in cui gli italiani stanno imparando a risparmiare ed anche per questo motivo, come già accaduto anni fa per l’RC auto, Facile.it ha deciso di impegnarsi a fondo nel settore; siamo partiti con una campagna televisiva da oltre 2000 GRP annui e fino al 2021 continueremo a puntare sulla possibilità di far risparmiare i nostri utenti sui costi di ADSL e fibra, e lo faremo mettendo in campo investimenti media crescenti ogni anno ».

 

* Metodologia: n. 1.023 interviste CAWI con individui in età 18 anni ed oltre su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta in età 18-74 anni + n.411 interviste CAWI ad un campione di individui in età compresa fra 18 e 74 anni, rappresentativo della popolazione dell’area metropolitana di Milano. Indagine condotta a novembre 2018.

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30,5 milioni di italiani hanno imparato a chiudere l’acqua quando si lavano i denti

Sono 30,5 milioni gli italiani che dichiarano di chiudere sempre i rubinetti quando si lavano i denti, mentre sono 25 milioni quelli che scelgono di fare la doccia, avendo cura di dosare bene l’acqua, anziché il bagno. Questi alcuni dei dati emersi dall’indagine “Gli Italiani, il risparmio e…le loro manie” commissionata da Facile.it in occasione dell’apertura del suo Store di Roma a mUp Research e condotta su un campione rappresentativo della popolazione nazionale.

Numeri che, nella Giornata Mondiale dell’Acqua, non solo assumono un significato ancor più importante, ma evidenziano come la necessità delle famiglie italiane di ridurre i costi domestici abbia un impatto virtuoso sia per le tasche dei consumatori sia per l’ambiente.

Proprio l’acqua sembra essere al centro dell’attenzione degli italiani quando si parla di ridurre le spese e alla domanda “quali comportamenti mettete in atto in famiglia al fine di risparmiare?”, i primi tre indicati dai rispondenti sono connessi a questa preziosa risorsa.

Al primo posto, tra le azioni messe in atto per risparmiare, con il 71%, si posiziona “usare la lavatrice e lavastoviglie solo se a pieno carico, comportamento ormai proprio di 31 milioni di italiani; una scelta consapevole che porta benefici ambientali sia in termini di riduzione dei consumi energetici, sia di spreco d’acqua se si considera che, in media, una lavatrice da 5 Kg consuma tra i 40 e 50 litri per un solo ciclo di lavaggio.

L’azione che si trova al secondo posto, indicata dal 70% dei rispondenti, è quella di chiudere sempre i rubinetti quando ci si lava i denti” mentre al terzo posto il “fare la doccia (dosando bene l’acqua) anziché il bagno” indicata come abitudine dal 58% del campione.

Se non sorprende notare come l’attenzione allo spreco cambi a seconda della composizione della famiglia e cresca con l’aumentare del numero dei componenti, curioso che i single risultino essere tra i più attenti al tema del risparmio.

Se si guarda all’uso di lavatrice e lavastoviglie solo se a pieno carico, ad esempio, la percentuale dei rispondenti single che dichiarano di avere questa abitudine è più alta di 4 punti percentuali (75%) rispetto alla media nazionale (71%), mentre analizzando coloro che dichiarano di fare la doccia anziché il bagno, anche in questo caso i single (67%) si dimostrano più attenti della media nazionale (58%).

* Metodologia: n.1.355 interviste CAWI con individui in età 18 anni ed oltre su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta in età 18-74 anni. Inoltre, per Roma e Provincia è stato realizzato un sovra campionamento pari a n.407 interviste complessive. Gli intervistati sono stati raggiunti tramite l’invio di un’email di istruzioni e di invito alla compilazione e hanno avuto accesso al questionario solo se qualificabili nel target stabilito per questa indagine. Indagine condotta fra dicembre 2017 e marzo 2018.

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6 milioni di italiani ogni giorno discutono in famiglia per ragioni legate al risparmio

L’attenzione degli italiani alle tematiche del risparmio è molto elevata, ma sembra che le opinioni all’interno delle famiglie siano spesso divergenti quando si tratta di tagliare le spese. In occasione dell’apertura del Facile.it Store di Roma, Facile.it ha commissionato a mUp Research un’indagine* condotta con l’ausilio di Norstat su un campione rappresentativo della popolazione nazionale da cui è emerso che sono ben 16,8 milioni gli italiani che dichiarano di discutere almeno una volta alla settimana con un familiare per vedute divergenti sul tema; addirittura 6 milioni quelli che lo fanno ogni giorno.

Partendo da questo dato, Facile.it ha voluto analizzare in che modo venga gestito il tema del risparmio all’interno delle famiglie; quali siano le voci di spesa più onerose e come si cerchi di affrontarle, ma anche quali siano quelle su cui si vorrebbe risparmiare e quelle sulle quali si sia effettivamente riusciti a farlo.

Il risparmio è donna, l’uomo è sprecone… ma anche taccagno

Se non sorprende vedere che, all’interno delle famiglie italiane, l’attenzione al risparmio nelle attività domestiche sia materia principalmente appannaggio delle donne (58%) e dei 35-54enni (43%), fa riflettere, invece, il fatto che siano ben 5,8 le discussioni medie che, ogni mese, una famiglia italiana intesse attorno alle spese di casa.

Alla domanda “Per quali motivi vi capita di discutere sul risparmio nella conduzione della casa?17,2 milioni di italiani rispondono “perché uno di noi è veramente sprecone” e 14,5 milioni, di contro, affermano che la causa sia l’eccessiva parsimonia di qualcuno dei componenti della famiglia. Quando poi si chiede di indicare se lo sprecone e il taccagno siano un uomo o una donna, curiosamente l’uomo primeggia in entrambe le categorie: è indicato come sprecone dal 58% dei rispondenti e come taccagno dal 55%.

Attenzione però perché l’arrivo di un bebè cambia gli equilibri all’interno della coppia e se il papà diventa ancor più parsimonioso (da 55% a 66%), la mamma, invece, diventa più propensa a “sprecare” (da 42% a 50%).

Come cercano di risparmiare le famiglie italiane

L’indagine ha voluto fotografare i comportamenti più comuni messi in atto al fine di tagliare i costi domestici; al fianco di azioni consapevoli e virtuose ormai entrate nell’abitudine familiare degli italiani, come usare lavatrice e lavastoviglie solo se a pieno carico (70,7% dei rispondenti lo fa) e chiudere sempre i rubinetti quando ci si lava i denti (69,6%), sono emersi comportamenti meno scontanti e, in alcuni casi, forse eccessivi.

Sono 32,6 milioni gli italiani che dichiarano che, nella propria famiglia, almeno uno dei componenti ha una vera e propria mania da risparmio. Tra gli atteggiamenti più sorprendenti emersi dall’indagine c’è quello dei 6,1 milioni di italiani che ammettono di riutilizzare più volte alluminio o pellicola trasparente per alimenti, dei 5,3 milioni di automobilisti che, quando si trovano a percorrere strade in discesa, mettono l’auto in folle per risparmiare carburante, quello prettamente femminile delle 2,6 milioni di italiane che ammettono di aprire a metà i dischetti struccanti così da poterli usare più volte, mentre sono ben 5,5 milioni le persone che dividono in due i tovagliolini di carta.

Fa riflettere un altro dato interessante rilevato da mUp per Facile.it; in Italia 11,5 milioni di persone dichiarano di cambiare continuamente supermercato per inseguire le offerte mentre sono 3 milioni i cittadini che, per risparmiare, comprano solo alimenti prossimi alla scadenza e quindi in sconto.

Eppure, nonostante gli sforzi messi in campo, sembra che il risparmio conseguito in questo modo dagli italiani sia basso; secondo quanto dichiarato dai rispondenti, in media il vantaggio economico ottenuto in un anno grazie a questi espedienti è di 239 euro e, per il 39%, addirittura inferiore a 100 euro.

Gli Italiani hanno risparmiato sull’RC auto, ora vorrebbero farlo su luce e gas

La ricerca ha poi indagato sulle spese domestiche che incidono maggiormente sul budget delle famiglie italiane. Assicurazione auto, luce e gas sono le voci che pesano di più, ma se per l’RC auto sono 16,9 milioni gli italiani che nel 2017 sono già riusciti ad abbattere i costi, le tariffe luce e gas sono quelle su cui si vorrebbe risparmiare di più nel 2018.

La crescente consapevolezza dei consumatori verso il tema del risparmio emerge anche dal fatto che, sempre più spesso, si cerca di risparmiare anche su altri prodotti; sono 7,5 milioni gli italiani che vorrebbero ridurre i costi del conto corrente e, 4,5 milioni, quelli che vorrebbero farlo per la carta di credito.

Interessante notare come chi ha ridotto i costi dell’RC auto non solo abbia conseguito un vantaggio economico annuo superiore del 7,5% rispetto alla media italiana, ma abbia anche iniziato a tagliare con maggiore frequenza altre voci di spesa come ADSL, luce e gas; segno di un rapporto più maturo e attento verso il tema del risparmio.

Da questo punto di vista diventa centrale il ruolo svolto dagli strumenti che consentono agli italiani di raccogliere informazioni pe poter tagliare i costi. Ma quali sono? Dall’indagine è emerso che Internet è ormai la prima fonte di informazione; è sul web che 24,4 milioni di italiani cercano soluzioni per il risparmio e tra le diverse opzioni offerte dalla Rete il canale più utilizzato è rappresentato dai comparatori, usati da 11,8 milioni di utenti.

Basandosi sulle risposte del campione, quotidiani e periodici sono scelti come fonte di aiuto da 11,2 milioni di lettori, 10,6 milioni gli italiani che si affidano ai consigli di amici e parenti mentre solo 8,7 milioni si servono di radio e TV.

* Metodologia: n.1.355 interviste CAWI con individui in età 18 anni ed oltre su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta in età 18-74 anni. Inoltre, per Roma e Provincia è stato realizzato un sovra campionamento pari a n.407 interviste complessive. Gli intervistati sono stati raggiunti tramite l’invio di un’email di istruzioni e di invito alla compilazione e hanno avuto accesso al questionario solo se qualificabili nel target stabilito per questa indagine. Indagine condotta fra dicembre 2017 e marzo 2018.

 

 

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