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RAI servizio pubblico accordo con France Tv presenti Monica Maggioni e Mario Orfeo

RAI firmato ieri l’accordo con France Tv alla presenza della presidente Monica Maggioni e del dg Mario Orfeo

«Siamo forti insieme, deboli se soli». Il dg di France Televisions Xavier Couture sintetizza così l’accordo siglato ieri mattina con la Rai, alla presenza della presidente Monica Maggioni e del dg Mario Orfeo: un contratto quadro di coproduzione che prevede annualmente una serie di progetti, per arricchire con contenuti di matrice europea la programmazione nazionale e la distribuzione internazionale. «Un’alleanza strategica nell’ottica di servizio pubblico — precisa Orfeo — una collaborazione sistematica in un momento in cui l’Europa è attraversata da venti di tempesta, che mettono in pericolo il mondo aperto cui siamo abituati».

È già in cantiere un primo ambizioso progetto che riguarda la storia, ma non recente. Anticipa Couture: «È un documentario che attiene più all’Italia che alla Francia: la prima pietra di un edificio che spero diventi grande e importante. D’altronde i nostri due Paesi sono molto prossimi sul piano culturale, è fondamentale unirci. Siamo colonizzati da altri Paesi molto forti: i nostri giovani conoscono più le strade di Los Angeles che quelle di Roma o Parigi e non va bene. Unire le forze significa avere più soldi per diventare protagonisti, ma non è solo una questione di marketing: l’Europa è la nostra importante famiglia». Aggiunge Mario Orfeo, riferendosi alle recenti elezioni d’Oltralpe: «Dalla Francia arrivano segnali che ci fanno ben sperare in un’inversione di rotta».

Fonte:
Corriere della Sera

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I veti di partito sul piano Rai, Una sconfitta per la politica

La paralisi che colpisce l’azienda pubblica dopo gli attacchi del Pd all’attuale dirigenza, che era stata scelta dalla stessa forza politica. In gioco il futuro del servizio pubblico

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Riassumiamo. Alla Rai c’è un direttore generale, Antonio Campo Dall’Orto (dotato dei poteri da amministratore delegato con una riforma fortemente voluta dal governo di Matteo Renzi) con un piano già pronto per il varo della nuova offerta digitale, ideata per attirare nell’orbita della tv pubblica gli italiani under 35, che viaggiano su autostrade informative lontane anni luce dai prodotti di viale Mazzini. L’attuale piattaforma è al trentesimo posto nella lista dei siti più consultati, poco più di una presenza residuale. Alla guida della nuova squadra (dotata di tecnologie già pronte) è già designata Milena Gabanelli, un marchio professionale sinonimo di innovazione. Ma il Consiglio ha chiesto tempo «per riflettere» fino alla riunione del 22, trovando consenso nella presidenza di Monica Maggioni. Eppure di tutto questo si parla dal dicembre 2016, e c’è una sollecitazione nel nuovo Contratto di servizio perché la Rai si adegui ai tempi digitali. Ancora. Il vertice non riesce a varare i piani economico-produttivi 2017-2018, ovvero quei palinsesti che dovranno essere presentati agli inserzionisti pubblicitari tra appena 50 giorni, a fine di giugno.

Una paralisi aziendale che, guarda caso, arriva dopo i violentissimi attacchi del Pd all’attuale dirigenza. La stessa forza politica che aveva scelto Campo Dall’Orto ora sembra decisa a bloccarlo, magari costringendolo alla resa. Potrebbe essere una spettacolare resa dei conti, così ricca di colpi di scena, se si trattasse di una fiction. Invece tutto avviene sul campo di gioco del vero futuro del servizio pubblico. Operazione pericolosa per «la più grande azienda culturale del Paese» (come si sente dire da anni in mille inutili convegni, anche del Pd, dedicati «al futuro della Rai») e per gli stessi utenti che ora pagano il canone obbligatoriamente, legato com’è alle utenze elettriche. Se la politica (stavolta senza P maiuscola) sospendesse esplicitamente il fuoco anche amico contro l’attuale vertice, lo metterebbe nelle condizioni di operare ben sapendo, sia chiaro, che dovrà rispondere di successi e insuccessi. Ma solo per valutazioni professionali e non partitiche. Se la Rai è ancora lo specchio del Paese, ecco una splendida occasione per dimostrare che si può veramente girare pagina rispetto a un odioso passato fatto di occupazioni, lottizzazioni e editti bulgari o home made.

Fonte: Corriere.it

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