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Raggiungere la consapevolezza superiore con la meditazione terzo occhio

Con la meditazione sul terzo occhio sarà possibile ottenere la facoltà della chiaroveggenza: con l’apertura dell’occhio interno, noto anche come sesto chakra, si potranno vedere cose che per gli altri non sono visibili, come ad esempio le auree o la precognizione; in altre parole si raggiunge una consapevolezza superiore.

 

Prima di vedere in cosa consiste questa pratica di meditazione bisogna capire cos’è il terzo occhio. Bisogna partire dall’assunto che le persone sono spiriti incarnati in u corpo per vivere in una dimensione densa, l’apertura del terzo occhio aiuta a riprendere contatto con la vera realtà. La scienza medica definisce la ghiandola pineale come un occhio atrofizzato; secondo molte tradizioni invece quest’occhio non è atrofizzato, ma non ha subito nessuno evoluzione o involuzione ed è solo in attesa di essere risvegliato. Il terzo occhio si trova al centro della fronte, poco sopra lo spazio tra le due sopracciglia.

Come praticare un esercizio di meditazione sul terzo occhio

La meditazione sul terzo occhio è una pratica che si svolge ad occhi aperti: si deve raggiungere un diverso stato della mente pur mantenendo la percezione visiva. La ghiandola pineale è fotosensibile, quindi di può fare meditazione fissando la luce di una candela. Per praticare un esercizio di meditazione sul terzo occhio la prima cosa da fare è sedersi, mantenendo la schiena dritta; si inizia a respirare profondamente, cercando di rilassare l’intero corpo; durante la respirazione si deve pronunciare il mantra (potrebbe esse la sillaba OM) tentando di sentirle dentro di sé.

 

Durante la pratica si inizierà a sentire l’aumento di pressione al centro della fronte, quasi un leggero mal di testa: è il segnale che il terzo occhio si sta aprendo. La meditazione dovrebbe durare cinque o dieci minuti, bisogna regolarsi bene e non esagerare, sopratutto agli inizi: anche la meditazione sul terzo occhio è una forma di allenamento e come tale va praticato con una certa gradualità, altrimenti si rischia che il mal di testa diventi troppo forte e duraturo.

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