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Il Csc ha presentato le ultime produzioni editoriali al Festival del Film di Roma

La Divisione Editoria del Centro Sperimentale di Cinematografia ha presentato all’Auditorium – in occasione del Festival del Film di Roma – le sue ultime due produzioni editoriali.
Adriano Aprà e Marco Bertozzi hanno presentato il libro di Luca Caminati ROBERTO ROSSELLINI DOCUMENTARISTA. Il libro studia la “cultura della realtà”, informa su tutta l’opera di Rossellini che manifesta in pieno le sue doti “scopiche”, frutto non solo di una questione di occhi, ma – congiuntamente – di etica e di estetica. A partire dai primi esperimenti della fine degli anni ‘30 – come Fantasia sottomarina del 1938-39 – fino ai documentari degli anni ’70 – ultimo quello su Le Centre Georges Pompidou – Rossellini ha infatti indagato la realtà tramite il reportage televisivo (L’India vista da Rossellini, 1957-59), l’intervista giornalistica (Intervista ad Allende, 1971-73), il film didattico (Rice University, 1971-73), la celebrazione storica (i due film su Torino e l’Unità d’Italia, 1961). Rossellini come sperimentatore di forme, nella molteplicità e nella ricchezza della rappresentazione del mondo. Ospite d’eccellenza il figlio Renzo che ha raccontato del padre l’aspetto meno noto: di quando accettò nel ’68 l’invito degli allievi del Csc, che avevano occupato la scuola, di dirigere il Centro. Lo fece con lo spirito di chi voleva cambiare quell’impostazione fascista rimasta ancora non solo nel vecchio statuto ma in tutto l’ordinamento scolastico. I libri di testo secondo lui dovevano essere i film che andavano discussi e criticati, mettendo in mano la macchina da presa e cominciare a studiarne l’uso più corretto. “Mio padre – dice Renzo Rossellini – diceva che il futuro doveva essere fatto di audiovisivi, le immagini servono per far conoscere la realtà alla gente, per farla crescere, per formare una coscienza consapevole. Tutto il cinema di storia, civile doveva essere portato a scuola per insegnare attraverso le immagini. Mentre odiava la parola educare perché non amava la sua derivazione latina educere e il suo significato etimologico, piuttosto preferiva dire “diffondere la conoscenza” e in questo fu un piccolo profeta, i suoi scritti sono straordinari, hanno guardato avanti anticipando il futuro”. Rossellini dai suoi primi cortometraggi, – che secondo Adriano Aprà sono come” favole di Esopo” – ci ha consegnato qualcosa che era già all’avanguardia dando una sua ridefinizione personale del documentario che a quel tempo aveva soltanto un carattere frigido e una collocazione sterile e obbligata da necessità di borderò. Il volume è arricchito da un eccezionale corredo fotografico. La postfazione e la filmografia sono di Adriano Aprà, lo studioso più autorevole dell’opera rosselliniana.
Dopo Rossellini è stato presentato il volume “POPFILMART visual culture, moda e design nel
cinema italiano anni ’60 e ’70”, curato da Stefano Della Casa e Dario E. Viganò collaborazione di Pierpaolo De Sanctis e realizzato con la collaborazione di un giovane editore come Simone Casavecchia delle Edizioni Sabinae.
Il volume esplora l’ampio bacino di forme con cui la Pop Art ha contaminato l’industria cinematografica italiana a cavallo tra anni Sessanta e Settanta. Da quando la scuola di New York sbarca alla Biennale di Venezia del 1964, con il Gran Premio per la pittura assegnato a Robert Rauschenberg, il Pop si trasforma progressivamente da corrente d’avanguardia a nuova estetica di massa protagonista del tempo libero. Il cinema, naturalmente, non può non assorbire la “nuova figurazione”: spesso si limita a registrarla in modo trasparente, quasi inconsapevole, come smalto o patina di modernità da applicare nei film (quasi tutte le produzioni della Fair Film di Mario Cecchi Gori nella seconda metà degli anni ’60, come Il profeta di Dino Risi o Adulterio all’italiana di Pasquale Festa Campanile). Nei casi più interessanti, invece, alcuni tra gli autori più attenti la assumono in forme ludiche e parossistiche (Diabolik di Mario Bava, La decima vittima di Elio Petri, Lo scatenato di Franco Indovina, Sissignore di Ugo Tognazzi), o ne ripropongono l’interrogativo di natura estetica (Il deserto rosso, Blow-Up e Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni; Dillinger è morto di Marco Ferreri). Il libro contiene saggi tematici per inquadrare il fenomeno, affidati ad esperti del settore (Vittorio Sgarbi sul panorama artistico; Stefano Della Casa sul cinema popolare; Dario E. Viganò sui manifesti e la grafica del periodo; Gianni Canova sul design; Pierpaolo De Sanctis sull’influenza del Pop nel cinema italiano; Bruno Di Marino sui trailer e i titoli di testa; Luca Barra sui caroselli televisivi; Domenico Monetti sul fumetto; Luca Pallanch raccoglie le testimonianze degli artisti e dei designer), interviste ad alcuni protagonisti dell’epoca (i registi Roberto Faenza, Tinto Brass, Giulio Questi, Corrado Farina, Piero Schivazappa, Franco Brocani; il produttore Ettore Rosboch; lo scenografo Pier Luigi Pizzi; il creatore di trailer e di titoli di testa Miro Grisanti) e un’ampia filmografia ragionata composta da oltre 100 schede critiche dei film considerati più pop. Per visualizzare al meglio l’impatto della Pop Art nell’immaginario collettivo scolpito dal cinema. Steve della Casa nel parlare del volume ha sottolineato anche la ricchezza dell’ apparato iconografico suddiviso in 8 gallerie tematiche (moda, design, geometrie, opere d’arte, titoli di testa, grafica, fumetto, pubblicità), costruite da foto di scena e fotogrammi dei film analizzati il tutto ben realizzato graficamente dalla Divisione Editoria del Csc.

note sull’autore di “Roberto Rossellini documentarista”

Luca Caminati è professore associato di Film Studies presso la Mel Hoppenheim School of Cinema alla Concordia University di Montreal, dove si occupa di cinema documentario e postcolonial studies. E’ autore di Orientalismo eretico. Pier Paolo Pasolini e il cinema del Terzo Mondo (Bruno Mondadori, 2007), Il cinema come happening. Il primitivismo pasoliniano e la scena artistica italiana degli anni Sessanta (Postmedia, 2010) e di numerosi saggi su registi contemporanei italiani fra cui, recentemente, Gianni Amelio, Giorgio Diritti e Pietro Marcello, apparsi su riviste specializzate quali «Bianco e Nero» e «Studies in Documentary Film».

note sugli autori di “POPfilmART

Dario Edoardo Viganò (Rio de Janeiro, 27 giugno 1962) professore ordinario di “Comunicazione” presso la Pontificia Università Lateranense. Insegna “Linguaggi e mercati dell’audiovisivo” e “Teorie e tecniche del cinema” presso il Dipartimento di Scienze Politiche della LUISS “Guido Carli”, dove è membro del Comitato Direttivo del Centre for Media and Communication Studies “Massimo Baldini”. Presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo e Direttore della «Rivista del Cinematografo». Tra i suoi libri: La maschera del potere. Carisma e leadership nel cinema (Roma 2012); Cari Maestri. Da Susanne Bier a Gianni Amelio i registi si interrogano sull’importanza dell’educazione (Assisi 2011); Chiesa e pubblicità. Storia e analisi degli spot 8×1000 (Soveria Mannellli 2011); autore della voce Il cinema: ricezione, riflessione, rifiuto, in A. Melloni (cura di), Cristiani d’Italia. Chiese, società, stato, 1861-2011, Enciclopedia Italiana Treccani (Roma 2011); Dizionario della comunicazione (Roma 2009); Attraverso lo schermo. Cinema e cultura cattolica in Italia, 3 voll., (Roma 2006, con R. Eugeni).

Stefano Della Casa è presidente Film Commission Torino Piemonte. Considerato tra i massimi esperti di cinema italiano, dopo aver curato la sezione “Spazio Italia” sin dalla sua fondazione, ha inoltre ricoperto la carica di direttore del Torino Film Festival dal 1999 al 2002. Dal 1994 conduce Hollywood Party, programma radiofonico di Radio3 e dal 2004 al 2006 il contenitore notturno La 25° ora – Il cinema espanso su LA7. Dal 2008 è direttore artistico del Roma Fiction Fest. Collabora con il quotidiano La Stampa e con numerose riviste di cinema. Da alcuni anni presiede la Film Commission Piemonte. Tra le sue pubblicazioni: Mario Monicelli (1986); Mario Mattoli (1990); Riccardo Freda (1999); Dario Argento, il brivido della critica cinematografica (2000); Officina torinese. Una passeggiata in cento anni di cinema (2000); Capitani coraggiosi. Produttori italiani 1945-1975 (2003); La buca di Maspero in Scrittori in curva (2009).

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