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Gestione e ottimizzazione del personale all’estero

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  • 31 Marzo 2014

Gestione del personale espatriato.
Nell’attuale contesto economico in cui il concetto di globalità è predominante, sono sempre più le aziende che, per scelta o necessità, aprono nuove sedi nei diversi Paesi del mondo con l’obiettivo di sviluppare il proprio business.
Un’evoluzione strategica per la crescita aziendale in cui lavoratori dipendenti e collaboratori diventano protagonisti di un processo di mobilità che non prevede più il mero espletamento della loro attività lavorativa, in determinate aree di competenza, presso la sede centrale dell’azienda bensì nelle filiali dislocate all’estero.

Il lavoro prestato in Paesi stranieri da soggetti espatriati ma residenti in Italia, non è assolutamente una materia facile in quanto regolata da diverse fonti normative, che coinvolgono l’ordinamento giuridico italiano oltre a quello vigente nella nazione di destinazione del lavoratore.
Norme e regole che richiedono una corretta interpretazione necessaria per evitare gravi responsabilità all’azienda e possibili danni economici al dipendente.

Indispensabile, quindi, per un’azienda che ha bisogno di dislocare all’estero parte del proprio personale, affidarsi alla professionalità di un consulente del lavoro, figura alla quale è riconosciuto il ruolo di centralità per imprese, lavoratori ed enti pubblici, soggetti essenziali in un regolare rapporto di lavoro.
Obiettivo del consulente del lavoro è favorire lo sviluppo dei processi economici aziendali attraverso un’assistenza professionale in grado di garantire l’esclusiva competenza in materia di previdenza, fiscalità e assistenza contrattuale, per una completa gestione del personale all’estero.

Una consulenza personalizzata ad hoc, costruita sulle specifiche esigenze di business del cliente, consente ad un’azienda di affrontare, con la dovuta serenità, la complicata gestione del rapporto di lavoro con i lavoratori espatriati.
Si deve, infatti, tenere presente che gli aspetti contrattuali che caratterizzano questo tipo di rapporto di lavoro sono in parte diversi da quelli convenzionali adottati dalle imprese per i lavoratori che svolgono l’attività in Italia.
Per un’azienda, il trasferimento di personale all’estero comporta anche obblighi nei confronti di specifici enti, quali il Ministero del Lavoro e il Ministero degli Affari Esteri, il cui intervento è necessario ad ottenere il nulla osta indispensabile per l’autorizzazione a poter inviare all’estero il lavoratore.

Primario, quindi, il ruolo del consulente del lavoro che assiste le aziende in merito alla stipula dei contratti di lavoro con i lavoratori all’estero gestendo tutti i possibili aspetti del rapporto di collaborazione, a cominciare dalla complicata documentazione richiesta dalla normativa in vigore che prevede applicazioni diverse in funzione del Paese di destinazione del dipendente (ambito U.E. o extraeuropeo).
Una qualificata consulenza che mette l’azienda in condizione di potere valutare, in un’ottica di programmazione aziendale, l’incidenza degli effettivi costi del lavoro, in tutte le sue possibili variabili, che devono essere sostenuti per affrontare l’invio di un lavoratore presso una filiale estera.

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