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Ministero dello Sviluppo Economico e Assocamerestero: un’azione congiunta contro la contraffazione alimentare e l’Italian Sounding sui mercati USA, Canada e Messico

“Cibo 100% Made in Italy”: nell’ambito del “Piano straordinario Made in Italy” è stata lanciata la Campagna di promozione strategica sui mercati USA, Canada e Messico, a cura del Ministero dello Sviluppo Economico e di Assocamerestero volta al contrasto del fenomeno della contraffazione e dell’Italian Sounding nei mercati di Canada, Stati Uniti, e Messico. Si vuole incrementare la quota di export delle piccole e medie imprese agroalimentari italiane e la tutela dei consumatori stranieri

Ministero dello Sviluppo Economico e Assocamerestero: un’azione congiunta contro la contraffazione alimentare e l’Italian Sounding

A livello mondiale, il fenomeno della contraffazione alimentare, insieme a quello dell’Italian Sounding, hanno un giro di affari che si aggira intorno ai 60 miliardi di euro (stime 2010): quasi la metà dell’intero fatturato dell’Industria Alimentare italiana (132 miliardi di Euro) e più di due volte il suo export (27 Miliardi di Euro). Di questi 60 miliardi, circa 6 riguardano la contraffazione vera e propria e i restanti 54 miliardi l’imitazione dei nostri prodotti. Fra il 2001 e il 2010 il fenomeno dell’Italian Sounding è aumentato del 180% e si calcola che oggi incida per il 25% sull’export complessivo del comparto.

Contraffazione e Italian Sounding sono particolarmente diffusi nel Nord e Centro America, dove registrano percentuali sconcertanti. Sono imitazioni, infatti:

– il 97% dei sughi per pasta;

– il 94% delle conserve sott’olio e sotto aceto;

– il 76% dei pomodori in scatola;

– il 15% dei formaggi.

(Fonte: Elaborazioni Federalimentare).

“Cibo 100% Made in Italy”: nel mirino contraffazione e Italian Sounding

Per combattere il fenomeno della contraffazione e dell’Italian Sounding e tutelare i consumatori stranieri, il Ministero dello Sviluppo Economico ha deciso di realizzare – con il contributo di Assocamerestero e della rete delle Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE) – una Campagna di promozione strategica per la valorizzazione del prodotto 100% italiano, con l’obiettivo di incrementarne la conoscenza e il consumo in mercati esteri target, in cui sono maggiormente diffusi prodotti che evocano il nostro Paese ma non sono di origine italiana.

Le attività del Progetto saranno implementate anche con il supporto dell’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche (AICIG), del Sistema camerale italiano e delle principali Associazioni di categoria del settore agroalimentare.

I contenuti del progetto

Il Progetto (stanziamento complessivo di 7,5 milioni di euro) ha come Paesi target Stati Uniti, Canada e Messico; è promosso e finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico e realizzato da Assocamerestero, in collaborazione con le nove CCIE, coinvolte nel progetto, di Montreal, Toronto, Vancouver, Chicago, Houston, Los Angeles, Miami, New York, Città del Messico per il biennio 2016-2017. I target delle attività di promozione sono invece importatori, distributori, responsabili acquisti catene alberghiere e specialty stores, chef, food blogger, giornalisti settore, nutrizionisti, testimonial e opinion leader legati al mondo food e wellness.

Le azioni del Progetto atte alla valorizzazione del Made in Italy agroalimentare ed all’internazionalizzazione dei prodotti agroalimentari italiani di qualità comprendono: creazione di una database selezionato per le categorie target individuate, con sensibilizzazione dei contatti e loro coinvolgimento in tutte le iniziative; selezione influencers per incoming educational in Italia; selezione operatori food per azioni incoming in Italia per visite aziendali e incontri BtoB; realizzazione negli Stati Uniti e in Canada di 16 masterclass con la partecipazione di chef, nutrizionisti, addetti alle vendite, per un totale di circa 600 operatori; realizzazione di 20 eventi promozionali in Canada e USA; realizzazione di una campagna di comunicazione social per la promozione delle attività e il coinvolgimento degli influencers, realizzazione di uno storytelling di progetto e di un sito web dedicato e realizzazione di una pubblicazione multicanale su olio EVO 100% Made in Italy.

 

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L’altra faccia dell’italian sounding al Vinitaly 2012

Il fenomeno del cosiddetto “italian sounding”, inteso come l’imitazione dei nostri manufatti di esportazione con una veste che evoca colori, simboli o terminologie riconducibili al sentimento di italianità, è stato affrontato dalla sommelier Eva Kottrova al Vinitaly 2012 dal punto di vista del consumatore oltre confine appassionato del buon cibo e del buon bere italiano; diverso aspetto da quello trattato oramai quotidianamente dagli istituti di rilevazione dei dati statistici e di cui tanto si parla nell’euroera della globalizzazione dei mercati. La sommelier est europea, promoter delle specialità alimentari italiane nella Mitteleuropa, approfittando della più importante Manifestazione dedicata al mondo enoico e dell’ospitalità presso gli spazi espositivi dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini e della Regione Marche ha accolto delegazioni di giornalisti, compratori, associazioni di enoappassionati, titolari di attività commerciali provenienti dall’Ungheria, Slovacchia e Russia e li ha condotti in un percorso degustativo-informativo per illustrare le peculiarità territoriali che determinano le differenze significative tra i prodotti e ne influenzano la bontà rispetto ai tanti presenti all’estero negli scaffali dei punti vendita e conosciuti come specialità italiane, ma che di italiano hanno ben poco. Auspicando in una concreta politica di contrasto al falso “Made in Italy” e in una corretta informazione alimentare tendente all’educazione del fruitore finale, ha posto l’accento sul rafforzamento dell’identità italiana del prodotto – da perseguire strenuamente e proteggere amorevolmente – più che sulle effettive stime della perdita di competitività sui mercati internazionali imputabile alla distribuzione di prodotti dalla parvenza italiana fabbricati negli stati esteri. Secondo la Kottrova, i dati numerici allarmanti del business dell’imitazione raccontano la faccia preoccupante del problema, che sicuramente è grave, ma non è compiutamente dimostrabile che l’eliminazione del fenomeno, peraltro impossibile da far scomparire in maniera globale, incrementi con le stesse grandezze macroscopiche l’aumento di esportazione dei prodotti italiani. L’aspetto inquietante, riferisce, è il rischio dell’inquinamento e del potenziale svilimento d’immagine del brand “Made in Italy” negli stati esteri non solamente generato dai prodotti emulativi di fascia bassa ma creato dal proporre in maniera distorta l’italian lifestyle tramite i contenuti espressi dal pressapochismo di molti media stranieri, siti di improbabili ricette di cucina italiana e da una miriade di locali “tricolori” che propongono referenze enogastronomiche a dir poco creative e ideate da maestranze poco avvezze alle nostre latitudini; caos generato anche dagli italici emigranti che per necessità si sono improvvisati ristoratori o ambasciatori dell’enogastronomia del Belpaese. Per molti connazionali che hanno tutte le carte in regola per comunicare quel sano “Made in Italy” che ha contribuito a far grande il nostro Paese nel mondo, esistono tantissimi cloni artefici di una pessima divulgazione dei nostri prodotti più cari adattando in maniera del tutto impropria il proverbiale gusto peninsulare a quello degli stati ospitanti, disorientando in tal modo l’utenza che si avvicina con passione alla nostra cultura e immensa tradizione alimentare. D’altro canto anche importanti gruppi industriali italiani che hanno perseguito una politica di delocalizzazione producono manufatti con materie prime e manodopera straniera applicando marchi che esprimono la lingua del sommo Poeta facendo essi stessi concorrenza sleale alle autentiche specialità alimentari. Nei prodotti più popolari l’inquinamento assume dimensioni più ampie e paradossali a tal punto da stupire gli stessi enogastronauti in trasferta nello Stivale che rimangono alquanto perplessi nel non trovare pizze dallo spessore vertiginoso farcite con wurstel, peperoni e ketchup o un piatto di spaghetti alla bolognese accanto a fumanti tazze di cappuccino o altre magiche alchimie spacciate nei loro paesi come specialità italiane.

 

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