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Napoli ha un nuovo santo… e viene da Secondigliano!!!

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  • 15 Novembre 2008

Un esperto nella scienza del perdono. Benedetto XVI lo ha definito così durante la cerimonia di canonizzazione avvenuta in Piazza San Pietro il 12 ottobre scorso.

‘O Superiore lo chiamano a Secondigliano, il quartiere di Napoli dove visse e spese la sua vita a sostegno dei più deboli.

Sei anni fa, quando divenne beato, Papa Wojtyla lo ricordò come apostolo della misericordia. Ma chi è stato San Gaetano Errico, il santo del rione noto in tutto il mondo per il degrado e il malaffare.

Era il 19 ottobre del 1791 quando a Secondigliano, antico casale a nord del capoluogo campano, nasceva un bambino di nome Gaetano.

Il papà Pasquale gestisce un piccolo laboratorio per la produzione dei maccheroni. La mamma Maria Marseglia fa la tessitrice di felpa.

Gaetano viene battezzato nella chiesa madre di Secondigliano, dedicata ai Santi Cosma e Damiano.

A soli 7 anni riceve la prima comunione, tre anni dopo la cresima.

A 14 anni presenta domanda per entrare prima nei Cappuccini, poi nei Redentoristi, ma è ancora troppo giovane.

Due anni più tardi può accedere al seminario arcivescovile di Napoli. Sarà uno studente esterno perché la sua famiglia non riesce a garantirgli le spese per il pernottamento in seminario.

Ogni giorno, sfida il caldo o il gelo, per raggiungere il seminario che sorge ad otto chilometri da casa sua.

Nel 1808 Gaetano indossa per la prima volta l’abito talare. Nella fase della formazione raggiunge alti risultati in termini di profitto e ogni giovedì va a fare visita agli ammalati ricoverati all’ospedale Incurabili, portando loro anche dei regali.

La domenica va in giro per le strade di Secondigliano a raccogliere i bambini per il catechismo.

Nel 1815 il Cardinale Ruffo lo ordina sacerdote in Cattedrale. Da allora dedica le sue giornate all’insegnamento, svolge il servizio pastorale presso la Parrocchia dei Santi Cosma e Damiano.

Fa della riconciliazione un sacramento da infondere la tra gente, uscendo dal tempio per avvicinarsi alle strade dove vivono i peccatori.

La sua vita è scandita da intensi momenti di penitenza e preghiera, come testimoniano le fossette visibili nella sua stanza, parte integrante del museo realizzato in sua memoria a Secondigliano.

Nel 1818 mentre si trova in preghiera nella chiesa di Pagani gli appare Sant’Alfonso che gli chiede di fondare una congregazione religiosa. Saranno i Missionari dei Sacri Cuori, una comunità che oggi può contare su sedi in tutto il mondo.

Il primo segno che segue a questa visione è la costruzione di una chiesa a Secondigliano. Gaetano la dedica alla Vergine Addolorata e per vederla portata a termine deve misurarsi anche con un manipolo di detrattori anticlericali.

Tra non poche difficoltà, nel 1830 il santuario che oggi accoglie le spoglie del Santo, viene consacrata.

A costruzione finita, Gaetano ordina allo scultore Francesco Verzella una statua che rappresentasse la Madonna così come lui l’aveva vista. Soltanto al quattordicesimo tentativo l’artista riuscì a soddisfare Gaetano.

Cinque anni più tardi l’effige fa il suo ingresso a Secondigliano. E’ una vera e propria festa che dà il via ad un culto intergenerazionale, tramandato fino ai giorni nostri.

Gaetano riserva la sua umanità a chiunque soffra: ai poveri, ai contadini, agli analfabeti, appe prostitute, agli operai, agli ammalati, ai detenuti.

Nel 1833 partono i lavori per la costruzione della Casa Madre dei Missionari dei Sacri Cuori, un luogo riservato alla dimora di quelli che saranno i suoi figli spirituali. Struttura che nel giro di pochi anni subirà un significativo ampliamento.

Tra il 1839 e il 1846, dopo numerosi atti burocratici, la Congregazione viene riconosciuta dal Regno.

Alle 10 del 29 ottobre 1860 Gaetano Errico chiude gli occhi per sempre nella sua casa di Secondigliano.

Il popolo grida: E’ morto un santo.

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