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Briamonte Michele: non fu nascosta la verità al mercato (ASCA)

L’equity swap, ha sostenuto Michele Briamonte legale di Grande Stevens, era un contratto finanziario standard, che all’epoca dei fatti non aveva obblighi di comunicazione al mercato. Briamonte è inoltre tornato sulla questione costituzionale del ”ne bis in idem”, ovvero dell’impossibilità di essere giudicati due volte per gli stessi fatti.

Testo integrale dell’articolo apparso su Asca il 15 febbraio 2013.

Michele Briamonte

Non fu nascosta la verità al mercato. La difesa degli imputati Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti, attualmente presidente d’onore di Exor, lo ha ribadito oggi nella seconda udienza del processo d’appello per aggiotaggio informativo sulla vicenda dell’equity swap che nel settembre 2005 consentì al gruppo Agnelli di mantenere il controllo della Fiat senza ricorrere a un’opa.

In particolare il processo si concentra sul comunicato che il 24 agosto del 2005, in risposta a un quesito della Consob, affermò che non erano state intraprese nè studiate iniziative per mantenere il controllo della Fiat. Non ci fu ”mimetizzazione o nascondimento”, dell’operazione al mercato e alla Consob, che è parte civile nel processo, ha sottolineato la difesa.

L’equity swap, ha sostenuto Michele Briamonte legale di Grande Stevens era un contratto finanziario standard, che all’epoca dei fatti non aveva obblighi di comunicazione al mercato. Anzi, hanno ricordato i legali della difesa, il comunicato fu comunque chiaro nel sottolineare che Ifil era intenzionata a mantenere la posizione di azionista di riferimento di Fiat.

Briamonte ha poi indicato una serie di mail e di fax che avvalorano il ruolo di consulente giuridico di Grande Stevens nella stesura del comunicato e non di autore, come invece sostenuto dal pm in udienza Giancarlo Avenati Bassi. Per Briamonte infatti le mail intercorse quel 24 agosto 2005 tra l’Ifil e Grande Stevens chiariscono in modo inequivocabile che il comunicato fu redatto in Ifil. Che ebbe prima una circolazione interna alla holding finanziaria alle 12.17 e poi arrivò per fax, alle 12.39, solo venti minuti più tardi quindi, a Grande Stevens che ”per la prima volta prende atto di questo comunicato stampa”. Dopo aver ricevuto il documento, ha ricostruito Briamonte, Grande Stevens si consultò in Consob, e fece le sue osservazioni, così che alle 15,54 il comunicato fu diffuso. Briamonte è poi tornato sulla questione costituzionale del ”ne bis in idem”, ovvero dell’impossibilità di essere giudicati due volte per gli stessi fatti in quanto sia Gabetti che Grande Stevens hanno subito per la stessa vicenda una sanzione amministrativa ‘afflittiva’ e pecuniaria.

Quanto a Gabetti, allora presidente Ifil, il suo legale Marco Ferrero ha ricordato che quando venne diffuso il comunicato ”non era certo che l’operazione con Merrill Lynch”, che con l’equity swap consentì il recupero delle azioni sufficienti a mantenere il controllo del Lingotto, sarebbe andata a buon fine: ”si anticipò uno scenario possibile, dicendo il massimo che si poteva comunicare a quella data”. Il 24 agosto infatti ”non vi era neanche un cenno ad obblighi contrattuali” tra le parti. Di diverso avviso invece la Consob, il cui legale Manuela Di Lazzaro ha affermato che l’equity swap ”fu preordinato per evitare l’effetto diluitivo” di Ifil in Fiat, e l’avvocato della famiglia Agnelli, Franzo Grande Stevens, ”ebbe un ruolo opaco”, istituendo ”attività di depistaggio” nei confronti dell’attività di vigilanza della Consob. ”Se il mercato avesse saputo che le azioni Fiat, tramite Merrill Lynch, erano nella disponibilità di Ifil, il titolo del Lingotto non avrebbe registrato un -4 per cento in Borsa, ma -8, come poi successe a metà settembre quando fu comunicata l’operazione. Quindi il comunicato ha prodotto una stabilizzazione artificiosa del titolo Fiat” ha concluso Di Lazzaro, chiedendo che i danni subiti, anche in termini di costi di istruttoria, molto più complicata di un’inchiesta standard, vengano liquidati direttamente dalla Corte d’Appello di Torino.

Prossima udienza con la prosecuzione delle arringhe difensive il prossimo 19 febbraio. Il 21 è attesa la sentenza.

FONTE: Asca

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Briamonte: Ifil-Exor, il processo non deve svolgersi. Imputati già giudicati dalla Consob

L’avvocato Briamonte ha spiegato davanti alla Corte che «esiste un atto nuovo datato 24 gennaio 2013, con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo dichiara ricevibile il ricorso presentato da Franzo Grande Stevens asulla pretesa violazione» dell’articolo che predispone il principio per cui non si può procedere due volte per lo stesso fatto. «Eccepiamo dunque l’illegittimità costituzionale del processo» ha dichiarato Briamonte.

Michele Briamonte

Il processo ex Ifil-Exor non deve svolgersi perché gli imputati sono già stati giudicati dalla Consob e hanno già avuto una sanzione di tre milioni di euro e la Corte europea dei diritti dell’uomo stabilisce che un uomo non possa essere processato o condannato due volte per lo stesso fatto. È questa la richiesta della difesa di Franzo Grande Stevens, assistito dagli avvocati Cesare Zaccone e Michele Briamonte, a cui si sono associate le difese di Gianluigi Gabetti, rappresentato dagli avvocati Franco Coppi e Marco Ferrero, di Exor e della Accomandita Giovanni Agnelli, rappresentate dal legale Guglielmo Giordanengo.

L’avvocato Briamonte ha spiegato davanti alla Corte che «esiste un atto nuovo datato 24 gennaio 2013, con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo dichiara ricevibile il ricorso presentato da Franzo Grande Stevens sulla pretesa violazione» dell’articolo che predispone il principio per cui non si può procedere due volte per lo stesso fatto.

La Corte europea ha anche disposto, come da prassi, che il governo italiano trasmetta entro maggio le proprie deduzioni. «Eccepiamo dunque l’illegittimità costituzionale del processo» ha dichiarato il legale, che ha ricordato la sentenza Zolotti della Corte europea. Il caso era quello di un uomo ubriaco fermato da una guardia e sanzionato amministrativamente, per cui non venne poi celebrato il processo penale anche se chiesto dall’accusa. La sanzione della Consob «è di natura afflittiva, oltre ai 3 milioni di euro l’ente ha ordinato per gli imputati la sospensione dalla capacità di rivestire ruoli in società quotate», ha proseguito l’avvocato.

FONTE: La Presse

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Briamonte Ifil-Exor: richiesto ricorso per illegittimità costituzionale del processo

Si è aperto a Torino il processo di appello su Ifil-Exor. “Esiste un nuovo atto datato 24 gennaio 2013, con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo dichiara ricevibile il ricorso presentato da Franzo Grande Stevens sulla pretesa violazione” dell’articolo che prevede la non processabilità per lo stesso fatto nei confronti di chi è già stato giudicato, ha puntualizzato l’avvocato Michele Briamonte durante l’udienza. “Eccepiamo l’illegittimità costituzionale del processo”.

Michele Briamonte

Testo integrale dell’articolo apparso su Il Sole 24 Ore.

Si è aperto ieri a Torino il processo di appello su Ifil-Exor per aggiotaggio informativo. Il pm Giancarlo Avenati, dopo una lunga requisitoria, ha chiesto una pena di due anni e mezzo di carcere per Franzo Grande Stevens e di 2 anni per Gianluigi Gabetti, confermando le richieste avanzate in primo grado. La requisitoria è arrivata dopo che in mattinata il giudice, Roberto Pallino, ha stabilito che sarà postposta la questione avanzata dalle difese dei due imputati, Cesare Zaccone e Michele Briamonte per Grande Stevens, e Franco Coppi e Marco Ferrero per Gabetti, secondo il principio del ne bis in idem per cui non è possibile essere giudicati due volte per lo stesso reato.

L’eccezione sarà valutata nel merito al termine del dibattimento che si dovrebbe concludere entro il 21 febbraio (prossima data venerdì 15 febbraio, poi il 16 e il 19), in tempo quindi per evitare la prescrizione per i reati contestati che scatterà il 24 febbraio. Per questi reati Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens sono stati assolti a dicembre 2010. La Procura Generale di Torino, ha poi però fatto ricorso in Cassazione, la quale, lo scorso ottobre, ha stabilito che il processo è da rifare.

Il reato contestato a manager e società è quello di manipolazione del mercato in relazione all’equity swap che nel 2005 permise al gruppo Agnelli di conservare il controllo di Fiat malgrado la trasformazione in equity del prestito convertendo da parte delle banche. Per la Cassazione si può parlare di manipolazione del mercato anche nel caso in cui le notizie diffuse non siano false ma comunque idonee a provocare un sensibile effetto distorsivo sul mercato. Di qui l’avvio del nuovo processo. Rispetto al quale però, la difesa ha ritenuto di poter opporre il principio del ne bis in idem, complice la sanzione comminata da Consob. “Esiste un nuovo atto datato 24 gennaio 2013, con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo dichiara ricevibile il ricorso presentato da Franzo Grande Stevens sulla pretesa violazione” dell’articolo che prevede la non processabilità per lo stesso fatto nei confronti di chi è già stato giudicato, ha puntualizzato Briamonte durante l’udienza.

“Eccepiamo l’illegittimità costituzionale del processo” ha proseguito ancora Briamonte, ricordando che la sanzione comminata a suo tempo da Consob “è di natura afflittiva; oltre a 3 milioni di euro, l’ente ha ordinato per gli imputati la sospensione dalla capacità di rivestire ruoli in società quotate”. “Per uno come me, un dirigente del massimo vertice, l’impossibilità di andare in ufficio per sei mesi, è stato come subire gli arresti domiciliari”, ha dichiarato spontaneamente di fronte ai giudici della Corte di Appello di Torino, Gianluigi Gabetti.

FONTE: Il Sole 24 Ore

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Briamonte Ifil-Exor: Illegittimità costituzionale del processo

Non è possibile essere giudicati due volte per il medesimo reato. Sulla base di questo principio cardine dei diritto, Michele Briamonte e gli avvocati difensori hanno chiesto che il nuovo processo ex Ifil-Exor non si svolga. Briamonte: “Eccepiamo l’illegittimità costituzionale del processo”, la sanzione comminata a suo tempo da Consob ” è di natura afflittiva; oltre a 3 milioni di euro, l’ente ha ordinato per gli imputati la sospensione dalla capacità di rivestire ruoli in società quotate”.

Michele Briamonte

Ne bis in idem, non è possibile essere giudicati due volte per il medesimo reato. E’ rifacendosi a questo principio cardine dei diritto – riconosciuto anche dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo –
che Cesare Zaccone e Michele Briamonte, difensori di Franzo Grande Stevens, unitamente a Franco Coppi e Marco Ferrero che difendono Gianluigi Gabetti e a Guglielmo Giordanengo che rappresenta Exor e l’accomandita Giovanni Agnelli, hanno chiesto che il nuovo processo ex Ifil-Exor non si svolga.

“Esiste un nuovo atto, datato 24 gennaio 2013, con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo dichiara ricevibile il ricorso presentato da Franzo Grande Stevens sulla pretesa violazione” dell’articolo che prevede la non processabilità per lo stesso fatto nei confronti di chi è già stato giudicato, ha infatti puntualizzato Briamonte durante l’udienza di questa mattina.

“Eccepiamo l’illegittimità costituzionale del processo” ha proseguito ancora Briamonte, ricordando che la sanzione comminata a suo tempo da Consob ” è di natura afflittiva; oltre a 3 milioni di euro, l’ente ha ordinato per gli imputati la sospensione dalla capacità di rivestire ruoli in società quotate”.

FONTE: Milano Finanza

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Assemblea Mps, Briamonte: Tutelare i risparmiatori, evitando strumentalizzazioni

Assemblea straordinaria Mps, interviene il consigliere Michele Briamonte: «Chi vuole tutelare i risparmiatori, eviti strumentalizzazioni da campagna elettorale. Mps è una banca stabile e in pieno rilancio. C’è il Paschi di ieri e quello di oggi – aggiunge -. A Siena il cambiamento è iniziato con l’arrivo di Profumo e Viola e con il rinnovo del Cda».

Il Sole 24 Ore

«Chi vuole tutelare i risparmiatori, eviti strumentalizzazioni da campagna elettorale. Mps è una banca stabile e in pieno rilancio». Così Michele Briamonte, consigliere indipendente del Montepaschi, in una nota diffusa mentre è in corso l’assemblea straordinaria dei soci della banca senese. «C’è il Paschi di ieri e quello di oggi – aggiunge -. A Siena il cambiamento è iniziato con l’arrivo di Profumo e Viola e con il rinnovo del Cda».

FONTE: Il Sole 24 Ore

Mps/ Briamonte: Quella di oggi è una banca nuova
Evitare strumentalizzazioni da campagna elettorale

“C’è il Paschi di ieri e quello di oggi, a Siena il cambiamento è iniziato con l’arrivo di Profumo e Viola e il rinnovo del cda, un board unito e focalizzato sul futuro”. Così si esprime l’avvocato Michele Briamonte, titolare dello Studio Grande Stevens e consigliere di Mps di recente nomina, circa le vicende che hanno messo la banca senese sotto i riflettori della cronaca finanziaria.

“Chi vuole tutelare i risparmiatori eviti strumentalizzazioni da campagna elettorale – prosegue l’avvocato torinese in una nota – Mps è una banca stabile e in pieno rilancio. Il nuovo Paschi ha tutto l’interesse a cooperare con le autorità per la miglior chiarezza e trasparenza”.

Briamonte, infine, ricorda che i Monti bond “sono un prestito su cui si pagano interessi importanti, com’è giusto e normale nel rispetto del grande sforzo fatto da tutti, non si tratta in ogni caso di una donazione”.

FONTE: Il Mondo

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Michele Briamonte, grande fiducia nel Monte oggi è una banca nuova

”C’è il Paschi di ieri e quello di oggi. Mps è una banca stabile e in pieno rilancio”. Il ”nuovo Paschi” ha ”tutto l’interesse a cooperare con le autorità per la miglior chiarezza e trasparenza”. Queste le dichiarazioni di Michele Briamonte, consigliere di Mps, che si dice in sintonia con il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nell’esprimere ”piena fiducia” nell’operato di Bankitalia.

Michele Briamonte

Mps/ Briamonte: Quella di oggi è una banca nuova
Evitare strumentalizzazioni da campagna elettorale

“C’è il Paschi di ieri e quello di oggi, a Siena il cambiamento è iniziato con l’arrivo di Profumo e Viola e il rinnovo del cda, un board unito e focalizzato sul futuro”. Così si esprime l’avvocato Michele Briamonte, titolare dello Studio Grande Stevens e consigliere di Mps di recente nomina, circa le vicende che hanno messo la banca senese sotto i riflettori della cronaca finanziaria.

“Chi vuole tutelare i risparmiatori eviti strumentalizzazioni da campagna elettorale – prosegue l’avvocato torinese in una nota – Mps è una banca stabile e in pieno rilancio. Il nuovo Paschi ha tutto l’interesse a cooperare con le autorità per la miglior chiarezza e trasparenza”.

Briamonte, infine, ricorda che i Monti bond “sono un prestito su cui si pagano interessi importanti, com’è giusto e normale nel rispetto del grande sforzo fatto da tutti, non si tratta in ogni caso di una donazione”.

FONTE: Il Mondo

Mps: Briamonte, quella di oggi è banca nuova

”C’è il Paschi di ieri e quello di oggi”. Lo afferma Michele Briamonte, titolare dello Studio Grande Stevens e consigliere di Mps, circa le vicende che hanno messo la banca senese sotto i riflettori della cronaca finanziaria. ”A Siena il cambiamento è iniziato con l’arrivo di Profumo e Viola e il rinnovo del cda. Un board unito e focalizzato sul futuro”, aggiunge Briamonte, sottolineando che ”chi vuole tutelare i risparmiatori eviti strumentalizzazioni da campagna elettorale”. Secondo l’avvocato torinese, arrivato come indipendente a Siena, ”Mps è una banca stabile e in pieno rilancio”. Briamonte, che esprime ”grande fiducia” nel Monte, si dice convinto che gli accertamenti in corso siano fatti con ”grande serietà e celerità”’ e che il ”nuovo Paschi” abbia ”tutto l’interesse a cooperare con le autorità per la miglior chiarezza e trasparenza”. Briamonte, infine, ricorda che ”i Monti bond sono un prestito su cui si pagano interessi importanti, com’è giusto e normale nel rispetto del grande sforzo fatto da tutti. Non si tratta in ogni caso di una donazione”. E si dice in sintonia con il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nell’esprimere ”piena fiducia” nell’operato di Bankitalia.

FONTE: Yahoo

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Briamonte, Mps, Oggi la banca è stabile e in pieno rilancio

«C’è il Paschi di ieri e quello di oggi», commenta il consigliere indipendente della banca Michele Briamonte. «A Siena il cambiamento è iniziato con l’arrivo di Profumo e Viola e il rinnovo del cda – aggiunge -. Oggi la banca è stabile e in pieno rilancio». Per quanto riguarda il passato, la parola passa al consiglio del 6 febbraio.

Michele Briamonte

L’affare derivati e l’eventuale decisione d’intraprendere un’azione di responsabilità nei confronti dei vecchi amministratori saranno affrontati nel consiglio d’amministrazione di Banca Mps in programma mercoledì 6 febbraio.

«Avremo i risultati dell’indagine interna nella prima decade del prossimo mese», conferma l’amministratore delegato Fabrizio Viola. Sui contratti derivati, al centro della bufera di questi giorni, la Consob ha formalizzato una richiesta di chiarimento per cinque prodotti: le operazioni denominate Santorini, Alexandria, Nota Italia, Patagonia, e per il prestito convertibile Fresh da un miliardo che servì nel 2008 a finanziare in parte l’acquisto di Antonveneta.

Viola ha comunque puntualizzato che il rischio patrimoniale non dovrebbe superare i 500 milioni, relativamente alle perdite di Santorini e Alexandria, mentre Nota Italia e Patagonia, «al di là della suggestione dei nomi, più che derivati sono operazioni di pronti contro termine di lunghissimo periodo, con margini di rischio molto contenuti. Queste operazioni le abbiamo individuate noi e non sono saltate fuori per caso – ha aggiunto -. Ma la situazione adesso è sotto controllo e il corretto funzionamento della banca non è in discussione».

L’azione di responsabilità non sarà una strada facile da imboccare. Sia perché ci sono ruoli personali che devono essere messi a fuoco, sia perché gli attuali consigli d’amministrazione della Fondazione Mps e della banca di Rocca Salimbeni hanno al loro interno esponenti delle gestioni passate. «Qualora dagli approfondimenti in corso dovessero emergere elementi utili a giustificarle, la Fondazione è determinata a intraprendere tutte le azioni del caso, compresa quella di responsabilità», ha detto il presidente Gabriello Mancini in assemblea. Mancini però ha guidato la Fondazione negli anni in cui il disastro si è compiuto.

Nel consiglio d’amministrazione della banca, composto da 12 membri, poi siedono Frederic de Courtois in rappresentanza di Axa (4% circa di Mps), Turiddo Campaini di Unicoop Firenze (2,7%) e Lorenzo Gorgoni (1,7%), tutti presenti anche nel passato board. E l’attuale vicepresidente di Banca Mps, Marco Turchi, era sindaco revisore. «Faremo il necessario per evitare la decadenza dei termini e valuteremo le azioni possibili per tutelare il patrimonio della banca», ha commentato il presidente del gruppo, Alessandro Profumo, che però ha voluto anche sottolineare come un danno alla banca, ai suoi 31mila dipendenti e ai 6 milioni di clienti, sia stato provocato dalla distorsione mediatica di questi giorni a fini elettorali.

«Sono sconcertato dalla mancanza di senso di responsabilità di chi ha usato termini come crac e fallimento, dando la sensazione che la banca fosse sull’orlo del default, mentre la realtà è ben diversa», dice Claudio Pieri, direttore generale della Fondazione Mps. «Il Monte è solido e i cassetti segreti sono finiti», ha rassicurato Viola, confermando che il piano industriale va avanti a pieno ritmo, come del resto testiomina la grande adesione al fondo di solidarietà, annunciata dai sindacati Fabi-Fiba-Ugl-Uilca, che aprirà la via della pensione a mille dipendenti.

«C’è il Paschi di ieri e quello di oggi», commenta il consigliere indipendente della banca Michele Briamonte. «A Siena il cambiamento è iniziato con l’arrivo di Profumo e Viola e il rinnovo del cda – aggiunge -. Oggi la banca è stabile e in pieno rilancio». Per quanto riguarda il passato, la parola passa al consiglio del 6 febbraio.

FONTE: Il Sole 24 Ore

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Michele Briamonte: Mps, evitare strumentalizzazioni da campagna elettorale

Mps, dopo sette ore di assemblea viene approvata la delibera del cda e il titolo riprende quota a Piazza Affari. Michele Briamonte, avvocato e consigliere indipendente della banca entrato in consiglio con l’ultimo rinnovo del cda, dichiara: «C’è il Montepaschi di ieri e quello di oggi, chi vuole tutelare i risparmiatori eviti strumentalizzazioni da campagna elettorale».

Michele Briamonte

Fabrizio Viola e Alessandro Profumo rassicurano soci, dipendenti e clienti sulla tenuta di Mps e incassano il via libera all’operazione Monti-bond. Nel giorno di una assemblea piuttosto tesa, durata oltre sette ore, i due manager della banca guardano con sollievo anche alla ripresa del titolo, che è salito dell’11%. Oltre sette ore di assemblea, con il tam-tam di polemiche mediatico-elettorali che è proseguito per tutta la giornata. La delibera, votata da oltre 370 soci (in rappresentanza di 942 aventi diritto, pari al 53,77%), è stata approvata dal 98,75% dei presenti, pari al 52,11% del capitale.

«Il rimbalzo a Piazza Affari – ha commentato l’amministratore delegato Viola – credo che sia una cosa naturale dopo aver fatto un meno 20% in tre giorni. Il mercato si sta rendendo conto che il problema c’è ma è gestibile». «C’è il Montepaschi di ieri e quello di oggi – ha detto invece Michele Briamonte, avvocato e consigliere indipendente della banca entrato in consiglio con l’ultimo rinnovo del cda – chi vuole tutelare i risparmiatori eviti strumentalizzazioni da campagna elettorale».

Intanto, a monitorare la situazione, oltre a inquirenti, Palazzo Koch e Consob, si è aggiunta anche la Commissione europea, che in queste ore ha riallacciato i contatti con le Autorità italiane. Bruxelles nelle scorse settimane aveva approvato gli aiuti di Stato e adesso attende, entro sei mesi, un piano di ristrutturazione «sulla base del quale dare il via libera definitivo al salvataggio», ha fatto sapere un portavoce.

Viola e Profumo, incontrando i giornalisti dopo l’assemblea, citano con soddisfazione le parole del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. Via Nazionale, ha detto il governatore, «non ha nulla da nascondere», ma Mps è una banca «stabile». In attesa di novità dal fronte giudiziario e dalle autorità, il primo azionista, la Fondazione Mps presieduta da Gabriello Mancini, ha aperto alla via dell’azione di responsabilità a tutela degli interessi propri e di tutti i soci. Sia Viola che il presidente Alessandro Profumo hanno ribadito quindi l’impegno a «rimborsare gran parte del debito» entro il 2015 con cassa, allontanato sempre più lo spettro della nazionalizzazione. Quanto ai dividendi, ha detto Viola, «si vedrà di volta in volta». A proposito dei titoli tossici, i due banchieri hanno ribadito che non si tratta di derivati ma di pronti contro termine e pertanto «il livello di rischio è molto più contenuto».

Le analisi «sono ancora in corso, entro la prima metà di febbraio il Cda fornirà al mercato i numeri nel dettaglio». La perdita per il 2012 resta ancora da valutare. Viola ha aggiunto poi di non essere «a conoscenza» di altre cassaforti da aprire e che «per poter dire la parole fine occorre terminare il lavoro. Ancora un po’ di prudenza ci vuole». Il clima preelettorale ha portato dentro l’assemblea una serie di polemiche. Così Michele Boldrin, economista e candidato per Fermare il declino, il movimento di Oscar Giannino, ha proposto la nazionalizzazione di Mps e la successiva cessione. Ma su tutti svetta il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo. Protagonista di un battibecco con Profumo risoltosi in favore del manager, l’ex comico vede il caso Montepaschi «peggio di Parmalat e della tangentopoli di Craxi». Per non parlare poi dello stesso Profumo che a suo avviso «ha un curriculum inadatto per questo ruolo essendo indagato per frode fiscale» nell’ambito della vicenda Brontos risalente agli anni in Unicredit, mentre Mussari «è incapace anche di fare un bonifico».

FONTE: La Stampa

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Michele Briamonte esprime ”grande fiducia” nel Monte

“C’è il Paschi di ieri e quello di oggi”. Lo ha affermato Michele Briamonte, consigliere Mps di recente nomina. Secondo Briamonte ”Mps è una banca stabile e in pieno rilancio”. L’avvocato esprime ”grande fiducia” nel Monte, convinto che gli accertamenti in corso siano fatti con ”grande serietà e celerità”’ e che il ”nuovo Paschi” abbia ”tutto l’interesse a cooperare con le autorità per la miglior chiarezza e trasparenza”.

B.Mps: Briamonte, quello di oggi è un Paschi nuovo focalizzato su futuro

“C’è il Paschi di ieri e quello di oggi”. Lo ha affermato Michele Briamonte, titolare dello Studio Grande Stevens e consigliere di Mps di recente nomina, circa le vicende che hanno messo la banca senese sotto i riflettori della cronaca finanziaria, precisando che “a Siena il cambiamento è iniziato con l’arrivo di Profumo e Viola e il rinnovo del Cda. Un board unito e focalizzato sul futuro”.

“Chi vuole tutelare i risparmiatori eviti strumentalizzazioni da campagna elettorale”, ha aggiunto il consigliere, sottolineando che “B.Mps è una banca stabile e in pieno rilancio”.

Briamonte esprime poi “grande fiducia” nel Monte e si dice convinto che gli accertamenti in corso siano fatti con “grande serietà e celerità’” e che il “nuovo Paschi” abbia “tutto l’interesse a cooperare con le autorità per la miglior chiarezza e trasparenza”.

“I Monti bond”, ha concluso Briamonte, “sono un prestito su cui si pagano interessi importanti, com’è giusto e normale nel rispetto del grande sforzo fatto da tutti. Non si tratta in ogni caso di una
donazione”. Il consigliere afferma infine di essere in sintonia con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nell’esprimere “piena fiducia” nell’operato di Bankitalia.

FONTE: Milano Finanza

Mps: Briamonte, quella di oggi è banca nuova

”C’è il Paschi di ieri e quello di oggi”. Lo afferma Michele Briamonte, titolare dello Studio Grande Stevens e consigliere di Mps, circa le vicende che hanno messo la banca senese sotto i riflettori della cronaca finanziaria.

”A Siena il cambiamento è iniziato con l’arrivo di Profumo e Viola e il rinnovo del cda. Un board unito e focalizzato sul futuro”, aggiunge Briamonte, sottolineando che ”chi vuole tutelare i risparmiatori eviti strumentalizzazioni da campagna elettorale”.

Secondo l’avvocato torinese, arrivato come indipendente a Siena, ”Mps è una banca stabile e in pieno rilancio”.

Briamonte, che esprime ”grande fiducia” nel Monte, si dice convinto che gli accertamenti in corso siano fatti con ”grande serietà e celerità”’ e che il ”nuovo Paschi” abbia ”tutto l’interesse a cooperare con le autorità per la miglior chiarezza e trasparenza”.

Briamonte, infine, ricorda che ”i Monti bond sono un prestito su cui si pagano interessi importanti, com’è giusto e normale nel rispetto del grande sforzo fatto da tutti. Non si tratta in ogni caso di una donazione”. E si dice in sintonia con il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nell’esprimere ”piena fiducia” nell’operato di Bankitalia.

FONTE: Ansa

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Il caso Briamonte: cause e conseguenze

Una interessante riflessione tratta da ju29ro sugli scenari che hanno portato, e seguiranno, alle dimissioni di Briamonte dal Cda della Juventus

La notizia delle dimissioni dal Consiglio di Amministrazione della Juventus dell’avvocatoMichele Briamonte è una di quelle notizie che meritano un doveroso approfondimento. Non tanto sulle cause che le hanno determinate, bensì per gli scenari e le conseguenze, immediate e prospettiche, che possono innescare. L’avvocato torinese, infatti, non solo era componente del Cda e responsabile degli affari legali della società bianconera, ma realisticamente era da considerarsi il principale referente di John Elkann e quindi dell’azionista di maggioranza della società. Briamonte è quindi colui che ha determinato fin dal 2006, ma in particolare dal 2010 ad oggi, tutte le strategie legali della società per quanto riguarda sia la Giustizia Sportiva che quella Ordinaria. Inoltre, sempre a lui facevano capo tutte le principali scelte in merito alla contrattualistica e alle controversie amministrative. Era inoltre Segretario del Comitato Esecutivo, l’organo di Corporate Governance che di fatto gestisce la società nel quotidiano, in attesa delle ratifiche del Consiglio di Amministrazione.

A mio parere è quindi evidente che le sue dimissioni non possono essere ricondotte solo alla vicenda Conte, che ne è stata agente catalizzatore, ma molto realisticamente, da quanto mi risulta, sarebbero da leggere come effetto finale di una più complessiva insoddisfazione degli azionisti della società verso i risultati, in verità finora abbastanza scarsi, delle sue strategie, con particolare riferimento all’ambito della Giustizia Sportiva. L’episodio che avrebbe fatto emergere questa sfiducia sarebbe stato, a quanto pare, la riunione successiva al respingimento del patteggiamento di Conte da parte della Figc. Fonti vicine alla società mi riportano che sarebbero volate parole pesanti e che qualcuno avrebbe addirittura tentato di arrivare alle vie di fatto, non sappiamo con quale esito. Briamonte sarebbe quindi uscito da quella riunione sfiduciato nei fatti e non solo con riferimento alla vicenda Conte. Nei giorni successivi Conte scelse poi di affidarsi all’Avv. Giulia Bongiorno, in appoggio a Chiappero e De Rensis, rinnegando fortemente, anche durante la recente conferenza stampa, la scelta del patteggiamento.

Una piccola nota personale in merito al patteggiamento di Conte. Se proprio devo imputare degli errori a Briamonte, certamente quello di patteggiare tre mesi di squalifica nella vicenda del calcioscommesse non mi pare sicuramente il peggiore, anzi. Se il patteggiamento fosse stato accettato, infatti, oggi saremmo probabilmente qui felici e contenti, in considerazione dei metodi da riunione di condominio della giustizia sportiva, per aver limitato i danni e per aver disponibile in panchina il nostro allenatore prima di Natale. Ribadisco, visti i metodi della FIGC, i rapporti tesissimi con le istituzioni calcistiche e la pretestuosità con cui si era tirato a tutti i costi in ballo Antonio Conte in questa vicenda, i tre mesi si potevano considerare addirittura un successo. Atteso che, e questo nessuno lo dimentichi mai, un patteggiamento non è mai giuridicamente un’ammissione di colpa, ma solo una scelta legittima di un imputato, che chiede al giudice l’applicazione di una pena ridotta quando ritiene di non potersi difendere efficacemente, per mancanza di elementi oggettivi a sua discolpa, oppure, come nel caso della giustizia sportiva, quando non sussistono sufficienti garanzie in merito ai tempi e alla possibilità di contraddittorio verso l’accusa.

Tutto ciò avvalora quindi l’ipotesi che la “dipartita” di Briamonte sia qualcosa di più ampio, e che debba essere inquadrata nelle attività di avvicinamento alla prossima Assemblea degli Azionisti di ottobre, nel corso della quale si procederà al rinnovo del Consiglio di Amministrazione e dei suoi componenti. Si verificherà dunque se l’episodioBriamonte possa essere inquadrato nell’ottica di un progressivo affrancamento di Andrea Agnelli dall’azionista di maggioranza Exor, con il quale mi risulta peraltro ci sia attualmente un’ottima sintonia in merito alle strategie da perseguire con riferimento alla Juventus in particolare, ma anche in relazione al Gruppo Exor/Fiat in generale, del quale la famiglia di Andrea, non dimentichiamolo, è comunque importante azionista.

La composizione del nuovo Consiglio di Amministrazione darà quindi adeguate indicazioni circa l’eventuale riequilibrio dei poteri e delle correnti all’interno della società. Attualmente l’unico uomo che appare davvero scelto da Andrea Agnelli è Pavel Nedved, mentre i restanti, Marotta a parte, sono tutti i reduci dei rimpasti del 2006 e del 2009 e quindi persone designate direttamente da Exor. In uscita dovrebbe essere anche il rappresentante dei libici, Zentuti, drammaticamente diluiti dopo l’ultimo aumento di capitale e ormai non più secondi azionisti della società; al suo posto dovrebbe esserci un rappresentante del Fondo Pensione inglese Lindsell Train. Potrebbe rientrare inoltre tra i papabili l’Avv. Luigi Chiappero, che ha già rivestito questo ruolo negli anni precedenti al 2006 e che sembrava dovesse entrare già nel 2010 insieme a Marotta, ma che sul filo di lana fu bruciato proprio da Briamonte.

In definitiva assistiamo ad una fase societaria molto complessa, che darà il via, a mio parere, a una nuova accelerazione del processo di potenziamento e ristrutturazione della Società, con il presumibile e auspicabile ampliamento dei poteri di Andrea Agnelli. In quest’ottica la perdita di bilancio attesa per l’esercizio in corso, circa 50 milioni, appare una perdita “tecnica” da investimenti, a differenza di quelle degli scorsi anni che erano vere e proprie distruzioni di “valore” economico e patrimoniale. E nel prossimo esercizio, salvo sorprese, dovrebbe finalmente ritornare qualcosa di molto vicino al pareggio di bilancio.

FONTE: Juvenews

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