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Rifugi ed alimenti da sopravvivenza: come allestire un deposito di cibo

Le imprevedibilità dell’attuale globo, includendo possibili disastri naturali, guerre, pestilenze o persino una crisi globale tale da scatenare il panico tra i cittadini con scontri interni, sono motivi più che sufficienti per cominciare a dedicare un po’ del proprio tempo all’allestimento di un rifugio nel quale trovare riparo, strumenti per sopravvivenza e tutto quello che occorre per far fronte al sicuro disagio provocato dal mutamento della società in termini di abitudini, sicurezza e persino approvvigionamento di cibo e risorse.

Proprio questi ultimi sono i due fattori più importanti ai quali volgere lo sguardo, posizionandoli sulla cima delle proprie priorità per garantirsi una vita lunga e duratura nonostante le avversità: gli alimenti da sopravvivenzanome esplicito a parte – sono infatti il primo mezzo per poter esser certi di non soccombere in caso di avversità e per tale motivo il proprio rifugio non può fare a meno di una soddisfacente scorta. Ma come e cosa disporre all’interno della propria abitazione per essere certi di poter resistere nel tempo?

La definizione di un deposito dove conservare gli alimenti da sopravvivenza gioca un ruolo chiave offrendo un luogo di conservazione perfettamente progettato per garantire al cibo il giusto ambiente di stoccaggio, lontano da qualsiasi rischio che possa anche solo alterarne la composizione riducendone di fatto sia durata che efficacia nutrizionale. Il primo dettaglio da verificare è l’assenza di forti fonti di calore, provvedendo ad areare la zona con un basso tasso d’umidità e lontana da fonti di luce diretta – non si negano quindi le finestre purché non siano enormi – evitando l’eccessivo contatto con le confezioni o le scatole di cibo.

Per quanto riguarda invece la variabilità, gli alimenti da sopravvivenza dovrebbero contenere dei comuni cibi a lunga conservazione come pasta, farina, pane in scatola, conserve di carne e frutta, verdure e tutte le salse che si desidera associare, purchè tutto sia organizzato in modo da fornire una collocazione progressiva partendo da quelli da consumare prima sino ad arrivare – verso il fondo – a quelli a più lunga durata razionando però le porzioni che, una volta aperte, devono esser preservate al meglio per evitare che il cibo si perda precocemente. In questo elenco non deve chiaramente mancare l’acqua, necessaria sia per idratarsi che per preparare i cibi liofilizzati con una veloce cottura, per tale motivo una distinzione dell’acqua potabile pronta dalle riserve per cucinare, una volta bollite, deve esser condotta in modo autoritario.

A prescindere dai cibi contenuti e quindi dagli alimenti da sopravvivenza di cui si dispone, è importante sfruttare una parete per creare un rendiconto delle riserve nella loro interezza, monitorando progressivamente in consumi man mano che vi si ha accesso nel tempo: tale dettaglio sarà utile non solo a tracciare i quantitativi e monitorare la durata quanto soprattutto visualizzare le scorte future nell’ottica di una miglior distribuzione e quindi sostentamento. Tali fattori, insieme a tanti altri che compongono le regole di sopravvivenza, sono primarie per partire col piede giusto e non farsi trovare impreparati dinanzi una possibile crisi globale dove l’unica cosa che conterà potrebbe essere vivere.

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Alimenti a lunga conservazione: l’elenco dei cibi da consumare prima delle scadenze

La produzione degli alimenti a lunga conservazione, all’interno del mercato alimentare moderno, ha rivoluzionato nel tempo il modo di approcciarsi al consumo di cibo da parte non solo dell’industria quanto soprattutto dei clienti modificando le tempistiche di approvvigionamento in favore di finestre temporali sempre più ampie e, quindi per tale motivo, anche più comode nell’ottica dei tanti impegni quotidiani anche di carattere lavorativo.

Ciononostante, in termini di salute e benessere, sono ancora in molti a nutrire forti dubbi sugli effetti che gli alimenti a lunga conservazione possono vantare sul corpo intravedendo possibili razioni – anche pericolose a lungo termine – a causa degli additivi chimici presenti nelle confezioni, senza considerare i processi di trattamento per limitare il deterioramento, non tanto taciuti quanto sottostimati per gli effetti indiretti sul cliente. Si tratta di un dubbio naturale che però si vincola soltanto ad alcuni alimenti il cui consumo, per essendo prorogato proprio grazie al fatto di esser trattati per durare più a lungo, è consigliato da attuarsi prima delle effettive date di scadenza per non incorrere in rischi di deterioramento prematuro per eventuali errori di confezionamento oppure per il danneggiamento delle scatole durante il trasporto ed il posizionamento delle scorte di alimenti a lunga conservazione a casa.

Quali sono quindi gli alimenti con possibili effetti di scarsa conservazione prematura da considerare anche per esser consumati prima di tutti altri alimenti a lunga conservazione? Tra questi in vetta spicca la passata di pomodoro il tuo tempo massimo di tenuta pare stimato effettivamente in appena 3 mesi, rispetto le date di scadenza ben più avanzate, indicando come per trarne i massimi benefici sia opportuno non superare tale deadline, linea similmente marcata anche per il Thè verde le cui bustine possono resistere sino ad un massimo di 6 mesi se acquistate in contenitore di metallo a chiusura emetica – cosa non proprio comune – riducendo drasticamente i tempi nelle altre confezioni.

Tra gli alimenti a lunga conservazione capaci di durare meno del previsto non mancano neppure le patate, il cui limite si estende sino ad 8 mesi a patto di conservarle in ambienti fresco, oscurati ed al secco, evitando di superare tale scadenza se non si vuol andare incontro ad un intossicazione alimentare, discorso similare anche per cereali e prodotti secchi (come anche il pane in scatola) la cui durata può essere particolarmente longeva a patto di non esporre le confezioni alla luce – atteggiamento tipico di piccole aperture per un assaggio – facendo perdere alle sostanze circa il 50% del valore nutrizionale in appena 24 ore dall’apertura.

Nell’elenco dei cibi prossimi al deterioramento precoce spiccano anche alimenti a lunga conservazione d’uso quotidiano come l’olio d’oliva e la marmellata i cui difetti risiedono non tanto nella confezioni quanto più nei luoghi di conservazione col primo da tenere lontano dalle fonti di calore eccessivo come stufe, forni o sistemi i riscaldamento ravvicinati, ed il secondo invece dalla temperature ambiente capace di far perdere alla confettura il 23% dei propri elementi nutrizionali in pochissimo tempo se non tenuta in zone fresche come un frigorifero.

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