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RAI “Vita in diretta” Andrea Vianello, nel pomeriggio RAI si affaccia l’attualità

Di Antonio Dipollina

Il POMERIGGIO di Rai 1 sta soprattutto nella rinnovata Vita In diretta: nuova gestione, di Andrea Vianello, e in conduzione accanto a Marco Liorni c’è Francesca Fialdini.

Non esattamente una coppia dirompente e aggressiva ma non è un problema. O meglio: dall’altra parte c’è l’atomica Barbara D’Urso e bisogna farci i conti. Sì, ma perché? A quel che si è visto in questo avvio di stagione, alla Vita in Diretta si prova a fare attualità leggera e no (e se ci sono emergenze si corre) con un passo degno della RAI: quando sui due schermi da una parte si parla di Giulio Regeni e dall’altra dell’ultima trovata di chirurgia plastica un senso complessivo alla fine c’è. E mettersi poi a contare i pochi punti percentuali di scarto o a invocare vittorie contro il paradiso dei freaks di Canale 5 è contronatura. Dopodiché in tv vale tutto, ma attenersi ogni tanto ad antiche e basiche regolette non sarebbe poi male.

FonteLa Repubblica

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Rai Fazio “Che Tempo Che Fa”, ancora grandi ascolti

Ancora grandi ascolti per Fabio Fazio e “Che tempo che fa” che ieri sera è stato il programma più visto in prima serata (20.45/22.30) con 4 milioni 831 mila spettatori e uno share del 19% mentre la seconda parte con gli ospiti seduti al tavolo ha raggiunto il 15% di share e 2 milioni 861 mila spettatori.

La media tra le due parti ha segnato 4 milioni di spettatori (3.994.000) ed uno share del 17,5%.

Sulla fascia di prima serata (20:30-22:30) Rai1 è la rete più vista con il 19,00 di share.

Sulla fascia di sovrapposizione con altri programmi (21:27-23:09), Rai1 ha registrato 4.211.000 di ascoltatori e 17,2% share, gli stessi identici risultati registrati dal principale concorrente (4.218.000 ascoltatori e 17,2% share).

Il picco di ascolto di Che Tempo che fa è stato di 5 milioni 808 mila e il 22,70 share ed è stato raggiunto alle 21:11.

La puntata di ieri ha raggiunto il 21,30 di share tra le donne, mentre la fiction è al 20.80 su questo target e il 19,40 share tra i laureati.

Rispetto alla seconda puntata del 2016, in onda su Rai3, ieri il programma di Fabio Fazio ha guadagnato quasi 8 punti percentuali passando dal 9,70 share al 17,5 di ieri). Sulle donne la crescita è stata del 10,6 di share.

Fonte: 
RAI

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Orfeo dati ascolto: Rai cresce al 35,1% di share sull’intera giornata

Da inizio periodo di garanzia Rai unica a crescere rispetto a 2016. Rai cresce al 35,1% di share sull’intera giornata (+0,7%), al 36,2% sul daytime (+1,6) e al 36,6% sulla prima serata (+0,1). Forte il traino di Rai1 con il daytime che sale di quasi un punto con i programmi tradizionali della mattina e la nuova formula di Vita in diretta.

Il Consiglio di Amministrazione della Rai si è riunito a Milano, nella sede di corso Sempione, sotto la Presidenza di Monica Maggioni e alla presenza del Direttore Generale Mario Orfeo. In apertura di seduta il DG ha illustrato al Consiglio gli ottimi risultati delle prime due settimane di ascolti nel cosiddetto periodo di garanzia (dal 10 settembre): dati che evidenziano come Rai sia l’unica tv generalista a incrementare gli ascolti rispetto a un anno fa. Rai cresce al 35,1% di share sull’intera giornata (+0,7%), al 36,2% sul daytime (+1,6) e al 36,6% sulla prima serata (+0,1).

A trainare questi risultati è soprattutto Rai1 con il daytime che sale di quasi un punto (+0,8%) con i programmi tradizionali della mattina e la nuova formula di Vita in diretta, e con i successi dei grandi protagonisti della prima serata: Carlo Conti, Fabio Fazio, Fiorella Mannoia e poi Elio Germano nell’omaggio a Nino Manfredi.

Molto positivi anche i numeri dei programmi di approfondimento giornalistico e di reportage su tutti i canali Rai.

Il Cda, su proposta del Direttore Generale, ha approvato la designazione di Roberto Nepote, attualmente direttore del Centro di Produzione Tv Rai di Torino, alla presidenza di Rai Com. Come amministratore delegato viene confermato Gian Paolo Tagliavia, così come i consiglieri Pier Forleo ed Eleonora Andreatta, ai quali si aggiunge la direttrice di Rai Cultura Silvia Calandrelli.

Nel corso della stessa seduta, il direttore di Radio Rai Roberto Sergio ha illustrato al Consiglio le linee guida dei canali della Radiofonia per la stagione 2017 – 2018.

FONTERai

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Rai Romaeuropa: Parapini, impegno concreto con molte declinazioni

Rai main media partner della 32esima edizione di Romaeuropa Festival. Giovanni Parapini: “Il nostro impegno vuole essere concreto e avrà molte declinazioni”. Il festival verrà seguito da Rai Cultura, Rai3, Radio3, Radio2, Radio Kids, Rai Ragazzi, Rai News 24, TG Lazio e GR del Lazio.

“La Rai, in quanto TV di servizio, ha il diritto e il dovere di essere presente in un’occasione come questa”. Giovanni Parapini, direttore comunicazione, relazioni esterne, istituzionali e internazionali della Rai, spiega così il rinnovo – e insieme l’accresciuto investimento energetico da parte di Viale Mazzini – della funzione di main media partner della 32esima edizione di Romaeuropa Festival, che, dal 20 settembre fino a fine gennaio dell’anno prossimo, porterà in scena espressioni artistiche di cinque continenti, spaziando dalla danza al teatro, dalla musica al cinema, dagli incontri con gli artisti alle arti visive e alle sfide tecnologiche.

“Il nostro impegno vuole essere concreto e avrà molte declinazioni”, spiega Parapini, che ha molto studiato e difeso questo progetto. “Trattandosi di un festival che dura non giorni ma mesi, e che ha come vocazione quella di sperimentare linguaggi moderni con uno sguardo internazionale, ci pare un’ottima occasione per rivendicare il ruolo della cultura come elemento che nutre l’anima e che aiuta le nuove generazioni a trovare delle bussole di orientamento in un mondo frantumato e confuso”.

Il palinsesto messo in piedi dall’ente radiotelevisivo di Stato è in effetti inconsueto e decisamente impegnativo: Rai Cultura seguirà gli eventi del festival con i suoi canali dedicati, Rai3 con i suoi programmi divulgativi, Radio3 con il racconto di spettacoli e artisti, mentre Radio2 si occuperà della sezione Digitalife.

A giocare la partita sono state chiamate anche Radio Kids e Rai Ragazzi – che racconteranno le attività dedicate ai più piccoli – mentre Rai News 24 e il TG e il GR del Lazio seguiranno la manifestazione con collegamenti, come del resto faranno anche i portali web del servizio pubblico. “Ci sembrava poco interessante rassegnarci a porre un semplice logo di rappresentanza alla manifestazione”, ripete Parapini. “È invece molto più fruttoso offrire, per quel che ci compete, un contributo concreto alla realizzazione di uno dei festival più interessanti che si conoscano”.

FONTEPrima Comunicazione

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RAI #Insiemepiùforti: La programmazione speciale per giovedì 24 agosto

Tante iniziative tra speciali e approfondimenti su tutte le reti del servizio pubblico RAI.

Sarà trasmessa in diretta la fiaccolata durante la notte.

A un anno dalle prime scosse che hanno colpito il centro Italia, il racconto del terremoto da parte delle testate e delle reti Rai prosegue con un palinsesto speciale dedicato al ricordo del dramma del 24 agosto e alle difficoltà e alle speranze della ricostruzione.

Il progetto, a cura della Direzione Comunicazione, prevede anche il lancio dell’hashtag #Insiemepiùforti che affiancherà tutte le iniziative Rai e resterà in sovraimpressione per l’intera giornata di giovedì.Giovedì 24, a un anno dalla prima scossa, Uno Mattina Estate, su Rai1, dedicherà ampio spazio al terremoto, con collegamenti da Amatrice, Camerino, Campotosto, Castelluccio, Norcia, Arquata Del Tronto, Accumoli. A seguire, dalle 10.55, la prima rete trasmetterà in diretta, a cura delTg1, la Messa officiata da mons. Domenico Pompili. Nel pomeriggio, vasto approfondimento sulla ricorrenza all’interno della Vita in Diretta Estate (dalle 15.45). Su Rai2, dalle 9.40, uno Speciale Tg2 con ospiti e interventi in diretta dai comuni.Su Rai3 alle 15 lo Speciale TgR «Un anno dal sisma», trasmesso a diffusione regionale nel Lazio, nelle Marche e in Umbria.

La terza rete dedicherà al terremoto la prima serata, con lo Speciale Tg3 dal titolo «In memoria del terremoto nel Centro Italia» in onda dalle 21.10.Nella notte e nella giornata di giovedì ampio spazio al racconto del sisma all’interno della programmazione di Rainews24. La testata all news inizierà la diretta dai luoghi del terremoto a partire dall’1.30 di notte. Alle 3:36, ora della prima scossa, il canale seguirà la fiaccolata in ricordo delle vittime. In mattinata, dalle 8:30 alle 9, andrà in onda lo speciale in diretta da Amatrice condotto dal direttore Antonio Di Bella. A seguire, fino alle 10, analisi, opinioni e notizie all’interno di «Studio 24» condotto da Roberto Vicaretti. Nel pomeriggio, dalle 15 alle 16, uno speciale condotto dall’in- viata Isabella Romano proporrà collegamenti da Amatrice e schede, storie, approfondimenti e video.

Tutte le testate Rai dedicheranno ampia copertura informativa alla ricorrenza all’interno dei tg.Molto nutrita la programmazione su Rai Radio 1. Già nella notte, alle 3.30, in coincidenza con l’orario del sisma, una prima finestra informativa in onda fino alle 4. Alle 6, con «6 su Radio 1», diretta da Amatrice dove sarà allestito uno studio di Ra-dio1. Tutti i Gr del mattino avranno delle finestre in diretta dai luoghi del terremoto con conduzione dallo studio di Amatrice. Anche «Radio anch’io», dalle 8.30, sarà dedicato all’anniversario e trasmesso dallo studio mobile. Dalle 10.30 alle 12 un “concerto narrativo” del terremoto: un’orazione civile musicale condotta da Francesco Repice con interventi di artisti come Samuele Bersani e Niccolò Fabi.


FONTE: Gazzetta del Sud

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Masha e Orso Rai YoYo, per dare nuova dignità alla dimensione infantile

Storie di Paura di Masha, da domani su Rai YoYo la versione “da brividi” del celebre cartone. La protagonista del cartone animato si è separata dall’Orso suo compare per dedicarsi, lei sola, ad uno spin-off.

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Un insetto, la luce di un lampo e il mistero del rombo sordo che – puntuale – la segue, un germe o l’ancestrale gelosia che porta i piccoli di una famiglia a mal digerire l’avvento di un nuovo nato. Quale che sia il timore, la sensazione sgradevole che spesso si evolve in paura, Masha lo sviscera. Smontando, con le sue mani di bambina e l’ingenuità che ne accompagna l’età, le più comuni fobie dei ragazzini suoi coetanei.

La protagonista del cartone animato, gli occhi blu e la frangetta bionda lasciatele al folklore russo, si è separata dall’Orso suo compare per dedicarsi, lei sola, ad uno spin-off. Le Storie di Paura di Masha, il cui esordio su Rai YoYo (canale 43 del digitale terrestre) è fissato alle 22.10 di domani sera, è il risultato tangibile di un successo senza confini. Il cartone animato, nato in Russia da quel che delle storie tradizionali resta, è il più popolare prodotto che mai abbia valicato i confini del Paese. Più noto della vodka, più venduto del kalashnikov (120 Paesi contro i 90 del fucile), ha creato un giro d’affari milionario. Affrancandosi presto dalla narrazione fine a se stessa per ritrovare l’intento morale delle fiabe di un tempo.

Le Storie di Paura di Masha, pur avendo ben poco a che spartire con i finali orripilanti dei fratelli Grimm e quelle loro parabole punitive, accarezzano l’idea di un insegnamento. La volontà di spiegare agli spettatori-bambini come ogni psicosi possa essere serenamente affrontata e vinta. Il cartone animato in onda su Rai YoYo tutti i giorni, dedica ciascun episodio ad una o più fobie particolari: la paura di levare le rotelle alla bicicletta, di spegnere la luce quando sulla cameretta cala la notte, il terrore della malattia e degli esami, delle zampette pelose e agili di un qualche animaletto. Masha, vagabondando da una casa all’altra, dalla psicosi di un bimbo ipocondriaco al calvario di chi s’è persuaso che la Terra sia regno di mostri e fantasmi, porta su schermo quel che i piccini più temono. E a questi spiega perché non si debba essere dominati da paure e spavento.

Il metodo Masha transita per l’horror, ma, da ultimo, abbraccia il lieto fine. Ché la bimbetta, con la testolina avvolta in un foulard ormai anacronistico, non può dimenticare il pubblico con cui parla: una platea di pargoletti. Eppure, sebbene edulcorata dagli espedienti propri del cartone animato, la paura che Masha instilla nei piccoli spettatori è quanto mai reale, concreta e urgente. Bombardati come sono dalla controcultura moderna, da un progresso tecnologico che ha reso accessibili, e dunque visibili, gli spettacoli più atroci, i bambini di oggi hanno dimenticato la paura. Sono cresciuti con la violenza negli occhi, creature assuefatte a sangue e mattanze. I piccoli timori del quotidiano le hanno ridotte, fino a pretendere di cancellarle. Masha e Orso, unico (o quasi) cartone animato che alle botte ha rinunciato, ha saputo accordare nuova dignità alla dimensione infantile. Riportando i piccini là dove dovrebbero stare, a preoccuparsi unicamente di ragni e lampi.

FONTEliberoquotidiano.it

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Rai musica da settembre, Mannoia, Mika, Arbore e Bocelli

Da settembre. Gli show su primo e secondo canale. Al Colosseo concerto di Elton John e Bocelli con la conduzione di Milly Carlucci. La Rai e l’autunno in musica. C’è la Mannoia. One woman show per due puntate, protagonista la rossa cantante.

L’intrattenimento di Rai 1, a partire da settembre, è all’insegna di show musicali. La prima novità della prossima stagione è la presenza di Fiorella Mannoia protagonista del programma “1, 2, 3 Fiorella”. Si tratta di un one woman show al femminile in onda il 23 ed il 30 settembre, il sabato in prima serata.

Il giorno prima, venerdì 22 settembre, torna Carlo Conti con la nuova edizione di “Tale e quale show”, appuntamento dedicato alle imitazioni dei più grandi artisti della musica italiana e internazionale.

Il sabato sera di Rai 1 continua con programmi dedicati alla musica che comprendono anche un nuovo show di Roberto Bolle previsto per il 2 dicembre. Dopo il successo ottenuto lo scorso anno con “La mia danza libera” la nostra star internazionale riconduce i telespettatori nel mondo della danza interpretata in maniera originale: coniugando cultura, musica e balletti con l’ausilio di ospiti finalizzati all’economia dello show.

Work in progress per la nuova edizione di “Domenica in” al via il 1 ottobre. Il contenitore festivo di Rai 1 si presenta con una formula rimaneggiata e sarà a metà strada tra l’intrattenimento e il talk show con incursioni nel vecchio varietà. Al timone Cristina Parodi che ha l’arduo compito di contrastare la concorrenza della “Domenica live” di Barbara D’Urso su Canale 5. Finora vi era riuscito Massimo Giletti con la sua “Arena”. Ma il giornalista è traslocato a La7.

Su Rai 2, lunedì 11 dicembre in prima serata, Renzo Arbore conduce “Speciale Indietro Tutta”, evento televisivo per celebrare il programma cult Indietro tutta che quest’anno compie trent’anni. La prima puntata, infatti, è andata in onda nel 1987. Sarà un rendez-vous di tutto rispetto con lo show man che accoglie, in uno studio che rievoca le atmosfere originali del programma, molti protagonisti dell’epoca.

Anche Rai 2 ha il show-varietà. Dal 24 ottobre torna “Stasera Casa Mika”. Il cantante Mika, che ne è il protagonista, propone altre quattro puntate dopo l’esperimento dello scorso anno ritenuto gratificante dai vertici della rete e dalla responsabile Ilaria Dalla Tana.

Dunque una stagione in cui la musica è protagonista. Ad inaugurarla è Fiorella Mannoia che si cala nel ruolo della conduttrice e ripercorre, insieme ai telespettatori, la sua carriera professionale e la vita privata. Saranno due appuntamenti in cui la cantante accoglierà molti colleghi del mondo delle sette note con i quali duetterà e si intratterrà in un contesto che dovrebbe piacere sia al pubblico meno giovane di Rai 1 sia alle nuove generazioni. Il programma era previsto per la scorsa primavera e avrebbe dovuto andare in onda in tre puntate cavalcando l’onda lunga del secondo posto conquistato dalla Mannoia a Sanremo 2017. Poi la decisione di spostarlo ad inizio della stagione autunnale e di ridurne le serate.

A Carlo Conti è affidato anche un altro compito: il 6 settembre condurrà su Rai 1 in prime time lo speciale “Pavarotti & Friends”. Una serata dedicata al grande tenore per celebrarlo a dieci anni dalla scomparsa. Sarà un evento con molti ospiti internazionali.

Infine: un altro evento di musica avrà come protagonisti Elton John e Andrea Bocelli. I due artisti saranno insieme in un concerto al Colosseo con la conduzione di Milly Carlucci. L’appuntamento è per sabato 16 settembre.

FONTE: Il Tempo.it

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#pontidipace, RAI, riflettori sul mistero di Padre Dall’Oglio

RAI, Padre Dall’Oglio, #pontidipace: oggi e domani nei programmi, nei telegiornali e nei giornali radio della RAI saranno presenti servizi, speciali e approfondimenti sull’opera del gesuita portatore di pace e sulla sua attività nel teatro del conflitto siriano. Tutti gli spazi dedicati a Padre Dall’Oglio saranno caratterizzati dall’hashtag #pontidipace.


A quattro anni dal rapimento di Padre Paolo Dall’Oglio in Siria la RAI dedica una speciale programmazione alla sua figura con un progetto crossmediale curato dalla Direzione comunicazione. Un’iniziativa che il servizio pubblico mette in campo per tenere accesi i riflettori sulla sua scomparsa e contribuire a mantenere vivo il filo della speranza.

Oggi su Rai 1 “Uno mattina estate” (con spazio a cura del TG 1 dalle 7.10) e “La vita in diretta estate”, dalle 15.40, riserveranno ampie finestre di approfondimento alla vicenda di Padre Dall’Oglio. All’interno del programma pomeridiano saranno ospiti Riccardo Cristiano, presidente dell’Associazione giornalisti amici di Padre Dall’Oglio; Padre Giulio Albanese, missionario colombiano; Lucia Goracci, corrispondente da Istanbul e inviata RAI.

Alle 18 RaiNews24 proporrà uno speciale condotto dal direttore Antonio Di Bella. All’interno del programma anche le interviste realizzate da Maria Gianniti (GR RAI) ai confratelli dell’ultimo monastero frequentato da Padre Dall’Oglio.
Domani, oltre all’ampia copertura informativa riservata da tutte le testate RAI alla figura di Paolo Dall’Oglio, anche lo Speciale TG3, in onda alle 10.55 su Rai3, e Tg2 Dossier, dalle 23.30 su Rai2. RaiNews24 proporrà numerosi servizi nel corso di tutta la sua programmazione all-news. Tutti gli spazi dedicati a Padre Dall’Oglio saranno caratterizzati dall’hashtag #pontidipace.

FONTE: www.quotidiano.net

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Rai3 Tour: i «fedeli del Tour» sono 1,3 milioni

La televisione in numeri: ciclismo e Tour de France, le dirette e i vari appuntamenti proposti da Rai3 hanno portato alla tv pubblica ascolti ragguardevoli, nel periodo naturalmente più magro per la televisione. Oltre 1 milione e 300mila i «fedeli del Tour».

Li chiamano impropriamente «sport minori» perché non portano alle reti l’attenzione (e i soldi) del calcio, ma diventano appuntamenti sempre più importanti nell’età della più forte frammentazione dei gusti e dei consumi, anche sul piccolo schermo. Domenica scorsa si è concluso il Tour de France, appuntamento dell’estate anche in Italia per gli spettatori della Rai e di Eurosport: le dirette e i vari appuntamenti proposti da Rai3 (e non da Rai2, come per il Giro d’Italia) hanno portato alla tv pubblica ascolti ragguardevoli, nel periodo naturalmente più magro per la televisione.

Il momento più seguito in tv è prevedibilmente quello dell’arrivo: il segmento conclusivo della diretta, della durata di circa un’ora, fa balzare Rai3 in vetta alla classifica dei canali generalisti più seguiti in daytime, col 14,4% di share medio per i 21 appuntamenti quotidiani. L’ascolto complessivo varia notevolmente a seconda dell’interesse della tappa (picco di quasi 2 milioni e mezzo per quella alpina del 20 luglio), ma complessivamente i «fedeli del Tour» sono stati 1.375.000 individui. Un po’ meno – 892.000 spettatori medi, 8,2% di share – quelli che hanno seguito la gara dall’inizio.

Buoni anche i risultati del Processo alla tappa Tour, con 600mila spettatori medi e il 7,2% di share. Il profilo dello spettatore del ciclismo ci è rivelato dall’analisi della composizione del pubblico del Tour all’arrivo, la parte più seguita: prevalgono nettamente gli uomini (22,5% di share, con le donne all’8,3%), soprattutto quelli con più di 55 anni (16,2% di share), e in particolare con buoni livelli di istruzione (21% lo share fra i laureati). Ha fatto dunque bene la Rai ad assicurarsi i diritti del Tour fino al 2023, mentre Sky punta sul tennis con Wimbledon e Discovery «ruba» il basket alla pay.

In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dato Auditel

FONTE: www.corriere.it

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RAI padre Dall’Oglio lo speciale a quattro anni dal rapimento

A quattro anni dal rapimento di padre Paolo Dall’Oglio in Siria (entrato nel Paese il 27 luglio del 2013 è scomparso due giorni dopo), la Rai dedica una speciale programmazione alla sua figura con un progetto curato dalla Direzione comunicazione.

A quattro anni dal rapimento di padre Paolo, il servizio pubblico rievoca la figura del gesuita. Evento oggi anche a Milano. Venerdì e sabato nei programmi, nei telegiornali e nei giornali radio saranno presenti servizi, speciali e approfondimenti sull’opera del gesuita portatore di pace e sulla sua attività nel teatro del conflitto siriano. Un’iniziativa che il servizio pubblico mette in campo per tenere accesi i riflettori sulla sua scomparsa e contribuire a mantenere vivo il filo della speranza.

Nella giornata di venerdì su Rai1 “Uno Mattina estate” (con uno spazio a cura del Tg1 dalle 7.10) e “La vita in diretta estate”, dalle 15.40, riserveranno ampie finestre di approfondimento alla vicenda di Padre Dall’Oglio.

All’interno del programma pomeridiano saranno ospiti Riccardo Cristiano, presidente dell’«Associazione giornalisti amici di padre Dall’Oglio»; Padre Giulio Albanese, missionario comboniano; Lucia Goracci, corrispondente da Istanbul e inviata Rai.

Questa sera, a Milano, la Fondazione culturale San Fedele e le Edizioni San Paolo presentano il libro “Paolo Dall’Oglio, la profezia messa a tacere”, libro a più voci curato da Riccardo Cristiano. L’appuntamento è a Piazza San Fedele 4, alle 20.45.

FONTEwww.avvenire.it

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Rai Uno Cose nostre, i giornalisti che lavorano in zone difficili

Vale sempre la pena di dare uno sguardo alle inchieste di «Cose nostre»: una bella operazione di Rai Uno che lungo il corso dell’anno ha raccontato la professione e le vite di giornalisti «scomodi», che lavorano con coraggio in zone difficili, spesso sollevando il velo sulle attività di mafie di vario tipo (senza perdersi in distinzioni lessicali).

Un ritratto della professione giornalistica come dovrebbe essere, nei suoi ideali più alti. E insieme ai giornalisti ci sono altre persone, manager pubblici, collaboratori di giustizia, semplici cittadini, che sempre rischiando molto si sono opposti alle mafie. Venerdì in prima serata è andato in onda un episodio speciale con un respiro diverso, a cura di Emilia Brandi.

A due giorni dall’anniversario della strage di via d’Amelio, in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta, «Cose Nostre» ha dedicato un approfondimento alla figura di Matteo Messina Denaro, definito il «padrino invisibile», ultimo boss delle prime linee della mafia siciliana in latitanza da più di 25 anni. L’inchiesta si è concentrata in particolare su Trapani, la terra di origine di Messina Denaro in cui si rese protagonista di molti episodi criminali, ricostruiti attraverso interviste a chi visse quegli spaventosi anni di guerra aperta (poliziotti, magistrati, pentiti). Molto toccante il racconto dell’ex magistrato Carlo Palermo, scampato a un attentato dinamitardo che costò tragicamente la vita a una mamma e ai suoi due figli piccoli. Per tutta la serata, è serpeggiata l’ombra pesante di contatti da parte delle istituzioni con i referenti mafiosi, uno dei punti più oscuri della storia della Repubblica. Riecheggiano le parole di Leonardo Sciascia: «Continuo ad essere convinto che la Sicilia offra la rappresentazione di tanti problemi, di tante contraddizioni, non solo italiani ma anche europei, al punto da poter costituire la metafora del mondo odierno».

FONTEwww.corriere.it

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Rai1 docu-fiction Borsellino stravince la prima serata

La docufiction Paolo Borsellino – Adesso tocca a me (coproduzione Rai Fiction e Aurora tv) andata in onda mercoledì su Rai 1, stravince la prima serata con 3.435.000 spettatori e uno share del 18,82%, nel venticinquesimo anniversario della strage.

Palermo, 19 luglio 1992, ore 16,58: un boato tremendo, una nuvola nera, il suono degli antifurto. Un video registrato a qualche isolato di distanza da Via D’Amelio fissa i momenti successivi all’esplosione in cui sono morti Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta (Claudio Traina, Agostino Catalano, Walter Cosina, Emanuela Loi e Vincenzo Li Muli). Un unico superstite, Antonio Vullo, si aggira tra cadaveri a brandelli e auto in fiamme. La mafia ha fatto saltare una Fiat 126 imbottita di esplosivo nel momento in cui il magistrato palermitano usciva dalla casa della madre dopo una visita domenicale.

Parte da qui la docufiction Paolo Borsellino – Adesso tocca a me (coproduzione Rai Fiction e Aurora tv) andata in onda mercoledì su Rai 1, stravincendo la prima serata con 3.435.000 spettatori e uno share del 18,82%, nel venticinquesimo anniversario della strage. E il punto di vista non poteva che essere quello dell’unico testimone diretto, il sopravvissuto agente Vullo, che ancora oggi avverte un senso di colpa per non essere morto con gli altri. «Vivere come unico superstite è difficilissimo – racconta all’inizio del programma –. C’è un’inquietudine che mi porto dentro sempre. Parte della mia vita è rimasta in Via D’Amelio». E alla fine afferma che dalla Croma blindata è uscito fisicamente da solo, «ma a tirarmi fuori sono stati i colleghi che erano già morti e non hanno voluto che io facessi una fine peggiore della loro rimanendo bruciato all’interno dell’auto». Una testimonianza commovente che apre e chiude la docufiction che unisce ricostruzione filmica con interviste e immagini d’epoca. Un doppio binario che funziona, con intersezioni e ritmi giusti, dimostrando come questo possa essere uno dei linguaggi più adatti alla tv. Da una parte le parole commosse dei fratelli di Borsellino, Rita e Salvatore, di magistrati e giornalisti, dall’altra un film ben diretto da Francesco Miccichè, scritto con Sandrone Dazieri e Giovanni Filippetto, la collaborazione di Manfredi Borsellino, e interpretato da un grande Cesare Bocci che, messo da parte il cliché di Mimì Augello del Commissario Montalbano, dà spessore umano e professionale a un credibile Paolo Borsellino interpretandolo negli ultimi 57 giorni di vita per arrivare a dire che «chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola».

Fonte: Avvenire.it

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Rai1 Borsellino “Adesso tocca a me” il film sugli ultimi 57 giorni del magistrato

Domani su Rai 1 il film sugli ultimi 57 giorni del magistrato con immagini d’epoca e ricostruzioni interpretate da attori

Partecipo come voce narrante a un lavoro fatto con il cuore. Torno spesso a Via D’Amelio quando non c’è nessuno per pensare a ciò che ho perso”.

Antonio Vullo – unico agente di scorta sopravvissuto alla strage

Lo sguardo teso di Paolo Borsellino si sovrappone a quello studiato di Cesare Bocci che in un gioco a incastro presta il volto al magistrato ucciso. È un andare e venire di emozioni, di parole, di scene, autentiche e ricostruite, che hanno la forza della verità e la suggestione della fiction.

Per ricordare i venticinque anni dalla strage di via D’Amelio, proprio nel giorno dell’attentato, domani va in onda su Rai 1 Paolo Borsellino. Adesso tocca a me una docufiction co-prodotta da Rai Fiction e da Aurora Tv per la regia di Francesco Miccichè, con il racconto degli ultimi 57 giorni di Paolo Borsellino, dalla strage di Capaci e quella di Via D’Amelio.  Due mesi di lavoro forsennato contro il tempo per tentare di portare a termine l’indagine ereditata dal suo amico Falcone.

Nuovo Linguaggio

Il prodotto, che sarà proiettato nelle scuole, porta avanti l’idea di un nuovo linguaggio che in tv avrà sempre più spazio per la capacità di connettere il Paese alle tematiche più urgenti, un ponte immediato tra il veramente accaduto e la fedeltà della ricostruzione, un gran lavoro di interviste, immagini di repertorio, documentazione attenta. Dice Tinny Andreatta, direttore di Rai Fiction: “il linguaggio è potente se è rigoroso il lavoro che sta dietro, soprattutto negli elementi di approfondimento. Abbiamo iniziato con Libero Grassi su RAI3 e ora si va avanti con un progetto su Mafia Capitale. E la formula si può allargare a personaggi del mondo della cultura popolare e dello spettacolo”.

A benedire la presentazione in RAI, anche il presidente del Senato Grasso che compare nel documentario ricordando il messaggio di Borsellino, testamento spirituale lanciato nella veglia a San Domenico nel trigesimo della morte di Falcone. Un’orazione funebre rivolta all’amico e a se stesso. Voce narrante e testimone commosso, l’unico agente della scorta a non essere stato ucciso dall’esplosione perché in quel momento stava spostando l’auto: “Non ho pregato, non ho cercato, non mi sono nascosto. E’ successo. Difficile conviverci. Spesso vado a Via D’Amelio, quando non c’è nessuno, per ripensare a quello che ho perso. Il lavoro è stato fatto con il cuore, foto e immagini di cronaca sono ben amalgamate con la fiction. E ha il merito di aprire le porte alle tante verità non dette. In 25 anni di processi e di condanna manca ancora qualcosa. Troppi depistaggi e ritardi, un monito per le nuove generazioni. E’dei giorni scorsi il processo di revisione alla Corte d’Appello di Catania. Buon segno. Dopo Capaci noi della scorta lo vedevamo distante, sempre più isolato”.

Anche Cesare Bocci si è mosso bene in questo confronto continuo personaggio- persona reale: “Mescolare i due piani è una strada vincente. Nel nostro caso la finzione è sempre appoggiata alla realtà, da lì prende una spinta emozionale. Il mio lavoro si è formato grazie ai tanti film che ho studiato. Mi sono fatto l’idea che la morte di Falcone fosse stata per lui uno spartiacque. Il primo era di un uomo allegro, positivo, incline agli scherzi. C’è l’immagine di lui in bicicletta, senza maglia che sorride e alza le dita in segno di vittoria. Un onore vedere la mia faccia associata alla sua. All’inizio ne ero intimorito, la serietà della documentazione mi ha rassicurato. Se anche gli assomigliassi un decimo nella sua moralità, sarei l’uomo più felice del mondo”.

E il confronto con quanti hanno interpretato Borsellino prima di lei?

“Film bellissimi. Ma questo è un lavoro diverso”.

Fonte: La Stampa

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Rai 1 docufiction: “Nel nome del popolo italiano” da lunedì 4 settembre

Da lunedì 4 settembre in seconda serata su Rai1 prende il via in prima tv assoluta “Nel nome del popolo italiano”, ciclo di 4 docu-film da 60’, prodotto da Gloria Giorgianni per Anele con Rai Cinema e Rai Com, che racconta le vicende di quattro eroi nazionali: il giudice Vittorio Occorsio, il presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, il professor Marco Biagi, il capitano Natale De Grazia. Quattro uomini di Stato, quattro storie di vita e sacrificio per la difesa della democrazia, della legalità e di un ideale di integrità.

“Nel nome del popolo italiano”, in prima tv assoluta su RAI1, racconta attraverso 4 docu-film da 60’, le vicende di quattro eroi nazionali. Il giudice Vittorio Occorsio, il presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, il professor Marco Biagi, il capitano Natale De Grazia: quattro uomini di Stato, quattro storie di vita e sacrificio per la difesa della democrazia, della legalità e di un ideale di integrità. Quattro ritratti scritti e diretti con un linguaggio originale e una struttura narrativa innovativa, per un progetto che ha una declinazione televisiva e crossmediale. In ciascun docu-film, un attore si immerge in una ricerca originale e curiosa alla scoperta di un eroe nazionale e della sua storia: il punto di vista è quello delle nuove generazioni, che hanno sentito soltanto gli echi di quelle vicende, ma vogliono capire i meccanismi umani, sociali e politici che le hanno generate. Quattro detection giornalistico – narrative che prevedono anche interviste con testimoni diretti delle storie, coniugando il linguaggio classico del documentario a quello appassionante e contemporaneo della narrazione drammaturgica, la riflessione giornalistica allo spunto romanzesco.

Diretti dai registi Gianfranco Pannone (Vittorio Occorsio), Maurizio Sciarra (Piersanti Mattarella), Gianfranco Giagni (Marco Biagi) e Wilma Labate (Natale De Grazia), i 4 docu-film vogliono restituire al pubblico lo sfondo storico, culturale e sociale in cui i quattro personaggi hanno vissuto e operato andando incontro al loro destino, nel ventennio che va dalla fine degli anni ’80 ai primi anni del 2000.

Accompagnano il telespettatore nel racconto Gian Marco Tognazzi (protagonista del docu-film su Vittorio Occorsio), Dario Aita (Piersanti Mattarella), Massimo Poggio (Marco Biagi) e Lorenzo Richelmy (Natale De Grazia).

Note di Regia

VITTORIO OCCORSIO di Gianfranco Pannone:
in onda lunedì 4 settembre in seconda serata su Rai 1

Non è stato facile raccontare la figura, pur limpida, di Vittorio Occorsio. Ci interessava prima di tutto l’uomo. Ma, poi, come tralasciare la sua vicenda drammatica in un contesto storico, quello degli anni ‘70, complesso (se non addirittura ambiguo) che ancora oggi chiama a sé non poche risposte? Legittimi chiarimenti?

Ecco che a venirci incontro sono stati gli stessi familiari del Giudice Occorsio, in particolare i nipoti Vittorio e Luca, oggi quasi trentenni. Nipoti che si pongono delle questioni importanti sulla storia di un uomo ben inserito nel clima della sua epoca e sul perché quell’uomo sia stato assassinato, oltre le motivazioni, per così dire, di facciata.

Non ci sono tesi precostituite in questo documentario. C’è piuttosto la consapevolezza che Vittorio Occorsio era riuscito, infine, a scavare nell’indicibile della Nazione, fino ad essere cosciente di sacrificare la propria vita. E mi è sembrato bello che lungo l’ora di questo documentario, di fronte ad alcune pagine oscure della nostra storia recente, emerga più volte il suo sorriso, il suo essere un uomo aperto, grazie specialmente ai Super 8 di famiglia, che ne rappresentano un pezzo importante. Insomma, con i produttori, Gloria Giorgianni e Tore Sansonetti, con il coautore, Marco Videtta, come pure con il montatore, Marco Guelfi, mi è sembrato giusto non perdere mai di vista il lato umano di un giudice che scavava da uomo coscienzioso, al servizio dello Stato. E sentirmi coinvolto oltre che come regista, da semplice cittadino.

PIERSANTI MATTARELLA di Maurizio Sciarra:
in onda martedì 5 settembre in seconda serata su Rai 1

Piersanti Mattarella era per me un ricordo, un nome di qualcuno che sacrificò la vita per essere coerente con se stesso. Una vittima di mafia, in un periodo in cui il nostro paese era funestato quotidianamente da assassini, politici e non. Indagare su di lui, riprendere notizie e immagini dell’epoca ha rimesso in fila le sensazioni che provai in quel famoso gennaio 1980. Ma l’impressione maggiore è stata la conoscenza dei testimoni diretti del tragico evento. Lavorare negli archivi riveste per me grande fascino, ma lavorare sui ricordi dei giovani nipoti, intrecciare forme di racconto diverse, mostrare quelli che furono i luoghi reali del lavoro di Mattarella, queste sono state le emozioni più forti di un film che non è soltanto un “ritratto di…”.

MARCO BIAGI di Gianfranco Giagni:
in onda mercoledì 6 settembre in seconda serata su Rai 1

Massimo Poggio ci guida attraverso le strade di Bologna per cercare di capire chi era Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Brigate Rosse nel marzo del 2002. Le testimonianze di chi lo conosceva personalmente o attraverso i suoi scritti, di chi era d’accordo con lui e di chi dissentiva dalle sue idee. Il Marco Biagi pubblico nelle sue rare interviste e quello privato attraverso i filmati familiari mai visti prima.

NATALE DE GRAZIA di Wilma Labate:
in onda giovedì 7 settembre in seconda serata su Rai 1

Natale De Grazia era un giovane del sud che insieme a un magistrato di provincia ha sfidato lo stato e tutti i suoi apparati. Non ne sapevo niente, eppure è una storia da film, ma Erin Brockovich non muore e vince pure la sua battaglia. Con gli occhi di Lorenzo Richelmy ho guardato il paradosso della bellezza dello stretto di Messina con le due coste piene di cemento che quasi si toccano, le emozioni dei figli di Natale aggrappati a pochi ricordi e la nostalgia della moglie, che dopo ventidue anni ancora non si rassegna. Come in una barca che procede nella corrente di due mari, tra il panico sollecitato dalle immagini dei bidoni di rifiuti radioattivi e l’ansia di raccontare il coraggio di Natale.

Fonte:RAI Ufficio Stampa

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“Complimenti per la connessione” Frassica Rai1, un garbato invito a mettersi in gioco

Complimenti per la connessione”, in onda dal lunedì al venerdì su Raiuno, al termine del Tg1, non è un semplice tutorial ma è un breve racconto che agisce indirettamente sullo spettatore

Lo spin-off di “Don Matteo”, prodotto da Lux Vide, tenta di spiegare il funzionamento del web per un pubblico non più giovanissimo. E, giocando sulle parole, funziona. Funziona per l’indubbia simpatia di Nino Frassica. Funziona per l’intento che è quello di incoraggiare coloro che non hanno familiarità con internet a prendere dimestichezza con i rudimenti di quelle tecnologie oggi in grado di migliorare la nostra vita.

Funziona perché “Complimenti per la connessione” (va in onda dal lunedì al venerdì su Raiuno, al termine del Tg1 delle 20 e dura cica 6 minuti) non è un semplice tutorial (uno di quei programmi-guida che insegnano ad usare uno strumento o a spiegarne le funzionalità), ma è un breve racconto che agisce indirettamente sullo spettatore: ogni volta, Il Capitano Tommasi (Simone Montedoro), con l’aiuto di Lia Cecchini (Nadir Caselli) e di sua madre Caterina (Caterina Sylos Labini), impartisce lezioni di informatica al maresciallo Cecchini (Frassica) e al sacrestano Pippo (Francesco Scali), figure vicarie dei cittadini “digitalmente svantaggiati”.

Il 37% degli italiani (oltre 22 milioni di persone) non usa internet; il restante 63% lo fa senza sfruttarne a pieno le potenzialità (fonte: Commissione Europea). Il digital divide, il divario tra chi ha accesso alle tecnologie dell’informazione e chi ne è escluso, non è solo un problema infrastrutturale, ovvero di diffusione della rete informatica sul territorio (siamo ancora in attesa dell’installazione della banda larga). E’ anche, e soprattutto, un fenomeno socioculturale che affonda le sue radici nelle diverse condizioni economiche, di istruzione, di sesso e età della popolazione.

Ci troviamo di fronte a un nuovo caso di analfabetismo. Il problema è complesso e tuttavia queste non-lezioni hanno lo scopo di creare un clima di confidenza nei confronti della tecnologia, sono un garbato invito a mettersi in gioco.

Fonte: Corriere della Sera

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“Complimenti per la connessione” Frassica Rai1, sfiora il 20 per cento di share

Complimenti per la connessione”, format didattico su Rai1sfiora il 20 per cento di share: si riprende a comunicare nell’era della comunicazione.

Non è mai troppo tardi 2.0. Il pubblico è invitato nella cucina del maresciallo Nino Frassica. Suona alla porta il sagrestano Francesco Scali; gli apre Caterina Sylos Labini, moglie del maresciallo, mentre il bel capitano Simone Montedoro fa gli onori di casa con Nadir Caselli, sua fidanzata e nipote di Frassica. Una tavola per mangiare, un tavolino, un tappeto, un divano dove si sta stretti, qualche fiore. Un interno anonimamente piccolo-borghese, un derivato di Don Matteo ma senza il prete, dove troneggia la vera protagonista: una smart tv. Siamo nel mondo di “Complimenti per la connessione”, striscia in onda su Rai 1 prima di un’altra striscia, “Techetecheté”, striscia su striscia. Insieme, i due programmi fanno un bel pacchetto nella nevralgica, e nervosa, fascia «access prime time».

Gli ascolti di “Techetecheté” sono consolidati e non stupiscono: non era invece così scontato che sfiorasse il 20 per cento di share “Complimenti per la connessione”, autori Morici, Diotallevi e lo stesso Frassica, regista Valerio Bergesio, il “Non è mai troppo tardi” dei giorni nostri: dove l’alfabeto che si insegna è quello legato alla rete, e quindi ecco che cos’è una smart tv, che cos’è il wifi, che cos’è il Binge Watching, che cos’è un router. Lo dicono in parole semplici, con metafore chiare: a esempio, il wifi è come un profumo che si spande. Un format, prodotto dalla educativa Lux Vide, che potrebbe ampliarsi ad altre categorie della vita sociale, e riguardare nodi e dubbi su sanità, pensioni, crisi internazionali. Divulgazione non è una parolaccia. E sarebbe una bella scommessa: riprendere a comunicare nell’era della comunicazione.

E intanto assai bene comunica Petrolio su Rai 1, il programma di Duilio Giammaria che, partito dall’evidenza dei beni culturali quali vero «petrolio» italiano, continua testardamente a realizzare in-chieste, originali e profonde, ma non deprimenti, frustranti. L’altra sera si è parlato di pasta, tra valore economico e di immagine. Con importanti problemi legati alla tutela della qualità made in Italy, a partire dalla base: il grano duro e le sofisticazioni. Petrolio, un altro programma dove si imparano delle cose: ma sarà così sbagliato? Io dico di no.

Fonte: La Stampa

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Rai servizio pubblico, «La Grande Storia» un programma fortemente identitario

La Grande Storia» in onda su Rai3 è un programma fortemente identitario e in linea con il concetto di servizio pubblico, nel suo senso più profondo e non come una bandierina da sventagliare per opportunismo. 

Venerdì sera mi è capitato di vedere una puntata della «Grande Storia» in onda su Rai3 (21.20): tra i vari cambiamenti che hanno investito la linea editoriale del canale, questo è rimasto un programma fortemente identitario e uno dei pochi davvero in linea con il concetto di servizio pubblico, quando lo si usa nel suo senso più profondo e non come una bandierina da sventagliare per opportunismo. Nei molti anni di programmazione, il modello della «Grande Storia» non ha perso smalto: oltre alla qualità dei documentari internazionali che riconfeziona per dar vita a serate tematiche, il suo pregio maggiore è la solidità dell’approccio alla materia storica, una divulgazione «hard» (è forse l’unico programma nei cui titoli di coda scorrono fonti e bibliografia, come ai tempi d’oro dell’«Approdo» negli anni Sessanta), con la figura di Paolo Mieli a fare da guida e garante scientifico dei contenuti.


La puntata di venerdì era dedicata a uno dei periodi storici più controversi e bui di sempre, l’ascesa del partito nazista e i tragici fatti che portarono alla Seconda Guerra mondiale e all’Olocausto. I documentari e gli interventi da studio hanno fatto luce su uno degli aspetti meno conosciuti ma più deviati e patologici del nazismo, ovvero l’uso sistematico e pianificato, tra soldati e gerarchi, di droghe che permettevano di minimizzare il senso di fatica e paura, potenziando la resa dei militari sul campo. Come ha spiegato anche lo psichiatra Vittorino Andreoli, l’invasione della Polonia fu preparata con una somministrazione a tappetto di metanfetamine ai soldati tedeschi, presto resi dipendenti da sostanze che li portavano oltre i limiti umani. Molto interessanti i documentari basati su immagini girate all’epoca dei fatti che sono stati restaurati per passare dal bianco e nero al colore, offrendo un ritratto di quegli anni inedito e incredibilmente vicino, monito a non dimenticare.

Fonte: 
Corriere.it

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Piattaforma online Rai Play: La fiction si conferma il genere più popolare

Non uccidere” primo titolo disponibile sul sito, totalizza più di un milione di visualizzazioni: la piattaforma Rai Playregge le anteprime e le serie attirano anche in Rete.

Per lanciare il servizio di Rai Play, la RAI ha giocato e vinto la scommessa con “Non Uccidere”. La storia è nota: tutti i nuovi episodi (12) del noir targato FremantleMedia sono stati i proposti in anteprima assoluta dal 1° giugno sulla piattaforma online, Rai Play, visibili integralmente.  E’ il primo titolo della RAI a essere reso disponibile sul web, in anticipo sulla messa in onda televisiva che è iniziata il 12 giugno. Un esperimento coraggioso, voluto dall’ex direttore generale Antonio Campo Dall’Orto, per consentire, come Netflix, la fruizione di una serie in un’unica botta, cosa che né Sky né Mediaset hanno mai fatto.

Alla prova dei numeri certificati del marketing aziendale, il crime con la detective Miriam Leone, nei dieci giorni antecedenti alla messa in onda tivù, ha generato più di un milione di visualizzazioni, un dato abbastanza clamoroso e la prova che alla direzione Digital sono stati bravi a predisporre l’offerta e la promozione. “Per la prima volta l’online fa un successo di questo genere: vuol dire che Rai Play è una piattaforma capace anche di reggere le anteprime e le esclusive. Ma l’altra cosa interessante emersa dalla nostra osservazione di questi mesi è che il brand fiction è fortissimo anche sul web”, dice Maria Pia Ammirati, responsabile Content di RAI Digital e direttore delle Teche Rai, considerando che l’evoluzione dell’offerta di Rai Play nei primi cinque mesi dell’anno ha raddoppiato i consumi rispetto al 2016, registrando una media mensile di 58 milioni di visualizzazioni video.

La fiction, in particolare nel primo quadrimestre, si conferma il genere più popolare raggiungendo a marzo il picco record con quasi 15 milioni di visualizzazioni totali sul mese.

Nel corposo catalogo di titolo cinematografici e televisivi e delle Teche che costituisce il vero appeal di Rai Play, la fiction viene proposta nella modalità del box set, cioè offrire la serie intera in un colpo solo. Anche “Il commissario Montalbano” è finito nel box set dando la possibilità di rivedere anche gli episodi più vecchi durante la messa in onda della nuova serie, ed è stato tolto al termine della programmazione.

Stanno invece per tornare online i “Medici”, spariti dal web dopo la programmazione dello scorso autunno per problemi di diritti.

Resta comunque il fatto che la fiction è il genere che fa i numeri più alti, migliori del film e nettamente superiori all’intrattenimento. Da annotare però che alcuni show particolari, tipo “Facciamo che io ero” di Virginia Raffaele, titolo recentissimo, hanno registrato quasi 800mila visualizzazioni, un numero importante.

La fiction però vola: tra le più viste si piazza “Che Dio ci aiuti 4”, firmato Lux Video, che ha collezionato 14 milioni 650mila visualizzazioni. Un dato straordinario per una serie che, in onda da gennaio a marzo di quest’anno, continua a macinare alla quarta stagione l’ottimo ascolto di 5 milioni di spettatori.

“Tutto può succedere 2”, in pista da aprile e tuttora in onda con una media intorno al 17%, ha totalizzato 3 milioni 700mila visualizzazioni superando “I Bastardi di Pizzofalcone”, un grande successo di RAI1 che su Rai Play si è fermato a 3milioni 100mila.

“La porta rossa”, invece, al 13% su Rai2, ha fatto banco anche sul web con 4 milioni 900mila utenti unici, persino meglio del mitico “Montalbano” (4 milioni 300mila).

“Non uccidere”, invece, ha iniziato solo ora la sua vita televisiva sulla rete di Ilaria Dallatana, con un esordio un po’ deludente (5,7%), che mette in risalto il successo dell’operazione sul web. “Un risultato in linea con le aspettative”, dice Antonella Di Lazzaro, vice direttore dell’area digital. “Dalle valutazioni del nostro marketing è emerso che non c’è stata nessuna cannibalizzazione tra l’anteprima online e la fruizione in tivù”. Di Lazzaro spiega invece come “c’è sicuramente una relazione tra la vita on air e il consumo online, perché molto semplicemente la messa in onda è come se fosse una campagna promozionale continua che accende l’interesse dell’utente. Quindi un prodotto con una serialità molto lunga – ed è il caso di “Che Dio ci aiuti” – è un titolo caldo”.

Il secondo punto del ragionamento riguarda i titoli che, a prescindere dal loro ciclo di vita televisivo, su RAI Play funzionano “perché hanno delle particolari affinità con un target di riferimento che evidentemente consuma molto web, a prescindere che sia giovane o adulto. Il fatto che una serie sia a target giovane o a target più adulto non cambia necessariamente il risultato di fruizione su RAI Play. Quello che cambia è la piattaforma: un adulto tende a consumare l’offerta su pc e il più giovane in mobilità”.

Questo anche perché, ammette il vice direttore Digital, RAI Play ha convertito tutta l’utenza del vecchio portale RAI TV, quindi è seguito da un target adulto, e si stanno facendo degli esperimenti per allargare la platea.

LA FICTION AMERICANA PROSSIMA AVVENTURA

Dal 16 al 26 maggio si sono svolti a Los Angeles gli Screenings in cui le major americane presentano l’episodio pilota della nuova produzione seriale che occuperà gli schermi dei network e dei cable nella stagione 2017-2018. Da sempre è l’appuntamento fondamentale per compratori, distributori e programmatori mondiali, che vi accorrono come alla Mecca perché il prodotto a stelle e strisce è per eccellenza globale e conoscere in anticipo le tendenze che domineranno il mercato dà la sensazione di stare al centro del mondo, e aiuta anche a verificare la coerenza delle proprie scelte e convinzioni.

Per avere un’idea a grandi linee di che cosa si è visto, le proposte più interessanti e i titoli più trendy, ma anche di chi sono i creativi e gli studios che firmano la nuova stagione, abbiamo parlato con i dirigenti della RAI, di Sky, di Fox e del MIA (Mercato Internazionale Audiovisivo), che sono dei veterani dell’evento. Un’opinione abbastanza condivisa è che agli Screenings 2017 è mancata la serie che fa gridare al miracolo. L’anno scorso, per esempio, avevano tutti magnificato il crime Hbo “The Night of” per la qualità di un racconto degno del miglior cinema indipendente americano e un’interpretazione da Serie A di John Turturro e del pakistano Riz Ahmed. Quest’anno invece Hbo e Showtime, le due pay per i palati fini, non hanno tirato fuori neanche un titolo e c’è stato meno prodotto cable, che è quello un po’ più smart. La parte del leone l’ha fatta il prodotto più pop e largo di Cbs, Nbc, Abc e Fox, “che è stato abbondante, con una qualità di livello alto e molto diversificato nel genere e nel target, e questo è un valore”, precisa Marco Spagnoli, giornalista e critico cinematografico, che è consulente del Mia e ha sempre curato la selezione americana del RomaFictionFest. “Ho visto una grande offerta: tanta action, molta fantascienza, supenatural, sitcom, mistery, crime, thriller e molte ibridazioni. Mi pare tutto meno che una stagione di ripiegamento o di transizione”.

Militari e supereroi sono i nuovi trend del racconto americano. Sparite le serie politiche, attenuata l’ossessione del gender, diminuiti anche i reboot di grandi successi cinematografici all’Arma letale’, entrano in scena loro. Come se, archiviata l’era Obama, le major si fossero immediatamente sintonizzate sui valori del trumpismo, sposati dalla nuova maggioranza del Paese, preparando vagonate di serie dedicate a corpi speciali dell’esercito impegnati in pericolose missioni antiterrorismo. Serie muscolari che vedono in azione studi diversi. Se Cbs, in genere sensibile al filone army, proporrà ‘Seal Team’ e ‘Valor’, pensata per il suo canale giovanile The Cw, in aggiunta a ‘Swat’ prodotta da Sony, su Nbc prenderà il via la più spettacolare The Brave’, fino alla più intimista ‘Six’ della Weinstein Company per A&E, diretta al canale History.

Dalle divise al supernatural abbonda il prodotto per soli uomini. Supereroi in tutte le salse e ogni tipo di superpoteri hanno una casa e un logo che si chiama Marvel. Fatto esplodere al cinema il fenomeno degli X-Men, la società è attivissima sul fronte tivù da quando a capo di Marvel Television è stato messo il famoso scrittore di fumetti Jeph Loeb, che sta facendo un grande lavoro per diversificare caratteri, target e poteri. Marvel ha presentato parecchi titoli, diversi uno dall’altro, non appoggiandosi alla stessa major. Sul fronte mainstream ‘The Gifted’ con gli X-Men ragazzini braccati dall’Fbi, è prodotto da 20th Century Fox e diretto alla generalista Fox, mentre ‘Inhumans’, personaggi dotati di poteri eccezionali, uscirà a settembre, primo esperimento del genere, nelle sale Imax prima di andare in onda su Abc.

Ma il titolo più fresco e in perfetto stile Marvel si annuncia ‘Cloak & Dagger’, pensato per andare in onda su Freeform, il canale Abc per i millennial: due adolescenti, dopo un trauma, acquisiscono dei superpoteri. Si parla di supereroi ma in realtà è una storia di ragazzi che richiama il tema della diversità. Lei è una ragazza wasp e lui un afroamericano.

Ci sono la nuova Shonda Rhimes e il ritorno del guru di ‘Dr. House’ David Shore. Il nuovo legai a marchio Shon- daLand (produttore di ‘Grey’s Anatomy’, ‘Scandal’, ‘Le regole del delitto perfetto’) si chiama ’For thè People’ e seguirà le storie di un gruppo di avvocati di un tribunale federale di New York, che lavorano sia per la difesa sia per il pubblico ministero su casi anche di forte rilievo pubblico, con gli inevitabili intrecci sentimentali dei protagonisti.

Grande curiosità ha suscitato ‘The Good Doctor” (è un format coreano) che la Sony ha affidato al papà di ‘House’ per creare un altro personaggio estremo: sempre medico, ma questa volta autistico. Potrebbe sembrare quasi uno spin off di ‘Dr. House’, ma nel nuovo medicai a prevalere è la chiave emotiva.

Per i palati più esigenti, ‘Absentia’ prodotta da Sony per il suo network Axn, e ‘The Sinner della Cbs Television che sarà trasmesso dal servizio streaming di Hulu. Due serie figlie del modello narrativo alla ‘The Night Of in cui sul protagonista grava il dubbio di colpevolezza. In entrambe una donna in primo piano. In ‘Absentia’ Stana Katic, la detective di ‘Castle’, un’agente dell’Fbi rapita da un serial killer e data per morta, viene ritrovata sei anni dopo ma non ricorda niente, nemmeno dell’omicidio di cui è accusata. In ‘The Sinner’, al contrario, Jessica Biel (‘Settimo cielo’) è una donna della provincia americana che in spiaggia con il marito c con la figlia uccide a coltellate un ragazzo che non conosce. Viene arrestata, si dichiara colpevole ma non ce movente. Il poliziotto Bill Pullman è convinto che nulla è come sembra.

Si diffondono sempre di più le serie antologiche ispirate a casi reali in cui in ogni stagione viene raccontata una diversa vicenda. La 20th Century Fox ha presentato ‘Trust’, realizzato per il cable di famiglia Fx, che ricostruisce il famoso rapimento di Paul Getty Junior, avvenuto a Roma negli anni Settanta, mentre Nbc Universal lancia ‘Law & Order: True Crime’, ennesimo spin off dell’immarcescibile serie creata da Dick Wolf. In questa stagione si racconta del crimine commesso dai fratelli Menendez che ebbe un enorme risonanza negli Stati Uniti.

Grandi assenti sono stati i neo colossi della produzione Netflix e Amazon. Ma poche volte l’assenza è stata così chiassosa. Si è parlato tantissimo di ‘Electric Dreams’, la nuova serie antologica di Amazon Video prodotta con la Sony e Channel 4 di cui però non si è riuscito a vedere neanche un trailer. Con un grande cast (Steve Buscemi) sono dieci sto-rie chiuse che hanno come comune denominatore di essere tratte dai racconti brevi di Philip K. Dick e sono scritte da Ronald D. Moore, l’autore della celebre ‘Battlestar Galactica’, e Bryan Cranston.

È stato invece visto un lungo trailer di ‘Star Trek: Discovery’, serie ideata da Bryan Fuller e Alex Kurtzman che debutterà in autunno su Cbs e sulla piattaforma online Cbs All Access. Fuori dell’America sarà invece disponibile per gli abbonali di Netflix. Ritorna così in tivù il celebre marchio di fantascienza con un prequel ambientato dieci anni prima dei tempi del capitano Kirk e di Spock, che vedrà due donne nei ruoli di comando della Discovery’.

Fonte: Prima Comunicazione

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RAI1 Vasco: “La notte di Vasco” Straordinario successo al Modena Park

Straordinario successo per l’evento “La notte di Vasco” ieri sera su Rai1 con il racconto in diretta, guidato da Paolo Bonolis, dello storico concerto al Modena Park davanti al più grande pubblico pagante di sempre per un live, 230.000 spettatori entusiasti.

Sono stati 17,3 milioni gli spettatori unici dell’evento, quasi un italiano su tre, che hanno dedicato in media un’ora e sedici minuti alla sua visione.  Gli ascoltatori medi sono stati oltre 5,6 milioni per uno share superiore al 36,1%. Picco di ascolto alle 21.37 con oltre 6,7 milioni durante la canzone “Una splendida giornata”, picco di share con il gran finale, “Albachiara”, con il 48,5%.

L’interesse nei confronti dell’evento è stato trasversale su tutti i pubblici: uomini e donne, ragazzi e adulti, piccoli e grandi comuni, nord, centro e sud con picchi molto significativi sui laureati (42%), diplomati (40%) e abbonati Sky (46%). Lo share medio di tutto l’evento trasmesso da Rai1 in Emilia Romagna ha sfiorato il 50%.

 Uno straordinario successo per Rai “grazie a Vasco Rossi e al suo management – spiega Andrea Fabiano, direttore di Rai1 – per averci offerto l’opportunità di proporre in diretta il meglio del suo epico concerto dei record, una grande festa del rock che non poteva mancare su Rai1, la rete dei grandi eventi, della grande musica che ieri ha celebrato un’icona del nostro tempo e del nostro Paese unendo generazioni di italiani in un emozionante rito collettivo che ha raggiunto un risultato formidabile”.

Fabiano ringrazia inoltre “la squadra di Rai 1, guidata dal capostruttura Claudio Fasulo e dal produttore esecutivo Silvia Levato e la Direzione Produzione per aver saputo costruire e gestire nel migliore dei modi una sfida editoriale e produttiva di grande complessità.

Grazie a Paolo Bonolis, a Gianmarco Mazzi, a tutta la squadra autorale e al regista Stefano Vicario per il prezioso ed emozionante racconto con cui hanno accompagnato il pubblico televisivo in questo viaggio nella musica di Vasco che appartiene a tutti noi”, conclude il direttore di Rai1 Fabiano.

Fonte Ufficio Stampa RAI

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Pavarotti RAI: Carreras, Domingo e Zucchero serata evento 6 settembre su RAI UNO

Gli amici di Luciano in concerto all’Arena di Verona per il decennale della scomparsa. Parata di stelle per ricordare Pavarotti, l’omaggio al maestro il prossimo 6 settembre su RAI UNO


“Per noi e per il pubblico Luciano è ancora qui”, ha detto Nicoletta Mantovani. Il Luciano in questione è quindi il Maestro Pavarotti. Il prossimo 6 settembre, infatti, ricorre il decimo anniversario della sua morte, così per ricordarlo e rendergli omaggio andrà in onda su RAI UNO e su RTL 102.5 un grande evento di musica e spettacolo in diretta dall’Arena di Verona. Si chiamerà Pavarotti 10th Anniversary. Sarà solo l’inizio perché le celebrazioni, organizzate della Fondazione che porta il suo nome, si sposteranno poi in tutto il mondo. A condurre la serata sarà Carlo Conti.

Sul palco ci saranno tantissimi ospiti. Da Placido Domingo e José Carreras – che con il maestro hanno condiviso l’importante esperienza de I Tre tenori – fino alle nuove leve a cui Pavarotti ha sempre guardato con grande attenzione: saranno presenti infatti Francesco Meli e Vittorio Grigolo. Ancora, ci saranno Fabio Fazio, un contributo di Milly CarlucciFabio ArmiliatoAngela Gheorghiu e Andrea Graminelli.

Intanto, ha confermato la sua presenza Ron Howard, già regista del docu-film che racconterà la vita del tenore italiano. Non mancherà inoltre un omaggio al pop con la presenza di Zucchero “e stiamo pensando se e come coinvolgere anche qualche altro artista”, ha detto ancora la moglie di Pavarotti.

Al centro del racconto ci sarà l’uomo e non solo l’artista. “Vorrei essere ricordato come colui che ha portato la lirica alle masse”, aveva detto Luciano Pavarotti nel corso di un’intervista. “Siamo partiti proprio da questo per costruire l’evento”, ha spiegato Ferdinando Salzano di “Friends&Partner”.

E a proposito della divulgazione dell’arte, il direttore di RAI UNO Andrea Fabiano ha aggiunto: “La RAI ha il compito di connettere il grande talento con il grande pubblico, per questo siamo felici di aver detto sì a questo progetto. A dire il vero non ci abbiamo pensato neanche un minuto”. Parte degli incassi verrà devoluto all’UNHCR (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati). “Luciano era molto attento ai bambini vittime della guerra e abbiamo scelto di dare un sostegno proprio a loro. Sono certa che lui avrebbe fatto lo stesso”, ha concluso la Mantovani.

FONTE
: liberoquotidiano.it

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Rai servizio pubblico: Fabio Fazio e la Rai non quanto costa ma quanto vale

Aldo Cazzullo su Fazio e la RAI: “Credo che, quando si stabilisce o si discute il compenso di una persona, non ci si debba chiedere quanto costa, ma quanto vale (…)”.


Caro Aldo,
mi piacerebbe conoscere la sua opinione sul caso Fazio. Può, deve, il servizio pubblico accettare di pagare un suo «pezzo pregiato» fior di milioni aumentando il compenso precedente? Avrei voluto vedere se Fazio, andando altrove, si sarebbe portato con sé i suoi fan.
Valentina Micillo, Milano

Cara Valentina,
Ho ricevuto molte lettere sul tema, alcune decisamente più assertive della sua. Credo che, quando si stabilisce o si discute il compenso di una persona, non ci si debba chiedere quanto costa, ma quanto vale. Fabio Fazio vale molto, e non solo perché le sue trasmissioni incassano molta pubblicità, e quindi si ripagano e fanno anzi guadagnare la Rai: per essere concreti, RaiTre perde 15 milioni, ma RaiUno ne guadagna 22.

Per anni Fazio è stato l’unico a riuscire a fare una trasmissione di libri in prima serata (al mattino c’è quella ormai storica di Corrado Augias). Le trasmissioni di libri non funzionano se hanno un approccio penitenziale, se comunicano questo messaggio: «Ora basta guardare sciocchezze, mettiti in ginocchio sui ceci, allaccia il cilicio e diventa migliore». Così la gente cambia canale. Se invece il messaggio dice in sostanza «stasera parliamo della vita, ridiamo, ci emozioniamo, ci indigniamo, e se vi interessa c’è questo libro», allora una parte significativa di pubblico risponde. In questo modo Fazio non solo ha portato in tv David Grossman e Daniel Pennac, Abraham Yehoshua e Emmanuel Carrère, Umberto Eco e Mario Vargas Llosa, insomma i più importanti scrittori del nostro tempo; ha dato loro un pubblico che in altre trasmissioni non avrebbero avuto. Questo non significa condividere tutto quello che Fazio fa o pensa. Ad esempio su Roberto Saviano ho un’opinione diversa dalla sua. Però credo che Fazio interpreti in modo corretto quel che dovrebbe fare il servizio pubblico.

Si parla spesso di dedicare una rete alla cultura, togliendole la pubblicità. Sarebbe un esperimento interessante. Ma credo che un canale culturale dovrebbe comunque puntare ad avere un pubblico ampio. Abbiamo, con rare eccezioni, una classe di accademici che disprezzano la divulgazione perché disprezzano il popolo, anzi il volgo, e sono convinti di essere giudicati tanto più bravi quanto più sono oscuri. Questo aumenta il ruolo e la responsabilità della tv pubblica nella divulgazione e quindi nella formazione, come sostiene da sempre Piero Angela. Ora suo figlio Alberto ne ha raccolto il testimone. Il problema della Rai è avere più Alberto Angela e più Fabio Fazio; non meno.

Fonte:  Corriere della Sera

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Che tempo che fa: Cda Rai approva palinsesti Fazio passa su Rai1

L’accordo prevede che il conduttore faccia un numero maggiore di ore di trasmissione

Che tempo che fa” passa su Rai1 la domenica sera. Oltre a un programma in onda il lunedì

Orfeo: “Così si consolida la leadership della tv pubblica”

La fumata è bianca, i palinsesti della nuova stagione, grosso modo, sono approvati: ma soprattutto la Rai, per via del Cda riunito ieri, ha impugnato lo spadone e tagliato di netto il nodo principale. Fabio Fazio, cioè, il rinnovo del suo contratto, il futuro che resta targato Rai: a prezzo oneroso –lontanissimo da tutti i tetti possibili, siamo in pratica sulla luna che guarda i tetti – quattro anni di esclusiva, 11,2 milioni di euro tutto compreso – annessi e connessi vari. Con distinguo che interessano solo gli assatanati (ci sono dentro diritti e formato etc. per cui in teoria la cifra diretta sarebbe uguale al passato). Ma soprattutto c’è il passaggio di Che tempo che fa a Rai 1, la domenica sera e, qui sta il punto, un programma del lunedì in seconda serata, sempre Rai1, da cui potrebbero nascere meraviglie, forse.

Nei commenti del neo-direttore generale Mario Orfeo e della presidente Monica Magioni, il senso è univoco: “Non potevamo permetterci di perdere Fazio, con lui la Rai resta ancora al top della tv”. E Orfeo è ancora più netto: “Fazio è determinante per la leadership della Rai”. E quindi che gli vuoi dire? E’ stato un Cda contrastato il giusto – Carlo Freccero se n’è andato via in polemica, ma sul resto dei palinsesti, su Fazio e compensi non ha mai eccepito, anzi – ma alla fine, anche pressati dalla scadenza imminente della presentazione pubblica, la decisione. Che un minuto dopo è finita sotto l’attacco pesante dei soliti noti, vedi il piddino Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza e, peraltro, portavoce di Renzi, pasdaran assoluto sul tema, che si è scatenato: “Il raddoppio del compenso a Fazio è uno schiaffo al Parlamento e agli italiani che fanno sacrifici. Per di più da un Cda che decide contratti ben oltre la durata del proprio mandato.

La presunta riduzione del 10% dei compensi annunciata nei giorni scorsi si è rivelata una presa in giro”. Al momento Anzaldi forma una sorta di trio meraviglia con Maurizio Gasparri (“E’ una vergogna, ci vediamo in Vigilanza”) e Matteo Salvini (“E’ una vergogna regalare undici milioni a Fazio e poi chiedere il canone a disoccupati e pensionati”). Ma il tono della politica, se succederà, si alzerà davvero solo nelle prossime ore: se non succederà, vorrà dire che alla fine sotto sotto sono tutti un po’ contenti. Intanto in ambienti Rai, quelli giusti, si giudica “scomposta ma coerente” la reazione di Anzaldi, mentre si fa sapere che Fazio non stava bluffando e aveva almeno un’offerta importante dalla concorrenza.

L’effetto Fazio – che in teoria ha solo ricevuto la proposta di contratto ma che nella realtà ha firmato eccome – sorvegliato saldamente nella trattativa dal super-manager Beppe Caschetto (Anzaldi fa allusioni pesanti al corroborante aumento anche per quest’ultimo), scende a cascata su altre situazioni un po’ in bilico. Ovvero restano anche Carlo Conti e soprattutto Alberto Angela, più varie ed eventuali, Giletti che lascia l’Arena e avrà dei sabato sera e cose così. Resta però quella suggestione Fazio del Lunedi sera, per non parlare di apparizioni possibili a Sanremo (come ospite e poi chissà). Il conduttore ha chiuso il suoChe tempo che fa di stagione con la puntata in cui ha ospitato Fiorello ed è stato come una sorta di dimostrazione-show di cosa si potrebbe fare in quella Rai1 se, insomma, metti il caso. Presto per fare ipotesi vere, ma come si dice con decisione negli ambienti Rai di cui sopra: se c’è uno che può riportare Fiorello in Rai, si chiama Fabio Fazio.

Fonte: La Repubblica

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RAI Serie TV: ecco i punti di forza di “Tutto può succedere”

Serie TV RAI, Tutto può succedere. In questo remake di Parenthood il team lavora di leggerezza valorizzando bene una naturale inclinazione per la commedia.

«Siamo una famiglia, sì o no?», chiede Sara (Maya Sansa) a sua figlia Ambra (Matilda De Angelis), adolescente sveglia ma insicura, cresciuta con un padre irresponsabile e problematico. La ragazza non risponde: è appena arrivata a Roma da Genova con sua madre e suo fratello Denis (Tobia De Angelis), dopo la dolorosa ma inevitabile separazione da quel padre disastroso.

Non conosce ancora, Ambra, gli abbracci e le risate collettive, le ansie condivise e quanto sia bello spartire coi calorosi parenti romani la gioia di un regalo offerto dalla vita. Non sa molto del tepore dolce di sentirsi ramo di un albero robusto e rigoglioso, composto da due nonni, dai loro quattro figli e da un bel mucchio di nipoti, tra cui lei.

Scoprirà tutto durante un viaggio lungo due stagioni, sempre su Rai Uno, dal 27 dicembre del 2015 al 29 giugno prossimo, quando la disordinata orchestra dei Ferraro suonerà per l’ultima volta la sua vitalità caotica ma coinvolgente, il suo entusiasmo spassoso e un poco confusionario, chiassoso ma sensibile. I problemi delle varie generazioni si accompagneranno per l’ultima volta all’allegria, in un volteggio finale di risate ed emozioni.

Ventisei puntate in tutto, di peripezie esistenziali e sentimentali, durante le quali Ambra, piccolo e prezioso anello di un ampio girotondo familiare, ha incontrato i vistosi difetti dei suoi tanti familiari: dal testardo e orgoglioso nonno Ettore (Giorgio Colangeli) alla saggia e sottilmente malinconica nonna Emma (Licia Maglietta), fino alle tante zie e zii carnali e acquisiti, ognuno coi propri figli a completare il gran concerto. Tanti chicchi di un gustoso grappolo, ognuno dal sapore unico: ecco i Ferraro, coralità agrodolce che parla di bullismo e di vuoti nell’anima portati dal pensionamento, di video virali e di gravidanze involontariamente interrotte, del lavoro che si perde a quarantatré anni e della paura che si prova.

Ambra, al pari di ogni personaggio di Tutto può succedere, osserva la fatica di tutti per tenere in piedi il proprio nucleo, le prove continue che la vita impone a ogni età, le tempeste a volte indomabili che aggrediscono gli amori che parevano al sicuro, gli errori e le rinunce che plasmano i bilanci personali, il sudore colato per crescere i figli, doni infiniti che a volte vivono problemi che non possiamo annullare, soltanto lenire, magari affrontandoli con la bravura esemplare di Alessandro (Pietro Sermonti), primogenito di Ettore ed Emma, e di sua moglie Cristina (Camilla Filippi), che oltre a essere i genitori di Federica (Benedetta Porcaroli), intelligente e riservata coetanea di Ambra, lo sono anche di Max (Roberto Nocchi), che ha otto anni e la sindrome di Asperger. Il tempo speso per il figlio non toglie ad Alessandro la capacità di spendersi per gli altri, non scalfisce la sua propensione ad «aggiustare le persone», come sintetizza suo padre a un certo punto. Le difficoltà non tolgono ai Ferraro il piacere di incontrarsi, aumentano semmai il bisogno di tenersi stretti, sciogliendo la complessità del vivere in una cena con brindisi e autoironico ripescaggio di aneddoti dal passato.

Sa tenere la porta aperta al mondo esterno, questa arruffata famiglia italiana: ha il merito di aprirsi ai portatori di sana rottura e quindi di crescita, al loro sguardo esterno e libero che aiuta a sforbiciare i cordoni ombelicali ancora intatti. Sanno pure pregare, i Ferraro, qualche volta, anche se nonna Emma non sa bene da dove cominciare: «Padre nostro — confessa ad alta voce — so che non ci parliamo molto spesso». Poi, però, ringrazia per i tanti doni ricevuti e chiede preghiere per i propri cari, conquistandosi così l’applauso della tavolata e un “brava” da tutti i commensali.

Tutto può succedere è il remake italiano della statunitense Parenthood, serie cult da sei stagioni in tutto, dal 2010 al 2015, a sua volta ispirata al film Parenti, amici e tanti guai di Ron Howard, del 1989. Se in quel vigoroso family drama i dialoghi brucianti e le vivide interpretazioni rendevano credibili tutte le tensioni e i ritorni alla pace, il team lavora di freschezza e leggerezza, valorizzando bene la naturale inclinazione italiana per la commedia. Se l’intensità di Parenthoodfotografava nitidamente la contemporaneità americana, Tutto può succedere pennella, senza idealizzarlo mai, l’affresco di una media borghesia italiana che sa tanto di normalità. Le sfumature favolistiche vengono diluite con attenzione nel realismo, in questa serie dal linguaggio popolare ma curato, e se diverse avventure incontrano il lieto fine, capita a volte che i limiti personali o le scelte fatte portino a un dolore irreversibile, alleggerito solo in parte da parole di conforto, dalla corsa sincera in aiuto, dalla battuta che indebolisce la solitudine e la sofferenza.

«Siam fatti così — dice Sara della sua famiglia — ci elettrizziamo per poco», mentre Carlo (Alessandro Tiberi), il più giovane dei quattro figli di Ettore ed Emma, sintetizza i suoi parenti con un ironico «son strani», quando li presenta a Feven (Esther Elisha), la ragazza che sei anni dopo una loro breve relazione si è rifatta viva presentando a Carlo il figlioletto Robel, che in poco tempo lo trasformerà da inguaribile immaturo a padre affettuoso e innamorato. Senza quelle barriere psicologiche che invece impediscono a sua sorella Giulia (Ana Caterina Morariu), determinato e tosto avvocato, di costruire una relazione profonda con la piccola Matilde, più legata invece al padre Luca (Fabio Ghidoni), anche lui avvocato ma poco ambizioso e anche per questo reinventatosi felicemente giardiniere.

È l’ennesima tessera di un puzzle che ricorda le potenzialità della famiglia mettendone in mostra le mille imperfezioni, che racconta come uniti il difficile diventi un po’ più facile e si possa anche acchiappare la felicità, talvolta. «Empatia — spiega il piccolo Max — vuol dire entrare dentro. Come se io potessi diventare te e tu me». Ecco, i Ferraro, a modo loro, vivono la famiglia in questo modo: cercano la verità negli occhi dell’altro e se serve intervengono per il loro bene. E non è poco.

Fonte: L’Osservatore Romano

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RAI servizio pubblico accordo con France Tv presenti Monica Maggioni e Mario Orfeo

RAI firmato ieri l’accordo con France Tv alla presenza della presidente Monica Maggioni e del dg Mario Orfeo

«Siamo forti insieme, deboli se soli». Il dg di France Televisions Xavier Couture sintetizza così l’accordo siglato ieri mattina con la Rai, alla presenza della presidente Monica Maggioni e del dg Mario Orfeo: un contratto quadro di coproduzione che prevede annualmente una serie di progetti, per arricchire con contenuti di matrice europea la programmazione nazionale e la distribuzione internazionale. «Un’alleanza strategica nell’ottica di servizio pubblico — precisa Orfeo — una collaborazione sistematica in un momento in cui l’Europa è attraversata da venti di tempesta, che mettono in pericolo il mondo aperto cui siamo abituati».

È già in cantiere un primo ambizioso progetto che riguarda la storia, ma non recente. Anticipa Couture: «È un documentario che attiene più all’Italia che alla Francia: la prima pietra di un edificio che spero diventi grande e importante. D’altronde i nostri due Paesi sono molto prossimi sul piano culturale, è fondamentale unirci. Siamo colonizzati da altri Paesi molto forti: i nostri giovani conoscono più le strade di Los Angeles che quelle di Roma o Parigi e non va bene. Unire le forze significa avere più soldi per diventare protagonisti, ma non è solo una questione di marketing: l’Europa è la nostra importante famiglia». Aggiunge Mario Orfeo, riferendosi alle recenti elezioni d’Oltralpe: «Dalla Francia arrivano segnali che ci fanno ben sperare in un’inversione di rotta».

Fonte:
Corriere della Sera

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Mario Orfeo: La bella (e giusta) sfida delle neo radio digitali Rai

5 nuove radio digitali tematiche ascoltabili via web, attraverso le app e il Dtt

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Mai sottovalutare la Rai. Ieri ha presentato cinque radio digitali dedicate ad altrettante tematiche diverse: Radio Classica (diretta da Maria Gabriella Ceracchi), Kids (Gianfranco Onofri), Live (bentornato Fabrizio Casinelli), Techetè (Andrea Borgnino) e Tutta Italiana (nelle mani dell’espertissimo e autorevole Gianmaurizio Foderaro).

Saranno ascoltabili via web attraverso le app, il Dtt e grazie ai protocolli Sat e, soprattutto, Dab+. L’obiettivo è chiaro: intercettare quella fascia di ascoltatori millennials (ma non solo) che ormai interagiscono con il mondo quasi esclusivamente grazie a logiche digitali. Il limite di tanti dirigenti in tante aziende di comunicazione è di sottovalutare l’impatto enorme e, in prospettiva, assoluto che questo tipo di pubblico / ascoltatore avrà nella definizione dei palinsesti nel futuro prossimo venturo.

 Perciò ottima è l’iniziativa della Rai che il neo dg Mario Orfeo ha sintetizzato così parlando nella Sala A di via Asiago a Roma: “Nel sistema Rai la radio è un punto di riferimento chiave per il pubblico e la sfida digitale è centrale anche nel presente”. Senza dubbio, l’iniziativa è un germoglio destinato a dare frutti ottimi. Ora deve dimostrare, specialmente nei canali che hanno più necessità di aggiornamento e contiguità con gli ascoltatori (non Techetè, per capirci), di saper rimanere centrale nella fruizione radiofonica con quella inarrestabile curiosità senza pregiudizi che ormai è decisiva nel dialogo con il pubblico. Le premesse, anche nei dirigenti, ci sono tutte e il successo è dietro l’angolo. Con l’inevitabile sorpresa di chi crede la Rai ormai fuori dal tempo.


Fonte: Il Giornale

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RAI Uno Stanotte a Venezia, il nuovo viaggio notturno di Alberto Angela

Stasera in onda su Rai 1 nuovo viaggio notturno di Alberto Angela: “Niente Venezia da cartolina raccontiamo i suoi silenzi”

Ospiti Uto Ughi, Giannini, Parmitano “per coglierne tutta l’unicità”

Uto Ughi racconta Vivaldi dalla platea del teatro La Fenice, Giancarlo Giannini vestito come Carlo Goldoni attraversa la città e la commenta, l’astronauta Luca Parmitano la osserva dall’alto, svelandola nella sua unicità e fragilità. Stanotte a Venezia – quasi una citazione di Una notte a Venezia, fiabesca ed erotica operetta di Johann Strauss – è dopo le puntate dedicate al Museo Egizio di Torino, a Firenze, al Vaticano, la nuova tappa del viaggio televisivo di Alberto Angela, in onda stasera su Rai 1 alle 21.20. L’autore l’ha presentata nella più splendida tra tutte le sedi RAI: a Palazzo Labia, nel salone affrescato da Giambattista Tiepolo.

Quale periodo storico copre la vostra ricostruzione?

“Dalla fondazione della città, mostrando dei reperti archeologici conservati a Torcello, fino al Settecento di Casanova e Goldoni”.

Che muoiono tutti e due non a Venezia, di cui è ormai iniziata la decadenza: nel Settecento finisce la millenaria storia della Serenissima Repubblica.

La contemporaneità e i suoi problemi – l’eccesso del flusso turistico, l’inquinamento della Laguna, il rischio rappresentato dalle Grandi Navi – come vengono affrontati?

“Non spetta a me affrontarli, non è il mio mestiere. Abbiamo scelto la notte perché di notte si può rintracciare il vero e misterioso significato di Venezia e ancora di più appare la sua unicità, il suo essere un bene da tutelare, un lascito senza eguali da consegnare a chi verrà dopo di noi”.

Che cosa distingue il vostro programma da una cartolina illustrata, o da un trailer promozionale di cui la città non sembra avere bisogno?

“Il linguaggio del silenzio. Gli scorci segreti. La calma notturna che passeggiando – preziosa caratteristica veneziana – ti permette di ritrovare te stesso”.

Parsifal a Venezia” è il titolo di un romanzo, lui lo chiamava “un diario dell’anima”, del direttore d’orchestra veneziano Giuseppe Sinopoli. Anche in questo caso, un racconto tutto notturno, dominato dal piacere di perdersi nel labirinto senza uscita delle calli, dei campielli, delle fondamenta, dove Oriente e Occidente si incontrano di continuo. Dopo questa esperienza quale la sua impressione della città?

“Venezia è stata una sfida. Creare una città tra il mare e la laguna, piccola e indifesa, e farla diventare uno Stato, potente e temuto. Quali leggi la governavano, quale strategia aveva la sua classe dirigente? Il coraggio dei mercanti e degli esploratori, la nobiltà degli uomini e delle donne che l’hanno creata a fatta prosperare, la sua arte e la sua economia. Sono queste le traiettorie del nostro racconto, proposte anche con immagini spettacolari, realizzate dal personale RAI”.

Perché la scelta di far apparire Marco Polo, vecchio, al momento di fare testamento?

“E’ stato un uomo di un’audacia incredibile, spesso incompreso, anche se aveva vinto la sfida impossibile del viaggio di andata e ritorno in Cina. E’ un episodio commovente del nostro programma: lui, ormai morente, vuole lasciare degna memoria di sé”.

Venezia, città decadente o città splendente? Passato o futuro?

“Tutelare il passato per costruire il futuro. La grandezza di Venezia, credo, è stata resa possibile perché ha sempre giocato come una squadra, a vantaggio della comunità e non dei singoli”.

Fonte: La Stampa

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Antonio Campo dall’Orto, una Rai con diverse luci (Il Corriere della Sera)

Il Corriere della Sera traccia un bilancio della Rai

L’addio del direttore generale Antonio Campo dall’Orto lascia la Rai coi “conti in ordine, e un’eredità fatta di diverse luci e alcune ombre. In Italia le chiacchiere contano spesso più dei fatti, ma noi proviamo a partire da questi ultimi.

In termini di presenza sul mercato, la Rai sembra in migliore salute dei suoi competitor: non si sa se per incapacità di questi ultimi o per meriti di Viale Mazzini, fatto sta che il servizio pubblico totalizza –nei primi cinque mesi dell’anno- una quota di mercato che tocca il 40% (in prime time) e il 38% (nell’intero giorno), grazie ai canali generalisti e ai dieci tematici. Mediaset si ferma al 32,1% (prime time), tutti gli altri editori (compresa Sky) sono ben sotto il 10%.

Nel 2017 Rai1 si conferma rete leader, con 19,5% di share in prima serata, e il 17,5% nell’intero giorno, con una tendenza in crescita rispetto allo scorso anno (Canale 5 è ferma al 15,7% in p.t.). L’ombra maggiore che pesa su questi (grandi) numeri è il fatto che il pubblico Rai è fatto prevalentemente di anziani, caratteristiche che accomuna le tre reti generaliste: Rai1 e rai3 vincono sugli ultra 65enni (anche se ci sono segnali di “svecchiamento” rispetto al 2016), Rai2 abbassa un po’ l’età media conquistando sia i 50enni sia i 20enni. Ma sui target più giovani non c’è storia con Mediaset e gli altri editori. Il pubblico più colto (laureati) premia in particolare Rai2 e Rai3. Gli asset forti Rai sono Sanremo, una fiction che fa grandi numeri (da “Montalbano” a “Maltese”) e che si rinnova (“La porta rossa”), l’intrattenimento fra tradizione (“Che tempo che fa”) e innovazione (Facciamo che io ero”, “Il collegio”). Al di là del digitale (RaiPlay) e dell’informazione (irriformabile), la stagione di Campo Dall’Orto si è caratterizzata per un’inedita attenzione editoriale. Speriamo ora non venga definitivamente archiviata.

Fonte: Il Corriere della Sera

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RAI media company i nuovi episodi Non Uccidere prima in streaming poi su RAI2

Tutto in una notte: il binge watching, la scorpacciata di serie in anteprima non è più solo su Netflix e Sky. La RAI si adegua e, a caccia di pubblico giovane, propone in anteprima dal primo giugno sulla piattaforma RaiPlay (www.raiplay.it) i nuovi episodi di Non Uccidere, la serie con l’ispettrice Miriam Leone in onda in TV su Rai2 dal 12 giugno. 

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Vedere le fiction come e quando si vuole, senza rispettare l’appuntamento televisivo. La Rivoluzione è iniziata. “Non è vero che l’online cannibalizza la tv”, spiega Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Teche e responsabile Content Digital, “ma aiuta a allargare la platea, per conquistare il pubblico che di solito non segue la tv generalista. La RAI diventa media company:offrire questo servizio significa rinnovare il volto di un’azienda. Per tutta la RAI è uno sforzo vero lavorare su una multipiattaforma.” “Non uccidere”, dice, “fa da apripista ma continueremo in autunno con Linea Verticale con Valerio Mastrandrea, poi con L’Ispettore Coliandro e Rocco Schiavone anche senon in modalità box set.

Che sia la strada giusta ce lo dice anche la Bbc che ha proposta The living and the dead”. Un progetto fortemente voluto dal dimissionario direttore generale della RAI Antonio Campo Dall’Orto, che puntava a trasformare la RAI in una media company, “per andare incontro ad un pubblico sempre più ampio”, come sottolinea la direttrice di Rai Fiction, Tinni Andreatta. Per il produttore Lorenzo Mieli “solo con la RAI si poteva fare un prodotto industriale del genere” e ringrazia Campo Dall’Orto “che ha avuto il coraggio di credere in questo racconto televisivo e ha lavorato per anticiparlo su RaiPlay.  E’ incredibile che un direttore generale che ha rischiato così tanto, sia dimissionario”.

RAI Fiction con i suoi titoli in questo progetto gioca un ruolo importante: non a caso è stato selezionato un poliziesco che s’ispira, nello stile e nelle trame, ai gialli nordici, con un linguaggio e uno stile nuovo. “E’ la prima volta nella storia del servizio pubblico italiano”, aggiunge la direttrice Andreatta “che una serie intera viene resa disponibile in modalità non lineare, vogliamo raggiungere un pubblico sempre più ampio e trasversale. Negli ultimi anni molti spettatori hanno sviluppato modalità e bisogni di consumo diversi da quelli del classico appuntamento tv. Con Non uccidere alziamo l’asticella dell’innovazione. E’ stato venduto in tutto il mondo: la prima stagione ora è in onda su Arte in Francia e Germania con ascolti superiori allo share medio della rete”. Tra noir e thriller, la serie – creata da Claudio Corbucci, diretta da Lorenzo Sportiello, Claudio Noce, Michele Alaique, Adriano Valerio, e Emanuela Rossi – racconta delitti consumati tra le mura domestiche o nella cerchia di piccole comunità. La protagonista, l’ispettrice della Squadra Mobile di Torino, Valeria Ferro (Miriam Leone), alle spalle un passato sofferto, è alla continua ricerca della verità. “La cerca a tutti i costi” spiega l’attrice. “Sono felice di averla interpretata, è stato un regalo. Il mio riferimento è stato Antigone perché seppellire i morti e dare giustizia a chi ha perso un proprio caro per Valeria è la missione fondamentale. E’ figlia di una carnefice, la madre e di una vittima, il padre, ha un sesto senso per le indagini. Siamo riusciti a restare fuori dal trionfalismo e a stare vicini alle persone che vivono una tragedia”.

Fonte:  La Repubblica

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RAI Campo Dall’Orto: Una televisione senza …

L’incertezza e la vaghezza accompagnano ogni riflessione sul mezzo, specie sul cosiddetto servizio pubblico RAI

Una televisione senza. Una televisione senza motivazioni. Una televisione senza programmi. Una televisione senza progetti. Una televisione senza testa. Una televisione senza gambe. Una televisione senza conoscenze. Una televisione senza senso… Se Alberto Arbasino si occupasse di televisione saprebbe meglio di chiunque altro descriverci l’incertezza e la vaghezza che accompagnano ogni riflessione sul mezzo, specie sul cosiddetto servizio pubblico.

Da oggi, una televisione senza Giro d’Italia, bellissimo e incerto fino alla fine. Fino a Milano, abbiamo sperato che Vincenzo Nibali indossasse la maglia rosa, ma onore all’olandese Tom Dumoulin. Un Giro senza pioggia, un Giro con una sola vittoria italiana (quella di Nibali a Bormio), un Giro senza Michele Scarponi. Una televisione senza campionato di calcio, finito domenica con la grande impresa del Crotone a scapito dell’Empoli. Un Crotone guidato da mister Davide Nicola, l’allenatore che tre anni fa perse il figlio di 14 anni per un incidente in bicicletta e che ora, per celebrare l’impresa dei suoi ragazzi, si appresta al viaggio proprio in bicicletta dalla Calabria alla sua Torino.

Una televisione senza il «Processo alla tappa» di Alessandra De Stefano, il superamento del concetto di «quota rosa» (che pure al Giro avrebbe anche un senso). Una televisione senza «Viaggio nell’Italia del Giro» di Edoardo Camurri, una corsa dentro l’anima di un Paese senza. Una televisione senza Francesco Totti. O forse no. Forse imboccherà la strada dei commentatori e sarà più che mai presente sullo schermo. Una televisione con le vagonate di retorica spiccia di Fabio Caressa sull’addio di Totti. Una televisione senza «Edicola Fiore», l’omaggio più spiritoso e disincantato alla carta stampata. Ma anche la rassegna stampa più vitale e intelligente. Una televisione senza Antonio Campo Dall’Orto, ultima rappresentazione dell’orfanità e della vedovanza…

Fonte Corriere

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RAI Dumoulin Giro 100 edizione straordinaria, scommessa vinta

Due milioni di media quotidiana, quasi 29 milioni di italiani entrati in contatto con le emozioni della corsa: il Giro d’Italia edizione numero cento è stato un successo straordinario rivelandosi come un’altra scommessa vinta per Rai.

La messa in onda su Rai2, con trasmissioni ad hoc come “La grande corsa” e “Viaggio nell’Italia del Giro” (realizzata in collaborazione con Rai Cultura) si è rivelata una scelta vincente, al pari dell’impegno a declinare il racconto in Radio, con RaiRadio1 impegnata ogni giorno nella cronaca e RaiRadio2 canale ufficiale dell’intrattenimento, ma anche sul web e sui social, utilizzando quindi tutte le piattaforme disponibili di una media company. 

I numeri sono eloquenti: l’ascolto medio dell’ultima ora di ogni tappa, il “Giro all’arrivo”, ha superato i 2 milioni (2milioni e 30mila spettatori, con uno share medio del 18,2%). Il picco di ascolto più alto ha sfiorato invece i 4 milioni, registrato ieri in occasione dell’ultima appassionante frazione, la cronometro decisiva di Milano: alle 17.30 di ieri, mentre l’olandese Tom Dumoulin festeggiava la conquista della maglia rosa, erano 3 milioni e 844mila i telespettatori sintonizzati su Rai2 (share del 31%). La tappa più seguita dell’intero Giro è stata quella di sabato 27 maggio, la Pordenone-Asiago, con 3 milioni e 302mila spettatori di media e il 27,4% di share. “Nessuna storia vale se non la si sa anche raccontare – ha dichiarato il direttore di Raisport, Gabriele Romagnoli – Questo è stato un Giro intenso, la sfida Rai era declinarlo in tutte le forme possibili: intrattenimento, cronaca, analisi, cultura.

Credo sia stata vinta: i numeri dello share sono matematica, la passione non si calcola”.  E a proposito di passione, sono state 28milioni e 596mila le persone che, per almeno un minuto, in tutti i 21 giorni di gara si sono sintonizzati su Rai2 o su Raisport + HD per seguire la corsa rosa con un incremento di quasi 6 milioni rispetto alla scorsa edizione: in pratica metà degli italiani sono entrati in contatto con il Giro. Straordinario, infine, anche il risultato ottenuto sui social: il 100° Giro d’Italia ha visto un’offerta digital senza precedenti, su una competizione ciclistica, in diretta e on-demand, interamente fruibile sul sito speciale http://www.rai.it/giroditalia/e sui social. Una vera e propria volata di gruppo, che ha visto “pedalare” insieme gli account di Rai2, RaiSport, RaiStoria, Rai Radio1 e Rai Radio2, le voci ufficiali del Giro.

Sui social, il gruppo di lavoro di #RaiGiro100 ha realizzato un racconto a 360°, tappa dopo tappa, con 645 minuti di Facebook Live prodotti sul campo, 336 video dedicati, quasi 1000 tweet con foto e gif, raggiungendo così su Facebook oltre 9 milioni di utenti, 25.8 milioni di impressions e oltre 2 milioni di visualizzazioni solo per i video. Su Twitter sono stati sfiorati i 4 milioni di visualizzazioni dei contenuti postati, mentre le interazioni totali, tra Facebook e Twitter, sono state quasi due milioni. Un racconto che, per la prima volta, ha accompagnato tutti, nessun utente escluso, alla conquista della maglia rosa numero 100.

Fonte:   RAI

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