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IO SONO BANCA! Una nuova piattaforma web per far incontrare investitori privati e PMI

Oggi nasce una nuova iniziativa web, www.iosonobanca.it, con due obiettivi convergenti:
aiutare le piccole e medie aziende sane e dinamiche, anche se indebitate, a sottrarsi alla morsa dei rating bancari e creditizi e dei costi proibitivi del denaro;
offrire un’alternativa interessante agli investitori privati, stanchi degli scarsi rendimenti e delle vessazioni del sistema creditizio che incassa gabelle, costi e tasse anche quando non produce profitti o causa perdite.

Questa piattaforma nasce con l’idea di fondere queste due diverse necessità in una singola operazione che soddisfi i soggetti coinvolti, consentendo loro di essere parte attiva nella costruzione di un’operazione finanziaria nata dall’incontro tra due soggetti con lo stesso potere contrattuale e soggetti alle stesse regole.

Questo innovativo approccio alla raccolta di finanziamenti ed all’investimento di denaro ha il pregio di consentire a chi ne farà uso, su qualunque delle due sponde si trovi, di negoziare i termini del finanziamento/investimento in base alle proprie necessità plasmandoli insieme ad una controparte che ha il medesimo interesse a negoziare a differenza del sistema creditizio che può imporre proprie regole, propri modelli, propri costi ed è in grado, per legge, di cambiare regole modelli e costi in qualsiasi momento ed a propria discrezione.

IOSONOBANCA! potrà essere utilizzata proficuamente, dal lato finanziamenti, da qualunque aziende il cui scopo non sia quello di ripianare le proprie sofferenze col sistema bancario. Questo non significa che possano accedervi solo aziende senza debiti ma solo che la vigilanza e gli strumenti per impedire di utilizzare questa piattaforma per spostare i debiti dalle banche al mercato, saranno estremamente rigorosi. Prassi assurta agli onori della cronaca con il caso Parmalat su tutti.

Dal lato investimenti, potranno trarre vantaggio dalla piattaforma quegli investitori forti di conoscenze approfondite di uno o più settori economici che consentiranno loro di valutare con cognizione di causa le operazioni proposte (a differenza, per esempio, di quel che accade con certi prodotti finanziari complessi, molto invitanti per i rendimenti promessi che ad oggi hanno arricchito solo le banche.

Tutto questo dal punto di vista legale avviene con il solo ausilio di strumenti previsti dalle leggi attualmente vigenti in Italia e non sfruttando vuoti normativi o interpretando a proprio vantaggio norme nate con altri scopi (come avvenuto per crowd funding e social lending) . Questo rende le operazioni che verranno originate da questa piattaforma web estremamente solide, consentendo a chi vi aderisce di concentrarsi solo sull’essenza dell’operazione.

Ed ora l’obiettivo è quello di creare, in pochi mesi un database di aziende e di investitori il cui incrocio possa essere in grado di generare un piccolo contributo alla tanto auspicata ripresa economica delle imprese italiane.

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La cessione del quinto ha una nuova casa

Il sito www.hoxprestiti.it si presenta con una veste grafica nuova: è stato riprogettato apposta per renderne la fruizione semplice e scorrevole a tutti coloro che volessero visitarlo: i dipendenti ed i pensionati, le categorie a cui è rivolto il sito, che avessero necessità di chiedere un finanziamento con trattenuta diretta sulla busta paga o sul cedolino della pensione avranno qui una visione chiara e semplice delle tipologie di finanziamento erogabili. Si tratta di prestiti con cessione del quinto dello stipendio e della pensione: l’unico tipo di finanziamento disciplinato per legge. La Legge n° 180 del 5.1.1950 ed il regolamento attuativo DPR n° 895 del 28.7.1950 prevedono infatti, per i lavoratori statali, la possibilità di ottenere dei finanziamenti caratterizzati dalla particolare modalità di rimborso rateale che si sostanzia in una trattenuta mensile direttamente sulla busta paga.

Fin dai primi anni di vita della legge gli usi hanno esteso questa formula di finanziamento anche a tutte le altre categorie di lavoratori dipendenti come dipendenti di enti locali, pubblici non statali e di aziende private, subordinatamente all’accettazione del datore di lavoro che poteva anche rifiutare. La Legge n° 311 del 30.12.2004, oltre a prevedere la possibilità di accedere a questa particolare formula finanziaria anche a favore dei pensionati, ha esteso l’obbligatorietà della cessione del quinto anche alle aziende private. Mentre prima del 2005 le aziende private potevano rifiutare ai propri dipendenti l’addebito delle rate di finanziamento in busta paga, oggi sono obbligate per legge ad accettarlo. Per l’accesso a questi prestiti, non sono richieste garanzie né prese informazioni sulla solvibilità del richiedente; infatti vi può accedere anche chi ha avuto disguidi finanziari (protesti, insoluti, pignoramenti ecc.). L’unico requisito richiesto è la stabilità del posto di lavoro e l’affidabilità del datore di lavoro, che viene presa in considerazione poiché è proprio a questi che viene affidato il compito di pagare materialmente le rate al creditore.

La durata di questi finanziamenti va da un minimo di 24 mesi ad un massimo di 120 mesi e proprio grazie a durate molto lunghe consente di ottenere importi di denaro estremamente elevati, senza eguali nel panorama dei prestiti personali e che possono raggiungere cifre nell’ordine degli 80.000 euro. La rata di rimborso sarà commisurata allo stipendio netto mensile e non potrà superare la quota di 1/5 (20%) dello stipendio stesso. Scegliere la cessione del quinto conviene per diverse ragioni: il tasso di interesse applicato a questi finanziamenti è concorrenziale con tutti gli altri tipi di prestiti personali non finalizzati (non vincolati cioè all’acquisto di uno specifico bene). La possibilità di dilazionare il rimborso con durate proprie dei finanziamenti garantiti da costose ipoteche (fino a 10 anni).

Nessun altro prestito personale consente l’accesso a cifre così elevate come quelle finanziabili con questo sistema. Il sistema viene attivato dal creditore e dal datore di lavoro e non necessita dell’intervento del debitore. Eventuali disguidi nei pagamenti non implicano alcun tipo di segnalazione al sistema finanziario come capita in tutti gli altri tipi di finanziamento anche quando il disguido non è provocato direttamente dal debitore Esiste poi la possibilità di rinnovo prima del termine contrattuale di scadenza.

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Mediatori creditizi: come sopravvivere alla nuova legge 141

La nuova legge, il D. Lgs. 141 del 13 agosto 2010 che, tra le altre cose, regolamenta la professione del mediatore creditizio imporrà a tutti gli appartenenti a questa categoria, circa 117.000 persone e 9.000 società,  di fare delle scelte piuttosto drastiche poiché, per come sono state studiate le cose, oggi il 95% degli iscritti non ha i requisiti richiesti per continuare a lavorare.

La nuova legge infatti prevede che la professione di mediatore creditizio possa essere svolta solo da società di capitali con capitale sociale interamente versato pari a 120.000 euro. Questo significa che nemmeno tutte le società iscritte all’albo delle persone giuridiche potranno continuare a lavorare così come sono oggi.

Le alternative per coloro che attualmente svolgono questa professione sono tre:

§         la prima è quella di cambiare mestiere e per alcuni potrebbe essere la via più semplice perché già svolgono la professione in parallelo con altre attività (penso alle molte immobiliari iscritte all’albo)  e le complicazioni che porta la nuova normativa forse non valgono gli introiti che la professione portava o se anche li valgono la strada è ostruita da mille ostacoli;

§         la seconda è quella di trasformarsi in agenti in attività finanziaria e legarsi a doppio filo ad un’unica banca. Già le banche hanno iniziato a proporre ai propri mediatori la sostituzione dei contratti di mandato con quelli di agenzia, ingolosendo i futuri agenti con la promessa (falsa) di provvigioni più alte, sottacendo invece il fatto che si tratta di un rapporto monogamico che non permette di avere rapporti con altre banche o finanziarie;

§         la terza è quella di aggregarsi a realtà già esistenti e strutturate  secondo i parametri della nuova legge che naturalmente imporranno i propri mandati, le proprie regole e prima o poi degli obbiettivi di fatturato ai propri produttori.

Premesso che è certo che la nuova normativa imporrà a tutti coloro che vi si assoggetteranno dei costi superiori a quelli che attualmente sopportano o  degli incassi inferiori o più probabilmente entrambe, un’altra cosa estremamente irritante che questa normativa comporta per degli imprenditori, abituati a prendere decisioni ed a dare la rotta alla propria attività, è quella di  metterli nelle condizioni di fatto di dover prendere ordini e subire le decisioni di altri senza poter far nulla per liberarsi da questa situazione.

Per capirci, se oggi un mediatore  con 2 o 3 mandati subisce dei torti da uno dei suoi fornitori,  può semplicemente chiudere quel rapporto e continuare a lavorare con gli altri. Senza contare che ogni mediatore riceve le attenzioni di finanziarie o banche che ciclicamente si presentano a chiedere di lavorare con loro. A chi, grande o piccolo non è mai capitato?  Naturalmente ogni mediatore/imprenditore decideva autonomamente se provare il nuovo fornitore, se utilizzarlo parzialmente o se sostituirlo ad un altro meno generoso.  Se una banca ci revoca il mandato nel giro di due giorni se ne trova un’altra senza problemi.

Con la nuova normativa o si ha la forza economica per costituirsi in S.p.A. con tutti i costi amministrativi che comporta, ed allora si potrà continuare a lavorare nello stesso modo in cui si è operato fino ad ora, salvo i maggiori costi dovuti alla nuova struttura, oppure si dovrà scegliere: se si è fortunati uno dei fornitori proporrà di diventare suo agente monomandatario, ma non è detto che a tutti venga offerta questa possibilità.

Non si potranno più quindi mandare pratiche ad altri. Non si potranno quindi più valutare altre banche e poi scegliere quella che offre le condizioni economiche migliori o le procedure più snelle ed efficienti. Al contrario si dovrà sottostare alle decisioni della banca di cui si è agenti che potrà imporre qualsiasi decisione: da una diminuzione delle provvigioni a determinate caratteristiche dei locali dove svolgere l’attività, fino ad arrivare a dare dei limiti territoriali ecc.

 Qualora invece si scegliesse di affiliarsi ad un grosso mediatore già strutturato  secondo le nuove norme non si avrà più facoltà di scegliere il fornitore perché lo sceglierà il mediatore a cui si è affiliati in base a quanto dallo stesso riuscirà ad ottenere di provvigione sulle nostre pratiche. Certo non chiederà magari nulla come costo di affiliazione o tassa annuale ma solo perché la sua parte se la prende prima che arrivi nelle casse del produttore. Inoltre sicuramente imporrà dei livelli minimi di produzione, magari non subito ma prima ci farà acclimatare e poi in un secondo momento  lo farà.

E se voi foste mediatori già però strutturati con una vostra piccola società, dei dipendenti, un sito internet, delle strategie di marketing già consolidate ma l’idea di fare l’agente di un solo interlocutore vi stesse stretta? Dovreste operare come persona fisica al servizio di una S.p.A. e la vostra struttura? Le vostre strategie di marketing? Potreste utilizzarle e come? Probabilmente dovreste rinunciare a tutto questo fermo restando che i clienti dovreste sempre cercarveli voi: questa è l’unica certezza.

Peraltro le grosse strutture di mediazione creditizia, che sono il modello che la nuova legge ci impone di adottare, pur in un periodo di vacche grasse, come quello fin qui trascorso hanno dimostrato di essere molto deboli e vulnerabili. Il riferimento è ai fallimenti di Forus  e Prometeo che erano due tra i più grossi mediatori presenti sul mercato italiano, forse i due più grossi, che nonostante le tabelle provvigionali migliori del mercato, nonostante applicassero provvigioni molto più alte di quelle che un piccolo mediatore può permettersi, restando abbastanza competitivi, hanno fatto una fine ingloriosa con la dichiarazione di fallimento. Le strutture elefantiache che avevano creato  non hanno retto nonostante incassi milionari e rapporti privilegiati con i fornitori.

Questo purtroppo non è servito come monito e chi ha fatto la nuova legge pare non essersi accorto di questa situazione: già oggi con dei livelli provvigionali ottimali le società strutturate secondo quella che sarà la normativa futura finiscono a gambe all’aria. E domani quando tutti gli operatori del mercato saranno costretti ad avere quel tipo di struttura ma gli incassi che sono destinati a diminuire fortemente, verranno a mancare, che cosa succederà?

Inoltre sempre tenendo presente le motivazioni addotte per giustificare una legge così restrittiva  per una professione come quella del mediatore creditizio, relativamente al fatto che tutto questo putiferio è stato messo in piedi per tutelare il consumatore, nella convinzione che le grosse strutture siano più morali ed oneste del piccolo mediatore di provincia, e possano meglio servire le esigenze del consumatore, invito chiunque ad andarsi a visionare nei forum su internet le opinioni dei consumatori/clienti sul trattamento da loro ricevuto proprio da quei mediatori di cui parlavamo prima, quelli che hanno dichiarato fallimento. Ne leggerete di cotte e di crude.

Morale della favola: già prima di entrare in vigore questa riforma pare destinata ad una brutta fine perché il modello che si è voluto prendere per disegnaci attorno la figura del nuovo mediatore creditizio è già fallito, sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista etico come dimostrano i fallimenti, veri, di due tra i più grossi mediatori che hanno operato sul mercato fino a ieri e le opinioni diffuse dei clienti di quei mediatori, per non parlare  delle cose che dicono gli ex dipendenti di quelle stesse strutture.

 Vista la situazione personalmente non sono attratto da nessuna delle tre alternative:

§         la prima (cambiare mestiere) perché la HOX S.r.l. come penso moltissimi altri mediatori non ha attività alternative su cui poter continuare ad operare mollando la mediazione e pertanto questo fatto ci costringe a dover decidere di rimanere in questo settore  senza però aver capito ancora quale è la veste ideale per continuare a lavorarci;

§         la seconda (diventare agenti monomandatari), che consentirebbe di mantenere la struttura e l’operatività della propria azienda inalterata in realtà credo che sia molto pericolosa perché si finirà per essere schiavi della banca per cui si opera e non si avranno armi per evitare di subire le decisioni della stessa banca come invece è possibile oggi, senza contare che, forse non subito ma sicuramente prima di quanto crediate verranno a darvi istruzioni su quale prodotto vendere di più, quale di meno, sugli aumenti di produzione che dovrete portare ogni anno, ecc.;

§         la terza (diventare affiliati) comporterebbe sicuramente una rinuncia a lavorare coi propri metodi, a lavorare coi propri fornitori ed infine a lavorare con i propri ritmi: infatti per operare come affiliati  dovremo adeguarci a tutte le direttive della società affiliante e soprattutto, forse non subito, ma ci chiederanno un livello minimo di produttività  e se non lo si raggiungerà il rischio sarà quello di essere buttati fuori.

L’idea che sto sviluppando è quella di capitalizzare la HOX S.r.l. (Hoxprestiti.com) e di metterla a disposizione di chi, mediatore che opera come persona fisica o attraverso una piccola società, ha le mie stesse perplessità e vorrebbe, per quanto possibile, continuare ad operare come ha sempre fatto cioè:

§         nella massima libertà decisionale,

§         con i propri fornitori,

§         con la possibilità di testarne di nuovi,

§         con la possibilità di mandare le pratiche che il nostro fornitore abituale rifiuta, ad un altro,

§         senza nessun vincolo territoriale,

§         senza nessuna imposizione di produzione minima.

Qualora poi foste titolari di una società ben strutturate con personale, sito internet ecc. attraverso un particolare schema contrattuale, studiato con i nostri avvocati, potreste continuare ad avvalervi dei servizi della stessa.

Inoltre questo agglomerato di mediatori porterebbe anche dei vantaggi a ciascuno dei partecipanti poiché unificando sotto lo stesso mediatore la produzione di tutti si potrà chiedere  (e soprattutto ottenere) alle banche di avere tabelle provvigionali migliori; questo significherà poter caricare provvigioni più alte a parità di rata per il cliente. Infine si potranno negoziare ed ottenere dalle stesse banche dei premi produzione a fine anno i c.d. rappel.

Questo alla fine compenserebbe i costi di “affiliazione” che dovranno essere chiesti poiché necessari per sostenere tutto l’apparato amministrativo destinato a gestire i mediatori. Al momento non sono ancora in grado di quantificare questi costi poiché essi dipenderanno dal numero di adesioni che avremo. In linea di massima si tratterà di costi estremamente abbordabili e che soprattutto daranno la possibilità a tutti i partecipanti di avere ancora quella libertà di azione che la nuova legge ha cercato in tutti i modi di toglierci, alla faccia dei proclami di libertà e liberalità di tutti i governi ed i legislatori. Ma, si sa, quando si tratta degli affari delle banche pare che quelle due espressioni non contino più nulla.

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Mediatori creditizi: la legge 141 2010 li spazza via

Con la legge 141 del 13 agosto 2010 si  stabilisce la definitiva scomparsa dei mediatori creditizi. La legge, con la scusa di favorire gli interessi dei consumatori in realtà aumenta ulteriormente il potere delle banche che, alla fine, sono le uniche a beneficiare di questo decreto legislativo che impone delle regole così restrittive  che nemmeno in un regime comunista avrebbero avuto una giustificazione.

Analizzerò questo decreto nella parte che più da vicino mi riguarda: quella cioè che impone delle restrizioni pazzesche all’esercizio di una professione, quella del mediatore creditizio, che francamente non mi pare abbia mai fatto danni significativi a nessuno e quand’anche li avesse fatti, li avrebbe fatti a causa dei prodotti finanziari venduti, che sono confezionati dalle banche e non certo dai mediatori.

Diciamo pure che un po’ i mediatori creditizi le rogne se le sono cercate intanto perché, invece di pavoneggiarsi per avere un albo professionale a cui essere iscritti, vivendo questo evento come una legittimazione ad essere annoverati nel gotha della finanza italiana, avrebbero dovuto opporsi e presentare le cose come stavano: cioè che un albo era eccessivo per una categoria di semplici venditori: perché parliamoci chiaro, di questo si tratta. Il lavoro del mediatore è, infatti, banalmente un lavoro di vendita ne più ne meno come quello di un fruttivendolo o di un venditore della Folletto.

Tant’è vero che l’albo è pieno di queste persone che prima vendevano prodotti di consumo o altri servizi e poi hanno trovato più interessante entrare in questo mercato. E io credo che abbiano pieno titolo per starci, a differenza di qualche ex fruttivendolo, (mi riferisco in particolare ad uno che conosco personalmente ma che non citerò), oggi amministratore delegato di una primaria società di mediazione attiva particolarmente nei mutui, che dopo aver fatto fortuna, con pieno merito, in questo settore ora auspica che le porte del regno vengano chiuse a tutti i suoi ex colleghi perché non sono degni poiché mancanti della necessaria professionalità.

E dopo l’albo dei mediatori ci siamo dovuti iscrivere pure all’ISVAP, pagando, e ogni santo anno dobbiamo superare anche un inutile esame, richiesto per poter collocare polizze assicurative che non vengono nemmeno discusse o presentate ai clienti, non per dolo ma, per esempio, semplicemente perché sono obbligatorie in un prestito con cessione del quinto e quindi o il finanziamento lo si prende così o non lo si prende affatto.  E anche allora le poche associazioni di mediatori, a cui io mi sono ben guardato dall’iscrivermi, sono state a guardare magari pensando che un’altra iscrizione al solito ente inutile avrebbe aumentato il prestigio della categoria.

Ed oltre all’inutilità di questi esami ai più è sfuggito come questa iscrizione sia in realtà una pericolosa arma che consente alle banche di avere potere di vita o di morte sui mediatori creditizi. Come? Intanto sono loro che rilasciano l’attestato di avvenuto passaggio dell’esame. Immaginate questa situazione. Fate l’esame a dicembre con uno dei vostri fornitori. A gennaio vi revoca il mandato, voi gli chiedete di spedirvi l’attestato relativo al superamento dell’esame ma nulla si muove. A febbraio gli altri fornitori vi sospendono il mandato in quanto non gli avete ancora inviato l’attestato dell’esame. Iniziate una battaglia col coinvolgimento di avvocati e ISVAP per ottenere nulla più che una dichiarazione che avete superato quel benedetto esame. Dopo altri 4 mesi di carte bollate telefonate fax ecc. a fine giugno riuscite ad avere l’attestato che vi serve per lavorare ma siete stati fermi per 6 mesi. Questo non è un esempio inventato ma è successo a me pochi anni fa.

Poi il controllo dell’albo a cui i mediatori sono iscritti è passato dallo Stato (UIC) ad una società privata, la Banca d’Italia. Anche questo trasferimento di competenze forse, dalla maggior parte dei mediatori, è stato vissuto come un aumento del prestigio della categoria. Ma in realtà è solo un danno. Infatti i soci della Banca d’Italia, sono le aziende di cui vendiamo i prodotti finanziari sul mercato e quel che è peggio è che sono le aziende i cui guadagni sono sommati ai nostri guadagni su ogni singolo finanziamento per stabilire se i costi di tali prestiti sono entro i limiti di legge o meno. I primi risultati si sono già visti: “Drago” Draghi il governatore della stessa banca ha detto che i poveri consumatori hanno  dei costi troppo elevati sui prestiti e quindi è necessario tagliarli. Indovinate a chi li tagliano? Alle banche o ai mediatori?

E naturalmente dopo tutto questo prestigio accumulato, mediatori che dichiarano la grandissima importanza, delicatezza e competenza del nostro lavoro di consulenza, associazioni di mediatori che rivendicano un ruolo sociale per questa figura professionale così importante, beh, era palese che qualcuno prendesse la palla al balzo e ci dicesse: “bene cari mediatori visto il fondamentale ruolo sociale, l’estrema delicatezza dello stesso, le straordinarie competenze necessarie  per fare il vostro mestiere servono delle norme ferree a cui non potete sottrarvi”. Ed ecco la legge 141 che in pratica ci rende schiavi delle banche, che  come al solito vogliono essere le uniche a guadagnare e, nella sostanza, riescono nel loro intento.

Ma la nuova legge intensifica il controllo sul nostro operato: saranno istituiti, nuovi organi di controllo (questa volta li dovremo pure pagare noi perché il ministro ha detto chiaramente che questi organismi dovranno autofinanziarsi). Cioè per essere chiari con la nuova legge noi dovremo pagare le banche affinché ci controllino oltre naturalmente ad esaminarci e decidere se prendiamo troppi soldi. Beh, non c’è che dire, un vero successone per una categoria così prestigiosa: pagare qualcuno per farsi prendere a schiaffi!

Voglio anche segnalare che nel nostro paese non c’è nessun’altra professione, nemmeno quelle più delicate, penso ai medici, ai chirurghi, ai commercialisti: gli uni che devono salvare vite, gli altri che devono garantire di conoscere perfettamente le leggi per non rischiare di compromettere la vita ed il portafoglio dei propri clienti, che siano sottoposte a dei controlli così rigorosi come quelli a cui vogliono sottoporre, con questa legge, una categoria come la nostra, che alla fine della fiera è una categoria di venditori e nulla più. Ma non è tutto, dovremo anche munirci di assicurazione professionale obbligatoria. E penso proprio che i beneficiari saranno le banche, non i clienti (d’altronde che danno economico si può fare ad un cliente dandogli dei soldi?). Così le banche oltre a incassare tutti gli utili scaricheranno su di noi pure parte del loro rischio d’impresa. Non c’è che dire: questa gente è veramente in gamba!

Ma la cosa straordinaria è che mentre davanti a noi mediatori alzano dei muri invalicabili per svolgere la professione in funzione della necessità sociale di proteggere il consumatore e dell’altrettanto importante necessità  di avere sotto stretta sorveglianza chi svolge un mestiere così delicato come il nostro, sappiate che se vendete frullatori, termocoperte, televisori, motorini usati, ecc. potete vendere anche i finanziamenti collegati, non solo potete anche farli vendere dai commessi del negozio senza necessità di iscrivere nessuno  in albi, senza dover fare esami o dover essere persone di specchiata moralità.

Vedendo questa differenza di trattamento tra chi  intermedia i finanziamenti e chi li propone incollati ad un bene di consumo viene qualche sospetto sul reale scopo di questa legge in teoria mirata a proteggere i consumatori. L’impressione che ho io è che il reale scopo sia quello di rendere il mercato più favorevole agli interessi delle banche perché esse da un lato trasformano parte dei mediatori in agenti monomandatari che come tali, essendo legati ad un unico interlocutore, ad una diminuzione delle provvigioni decisa dalla propria banca di riferimento, non potranno fare altro che chinare la testa ed abbozzare. Senza considerare che diversamente del mercato assicurativo  nel mercato dei finanziamenti non esiste, se non in misura marginale, il c.d. portafoglio clienti, che potrebbe essere l’unica leva per  negoziare con  un’altra banca se quella di cui siamo agenti non ci soddisfa più, o se la stessa non si vuole più avvalere dei nostri servizi perché non rendiamo come si aspetta.

L’altra considerazione che io faccio in relazione all’obbligo di costituire società di capitali con 120.000 euro di capitale sociale è che la necessità di avere interlocutori di grandi dimensioni nasca dalla volontà di diminuire fortemente le provvigioni di mediazione. Per capirci è un po’ ciò che avviene nel confronto tra la grande distribuzione e i piccoli negozi. Il piccolo negoziante non potrebbe mai sopravvivere se applicasse i prezzi della grande distribuzione che invece grazie al giro d’affari molto grande sopporta margini esigui sul singolo prodotto.

Banche e finanziarie stanno già proponendo ai propri mediatori di firmare i contratti di agenzia e importanti gruppi attivi nella mediazione creditizia a chi, oggi mediatore, teme di non avere alcuna alternativa, propongono di essere inseriti nella propria rete di venditori, ovviamente imponendo i propri mandati e le proprie regole. L’unica cosa certa in tutto questo è che i mediatori devono mettere in conto, per poter proseguire la loro attività, o un aumento dei costi o una diminuzione degli introiti o più realisticamente entrambe.

Io sto pensando ad una alternativa poiché entrambe prospettive, sia quella di diventare agente, sia quella di andare a fare il mediatore per qualcuno che mi detterà delle regole, non mi piacciono. L’alternativa è quella di capitalizzare la mia società, la HOX s.r.l.  ai livelli minimi richiesti dalla legge 141 e metterla al contempo a disposizione di tutti quei mediatori che vogliono continuare a svolgere il loro lavoro in completa autonomia, continuando ad utilizzare i mandati con le banche o finanziarie con cui sono soliti operare, senza vincoli territoriali o importi minimi di produzione richiesti, ma con qualche piccolo vantaggio in più dato dall’essere all’interno di una struttura che ha più mandati di quelli che aveva il mediatore per conto suo o dal disporre di tabelle più vantaggiose con la banca con la quale si è sempre lavorato.

Sto pensando seriamente a questa opzione e vorrei capire se ci siano abbastanza persone tra i mediatori, anche con piccole società che potrebbero essere interessati. Se il progetto potesse coinvolgere molti mediatori potremmo anche presentarci sul mercato senza la paura di essere sopraffatti dalle banche.  In fondo su 117.000 mediatori oggi iscritti all’albo qualche numero interessante potrebbe venire fuori perché penso che tra questi siano in molti a condividere il mio pensiero.

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Un moderno strumento finanziario che viene dal passato, dedicato ai dipendenti ed ai pensionati.

Il sito Hox Prestiti è stato riprogettato apposta per  renderne la fruizione semplice e scorrevole a tutti i dipendenti ed i  pensionati che avessero necessità di chiedere un finanziamento con trattenuta diretta su busta paga o cedolino: sono i prestiti con cessione del quinto dello stipendio e della pensione.
Siamo specializzati nei prestiti dipendenti.

La cessione del quinto è l’unico tipo di finanziamento disciplinato per legge. La Legge n° 180 del 5.1.1950 ed il regolamento attuativo DPR n° 895 del 28.7.1950 prevedono infatti, per i lavoratori statali, la possibilità di ottenere dei finanziamenti caratterizzati dalla particolare modalità di rimborso rateale che si sostanzia in una trattenuta mensile direttamente sulla busta paga.

Fin dai primi anni di vita della legge gli usi hanno esteso questa formula di finanziamento anche a tutte le altre categorie di lavoratori dipendenti come i dipendenti di enti locali, pubblici non statali e di aziende private, subordinatamente all’accettazione del datore di lavoro che poteva anche rifiutare. La Legge n° 311 del 30.12.2004, oltre a prevedere la possibilità di accedere a questa particolare formula finanziaria anche a favore dei pensionati, ha esteso l’obbligatorietà della cessione del quinto anche alle aziende private. Mentre prima del 2005 le aziende private potevano rifiutare ai propri dipendenti l’addebito delle rate di finanziamento in busta paga, oggi sono obbligate per legge ad accettarlo. Per l’accesso a questi prestiti, non vengono richieste garanzie né prese informazioni sulla solvibilità del richiedente ed infatti vi può accedere anche chi ha avuto disguidi finanziari come protesti, insoluti, pignoramenti ecc.. L’unico requisito richiesto è la stabilità del posto di lavoro ed in qualche misura l’affidabilità del datore di lavoro, che viene presa in considerazione poiché è proprio a quest’ultimo che viene affidato il compito di pagare materialmente le rate al creditore.

La durata di questi finanziamenti va da un minimo di 24 mesi  ad un massimo di 120 mesi e proprio grazie a durate molto lunghe  consente di ottenere importi di denaro estremamente elevati, senza eguali nel panorama dei prestiti personali e che possono raggiungere cifre nell’ordine degli 80.000 euro. La rata di rimborso sarà commisurata allo stipendio netto mensile e non potrà superare la quota di 1/5 (20%) dello stipendio stesso. Scegliere la cessione del quinto conviene per diverse ragioni: il tasso di interesse applicato a questi finanziamenti è concorrenziale con tutti gli altri tipi di prestiti personali non finalizzati (non vincolati cioè all’acquisto di uno specifico bene). La possibilità di dilazionare il rimborso con durate proprie dei finanziamenti garantiti da costose ipoteche (fino a 10 anni).

La cessione del quinto è l’unica tipologia di prestito personale esistente sul mercato che consenta dilazioni così lunghe. Nessun altro prestito personale consente l’accesso a cifre così elevate come quelle finanziabili con questo sistema. Il sistema viene attivato dal creditore e dal datore di lavoro e non necessita dell’intervento del debitore. Eventuali disguidi nei pagamenti non implicano alcun tipo di segnalazione al sistema finanziario come capita in tutti gli altri tipi di finanziamento anche quando il disguido non è provocato direttamente dal debitore Esiste poi la possibilità di rinnovo prima del termine contrattuale di scadenza.

Per tutti i dipendenti e pensionati, che vogliono un prestito ma non vogliono perdere tempo, visitare il sito www.hoxprestiti.com, sarà un’esperienza interessante: asciutto ed essenziale consente di capire con pochi clic a chi sono rivolti questi prestiti ed anche di chiedere un preventivo in pochi secondi rilasciando unicamente i pochissimi dati necessari al calcolo ed a farsi ricontattare. 

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