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20 Settembre 2023 - Comunicati stampa e News
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20 Settembre 2023

Comunicati

Come valutare un preventivo per un trasloco?

Affidarsi ad una ditta di professionisti del trasloco può farti risparmiare molto tempo e semplificare un evento che speso che fonte di grande stress. Quando ci si trova nella situazione di dover affrontare un trasloco è sempre consigliabile pianificare il trasferimento con grande anticipo, contattare ditte specializzate per ottenere almeno due e tre preventivi, ed infine, valutare correttamente le proposte tenendo conto dei servizi offerti e del prezzo complessivo.

Per molte persone il trasloco è un evento che capiterà una volta nel corso della vita, per cui è piuttosto normale sentirsi incerti su come agire. Alcuni considerano il prezzo come il fattore chiave per la scelta, altri invece danno maggiore peso alla qualità dei servizi offerti ed all’esperienza dei traslocatori.

Scegliere un prezzo stracciato può spesso nascondere alcune insidie: ad esempio un trasloco incompleto, un servizio poco flessibile rispetto alle esigenze del cliente. Scegliere un costo elevato invece nasconde il rischio di strapagare un servizio standard. Ciò detto, un confronto attento e consapevole dei preventivi ricevuti diventa un momento chiave per comprendere come si svolgerà il servizio e cosa ci dovremo aspettare.

Questo articolo nasce quindi come una guida per il lettore inesperto che sta per traslocare. Passeremo in rassegna le principali voci di costo che frequentemente appaiono in un preventivo per un trasloco.

Preventivo per traslochi: le voci di costo

Innanzitutto è utile rimarcare che definire il costo di un trasloco non è una operazione banale per via delle innumerevoli varianti che entrano in gioco. A titolo di esempio possiamo citare la distanza tra la città di partenza e quella di arrivo, la necessità di usare autoscale per accedere ai piani più alti, la quantità di mobili ed oggetti da spostare, ecc.

Di seguito passiamo in rassegna ogni fattore che incide sui costi di trasloco:

Distanza: si tratta di un elemento che può avere un impatto molto variabile sul costo complessivo. Basti pensare alla differenza tra un trasloco all’interno dello stesso comune paragonato ad un trasloco internazionale

Accesso all’appartamento: in alcuni casi può essere necessario ricorrere a piattaforme aeree poiché non sono presenti ascensori o per via della natura dei mobili da trasportare.

Servizi standard: Per effettuare correttamente il trasloco di alcuni mobili può essere necessario procedere allo smontaggio prima e al montaggio poi. Questo lavoro può richiedere tempo e certamente impattare sul costo complessivo del trasloco.

Servizi extra: In alcune situazioni può risultare necessario gestire il trasloco con metodologie o accortezze particolari. A titolo di esempio immaginiamo di prendere in considerazione un trasloco di un pianoforte o di opera d’arte di pregio, oppure la movimentazione di un intero negozio (che deve avvenire in tempi stretti per consentire una rapida riapertura)

Tempistiche e preavviso: come anticipato, è essenziale pianificare le operazioni di trasloco con grande anticipo. Questo permetterà sia a noi che all’azienda di traslochi di gestire la situazione nel migliore dei modi. Un trasloco effettuato in urgenza può subire facilmente un sovrapprezzo consistente.

Esperienza: Questa non è una voce di costo esplicita, tuttavia richiede attenzione. Alcuni traslocatori vantano uno staff di professionisti esperti, in grado di gestire anche le situazioni più complesse. Quando invece ci si affida ad una ditta “giovane” i costi tendono ad essere più contenuti, ma il rischio di incappare nell’imprevisto cresce esponenzialmente. L’esperienza si paga cara, ma risolve molti problemi.

Mezzi impiegati: Se il trasloco è gestibile tramite un singolo camion il prezzo è moderato, se invece è necessario coinvolgere altri mezzi come una nave o un traghetto, i costi lievitano.

Smaltimento: Questa è una voce a cui prestare una particolare attenzione. I mobili che non intendiamo riutilizzare vanno smaltiti in discarica, secondo le normative vigenti. Più sono pesanti gli oggetti da smaltire, più è altro il costo per l’operazione richiesta. Disfarsi di molti mobili può facilmente far impennare il costo complessivo di un trasloco.

Deposito: Può accedere che il trasloco venga completato in due tempi. La necessità di lasciare libera la vecchia casa non combacia con la disponibilità della nuova sistemazione (per esempio quando ci si trasferisce in una casa ancora in fase di costruzione). In questi casi è necessario aggiungere un costo per il deposito mobili che può variare a seconda del tempo necessario e dello spazio affittato nel deposito.

Assicurazione: quando si effettua un trasporto esiste l’eventualità che qualcosa vada storto e che alcuni oggetti trasportati subiscano danni o alterazioni importanti. L’assicurazione tutelarsi da queste situazioni ed ottenere un risarcimento in caso si verifichi un sinistro. Questa voce di costo solitamente è piuttosto

Questo costo non dovrebbe essere troppo rilevante, ma è sempre consigliato non depennarlo dai servizi richiesti.

Come è possibile risparmiare?

La chiave per risparmiare è confrontare diversi preventivi e dare un corretto peso ai servizi desiderati, facendo una distinzione tra quelli necessari e quelli opzionali. In caso di forti anomalie o discrepanze tra le voci di costo è consigliabile chiedere chiarimenti alla ditta che ha inviato l’offerta.

Inoltre può essere utile comprendere come viene effettuato il servizio di trasloco, cercando di capire se è possibile intervenire con alcune semplificazioni.  A titolo di esempio, se nell’appartamento sono presenti molti oggetti che non servono presso il nuovo domicilio potrebbe essere utile provvedere autonomamente allo smaltimento (magari regalando alcuni mobili, o mettendo in vendita oggetti non più necessari).

In aggiunta è possibile rivolgersi ad un falegname per lo smontaggio dei mobili.  Oppure, se possibile, gestire le operazioni in autonomia.

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ETC su Oro Come Funzionano

Etc su oro, Exchange-Traded Commodity basati sull’oro è questo il significato di questa sigla, un modo alternativo all’acquisto di lingotti da investimento che devono essere ritirati dopo l’acquisto.
I lingotti si possono acquistare presso banchi metalli come questo compro oro Firenze mentre gli etc sono acquistati e venduti come qualsiasi altro strumento finanziario in borsa.
Exchange-Traded Commodity (ETC): Gli ETC sono strumenti finanziari negoziati in borsa che forniscono esposizione a commodities come l’oro, il petrolio, il grano, ecc. Sono simili agli ETF, ma invece di tracciare un indice, seguono direttamente il prezzo di una materia prima sottostante.
ETC sull’oro: Un ETC sull’oro segue l’andamento del prezzo dell’oro fisico o dei contratti futures sull’oro. Gli ETC possono essere una scelta popolare per gli investitori che desiderano ottenere esposizione all’oro senza doverlo detenere fisicamente o investire in futures.
Struttura: Gli ETC sull’oro possono essere emessi in diverse strutture. Alcuni detengono oro fisico nei depositi, mentre altri utilizzano strumenti finanziari derivati per replicare il prezzo dell’oro. La struttura può variare da un ETC all’altro.
Liquidità e negoziabilità: Gli ETC sull’oro sono generalmente negoziabili in borsa, il che significa che possono essere acquistati e venduti facilmente durante le ore di mercato. La liquidità può variare in base al volume di trading dell’ETC.
Diversificazione e gestione del rischio: Gli ETC sull’oro consentono agli investitori di diversificare il loro portafoglio e di gestire il rischio legato alle fluttuazioni del prezzo dell’oro.
Commissioni: Come gli ETF, gli ETC possono comportare commissioni di gestione e di negoziazione. Gli investitori dovrebbero prestare attenzione alle spese associate all’ETC scelto.
Tassazione: La tassazione degli ETC può variare in base alla giurisdizione e alle leggi fiscali locali. Gli investitori dovrebbero consultare un consulente fiscale o legale per comprendere le implicazioni fiscali specifiche.
Gli ETC sull’oro offrono un modo conveniente per investire nell’oro senza la necessità di gestire fisicamente l’oro stesso. Come con qualsiasi investimento, è importante comprendere come funzionano gli ETC, considerare i costi associati e valutare se si adattano alla propria strategia di investimento.

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India e Thailandia cercano l’acciaio green del Gruppo Danieli

Meranti, Rungta Mines, Tata Steel e ArcelorMittal Nippon Steel India: questi i nomi degli operatori siderurgici che hanno scelto di affidarsi agli impianti all’avanguardia del Gruppo Danieli, orientandosi dunque alla siderurgia green.

Gruppo Danieli, leader nella produzione di impianti siderurgici

Gruppo Danieli conquista il mercato asiatico: contratti in India e Thailandia

Produrre acciaio di qualità tagliando le emissioni e l’inquinamento: questo è l’obiettivo degli operatori siderurgici di India e Thailandia. Per questo motivo hanno scelto gli impianti modernissimi del Gruppo Danieli, che ha siglato quattro contratti chiave in Estremo Oriente. In Thailandia, realizzerà un impianto all’avanguardia per la produzione di Green Steel per conto di Meranti Green Steel, che si avvarrà della possibilità di utilizzare energia solare e idrogeno, consentendo una notevole riduzione delle emissioni di carbonio. Il CEO di Meranti, Sebastian Lagendorf, ha dichiarato: “Danieli è uno dei principali fornitori mondiali di produzione dell’acciaio e riteniamo che la tecnologia avanzata Energiron Dri svolgerà un ruolo fondamentale nella decarbonizzazione delle catene di approvvigionamento dell’acciaio. Danieli ha un importante laboratorio a Rayong, in Thailandia, che consente la produzione locale”. Ben tre, invece, i significativi contratti in India. Rungta Mines, già cliente fidato del Gruppo Danieli, ha commissionato due nuovi laminatoi, che si aggiungono ai due già realizzati, e agli altri due in fase di lavorazione. Tata Steel ha assegnato a Danieli Corus un contratto per la realizzazione di una quarta stufa e ArcelorMittal Nippon Steel India ha affidato a Danieli Centro Maskin l’ordine per un nuovo impianto di ispezione e condizionamento delle bramme.

Le innovazioni tecnologiche con cui il Gruppo Danieli guida la rivoluzione Green Steel

Ma quali sono le tecniche attraverso cui Gruppo Danieli produce l’acciaio pulito che gli operatori del Sud-Est asiatico richiedono? Innanzitutto, gli impianti di riduzione a idrogeno che utilizzano la tecnologia DRI (Direct Riduced Iron), consentendo l’utilizzo del solare e dell’idrogeno per la produzione di coils laminati a caldo. L’impianto che verrà costruito per Meranti è stato sviluppato in tandem da Tenova e Danieli. Riguardo alla collaborazione con Danieli, il CEO Giacomo Mareschi Danieli ha dichiarato: “Siamo lieti e orgogliosi di essere partner di Meranti per questo impegnativo progetto. Siamo pienamente in linea con la visione e l’approccio di Meranti di essere all’avanguardia nella transizione del Green Steel, e siamo sicuri che le tecnologie all’avanguardia di Danieli consentiranno a Meranti di svolgere un ruolo di primo piano nel mercato dei prodotti piatti in Estremo Oriente”. La stessa tecnologia è valsa al Gruppo Danieli un importante contratto con il colosso cinese Guangdong, per la costruzione di un impianto entro il 2024. Meranti ha inoltre commissionato un’unità di fusione Digimelter: il suo alimentatore Q-One potrà processare energia verde.

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Stefano Venier al “Corriere della Sera”: l’Italia può diventare l’hub della Ccs per il Sud Europa

Ecco il progetto con Eni: in un articolo de “L’Economia”, l’inserto del “Corriere della Sera”, l’AD di Snam Stefano Venier illustra le potenzialità del primo progetto italiano di Ccs su scala industriale legato all’hub di Ravenna.

 Stefano Venier

Stefano Venier: Snam-Eni, il pionierismo del progetto Ccs in sviluppo a Ravenna sul “Corriere della Sera”

L’AD Stefano Venier lo ha ribadito anche in una recente intervista su “L’Economia”, la voce economica del “Corriere della Sera”: l’Italia può diventare l’hub della Ccs (Carbon capture and storage) per il Sud Europa. Le potenzialità ci sono: “Abbiamo il vantaggio di disporre di giacimenti esauriti di gas al largo dell’Adriatico di fronte alla Pianura Padana, dove si concentra la maggior parte delle industrie ad alta intensità di energia e di emissioni. Un vantaggio che potrà andare a beneficio dell’intero bacino del Mediterraneo, per esempio delle industrie francesi, per cui sarà più conveniente stoccare la CO2 a Ravenna e non trasportarla fino in Norvegia”. Parole che esprimono efficacemente il valore del progetto che Snam sta portando avanti a Ravenna insieme a Eni: il primo italiano di Ccs su scala industriale sarà “un’occasione anche per le industrie straniere”, come ha spiegato a “L’Economia” l’AD Stefano Venier.

Stefano Venier: miriamo a utilizzare parte delle condotte già esistenti in una logica di operatore multi-molecola

L’AD Stefano Venier ha parlato del progetto anche recentemente in occasione della presentazione a Cernobbio dello studio strategico sulla Carbon Capture & Storage condotto da The European House – Ambrosetti con il contributo di Snam ed Eni: a Ravenna “svilupperemo un’infrastruttura essenziale per la competitività del tessuto industriale esistente e potenzialmente capace di giocare un ruolo chiave nell’intero Mediterraneo”. La posizione strategica, il porto, la cultura di impresa e la presenza di realtà manifatturiere industriali che hanno la necessità di decarbonizzare le loro attività sono alcuni dei fattori che hanno portato a guardare a Ravenna come a una location particolarmente idonea dove poter sfruttare al massimo le potenzialità del progetto: sono queste infatti condizioni funzionali allo sviluppo di progetti di cattura e stoccaggio della CO2 da realizzare con costi competitivi e in tempi brevi. Sul trasporto invece, come si legge nell’articolo de “L’Economia”, Snam punta su una strategia di soft infrastructure. “Miriamo a utilizzare parte delle condotte già esistenti in una logica di operatore multi-molecola: nei nostri tubi può scorrere gas naturale, ma anche biometano, idrogeno e, appunto, anidride carbonica”, ha spiegato l’AD Stefano Venier.

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Quali sono gli interventi di manutenzione più frequenti in un’auto?

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  • 20 Settembre 2023

La manutenzione è una di quelle operazioni di routine fondamentali per garantire la sicurezza e la durata nel tempo al veicolo.

Gli interventi di manutenzione più frequenti sono quelli che riguardano i componenti più soggetti a usura e deterioramento come i pneumatici, l’olio motore, i filtri e i freni, ma non solo.

Andiamo adesso a scoprire qualcosa in più riguardo questi interventi, con una breve descrizione di ciascuno.

Pneumatici

I pneumatici sono uno dei componenti più importanti di un’auto. Sono responsabili dell’aderenza e della trazione, e quindi hanno un impatto diretto sulla sicurezza.

Gli interventi di manutenzione più frequenti sui pneumatici sono:

  • Controllo della pressione: la pressione dei pneumatici deve essere controllata regolarmente, almeno una volta al mese. Una pressione insufficiente può causare un aumento del consumo di carburante e un peggioramento delle prestazioni.
  • Controllo dell’usura: anche l’usura dei pneumatici deve essere controllata regolarmente, in particolare il battistrada. Se l’usura è eccessiva, i pneumatici devono essere sostituiti.

Olio motore

L’olio motore svolge un ruolo fondamentale nella lubrificazione del motore e dei vari componenti del veicolo. Un olio motore vecchio o sporco può danneggiare il motore e ridurre le sue prestazioni.

L’intervento di manutenzione più frequente sull’olio motore è il cambio dell’olio, ed in concomitanza va cambiato anche il filtro olio che ha il compito di trattenere le impurità. Il cambio dell’olio deve essere effettuato secondo le indicazioni del produttore dell’auto.

Filtri

I filtri sono importanti per proteggere il motore da contaminanti e impurità.

Gli interventi di manutenzione più frequenti sui filtri sono:

  • Cambio del filtro dell’olio: il filtro dell’olio deve essere cambiato contemporaneamente al cambio dell’olio.
  • Cambio del filtro dell’aria: il filtro dell’aria deve essere cambiato ogni 10.000-15.000 chilometri.
  • Cambio del filtro del carburante: il filtro del carburante deve essere cambiato ogni 20.000-30.000 chilometri.

Freni

I freni sono fondamentali per la sicurezza. Un sistema frenante inefficiente può aumentare il rischio di  sinistri.

Gli interventi di manutenzione più frequenti sui freni sono:

  • Controllo del livello del liquido dei freni: il livello del liquido dei freni deve essere controllato regolarmente.
  • Controllo dell’usura delle pastiglie e dei dischi dei freni: l’usura delle pastiglie e dei dischi dei freni deve essere controllata regolarmente. Se l’usura è eccessiva, le pastiglie e i dischi dei freni devono essere sostituiti.

Altri interventi

Oltre agli interventi di manutenzione già citati, ci sono altri interventi che possono essere necessari a seconda dell’utilizzo dell’auto e delle condizioni in cui viene guidata.

Ad esempio, se l’auto viene utilizzata in condizioni di guida difficili, possono essere necessari interventi di manutenzione più frequenti sui componenti della trasmissione e dello sterzo.

In generale, se guidi una Mercedes potrebbero interessarti in proposito i “Servizi assistenza A e B.”, per una serie di controlli periodici completi per il tuo veicolo. Se vivi in Sicilia Occidentale puoi chiedere informazioni in merito all’officina autorizzata Mercedes Benz Lupo Giuseppe a Trapani.

Conclusione

La manutenzione dell’auto è un’operazione importante per garantire la sicurezza e la durata del veicolo. Eseguire regolarmente gli interventi di manutenzione più frequenti può aiutare a prevenire guasti e danni costosi, oltre a garantire la massima sicurezza a tutti.

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Dal settore ceramico alla ristorazione: la carriera di Mario Putin

Dall’esordio in Spagna a soli 16 anni fino al ritorno in patria. I momenti chiave del percorso professionale di Mario Putin e il suo contributo al successo del Gruppo Serenissima Ristorazione.

Mario Putin, Presidente di Serenissima Ristorazione

I primi incarichi professionali di Mario Putin

Mario Putin è una figura di spicco nel settore della ristorazione commerciale e collettiva grazie alla sua leadership nel Gruppo Serenissima Ristorazione, una delle principali realtà del settore a livello nazionale. Il suo percorso professionale ha inizio a soli 16 anni, quando prende una decisione audace: lasciare l’Italia per trasferirsi in Spagna. In quegli anni trascorsi all’estero, intraprende una fruttuosa collaborazione con i fratelli Giovanni e Alberto, prendendo parte alla gestione dell’azienda Automatismo para ceramica, attiva nel settore ceramico. Nel 1969, fa ritorno in Italia e si unisce al fratello Franco nell’amministrazione dell’azienda Impianti Putin Installazioni Automatiche e Costruzioni (IPIAC), per la quale lavora fino al 1996. Durante questa lunga collaborazione con il fratello, Mario Putin concede in affitto uno dei suoi capannoni a una società di ristorazione emergente, Serenissima Ristorazione.

Mario Putin e il successo di Serenissima Ristorazione

Attraverso investimenti graduati nel corso degli anni, nel 1986 Mario Putin diventa azionista di maggioranza del Gruppo Serenissima Ristorazione e avvia un significativo processo di trasformazione del modello aziendale. Grazie alle abilità produttive e manageriali acquisite nel corso della sua carriera, decide di porre l’accento sulla ricerca della qualità e sull’eccellenza dei prodotti e dei servizi offerti, coniugando abilmente qualità elevata ed efficienza industriale. È il 1996 quando Mario Putin prende una decisione cruciale: lascia l’azienda di famiglia per dedicarsi completamente alla crescita e allo sviluppo di Serenissima Ristorazione. Il suo impegno e la sua visione portano la società a un ruolo di primo piano nell’ambito della ristorazione. Oggi, il Gruppo è leader del settore, in grado di soddisfare le esigenze del consumatore finale, delle grandi aziende e degli enti pubblici, offrendo servizi e prodotti di alta qualità.

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La nascita di Riva Acciaio: come è diventata leader di settore

Riva Acciaio fa parte del Gruppo Riva, destinato a diventare uno dei maggiori operatori siderurgici del continente europeo.

Riva Acciaio

Riva Acciaio, la fondazione e le prime tappe dell’espansione

La nascita del Gruppo Riva può essere collocata nel 1954, anno in cui l’imprenditore Emilio Riva, collaborando con il fratello Adriano, fonda Riva Acciaio, specializzata nella raccolta di rottami destinati ai produttori di acciaio. La società si trasforma progressivamente in produttore di acciaio per diversificare e oltrepassare i limiti del settore dei rottami. Viene dunque aperto uno stabilimento all’avanguardia a Caronno Pertusella nel 1956. Tale stabilimento è dotato di un forno elettrico ad arco con una capacità di 25 tonnellate per colata, superando di gran lunga le dimensioni dei forni in Italia all’epoca. Negli anni ’60, l’industria siderurgica italiana si trova ad affrontare una crescente concorrenza internazionale, ma Riva Acciaio è in grado di tenere il passo introducendo la colata continua curva a tre linee, un’innovazione tecnologica allora completamente sconosciuta in Italia ma utilizzata in Austria. Questa tecnica permette un rapido abbattimento dei costi e un notevole efficientamento della produzione, e svolge un ruolo chiave nel garantire l’affermazione nazionale del Gruppo Riva.

L’espansione di Riva Acciaio nel mercato europeo e globale

Per competere a livello internazionale, Riva Acciaio inizia una campagna di acquisizioni mirate sia in Italia che all’estero, diventando un gruppo siderurgico internazionale a tutti gli effetti. In Canada, viene acquisita la Associated Steel Industries (ASI), società specializzata nella macinazione delle carcasse degli autoveicoli per la produzione di rottame di alta qualità. In Europa, vengono acquisite la Siderúrgica Sevillana in Spagna (1971) e l’acciaieria di Iton Seine (1976). Nel 1980, il Gruppo produceva oltre 1,1 milioni di tonnellate d’acciaio, posizionandosi tra i principali operatori europei. Nel 1978, è il primo Gruppo a vendere acciaio direttamente alla Cina. Negli anni ’80 e ’90, Gruppo Riva continua a crescere in Europa. Acquisisce impianti in Belgio, Germania e Francia, aumentando significativamente la produzione d’acciaio e consolidando la sua presenza internazionale. Nel 1996, Gruppo Riva rileva lo stabilimento di Sellero e nel 2000 acquisisce il gruppo francese SAM, segnando in modo irrevocabile l’ascesa di Riva Acciaio a protagonista del settore siderurgico dei prodotti lunghi.

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Il ruolo del digitale nel futuro delle aziende: le riflessioni di Paolo Gallo

Paolo Gallo ha presentato lo scorso anno il suo libro a Milano, sottolineando l’importanza della trasformazione digitale per raggiungere gli obiettivi della transizione ecologica nelle aziende. Durante l’intervista trasmessa su “Wired Italia”, l’AD di Italgas ha evidenziato come la digitalizzazione vada oltre la semplice conversione degli asset tradizionali in digitali, coinvolgendo profondamente anche i processi e le persone.

Paolo Gallo, AD di Italgas

Paolo Gallo e il ruolo chiave della digitalizzazione nell’attuale scenario di opportunità

Il libro di Paolo Gallo, intitolato “Diario di volo. Come guidare la trasformazione digitale tra innovazione e sostenibilità”, è stato presentato lo scorso anno a Milano, presso la Microsoft House, come un’importante chiamata all’azione per le aziende che desiderano centrare gli obiettivi della transizione ecologica. L’Amministratore Delegato di Italgas, nel corso dell’intervista trasmessa in diretta su “Wired Italia”, ha sottolineato come la trasformazione digitale sia un prerequisito fondamentale per affrontare efficacemente la transizione ecologica. La digitalizzazione non riguarda solo la trasformazione degli asset da tradizionali a digitali, ma coinvolge profondamente anche i processi e le persone all’interno dell’azienda. Secondo Paolo Gallo, chi “non abbraccia la trasformazione digitale in senso ampio, certamente alla fine del suo percorso avrà digitalizzato, magari avrà lanciato delle app e fatto qualcosa di attraente ma alla fine resterà in superficie e non avrà cambiato il modo di lavorare dell’azienda”. È quindi necessario un cambiamento culturale profondo e un impegno totale verso la digitalizzazione per affrontare con successo la sfida della transizione ecologica.

Paolo Gallo: la trasformazione digitale come leva per la Pubblica Amministrazione

Il momento attuale è propizio per intraprendere questa strada rivoluzionaria. Silvia Candiani, country manager di Microsoft Italia, ha inoltre evidenziato come il digitale in chiave ambientale sia diventato una priorità nelle agende dei dirigenti d’azienda in tutto il mondo. Il periodo di pandemia ha accelerato il percorso di digitalizzazione, spinto dalla necessità di adattarsi rapidamente alle nuove sfide. Inoltre, il Recovery Fund, con oltre 100 miliardi di euro stanziati per la trasformazione ambientale e digitale, offre un’opportunità unica. Tali risorse possono rivitalizzare il mercato dell’information technology italiano e avere un impatto significativo sull’economia del Paese. Paolo Gallo ha quindi sottolineato come questa opportunità rappresenti un’occasione da non perdere anche per la Pubblica Amministrazione, poiché una trasformazione digitale potrebbe sbloccare l’economia e semplificare i processi, accelerando progetti come quelli di Italgas e migliorando i servizi offerti ai cittadini. In un periodo di cambiamenti rapidi e sfide ambientali, la digitalizzazione emerge come il motore principale per il successo aziendale e il progresso sociale.

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Auto elettriche, Luca de Meo (Renault Group): “Rivoluzione onerosa, servono investimenti e tecnologia”

L’auto elettrica rischia di essere una rivoluzione per i più abbienti, necessario spingere sulle alternative green come gli E-fuel: è il messaggio lanciato da Luca de Meo, CEO di Renault Group e Presidente dell’ACEA, in occasione del Viva! Festival di Locorotondo.

Luca de Meo, CEO di Renault Group

Luca de Meo: prospettive sulla mobilità e gli svantaggi dell’elettrico

L’industria automobilistica sta vivendo una rivoluzione epocale, con l’elettrificazione che ormai domina le conversazioni. Luca de Meo, CEO di Renault Group, propone un’analisi più ampia e sfidante. In occasione della conferenza stampa promossa a latere del Viva! Festival di Locorotondo, di cui il Gruppo è stato main sponsor, il manager ha spiegato che il futuro dell’auto non può limitarsi esclusivamente all’elettrico. Ad oggi, considerati i costi di produzione nettamente maggiori rispetto alle vetture termiche, l’auto elettrica rischia di diventare una “rivoluzione per ricchi”. Per Luca de Meo “la mobilità privata per come l’abbiamo conosciuta non esisterà più”. Tuttavia, sebbene da un lato “investimenti, componenti e tecnologia” ricadono sul prezzo delle vetture, ha sottolineato il manager, il vantaggio delle auto elettriche è rappresentato dal “costo di esercizio inferiore, circa un terzo rispetto ad una vettura termica”.

Luca de Meo: “Regole Ue troppo stringenti, serve più coraggio su E-fuel e idrogeno”

Durante la conferenza stampa, il CEO di Renault Group, da gennaio anche Presidente dell’ACEA, ha poi ricordato ai presenti la competizione sempre più aggressiva della Cina, avvantaggiata non solo dal minor costo della manodopera e dagli ingenti investimenti statali, ma soprattutto dal controllo delle materie prime necessarie a realizzare le auto elettriche e in particolare le batterie. L’impianto regolatorio europeo, con le sue regole più stringenti sulle emissioni, non permette all’industria del Vecchio Continente di stare al passo con i competitor e per questo Luca de Meo chiede all’UE una decisa svolta verso la cosiddetta neutralità tecnologica, lasciando maggiore libertà ai produttori di scegliere le tecnologie adatte a raggiungere i target di decarbonizzazione. L’idrogeno e soprattutto gli E-fuel, già disponibili, possono rappresentare delle valide alternative all’elettrico: “Le nostre vetture potrebbero essere alimentate tranquillamente con una percentuale del 30% di carburante sintetico – ha spiegato il CEO di Renault Group – ma da parte dei costruttori non c’è stato il coraggio di comunicare l’esistenza di alternative alle auto a batteria”.

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Andrea Mascetti, Finlombarda sostiene Lario Reti Holding contro gli sprechi d’acqua

Andrea Mascetti spiega perché l’investimento di Lario Reti Holding, supportato tra gli altri da Finlombarda, è un progetto lungimirante che fa bene al territorio, al Pianeta e ai cittadini.

Andrea Mascetti

Andrea Mascetti, Finlombarda scende in campo: investimenti sostenibili per il territorio

La siccità estiva ha mostrato quanto, persino in Italia, l’acqua sia una risorsa da non dare mai per scontata. Tuttavia, molto spesso, questa risorsa fondamentale viene sprecata. Le cause sono numerose: dall’utilizzo di tecnologie desuete, alla scarsa manutenzione degli impianti. L’investimento di Lario Reti Holding, gestore della rete idrica di Lecco, punta proprio a risolvere questo problema: con il supporto di Banco BPM, BPER Banca, Banca Popolare di Sondrio e infine Finlombarda, l’ambizioso progetto prevede di ridurre le perdite attraverso un sofisticato sistema di monitoraggio digitalizzato delle reti idriche. Un investimento, dunque, che unisce impatto ecologico positivo, modernizzazione tecnologica e tutela di un bene comune, aderendo dunque a più punti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Il Presidente di Finlombarda Andrea Mascetti ha evidenziato i benefici dell’investimento per il territorio lombardo.

Andrea Mascetti: “Lieti di intervenire per Lario Reti Holding, azienda impegnata nella digitalizzazione”

Un investimento, quello di Banco BPM, BPER Banca e Banca Popolare di Sondrio assieme a Finlombarda, che conta in totale ben 62 milioni di euro, da dividersi in varie tranche. Lario Reti Holding ha delineato il programma degli interventi in collaborazione con l’Ufficio d’Ambito di Lecco in modo da armonizzarlo con le specifiche esigenze del territorio. Il Presidente Lelio Cavallier ha ringraziato gli “intermediari finanziari di primo livello” che hanno reso possibile il progetto. Andrea Mascetti, Presidente di Finlombarda, ha a sua volta elogiato gli sforzi di Lario Reti Holding verso “transizione digitale, l’efficienza e il miglioramento della qualità della risorsa idrica a favore dei cittadini della provincia di Lecco”. Oltre ai 62 milioni garantiti dai sostenitori della maxi-operazione, Lario Reti Holding conta su 8 milioni garantiti dalla Regione Lombardia e si appresta a richiedere 1,5 milioni di fondi dal PNRR in via prioritaria.

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Industria del lusso, arriva la frenata dopo anni di forti performance

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  • 20 Settembre 2023

Dopo anni di grande fulgore, l’industria del lusso comincia ad avvertire i segni di un appannamento. I tassi di crescita in doppia cifra (così come la sovraperformance dell’intero settore) potrebbero presto diventare un ricordo. C’è da chiedersi quanto forti siano i segnali di allarme, e soprattutto se le imprese del settore sono preparate a un cambiamento forte.

Industria del lusso

lussoLa corsa delle vendite non poteva continuare in eterno, e adesso le previsioni sono per una certa normalizzazione. Il lusso, che finora aveva sempre battuto la crisi, questa volta non sembra più così tanto inossidabile. Insomma non brilla più e gli indicatori di inversione trend cominciano ad essere tanti.

Ad incidere è soprattutto l’andamento dell’economa cinese, che rappresenta il primo grande sbocco di mercato, visto che nel Paese c’è un numero maggiore di consumatori a medio e alto reddito. Ma nel 2022, per la prima volta in cinque anni, il mercato luxury cinese ha registrato una flessione. Si sperava però che dopo la pandemia ci sarebbe stata una vigorosa ripresa, ma lo scenario è stato completamente diverso.

La seconda maggiore forza economica mondiale è in grande difficoltà, non centrerà gli obiettivi annuale del PIL e questo è un grosso fardello per il settore del lusso.
Ad inizio anno un rapporto della banca Barclays prevedeva che le entrate del settore del lusso in Cina sarebbero cresciute del 15% nel 2023, più velocemente rispetto alla media globale del 9%. Ma queste previsioni sono state drasticamente riviste al ribasso.

Altri fattori frenanti

Assieme alla frenata delle vendite, bisogna anche evidenziare che il tasso di cambio è diventato meno favorevole. Infatti lo yuan cinese ha perso valore rispetto a dollaro ed euro, frenando gli acquisti dei turisti cinesi in Europa e zavorrando quelli in Yuan nel Paese orientale. Questo potrebbe comprimere fortemente i margini dei grandi player del settore fashion & luxury, già alle prese con trading con volumi minori.

La corsa degli utili dell’industria del lusso dovrebbe quindi rallentare, se non nel terzo trimestre del 2023 in quelli successivi. Quello che rispetto al passato rimane uguale è che il mercato cinese resta straordinariamente importante, per chi lo capisce e lo sa affrontare.

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Venezia, Banca Generali Private apre nuova sede: crescono opportunità per il risparmio privato

Banca Generali Private espande la presenza in Veneto con l’inaugurazione della sede in Piazza San Marco 105 a Venezia: sempre maggiore vicinanza da parte dell’Istituto leader nel settore del risparmio privato.

Banca Generali risparmio privato

Risparmio privato: Banca Generali da 150 anni in Veneto

“In un momento in cui le banche tirano il freno sul territorio noi scegliamo di aumentare la presenza e la vicinanza per rispondere al meglio ai crescenti bisogni di consulenza e protezione patrimoniale”. Nelle parole di Marco Bernardi, Vice Direttore Generale di Banca Generali, emerge la prospettiva con cui l’Istituto leader nel settore del risparmio privato ha deciso di estendere la propria presenza sul territorio veneto. Una scelta che vede nella consulenza e nella protezione patrimoniale due cardini con cui affiancare le famiglie a tutela delle sfide attuali in materia finanziaria e patrimoniale. “La nuova sede nella splendida cornice di Piazza San Marco rappresenta un nuovo spazio essenziale per accogliere i nostri wealth manager e private banker dell’area”, ha aggiunto il Vice Direttore Generale di Banca Generali, sottolineando la storica presenza dell’Istituto in Veneto, “un territorio dove la presenza del Gruppo Generali è viva da oltre 150 anni”.

Banca Generali a Venezia: consulenza finanziaria per il risparmio privato

Caratterizzata da un’offerta che include prodotti bancari, soluzioni d’investimento, advisory, wealth management e innovazione digitale, Banca Generali Private ha da sempre l’obiettivo di tutelare il patrimonio delle famiglie operando con consulenti di grande valore ed esperienza. Un’unicità che la contraddistingue e che negli anni le ha consentito di raggiungere una posizione di leadership nel mercato del risparmio privato. L’apertura a Venezia prosegue oggi lungo tale vision per rinsaldarla ulteriormente: ne ha parlato anche Marco Bernardi spiegando che “in un momento di grande incertezza per il risparmio zavorrato dalle pressioni inflattive, le tensioni geopolitiche e il rallentamento economico, crediamo sia fondamentale essere al fianco delle famiglie e rispondere con maggior efficacia ai bisogni della nostra clientela”. Impegno che viene riconosciuto anche dai numeri raggiunti in Veneto, dove l’Istituto è attivo da oltre 150 anni e conta oggi 16 sedi: negli ultimi due anni la raccolta dalle famiglie locali ha segnato un +20%, con un valore di masse in gestione che supera i 13 miliardi di euro. Forte bisogno di consulenza, dunque, a cui Banca Generali risponde con l’apertura di nuove sedi: in quella di Venezia saranno presenti in particolare tre consulenti finanziari per il Wealth Management e undici per il Private Banking.

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Aeronautica, Gianni Lettieri: sfide e opportunità

Guidata dal Presidente Gianni Lettieri, la napoletana Atitech aspira a far decollare aerei di linea dall’Italia, aprendo nuove prospettive per l’industria aerospaziale nazionale.

Gianni Lettieri

Atitech, la visione di Gianni Lettieri

In qualità di Presidente, Gianni Lettieri ha sottolineato, in una recente intervista, la visione di Atitech nel campo dell’aerospazio. La trasformazione di aerei da passeggeri a cargo emerge come un’ambiziosa sfida che l’azienda intende affrontare, considerandola come un investimento nel futuro a lungo termine. Il Presidente ha sottolineato che questa iniziativa, sebbene costosa, rappresenta un passo cruciale verso l’evoluzione dell’azienda. Ha inoltre espresso la sua convinzione che questo tipo di progetto sia destinato a svolgersi nel corso dei prossimi vent’anni, portando benefici sia all’azienda stessa sia al territorio circostante. Oltre alla sua attenzione per il trasporto aereo cargo, Gianni Lettieri ha anche affrontato il tema della sfida dell’aerospazio italiano nel suo complesso. “Per me è una cosa insopportabile il fatto che noi abbiamo un distretto così importante, ma non c’è un aereo di linea che decolla dal nostro territorio”, ha precisato. “Non siamo riusciti a fare quello che i francesi hanno fatto con Toulouse. Il mio auspicio è che si dia attenzione a questo settore importante perché abbiamo un distretto importante, e che si faccia in modo che in futuro possa decollare un aereo dal nostro territorio”.

Gianni Lettieri: le sfide e i progetti di Atitech

Atitech rappresenta una MRO indipendente di spicco nel panorama dell’industria aerospaziale, con sede a Napoli. L’azienda, sotto la guida di Gianni Lettieri, ha costruito una solida reputazione nel fornire servizi di manutenzione per una vasta gamma di aeromobili di interesse globale. Ciò che distingue Atitech è la sua capacità di adattarsi ai mutamenti del settore e di abbracciare nuove opportunità. Nel 2021, l’azienda ha intrapreso un ambizioso percorso di espansione, stringendo una partnership con la rinomata Israel Aerospace Industries’ (IAI) Aviation Group, un leader mondiale nel campo aerospaziale. Questa collaborazione mira a trasformare aerei Boeing 737-700/800 da passeggeri a cargo, un progetto di notevole complessità e rilevanza strategica. Atitech, vantando le maestranze e le attrezzature specializzate necessarie per questa conversione, si posiziona come una realtà unica in Europa e tra le pochissime al mondo in grado di gestire tale operazione. Questo passo avanti è testimonianza dell’impegno del Gruppo nell’affrontare sfide ambiziose e nell’incidere sul futuro dell’industria aerospaziale.

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