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Settembre 2023

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L’elettrico secondo Luca de Meo: opportunità, limiti e sfide

Efficienza e ridotti costi di esercizio sono i vantaggi dell’auto elettrica, che tuttavia al momento resta un lusso. Gli E-fuel un’alternativa valida per una transizione graduale. L’analisi di Luca de Meo, CEO di Renault Group e Presidente dell’ACEA, sulla rivoluzione in corso nel settore.

Luca De Meo

Luca de Meo: le previsioni sul mercato europeo e i dubbi sul phase out al 2035

Investimenti, componenti, nuove tecnologie: questo ed altro dietro la realizzazione di una vettura elettrica. Non sorprende quindi che rispetto ai modelli termici il costo di produzione sia nettamente maggiore. Un fattore che al momento pone seri limiti alla rivoluzione dell’elettrico, che rischia di rimanere appannaggio dei più ricchi. Sta di fatto che, secondo Luca de Meo, CEO di Renault Group, la mobilità privata è destinata a cambiare profondamente. Parole che il manager, da gennaio anche Presidente dell’ACEA, ha condiviso in un incontro con la stampa avvenuto a margine del Viva! Festival di Locorotondo, in Puglia. “Il mercato europeo da 17 milioni di pezzi l’anno ce lo dobbiamo dimenticare – ha sottolineato – I ricchi si compreranno l’elettrico e tutti gli altri si terranno le macchine usate fino a quando la politica glielo permetterà”. Difficile, se non impossibile, il phase out dei motori termici al 2035 imposto dall’Unione Europea. In mancanza di una domanda sostenuta e naturale delle auto elettriche, l’addio ai veicoli a benzina o a diesel non è così scontato: “Sarebbe stato meglio spostare tutto al 2040. Non ci hanno ascoltato, e infatti ora per sostenere la transizione bisogna puntare su incentivi oppure su iniziative su cui ho dei dubbi, come il leasing sociale proposto dal Governo francese”.

Luca de Meo: “Con i carburanti sintetici possiamo iniziare a ridurre l’impatto ambientale”

Tra i temi affrontati da Luca de Meo durante la conferenza stampa non poteva mancare quello della competizione industriale con i cinesi, che stanno spingendo a suon di miliardi di investimenti la competitività delle loro aziende automotive. Il manager ha evidenziato come si tratti di una partita falsata, in cui i competitor asiatici possono contare su vantaggi enormi, dal costo dell’energia elettrica a quello della forza lavoro. Ha però ricordato che già in passato i costruttori europei hanno resistito con successo all’arrivo di americani, giapponesi e coreani: “Anche in Renault abbiamo avuto dei problemi, certo, però è altrettanto vero che siamo qui da 125 anni. Anche questa volta andremo a combattere sul mercato”. Luca de Meo ha poi parlato del ruolo dei media nell’informare i consumatori sulle alternative all’elettrico. Il CEO di Renault Group ha evidenziato il cambio di rotta che da qualche anno a questa parte ha caratterizzato le principali testate, inizialmente “schierate nel definire l’elettrico l’unica carta sul tavolo” e che oggi invece lasciano spazio a dubbi e critiche sulla transizione. Anche i costruttori hanno una parte di responsabilità: “Non si ha avuto il coraggio nel comunicare bene le alternative all’elettrico e nello spiegare come i carburanti di origine sintetica, ad esempio, potrebbero essere da subito un’alternativa valida per ridurre l’impatto ambientale del circolante”. Fondamentale il ruolo delle testate specializzate, ha concluso, le uniche fonti credibili in grado di spiegare sì le opportunità ma anche i limiti di un approccio poco incline alla neutralità tecnologica.

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Luca Dal Fabbro (Iren) al Forum Ambrosetti: “Costruire un sistema energico resiliente alle guerre”

Sicurezza dell’approvvigionamento, competitività delle fonti e sostenibilità: questi sono i tre pilastri sui quali, secondo Luca Dal Fabbro, l’Italia deve edificare il sistema energetico del futuro.

Luca Dal Fabbro (Iren)

Luca Dal Fabbro: “Approfittare della calma piatta per costruire sistema energetico resiliente a guerra ed emergenze”

Luca Dal Fabbro è intervenuto al Forum The European House – Ambrosetti, in una giornata di confronto e riflessione ricca di implicazioni geopolitiche. Nello specifico, il Presidente di Iren ha affrontato il tema dell’indipendenza energetica, e di come rendere l’Italia immune alla crisi. In seguito alla guerra in Ucraina, i prezzi di gas ed energia sono schizzati alle stelle: l’intervento di Eni e Iren è riuscito a far abbassare i prezzi entro la soglia di normalità, ma la guerra è ancora in corso e “non bisogna dimenticare che il futuro continua a essere incerto”. È il momento giusto, dunque, di non sedersi sugli allori e lavorare per la creazione di un sistema energetico “resiliente alle guerre”, e che sia in grado di alimentare a buon prezzo l’energia del Belpaese, che rimane “il secondo Paese più industrializzato d’Europa”. Luca Dal Fabbro elenca i tre capisaldi di questo nuovo sistema energetico, ossia la sicurezza d’approvvigionamento, la competitività delle fonti e la sostenibilità, e traccia anche un piano quinquennale attraverso cui ottenerlo. 

Luca Dal Fabbro: il piano per rendere l’Italia autonoma dal punto di vista dell’energia e delle risorse

Secondo Luca Dal Fabbro, Iren potrebbe offrire un contributo significativo nel rafforzare le infrastrutture dell’Italia e avvicinarla così all’obiettivo strategico dell’indipendenza energetica. Una fonte molto sottovalutata è il biogas, che il Paese potrebbe produrre nella misura di miliardi di metri cubi all’anno: Iren ha già provveduto a installare dei biodigestori nel territorio nazionale, ma si potrebbe fare molto di più. Importante anche l’idroelettrico, su cui Iren lavora da anni, e il fotovoltaico. Luca Dal Fabbro ha evidenziato tuttavia come la corsa alle rinnovabili sia rallentata da ostacoli di natura burocratica: “Non è possibile che installiamo un impianto fotovoltaico in cinque anni, quando in Francia si fa in un anno e mezzo, in Germania in un anno. Non è possibile che di fronte a una crisi energetica come quella dell’anno scorso, noi impieghiamo tre anni a fare un rigassificatore”. Necessaria, infine, anche una pianificazione strategica sulle acque. La scorsa estate, l’Italia ha sofferto la cattiva gestione delle risorse idriche in due modi opposti: la minaccia della siccità e l’alluvione dell’Emilia Romagna. È necessario, secondo il Presidente di Iren, mettere a punto una strategia di riutilizzo delle acque reflue, nonché lavorare per potenziare l’idroelettrico.

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Paolo Gallo all’evento ONU: “Italgas accelera verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile”

“Un importante momento di approfondimento e riflessione”: Paolo Gallo, AD di Italgas, ha illustrato di fronte all’assemblea delle Nazioni Unite riunitasi a New York i notevoli progressi raggiunti dal Gruppo.

 Paolo Gallo

L’intervento di Paolo Gallo, AD di Italgas, al Private Sector Forum delle Nazioni Unite sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

L’AD di Italgas Paolo Gallo ha preso parte al Private Sector Forum, evento annuale patrocinato dalle Nazioni Unite con lo scopo di intensificare la collaborazione con il settore privato riguardo al raggiungimento degli SDG, ossia gli “Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”. Nello specifico, tra i numerosi target stilati dall’ONU sono cinque quelli verso cui le aziende private sono invitate a impegnarsi: l’uguaglianza di genere, la lotta al cambiamento climatico, la conservazione delle risorse idriche, la finanza sostenibile e i salari equi. Il Forum ha lo scopo di individuare forme di collaborazione più efficienti tra privati e Stato, nonché di tracciare strategie per il raggiungimento degli obiettivi del Piano entro il 2030, e valutare infine l’impatto di possibili investimenti.

Paolo Gallo: “Italgas ha raggiunto risultati significativi in termini di riduzione delle emissioni, efficientamento energetico e parità di genere”

A margine dell’intervento, Paolo Gallo ha messo in risalto l’importanza del Private Sector Forum, da lui definito come “un importante momento di approfondimento e riflessione, e un’occasione per misurare il grado di maturazione delle politiche messe in campo da Italgas in materia di SDGs che in questi anni ci hanno permesso di raggiungere risultati significativi in termini di riduzione delle emissioni climalteranti, efficientamento energetico e parità di genere”. I risultati raggiunti dal Gruppo guidato da Paolo Gallo sono stati confermati dal conseguimento di prestigiose certificazioni, quali la UNI/PdR 125:2022 sulla gender equity che certifica l’impegno di Italgas nella creazione di un ambiente di lavoro inclusivo e autenticamente paritario. “Questi confronti confermano l’importanza del lavoro svolto e la validità del percorso che abbiamo intrapreso per continuare a contribuire all’obiettivo di un’economia net zero e alla realizzazione di un mondo migliore”, ha concluso l’AD di Italgas.

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Infrastrutture, l’intervento di Luigi Ferraris (FS) al Meeting di Rimini

Durante il suo intervento al Meeting di Rimini, l’AD di Gruppo FS Luigi Ferraris sottolinea il ruolo di Ferrovie dello Stato nell’ambito delle infrastrutture italiane, per le quali ha messo all’opera circa 300mila unità.

Luigi Ferraris, AD del Gruppo FS

Luigi Ferraris: Gruppo FS investirà 200 miliardi di euro nei prossimi 10 anni

Con la cifra di 200 miliardi di euro da investire nei prossimi 10 anni, Gruppo FS punta ad ammodernare e potenziare le infrastrutture italiane, molte delle quali superano i 60 anni di vita. Intervenuto alla tavola rotonda intitolata “Infrastrutture e Pnrr: quale sviluppo per l’Italia”, l’AD Luigi Ferraris ha evidenziato l’effetto che questi investimenti avranno sulla crescita del Pil nazionale. Tra i presenti anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, il governatore della Regione Liguria Giovanni Toti, il presidente dell’Anci e sindaco di Bari Andrea Decaro e Maximo Ibarra, Ceo & General Manager di Engineering. “Gli investimenti del Gruppo Fs nei prossimi 10 anni incideranno sul Pil nazionale per il 2% e, con 200 miliardi di euro serviranno a rendere sempre più attrattivo ed efficiente il trasporto collettivo e merci via treno, aumentando almeno del 20% la capacità di trasporto della rete ferroviaria e del 30% il numero di passeggeri”, ha dichiarato Luigi Ferraris. Le opere in cantiere interesseranno tutto il territorio da Nord a Sud, con ovvi risvolti positivi sulle economie locali. “Questo è sicuramente un aspetto che consente al Paese di potere fare leva su questa nuova ondata di infrastrutture per sostenere la crescita del Pil”, ha aggiunto.

Luigi Ferraris: i cantieri attivi sul territorio e la ricerca di nuove competenze

Attualmente, sono 4mila i cantieri attivi sul territorio nazionale e tutti procedono nel pieno rispetto delle tempistiche previste. Da Nord a Sud, Rfi e Anas hanno aperto centinaia e centinaia di cantieri per la realizzazione di opere ferroviarie e stradali, per un valore di oltre 49 miliardi di euro tra nuove opere e interventi di manutenzione. Il filo conduttore è rappresentato dall’innovazione. Oltre all’ammodernamento delle infrastrutture, è previsto lo sviluppo di piattaforme digitalizzate per favorire l’integrazione tra i diversi mezzi di trasporto, così come il monitoraggio e la manutenzione delle infrastrutture. Queste ultime, ha infatti evidenziato l’AD Luigi Ferraris, “vanno realizzate e mantenute affidabili ed efficienti. Per la loro manutenzione straordinaria abbiamo deciso con il ministero di non bloccare le linee per ridurre disagi e dare così continuità al servizio”. Fondamentale per il potenziamento di questo settore sono l’intermodalità e l’integrazione dei mezzi di trasporto, che possono essere raggiunti con la presenza di nuove professionalità e competenze. A questo scopo, Gruppo FS ha firmato un protocollo d’intesa con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e il ministero dell’Istruzione e del Merito che rafforzi il dialogo tra mondo delle università e mondo del lavoro e costruisca “una filiera integrata della formazione professionale”.

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Andrea Mascetti al MIND Milano Innovation District: innovazione, la vision di Finlombarda

Sinergie e opportunità per l’ecosistema dell’innovazione in Lombardia: all’incontro organizzato da Federated Innovation @MIND anche Andrea Mascetti, Presidente di Finlombarda.

Andrea Mascetti

Andrea Mascetti al MIND Milano Innovation District: Finlombarda in dialogo con Federated Innovation @Mind

L’avvocato Andrea Mascetti, in qualità di Presidente di Finlombarda, ha preso parte all’incontro organizzato il 19 settembre da Federated Innovation @Mind presso MIND Milano Innovation District: al centro un confronto su sinergie e opportunità per l’ecosistema dell’innovazione in Lombardia. L’incontro,

organizzato da Federated Innovation @MIND, si inserisce nel percorso di cooperazione avviato con l’istituzione finanziaria regionale Finlombarda con l’obiettivo di attivare sinergie di successo all’insegna dell’innovazione. Federated Innovation @MIND, spiega in un post LinkedIn l’avvocato Andrea Mascetti, è un “network di oltre 40 aziende leader di settore promosso da Lendlease con il contributo di Cariplo Factory”.

Andrea Mascetti, Finlombarda: il percorso di cooperazione con Federated Innovation @Mind

È su LinkedIn che Andrea Mascetti, Presidente di Finlombarda, rimarca il valore dell’incontro a cui ha preso parte: “Ringrazio il Presidente, Tommaso Boralevi, per averci dato l’opportunità di presentare la gamma di prodotti finanziari e servizi dedicati alle imprese del territorio e di poter sottolineare l’importanza delle alleanze per la tenuta e resilienza della nostra regione sotto il profilo sociale, economico e di sostenibilità”. Nel post, il Presidente di Finlombarda Andrea Mascetti si dice “certo che questo incontro sia solo il primo passo di un proficuo percorso di cooperazione che abbiamo avviato con Federated Innovation @Mind con l’obiettivo di attivare sinergie di successo in Lombardia all’insegna dell’innovazione”.

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Federico Motta Editore, nell’opera I protagonisti della cristianità un approfondimento su Giovanni Paolo II

Per la maggiore parte della sua giovinezza, Karol Wojtyła non sapeva che sarebbe diventato un sacerdote; ancora meno che avrebbe preso il nome di Giovanni Paolo II divenendo una delle figure più importanti non solo della storia della Cristianità. Nella lunga voce dedicata al Santo Padre, Federico Motta Editore segue i passaggi dalla conversione spirituale fino all’elezione come Papa.

Federico Motta Editore

Federico Motta Editore, come Wojtyła divenne Papa Giovanni Paolo II: il percorso di conversione nell’opera editoriale I protagonisti della Cristianità

Il percorso spirituale del Pontefice, come spiega Federico Motta Editore nei suoi volumi, fu tutt’altro che lineare, e, soprattutto, fu plasmato dal dolore del trauma delle morte di coloro che amava di più. Karol Wojtyła nacque il 18 maggio 1920, e la sua vita fu segnata fin dall’inizio dalla sofferenza e della morte: nel 1929 scomparve la madre e nel 1932 il fratello Edmund. Nel 1938 fu studente all’Università Jagellonica di Cracovia, mentre si manteneva lavorando come manovale e cavapietre. Personalità eclettica e dai molti interessi culturali, in gioventù fu anche poeta e attore dilettante. Furono due gli eventi che lo portarono a intraprendere il sacerdozio: la Seconda Guerra Mondiale e la morte del padre, nel 1941. Scoperta la propria vocazione, frequentò il seminario clandestino e ricevette l’ordinazione nel 1946. Docente di etica all’Università Jagellonica diCracovia, divenne infine Arcivescovo della città dal 1964. Nel 1967 divenne cardinale. Partecipò ai due conclavi del 1978: quello di agosto che elesse Giovanni Paolo I e quello di ottobre, che si concluse con la sua elezione.

Federico Motta Editore racconta Giovanni Paolo II, primo Papa non italiano

Nell’approfondimento dedicato alla sua figura, l’enciclopedia di Federico Motta Editore spiega come il papato di Giovanni Paolo II sia stato estremamente significativo, e tra quelli che maggiormente traghettò la figura del Papa nell’età contemporanea. Innanzitutto, fu il primo Papa di origini non-italiane dai tempi di Adriano VI (1522-1523). In secondo luogo, diede inizio a una nuova concezione del papato, in cui il Santo Padre, più che come un leader politico, era da intendersi come una guida spirituale. Giovanni Paolo II si adoperò per tutta la vita per i diritti umani, nonché per tentare di stemperare le tensioni fra Unione Sovietica e Stati Uniti. Fu un grandissimo “Papa viaggiatore”, sempre in movimento, per cercare il contatto diretto con i fedeli di tutto il mondo. Il suo pontificato è stato straordinariamente lungo: con una durata di oltre 26 anni, è il terzo più longevo nella storia della Chiesa dopo quello di Pietro (34 anni) e Pio IX (oltre 31 anni). La sua morte il 2 aprile 2005, dopo una lunga malattia, ha suscitato profonda commozione non solo tra i cattolici ma in tutto il mondo. La rapidità con cui è stato beatificato nel 2011 e successivamente canonizzato nel 2014 è stata un riconoscimento unanime della sua straordinaria santità.

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Claudio Descalzi: Eni in Egitto investe 7,7 miliardi di dollari per progetti energetici

Ammonta a 7,7 miliardi di dollari il volume di investimenti che Eni prevede di riservare all’Egitto. A Il Cairo l’incontro tra l’AD Claudio Descalzi, il Presidente Abdel Fattah al-Sisi e il Ministro del Petrolio Tarek El-Molla.

Claudio Descalzi

Claudio Descalzi: energia, passo in avanti importante tra Italia ed Egitto

Nuovi piani in programma per la ricerca, l’esplorazione e lo sviluppo, valorizzando appieno le risorse energetiche egiziane. Puntano a questo i progetti che Eni intende avviare nel Paese nordafricano, con 7,7 miliardi di dollari destinati a tal scopo nei prossimi quattro anni. È quanto si apprende da un comunicato rilasciato dalla Presidenza egiziana in seguito all’incontro avvenuto a Il Cairo tra l’Amministratore Delegato di Eni Claudio Descalzi, il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il Ministro del Petrolio Tarek El-Molla. Eni, insieme ai suoi partner, è dunque pronta ad avviare nuovi progetti per aumentare gli investimenti in Egitto e rafforzare le iniziative energetiche nel Paese. L’incontro ha fornito occasione per presentare un resoconto delle attività del Gruppo e delineare i piani futuri in tema di ricerca, esplorazione e sviluppo. Claudio Descalzi ha inoltre evidenziato i progressi raggiunti sul fronte dei progetti di sostenibilità ed efficienza energetica, in linea con quanto previsto nel Memorandum of Understanding firmato a marzo 2023.

Claudio Descalzi: Eni – Egitto, volontà di rafforzare la collaborazione

Durante l’incontro a Il Cairo, Claudio Descalzi ha sottolineato l’importanza strategica dell’Egitto per Eni, con opportunità promettenti per quanto concerne il settore energetico del Paese anche grazie all’impegno del Governo e del Presidente egiziano in tal senso. Lo stesso presidente al-Sisi ha espresso soddisfazione per le attività di Eni in Egitto, evidenziandone il rispetto di alti standard globali e la volontà di fortificare ulteriormente la collaborazione. Un passo in avanti importante, dunque, nella partnership tra l’Egitto e il Gruppo guidato dall’AD Claudio Descalzi, con ricadute positive in termini economici anche per l’intero sistema nazionale italiano. Eni, dal canto suo, continua parallelamente a rafforzare la propria posizione di leadership nel settore energetico su scala globale.

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Mercato immobiliare la crisi unisce Italia Europa e Stati Uniti

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  • 30 Settembre 2023

Il mattone non se la passa affatto bene. Questo è il messaggio che giunge esaminando i listini tanto europei quanto americani. Il mercato immobiliare soffre l’epoca dei tassi di interesse elevati ed è ormai rassegnato ad aspettare che le banche centrali concludano la loro battaglia contro l’inflazione, per tornare a vedere uno spiraglio di luce in fondo al tunnel.

I problemi del mercato immobiliare

mercato immobiliareNel vecchio continente e negli Stati Uniti la brusca frenata del mercato immobiliare si lega alla feroce stretta al costo del denaro, effettuata dagli istituti centrali per combattere l’ascesa dell’inflazione. E’ stato il ciclo di strette monetarie più pesante degli ultimi 40 anni. L’indicatore chaikin money flow evidenzia il drenaggio di denaro dal sistema economico più forte degli ultimi decenni.
Il mal dei tassi minaccia la salute del settore immobiliare perché sta frenando il mercato.

Tutta colpa dei mutui

Il problema è rappresentato dal costo dei mutui, che generalmente vengono accesi per l’acquisto di un’abitazione. La crescita dei tassi di interesse da parte delle banche centrali si è tradotta in un aumento che può aggiungere fino al 75% delle rate dei vecchi muti negoziati a tasso variabile. I vecchi mutui a tasso fisso si salvano, ma i nuovi comportano una rata anche superiore al 6%.
Questo spiega la brusca discesa delle compravendite, che sta proseguendo trimestre dopo trimestre. E con essa anche la price action è in discesa, perché la domanda langue..

La BCE allarga le braccia e va avanti

Siamo consapevoli di questa situazione di forte disagio – ha detto in proposito Christine Lagardema il nostro compito è di abbassare l’inflazione, non sostenere i singoli comparti dell’economia”. È sicuramente vero, ma è altrettanto vero il fatto che una quota crescente di persone sta vivendo il disagio sociale di non potersi fare una casa perché non può permettersi.

Preoccupazioni negli USA

Negli Stati Uniti il fenomeno è analogo (le case in vendita sono circa 1,1 milioni, il  dato più basso dal 1999) e rischia anche di avere ripercussioni sulle banche regionali, che sono il cuore del sistema economico a stelle e strisce. Gli istituti vantano infatti una esposizione per circa 3,600 miliardi di dollari.
Discorso a parte merita la Cina, dove la crisi dell’edilizia sta fortemente condizionando l’economia nazionale. Ma la crisi cinese nasce dalle radici stesse nel modello di sviluppo del capitalismo nel paese del Dragone.

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Investimenti sostenibili ESG, Banca Generali vicina all’obiettivo del 40% sul totale gestito

Banca Generali si è fatta promotrice di una visione basata sulla promozione degli investimenti sostenibili ESG, portando a 14,1 miliardi i prodotti che seguono i criteri ambientali, sociali e di governance. L’Istituto è inoltre impegnato attivamente nella divulgazione degli obiettivi dell’Agenda Onu.

Investimenti sostenibili ESG, Banca Generali

Investimenti sostenibili ESG e progetto “Time to Change”: le iniziative di Banca Generali per la sostenibilità

Raggiungere il 40% in prodotti ESG sul totale delle soluzioni gestite. È uno dei principali obiettivi contenuti nel Piano Strategico 2022-2024 di Banca Generali. A un anno e mezzo dal lancio, con l’Istituto che ha fatto degli investimenti sostenibili ESG un pilastro della sua strategia di business, l’obiettivo che appariva ambizioso oggi è quasi realtà. A fine agosto infatti la banca guidata dall’AD Gian Maria Mossa ha raggiunto i 14,1 miliardi di masse ESG, ossia il 34% del totale gestito, con una crescita di 6,5 miliardi in soli 18 mesi. Il percorso di Banca Generali è stato valutato positivamente anche dalle agenzie di rating e in particolare dagli analisti di Sustainalytics, che hanno assegnato all’Istituto uno score di rischio in termini di sostenibilità pari a 7,8 punti, con la banca al 78esimo posto complessivo su circa 15.669 società a livello globale analizzate, e addirittura al primo posto tra gli 899 operatori nei servizi finanziari. Di recente anche il “Financial Times” ha riconosciuto l’impegno dell’Istituto, premiandolo con il secondo posto nella classifica dei 500 “Europe Climate Leaders”. Un risultato frutto non solo della crescita registrata in termini di investimenti sostenibili ESG, ma anche della mission incentrata sulla protezione dei patrimoni e dei progetti di vita dei clienti, delle attività formative destinate ai dipendenti (71% del totale) nonché delle attività di divulgazione lanciate negli ultimi anni. Tra queste spicca il progetto fotografico “BG4SDGs – Time to Change”, nato per approfondire lo stato dell’arte sugli obiettivi dell’Agenda Onu 2030.

Banca Generali tra divulgazione ESG e progetti di educazione finanziaria

Realizzato in collaborazione con il fotografo Stefano Guindani, il progetto “Time to Change” ha voluto offrire una testimonianza diretta dell’impatto che stanno avendo i 17 Sustainable Development Goals a livello globale e di come la promozione degli investimenti sostenibili ESG possa apportare benefici in termini di risvolti sociali, ambientali e di trasparenza della governance. “L’Agenda Onu 2030 rappresenta una bussola importante per il mondo delle imprese e istituzioni – ha dichiarato l’AD di Banca Generali Gian Maria Mossa – nel nostro piccolo abbiamo cercato di coglierne gli spunti costruttivi per offrire un modello d’offerta capace di rispondere alle sensibilità personali di ciascun cliente poiché ciascuno di noi in ogni scelta, anche quelle legate agli investimenti, è responsabile di questo percorso”. Una responsabilità che è alla base anche di un altro progetto dell’Istituto, “Edufin 3.0”, nato per diffondere su tutti i principali social una cultura positiva verso il mondo degli investimenti. 52 puntate in totale, una a settimana, in compagnia del noto Youtuber Marco Montemagno che insieme agli esperti del settore discute dei principali argomenti di educazione finanziaria.

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Forum Ambrosetti 2023: il punto di Luca Dal Fabbro sulla crisi energetica in Europa

Il recente calo dei prezzi potrebbe ingannare, la crisi energetica è tutt’altro che risolta. Non ha dubbi Luca Dal Fabbro, intervenuto al Forum Ambrosetti: per rafforzare il sistema italiano le chiavi sono competitività, sostenibilità e dialogo tra operatori e istituzioni.

Luca Dal Fabbro

Luca Dal Fabbro: “Come Iren auspichiamo un impegno condiviso per un sistema più sicuro e competitivo”

La transizione energetica e la crisi scaturita dal conflitto sono stati i temi più dibattuti durante l’ultima edizione del Forum The European House – Ambrosetti. Tra gli ospiti dell’incontro che si tiene ogni anno a Cernobbio anche Luca Dal Fabbro, Presidente di Iren, che in un’intervista realizzata da Class CNBC ha ricordato come il ribasso dei prezzi non significhi affatto che la crisi sia ormai alle nostre spalle. Tuttavia, nonostante il conflitto sia ancora aperto, oggi il mondo dell’energia si trova in una fase sicuramente diversa. “Rispetto ad un anno fa il sistema energetico italiano è sicuramente più resiliente, grazie all’opera delle istituzioni e di aziende primarie come Eni e Snam, l’emergenza non è finita – ha detto il manager – È importante non dimenticare che la guerra è ancora in corso e i fattori scatenanti potrebbero riscatenarsi”. Quale la strategia da attuare in un momento di stallo come questo? “Come Iren auspichiamo un lavoro tra istituzioni, aziende dello Stato e multiutility per disegnare il prossimo sistema, che dovrà essere resiliente alle guerre”. Tre i pilastri su cui fondare la strategia, secondo Luca Dal Fabbro: sicurezza dell’approvvigionamento, competitività delle fonti e sostenibilità. “Non dobbiamo dimenticare che siamo il secondo Paese più industrializzato d’Europa e le nostre imprese hanno bisogno di energia a basso prezzo. È necessario lavorare quindi non solo per un sistema energetico più sicuro, come abbiamo capito ormai da tempo, ma anche più competitivo”.

Luca Dal Fabbro: “Per accelerare sulle rinnovabili servono percorsi autorizzativi più rapidi”

Oggi è impensabile non avere un mix energetico sempre più sostenibile – ha poi aggiunto il Presidente di Iren – non solo per una questione ambientale, ma anche meramente economica. In futuro avere fonti fossili significherà avere fonti più costose, quindi i nostri imprenditori avranno bisogno di energia green”. E nonostante il ritardo accumulato negli ultimi anni, il Paese ha tutte le carte in regola per accelerare e centrare i target europei: “L’Italia ha due fattori di forza: da un lato gli operatori, come le grandi imprese e le multiutility, e un’autorità garante, l’ARERA, molto avanzata dal punto di vista normativo. Questi due fattori devono tuttavia condividere delle regole per scaricare a terra queste risorse”. Un esempio viene dal biogas: “Potremmo produrre 10 miliardi di metri cubi green in più e a costi bassi grazie ai biodigestori, come fa Iren, ma il processo di autorizzazione richiede ancora molto tempo. Non chiediamo di cambiare le regole – spiega Luca Dal Fabbro ma di creare un percorso più accelerato per il bene della comunità”. I segnali positivi da parte delle istituzioni ci sono, anche per effetto del PNRR, ma la strada da percorrere è ancora lunga: “Non è possibile che per installare un impianto fotovoltaico ci vogliano 5 anni, mentre in Francia un anno e mezzo e in Germania un anno. Dobbiamo condividere priorità e regole, anche emergenziali, perché la crisi non è ancora passata”.

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Luigi Ferraris: nuove rotte e crescita record. I piani ambiziosi del Gruppo FS

Triplicare il fatturato internazionale e passare, in un solo decennio, dagli attuali 1,8 miliardi di euro a oltre 5: è questo l’obiettivo principale del Gruppo FS che, guidato da Luigi Ferraris, punta ad aumentare l’offerta dei collegamenti ad alta velocità.

Luigi Ferraris

Luigi Ferraris: puntiamo a triplicare il fatturato internazionale

L’ambizioso traguardo di triplicare il fatturato internazionale è la carta vincente del Gruppo FS sotto la guida dell’AD Luigi Ferraris. La sfida? Passare da un solido 1,8 miliardi di euro a oltre 5 miliardi entro un decennio. Tuttavia, il Gruppo non si ferma qui. Nel caleidoscopio dei progetti in corso, spicca la determinazione nel fornire un crescente numero di collegamenti ad alta velocità, connettendo le principali città europee come Amsterdam, Bruxelles e Berlino. Questo ambizioso obiettivo riflette l’aspirazione di sfruttare appieno le opportunità offerte dalla liberalizzazione del mercato ferroviario europeo. Il cammino verso questo orizzonte è stato tracciato dallo stesso Luigi Ferraris in un’intervista rilasciata al “Financial Times”. La prospettiva di nuove rotte, tra cui la potenziale Bruxelles-Amsterdam, si affaccia sul futuro del trasporto ferroviario. Gruppo FS vede in Europa un vasto mercato interno, un luogo di opportunità. Tale visione è alimentata dalla strategia industriale a lungo termine, che si propone di realizzare circa 200 miliardi di euro di investimenti, di cui 180 saranno destinati al potenziamento e all’ammodernamento delle infrastrutture ferroviarie e stradali nazionali. Questo impegno si riflette anche nel PNRR, che stanzia circa 25 miliardi di euro per il Gruppo FS e conferisce alla Rete Ferroviaria Italiana un ruolo centrale nella rinascita della mobilità italiana.

Luigi Ferraris: mobilità collettiva e logistica volano di uno sviluppo sostenibile

Le parole pronunciate da Luigi Ferraris nell’intervista rilasciata a “Fortune Italia”, che lo ha celebrato come “Businessperson of the year”, si riaffacciano nella discussione attuale. I piani di investimento da 190 miliardi per la prossima decade sono finalizzati a rendere la mobilità collettiva e la logistica motore di uno sviluppo sostenibile del Paese e fattore di coesione territoriale. Una nota di rilevanza viene attribuita anche alla distribuzione dei fondi del PNRR, poiché il 45% delle risorse è destinato al Sud, ma gli interventi co-finanziati riguardano l’intera nazione, spaziando dall’alta velocità ai collegamenti est-ovest, dalle linee regionali alle connessioni portuali e aeroportuali. L’intento di consolidare la presenza europea del Gruppo FS spazia dalla Grecia alla Germania, dai Paesi Bassi al Regno Unito. Tra i traguardi fissati dal piano decennale di investimenti spicca la volontà di incrementare la capacità di trasporto della rete ferroviaria di almeno il 20%, allo scopo di aumentare l’offerta di servizi ferroviari dove necessario e promuovere l’integrazione tra ferrovia e strada per favorire l’adozione di soluzioni di mobilità collettiva e condivisa. In parallelo, conclude Luigi Ferraris, “il mantenimento in efficienza dei treni e delle infrastrutture ferroviarie e stradali, con un loro progressivo ammodernamento tecnologico, grazie alla digitalizzazione e alla connettività, così da migliorarne prestazioni, affidabilità e attrattività”.

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La pediatra Susanna Esposito: “Il Covid ancora un problema nelle scuole, importante fare i tamponi se sintomi”

Nonostante il calo della letalità, il Covid continua ad essere l’infezione del momento: la professoressa Susanna Esposito spiega come proteggersi sui banchi di scuola.

Susanna Esposito

Susanna Esposito: “Fare tamponi frequenti e non presentarsi se si hanno sintomi anche lievi

Il ritorno sui banchi porta a tante novità eccitanti per i bambini, ma significa anche il propagarsi di malattie e infezioni da cui bisogna assolutamente proteggersi. In un’intervista rilasciata a “Fanpage”, la professoressa Susanna Esposito, ordinaria di Pediatria presso l’Università di Parma e Presidente dell’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici (WAidid), ha dato preziosi consigli ai genitori per aiutarli a difendere la salute dei propri bimbi.

Innanzitutto, l’esperta infettivologa ha messo in guardia rispetto alla minaccia del Covid: benché siamo fortunatamente lontani dai picchi pandemici degli scorsi anni, il Coronavirus continua a circolare.
Tra le infezioni più comuni, al momento c’è il Covid, nel senso che attualmente il numero dei casi sta aumentando in tutte le fasce d’età, anche in quella pediatrica.” Susanna Esposito ribadisce l’importanza di fare tamponi in presenza di sintomi, lavarsi le mani, portarsi sempre dietro la mascherina e avere del gel igienizzante. È fondamentale, inoltre, non andare a scuola in caso di sintomi anche lievi, perché l’ambiente chiuso rende il contagio quasi inevitabile. “Si deve sottolineare che bisogna raccomandare responsabilità da parte di tutti, ragazzi e genitori, per prevenire un’ulteriore circolazione virale”.

Vaccini, quando e perché? L’analisi di Susanna Esposito

Una questione particolarmente importante è quella della vaccinazione: sia contro il Covid che contro l’influenza. Mentre quest’ultima è raccomandata tra i 6 mesi e i 6 anni (ed è in generale utile per tutti) anche in assenza di malattie croniche a rischio di complicanze in corso di influenza, quella contro il Covid serve specialmente ai bambini più fragili, anche se potrebbero beneficiarne altri piccoli con uno stato di salute particolare. Secondo Susanna Esposito, è fondamentale in ogni caso rivolgersi a un pediatra, in grado di valutare i singoli casi. Secondo la pediatra, è fondamentale avere cura dei piccoli sull’aspetto Covid in quanto l’isolamento ha conseguenze psicologicamente pesanti per loro: “Noi diciamo di fare attenzione alle mascherine e al lavaggio delle mani proprio perché l’impatto del Covid sui bambini e sulla loro salute mentale è stato drammatico, per cui l’isolamento a cui l’infezione può indurre è un elemento che dobbiamo a tutti i costi scongiurare”. Infine, Susanna Esposito mette anche in guardia dai pidocchi e dalle gastroenteriti. Secondo l’infettivologa, contro i pidocchi bisogna fare controlli immediati nel caso il bambino sperimenti prurito intenso al cuoio capelluto. In caso di diarrea, invece, è fondamentale tenere il piccolo a casa perché questo genere di infezioni intestinali si diffonde con estrema rapidità.

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Da Napoli a Fiumicino: le sfide di Atitech e il progetto di Gianni Lettieri

Atitech ha fatto un passo importante rilevando il ramo maintenance di Alitalia. Ora il Presidente Gianni Lettieri ha in mente di creare un polo nazionale delle manutenzioni aeronautiche in grado di offrire servizi completi e competitivi.

Gianni Lettieri, Presidente di Atitec

Gianni Lettieri, Atitech: un anno dopo l’acquisizione del ramo Alitalia

È passato un anno da quando Atitech, l’azienda napoletana guidata da Gianni Lettieri e specializzata nella manutenzione, riparazione e revisione di aeromobili, ha portato a termine l’acquisizione del ramo maintenance di Alitalia, l’ex compagnia aerea nazionale in amministrazione straordinaria. Per l’industria aeronautica italiana una delle operazioni più significative degli ultimi anni. Grazie agli asset di Fiumicino, oggi la MRO di Capodichino non solo ha più che raddoppiato le capacità per il 2023, salite a 500 rispetto alle 220 stimate nel 2022, ma ha anche incrementato la propria quota di manutenzione con 32 nuovi scali divisi tra Italia ed estero, quattro nuovi hangar e undici linee di produzione “narrow body” e “wide body”. Positive le ricadute anche sul fronte dell’occupazione, con Atitech che ha deciso di integrare i 940 lavoratori di Fiumicino. L’obiettivo a lungo termine di Gianni Lettieri non è un segreto: fin dai primi anni come Presidente di Atitech, il manager ha sempre dichiarato di voler dotare l’Italia di un’infrastruttura strategica nel campo delle manutenzioni aeronautiche in grado di offrire soluzioni chiavi in mano, il primo polo di manutenzioni aeronautiche italiano.

Il progetto di Gianni Lettieri: un polo nazionale delle manutenzioni aeronautiche

L’idea, che Gianni Lettieri ha ribadito anche nelle due convention organizzate da Atitech per illustrare a vecchi e nuovi dipendenti i progetti futuri della società, è di sfruttare le potenzialità ancora inespresse degli hub di Capodichino e di Fiumicino così da creare un polo unico italiano capace di diventare punto di riferimento a livello internazionale per componenti, motori e tutto ciò che riguarda la manutenzione degli aerei. Il prossimo passo è riportare i principali player del traffico aereo a Napoli, porta d’ingresso per aeromobili che guardano con interesse al Mediterraneo e a tutta l’area EMEA, e a Roma, in grado di intercettare una vasta platea internazionale grazie a scali come Tel Aviv, Francoforte, Monaco, Buenos Aires, San Paolo, Casablanca, Tunisi, Parigi e Osaka, per citarne alcuni. Fondamentali nel progetto le competenze e le professionalità presenti all’interno sia di Atitech che dell’ex ramo maintenance di Alitalia, secondo Gianni Lettieri “capaci di soddisfare le più svariate esigenze dei vettori presenti sul mercato, in tempi rapidi ed assicurando standard di qualità molto alti”. Sul fronte delle acquisizioni, il Presidente di Atitech ha invece più volte espresso l’intenzione di rilevare anche AMS (Alitalia Maintenance System), con base sempre a Fiumicino e specializzata nella manutenzione dei motori.

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Verso un’urbanizzazione sostenibile, Davide D’Arcangelo: l’innovazione ha un ruolo centrale

Ospite del programma radiofonico “Io, Chiara e il green”, Davide D’Arcangelo si è soffermato su come sfruttare l’innovazione per ripensare i centri urbani e ridistribuire meglio la popolazione così da contrastare il cambiamento climatico.

Davide D'Arcangelo

Davide D’Arcangelo: trasformare i centri urbani con l’innovazione per combattere il cambiamento climatico

Il cambiamento climatico si combatte anche attraverso un processo di urbanizzazione che possa essere più in sintonia con le funzioni residenziali e la sostenibilità ambientale. Attualmente, il 55% della popolazione mondiale è concentrata nei centri urbani, che occupano solo il 3% della superficie terrestre. In un’intervista andata in onda su “Io, Chiara e il green”, Davide D’Arcangelo propone di sfruttare l’innovazione come strumento per ridefinire le città e le abitudini delle persone, così da ripopolare i territori abbandonati e ridurre l’affollamento nei principali centri abitati. Pensando a come possa essere il futuro delle città, Davide D’Arcangelo ha ricordato Carlos Moreno, il quale “parlava delle città in 15 minuti, dove i servizi pubblici vengono ripensati in chiave digitale e la mobilità diventa anche non mobilità”. Quello che abbiamo davanti deve essere, insomma, “un futuro di sostenibilità” al quale si può arrivare solamente “capendo cosa serve accentrare nelle città e cosa può essere promosso al di fuori”. Trasformare i borghi in luoghi adatti alla terza età grazie ai servizi di telemedicina, potrebbe essere un esempio di come contribuire al decongestionamento dei centri urbani con l’innovazione.

Davide D’Arcangelo: gli esempi dal mondo, da Barcellona a New York

Nel mondo esistono già diversi casi di città che hanno avviato sperimentazioni nell’ambito dell’urbanizzazione con progetti consistenti nella realizzazione di spazi dedicati all’innovazione. Davide D’Arcangelo ne ha riportati alcuni. Sorge a Barcellona il “Distretto 22@”, un’area industriale degradata della città che è stata trasformata in un quartiere dedicato alla tecnologia e che è arrivato ad ospitare circa 7.000 aziende del settore, “con effetti positivi sia sulla riqualificazione che sull’occupazione”. Un altro esempio può essere quello della “Silicon Roundabout nella zona Est di Londra, conosciuta anche come Tech City, dove le imprese digitali hanno attratto talenti e rigenerato il quartiere”. A che punto si trova, invece, l’Italia? Mentre vengono avviati progetti paralleli pure in metropoli come New York e Amburgo, il nostro Paese sembra essere ancora indietro. “Con la nuova programmazione il PON Metro, finora limitato a finanziare la digitalizzazione delle 12 città metropolitane, sarà esteso anche alle città medie come i capoluoghi di provincia. Questo approccio alla digitalizzazione e al riutilizzo degli spazi nelle città potrebbe invertire il trend stimato dall’OCSE, come sta succedendo con il south working in alcune città americane”, ha evidenziato Davide D’Arcangelo, sottolineando i benefici che deriverebbero dall’estendere tale approccio a tutte “le principali città italiane”.

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Come rendere più accogliente e gradevole un locale commerciale?

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  • 23 Settembre 2023

Quando si gestisce una attività un locale commerciale di qualsiasi tipo, creare un’atmosfera accogliente e gradevole è importante per attirare nuovi clienti e farli sentire a proprio agio.

L’esperienza che le persone vivono nel tuo negozio può influenzare la loro permanenza, il loro interesse per i prodotti e la loro propensione all’acquisto.

Ecco perché ti parleremo di seguito delle diverse strategie che possono aiutarti a rendere il tuo locale commerciale più invitante e accogliente per i tuoi clienti.

 

Un design interno attraente e funzionale

Un design interno ben curato è un fondamentale per creare un’atmosfera accogliente. Scegli per questo con cura l’arredamento, l’illuminazione e la disposizione degli spazi. Scegli arredi e colori che riflettano l’identità del tuo marchio e creino un’atmosfera piacevole.

Assicurati che l’illuminazione sia adeguata e ben distribuita, in modo da mettere in risalto i prodotti e creare un’atmosfera accogliente. Organizza gli spazi in modo funzionale, facilitando la circolazione dei clienti e la visualizzazione dei prodotti.

 

Musica e suoni ambientali

La musica e i suoni ambientali possono contribuire a creare un’atmosfera piacevole in ogni negozio. Scegli una colonna sonora che si adatti al tuo pubblico di riferimento e che rifletta lo stile del tuo marchio.

La musica dovrebbe essere di volume adeguato, in modo da creare un sottofondo piacevole senza coprire le voci dei clienti o dei dipendenti. Inoltre, presta attenzione ai suoni ambientali, come il rumore di fondo o gli effetti sonori, assicurandoti che siano gradevoli e non disturbino l’esperienza d’acquisto.

 

Un’illuminazione accogliente

L’illuminazione gioca un ruolo cruciale nell’ambiente di un locale commerciale. Utilizza una combinazione di fonti di luce per creare un’atmosfera accogliente. Evita l’illuminazione troppo intensa o fredda, che potrebbe risultare fastidiosa per i clienti.

Scegli lampade con tonalità calde e diffondi la luce in modo uniforme in tutto lo spazio. Inoltre, considera l’utilizzo di luci direzionali per mettere in evidenza prodotti o aree specifiche del tuo locale.

 

Profumazione e odori gradevoli

Gli odori possono influenzare notevolmente l’esperienza dei clienti nel tuo locale commerciale. Utilizza profumatori d’ambiente o diffusori di essenze per creare un’atmosfera gradevole e accogliente.

Scegli fragranze che si adattino al tuo marchio e che siano piacevoli per la maggior parte delle persone. Tieni presente che alcuni clienti potrebbero essere sensibili agli odori, quindi assicurati che l’aroma non sia troppo intenso o invadente.

 

Insegne vintage per un tocco di nostalgia

Un’idea originale per rendere il tuo locale commerciale più accogliente e unico è l’utilizzo di insegne vintage. Le insegne vintage possono aggiungere un tocco di nostalgia e personalità al tuo locale.

Scegli insegne che si adattino al tuo marchio e che richiamino l’attenzione dei clienti. Questo elemento distintivo può contribuire a creare un’atmosfera affascinante e a far emergere la tua attività commerciale.

 

Conclusione

Creare un’atmosfera accogliente e gradevole nel tuo locale commerciale è un investimento che può portare rapidamente a risultati positivi.

Ricorda che ogni dettaglio conta e che ogni scelta dovrebbe essere guidata dall’obiettivo di offrire un’esperienza memorabile ai tuoi clienti.

Divertiti nel creare un ambiente che i tuoi clienti ameranno frequentare!

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Come valutare un preventivo per un trasloco?

Affidarsi ad una ditta di professionisti del trasloco può farti risparmiare molto tempo e semplificare un evento che speso che fonte di grande stress. Quando ci si trova nella situazione di dover affrontare un trasloco è sempre consigliabile pianificare il trasferimento con grande anticipo, contattare ditte specializzate per ottenere almeno due e tre preventivi, ed infine, valutare correttamente le proposte tenendo conto dei servizi offerti e del prezzo complessivo.

Per molte persone il trasloco è un evento che capiterà una volta nel corso della vita, per cui è piuttosto normale sentirsi incerti su come agire. Alcuni considerano il prezzo come il fattore chiave per la scelta, altri invece danno maggiore peso alla qualità dei servizi offerti ed all’esperienza dei traslocatori.

Scegliere un prezzo stracciato può spesso nascondere alcune insidie: ad esempio un trasloco incompleto, un servizio poco flessibile rispetto alle esigenze del cliente. Scegliere un costo elevato invece nasconde il rischio di strapagare un servizio standard. Ciò detto, un confronto attento e consapevole dei preventivi ricevuti diventa un momento chiave per comprendere come si svolgerà il servizio e cosa ci dovremo aspettare.

Questo articolo nasce quindi come una guida per il lettore inesperto che sta per traslocare. Passeremo in rassegna le principali voci di costo che frequentemente appaiono in un preventivo per un trasloco.

Preventivo per traslochi: le voci di costo

Innanzitutto è utile rimarcare che definire il costo di un trasloco non è una operazione banale per via delle innumerevoli varianti che entrano in gioco. A titolo di esempio possiamo citare la distanza tra la città di partenza e quella di arrivo, la necessità di usare autoscale per accedere ai piani più alti, la quantità di mobili ed oggetti da spostare, ecc.

Di seguito passiamo in rassegna ogni fattore che incide sui costi di trasloco:

Distanza: si tratta di un elemento che può avere un impatto molto variabile sul costo complessivo. Basti pensare alla differenza tra un trasloco all’interno dello stesso comune paragonato ad un trasloco internazionale

Accesso all’appartamento: in alcuni casi può essere necessario ricorrere a piattaforme aeree poiché non sono presenti ascensori o per via della natura dei mobili da trasportare.

Servizi standard: Per effettuare correttamente il trasloco di alcuni mobili può essere necessario procedere allo smontaggio prima e al montaggio poi. Questo lavoro può richiedere tempo e certamente impattare sul costo complessivo del trasloco.

Servizi extra: In alcune situazioni può risultare necessario gestire il trasloco con metodologie o accortezze particolari. A titolo di esempio immaginiamo di prendere in considerazione un trasloco di un pianoforte o di opera d’arte di pregio, oppure la movimentazione di un intero negozio (che deve avvenire in tempi stretti per consentire una rapida riapertura)

Tempistiche e preavviso: come anticipato, è essenziale pianificare le operazioni di trasloco con grande anticipo. Questo permetterà sia a noi che all’azienda di traslochi di gestire la situazione nel migliore dei modi. Un trasloco effettuato in urgenza può subire facilmente un sovrapprezzo consistente.

Esperienza: Questa non è una voce di costo esplicita, tuttavia richiede attenzione. Alcuni traslocatori vantano uno staff di professionisti esperti, in grado di gestire anche le situazioni più complesse. Quando invece ci si affida ad una ditta “giovane” i costi tendono ad essere più contenuti, ma il rischio di incappare nell’imprevisto cresce esponenzialmente. L’esperienza si paga cara, ma risolve molti problemi.

Mezzi impiegati: Se il trasloco è gestibile tramite un singolo camion il prezzo è moderato, se invece è necessario coinvolgere altri mezzi come una nave o un traghetto, i costi lievitano.

Smaltimento: Questa è una voce a cui prestare una particolare attenzione. I mobili che non intendiamo riutilizzare vanno smaltiti in discarica, secondo le normative vigenti. Più sono pesanti gli oggetti da smaltire, più è altro il costo per l’operazione richiesta. Disfarsi di molti mobili può facilmente far impennare il costo complessivo di un trasloco.

Deposito: Può accedere che il trasloco venga completato in due tempi. La necessità di lasciare libera la vecchia casa non combacia con la disponibilità della nuova sistemazione (per esempio quando ci si trasferisce in una casa ancora in fase di costruzione). In questi casi è necessario aggiungere un costo per il deposito mobili che può variare a seconda del tempo necessario e dello spazio affittato nel deposito.

Assicurazione: quando si effettua un trasporto esiste l’eventualità che qualcosa vada storto e che alcuni oggetti trasportati subiscano danni o alterazioni importanti. L’assicurazione tutelarsi da queste situazioni ed ottenere un risarcimento in caso si verifichi un sinistro. Questa voce di costo solitamente è piuttosto

Questo costo non dovrebbe essere troppo rilevante, ma è sempre consigliato non depennarlo dai servizi richiesti.

Come è possibile risparmiare?

La chiave per risparmiare è confrontare diversi preventivi e dare un corretto peso ai servizi desiderati, facendo una distinzione tra quelli necessari e quelli opzionali. In caso di forti anomalie o discrepanze tra le voci di costo è consigliabile chiedere chiarimenti alla ditta che ha inviato l’offerta.

Inoltre può essere utile comprendere come viene effettuato il servizio di trasloco, cercando di capire se è possibile intervenire con alcune semplificazioni.  A titolo di esempio, se nell’appartamento sono presenti molti oggetti che non servono presso il nuovo domicilio potrebbe essere utile provvedere autonomamente allo smaltimento (magari regalando alcuni mobili, o mettendo in vendita oggetti non più necessari).

In aggiunta è possibile rivolgersi ad un falegname per lo smontaggio dei mobili.  Oppure, se possibile, gestire le operazioni in autonomia.

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ETC su Oro Come Funzionano

Etc su oro, Exchange-Traded Commodity basati sull’oro è questo il significato di questa sigla, un modo alternativo all’acquisto di lingotti da investimento che devono essere ritirati dopo l’acquisto.
I lingotti si possono acquistare presso banchi metalli come questo compro oro Firenze mentre gli etc sono acquistati e venduti come qualsiasi altro strumento finanziario in borsa.
Exchange-Traded Commodity (ETC): Gli ETC sono strumenti finanziari negoziati in borsa che forniscono esposizione a commodities come l’oro, il petrolio, il grano, ecc. Sono simili agli ETF, ma invece di tracciare un indice, seguono direttamente il prezzo di una materia prima sottostante.
ETC sull’oro: Un ETC sull’oro segue l’andamento del prezzo dell’oro fisico o dei contratti futures sull’oro. Gli ETC possono essere una scelta popolare per gli investitori che desiderano ottenere esposizione all’oro senza doverlo detenere fisicamente o investire in futures.
Struttura: Gli ETC sull’oro possono essere emessi in diverse strutture. Alcuni detengono oro fisico nei depositi, mentre altri utilizzano strumenti finanziari derivati per replicare il prezzo dell’oro. La struttura può variare da un ETC all’altro.
Liquidità e negoziabilità: Gli ETC sull’oro sono generalmente negoziabili in borsa, il che significa che possono essere acquistati e venduti facilmente durante le ore di mercato. La liquidità può variare in base al volume di trading dell’ETC.
Diversificazione e gestione del rischio: Gli ETC sull’oro consentono agli investitori di diversificare il loro portafoglio e di gestire il rischio legato alle fluttuazioni del prezzo dell’oro.
Commissioni: Come gli ETF, gli ETC possono comportare commissioni di gestione e di negoziazione. Gli investitori dovrebbero prestare attenzione alle spese associate all’ETC scelto.
Tassazione: La tassazione degli ETC può variare in base alla giurisdizione e alle leggi fiscali locali. Gli investitori dovrebbero consultare un consulente fiscale o legale per comprendere le implicazioni fiscali specifiche.
Gli ETC sull’oro offrono un modo conveniente per investire nell’oro senza la necessità di gestire fisicamente l’oro stesso. Come con qualsiasi investimento, è importante comprendere come funzionano gli ETC, considerare i costi associati e valutare se si adattano alla propria strategia di investimento.

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India e Thailandia cercano l’acciaio green del Gruppo Danieli

Meranti, Rungta Mines, Tata Steel e ArcelorMittal Nippon Steel India: questi i nomi degli operatori siderurgici che hanno scelto di affidarsi agli impianti all’avanguardia del Gruppo Danieli, orientandosi dunque alla siderurgia green.

Gruppo Danieli, leader nella produzione di impianti siderurgici

Gruppo Danieli conquista il mercato asiatico: contratti in India e Thailandia

Produrre acciaio di qualità tagliando le emissioni e l’inquinamento: questo è l’obiettivo degli operatori siderurgici di India e Thailandia. Per questo motivo hanno scelto gli impianti modernissimi del Gruppo Danieli, che ha siglato quattro contratti chiave in Estremo Oriente. In Thailandia, realizzerà un impianto all’avanguardia per la produzione di Green Steel per conto di Meranti Green Steel, che si avvarrà della possibilità di utilizzare energia solare e idrogeno, consentendo una notevole riduzione delle emissioni di carbonio. Il CEO di Meranti, Sebastian Lagendorf, ha dichiarato: “Danieli è uno dei principali fornitori mondiali di produzione dell’acciaio e riteniamo che la tecnologia avanzata Energiron Dri svolgerà un ruolo fondamentale nella decarbonizzazione delle catene di approvvigionamento dell’acciaio. Danieli ha un importante laboratorio a Rayong, in Thailandia, che consente la produzione locale”. Ben tre, invece, i significativi contratti in India. Rungta Mines, già cliente fidato del Gruppo Danieli, ha commissionato due nuovi laminatoi, che si aggiungono ai due già realizzati, e agli altri due in fase di lavorazione. Tata Steel ha assegnato a Danieli Corus un contratto per la realizzazione di una quarta stufa e ArcelorMittal Nippon Steel India ha affidato a Danieli Centro Maskin l’ordine per un nuovo impianto di ispezione e condizionamento delle bramme.

Le innovazioni tecnologiche con cui il Gruppo Danieli guida la rivoluzione Green Steel

Ma quali sono le tecniche attraverso cui Gruppo Danieli produce l’acciaio pulito che gli operatori del Sud-Est asiatico richiedono? Innanzitutto, gli impianti di riduzione a idrogeno che utilizzano la tecnologia DRI (Direct Riduced Iron), consentendo l’utilizzo del solare e dell’idrogeno per la produzione di coils laminati a caldo. L’impianto che verrà costruito per Meranti è stato sviluppato in tandem da Tenova e Danieli. Riguardo alla collaborazione con Danieli, il CEO Giacomo Mareschi Danieli ha dichiarato: “Siamo lieti e orgogliosi di essere partner di Meranti per questo impegnativo progetto. Siamo pienamente in linea con la visione e l’approccio di Meranti di essere all’avanguardia nella transizione del Green Steel, e siamo sicuri che le tecnologie all’avanguardia di Danieli consentiranno a Meranti di svolgere un ruolo di primo piano nel mercato dei prodotti piatti in Estremo Oriente”. La stessa tecnologia è valsa al Gruppo Danieli un importante contratto con il colosso cinese Guangdong, per la costruzione di un impianto entro il 2024. Meranti ha inoltre commissionato un’unità di fusione Digimelter: il suo alimentatore Q-One potrà processare energia verde.

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Stefano Venier al “Corriere della Sera”: l’Italia può diventare l’hub della Ccs per il Sud Europa

Ecco il progetto con Eni: in un articolo de “L’Economia”, l’inserto del “Corriere della Sera”, l’AD di Snam Stefano Venier illustra le potenzialità del primo progetto italiano di Ccs su scala industriale legato all’hub di Ravenna.

 Stefano Venier

Stefano Venier: Snam-Eni, il pionierismo del progetto Ccs in sviluppo a Ravenna sul “Corriere della Sera”

L’AD Stefano Venier lo ha ribadito anche in una recente intervista su “L’Economia”, la voce economica del “Corriere della Sera”: l’Italia può diventare l’hub della Ccs (Carbon capture and storage) per il Sud Europa. Le potenzialità ci sono: “Abbiamo il vantaggio di disporre di giacimenti esauriti di gas al largo dell’Adriatico di fronte alla Pianura Padana, dove si concentra la maggior parte delle industrie ad alta intensità di energia e di emissioni. Un vantaggio che potrà andare a beneficio dell’intero bacino del Mediterraneo, per esempio delle industrie francesi, per cui sarà più conveniente stoccare la CO2 a Ravenna e non trasportarla fino in Norvegia”. Parole che esprimono efficacemente il valore del progetto che Snam sta portando avanti a Ravenna insieme a Eni: il primo italiano di Ccs su scala industriale sarà “un’occasione anche per le industrie straniere”, come ha spiegato a “L’Economia” l’AD Stefano Venier.

Stefano Venier: miriamo a utilizzare parte delle condotte già esistenti in una logica di operatore multi-molecola

L’AD Stefano Venier ha parlato del progetto anche recentemente in occasione della presentazione a Cernobbio dello studio strategico sulla Carbon Capture & Storage condotto da The European House – Ambrosetti con il contributo di Snam ed Eni: a Ravenna “svilupperemo un’infrastruttura essenziale per la competitività del tessuto industriale esistente e potenzialmente capace di giocare un ruolo chiave nell’intero Mediterraneo”. La posizione strategica, il porto, la cultura di impresa e la presenza di realtà manifatturiere industriali che hanno la necessità di decarbonizzare le loro attività sono alcuni dei fattori che hanno portato a guardare a Ravenna come a una location particolarmente idonea dove poter sfruttare al massimo le potenzialità del progetto: sono queste infatti condizioni funzionali allo sviluppo di progetti di cattura e stoccaggio della CO2 da realizzare con costi competitivi e in tempi brevi. Sul trasporto invece, come si legge nell’articolo de “L’Economia”, Snam punta su una strategia di soft infrastructure. “Miriamo a utilizzare parte delle condotte già esistenti in una logica di operatore multi-molecola: nei nostri tubi può scorrere gas naturale, ma anche biometano, idrogeno e, appunto, anidride carbonica”, ha spiegato l’AD Stefano Venier.

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Quali sono gli interventi di manutenzione più frequenti in un’auto?

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  • 20 Settembre 2023

La manutenzione è una di quelle operazioni di routine fondamentali per garantire la sicurezza e la durata nel tempo al veicolo.

Gli interventi di manutenzione più frequenti sono quelli che riguardano i componenti più soggetti a usura e deterioramento come i pneumatici, l’olio motore, i filtri e i freni, ma non solo.

Andiamo adesso a scoprire qualcosa in più riguardo questi interventi, con una breve descrizione di ciascuno.

Pneumatici

I pneumatici sono uno dei componenti più importanti di un’auto. Sono responsabili dell’aderenza e della trazione, e quindi hanno un impatto diretto sulla sicurezza.

Gli interventi di manutenzione più frequenti sui pneumatici sono:

  • Controllo della pressione: la pressione dei pneumatici deve essere controllata regolarmente, almeno una volta al mese. Una pressione insufficiente può causare un aumento del consumo di carburante e un peggioramento delle prestazioni.
  • Controllo dell’usura: anche l’usura dei pneumatici deve essere controllata regolarmente, in particolare il battistrada. Se l’usura è eccessiva, i pneumatici devono essere sostituiti.

Olio motore

L’olio motore svolge un ruolo fondamentale nella lubrificazione del motore e dei vari componenti del veicolo. Un olio motore vecchio o sporco può danneggiare il motore e ridurre le sue prestazioni.

L’intervento di manutenzione più frequente sull’olio motore è il cambio dell’olio, ed in concomitanza va cambiato anche il filtro olio che ha il compito di trattenere le impurità. Il cambio dell’olio deve essere effettuato secondo le indicazioni del produttore dell’auto.

Filtri

I filtri sono importanti per proteggere il motore da contaminanti e impurità.

Gli interventi di manutenzione più frequenti sui filtri sono:

  • Cambio del filtro dell’olio: il filtro dell’olio deve essere cambiato contemporaneamente al cambio dell’olio.
  • Cambio del filtro dell’aria: il filtro dell’aria deve essere cambiato ogni 10.000-15.000 chilometri.
  • Cambio del filtro del carburante: il filtro del carburante deve essere cambiato ogni 20.000-30.000 chilometri.

Freni

I freni sono fondamentali per la sicurezza. Un sistema frenante inefficiente può aumentare il rischio di  sinistri.

Gli interventi di manutenzione più frequenti sui freni sono:

  • Controllo del livello del liquido dei freni: il livello del liquido dei freni deve essere controllato regolarmente.
  • Controllo dell’usura delle pastiglie e dei dischi dei freni: l’usura delle pastiglie e dei dischi dei freni deve essere controllata regolarmente. Se l’usura è eccessiva, le pastiglie e i dischi dei freni devono essere sostituiti.

Altri interventi

Oltre agli interventi di manutenzione già citati, ci sono altri interventi che possono essere necessari a seconda dell’utilizzo dell’auto e delle condizioni in cui viene guidata.

Ad esempio, se l’auto viene utilizzata in condizioni di guida difficili, possono essere necessari interventi di manutenzione più frequenti sui componenti della trasmissione e dello sterzo.

In generale, se guidi una Mercedes potrebbero interessarti in proposito i “Servizi assistenza A e B.”, per una serie di controlli periodici completi per il tuo veicolo. Se vivi in Sicilia Occidentale puoi chiedere informazioni in merito all’officina autorizzata Mercedes Benz Lupo Giuseppe a Trapani.

Conclusione

La manutenzione dell’auto è un’operazione importante per garantire la sicurezza e la durata del veicolo. Eseguire regolarmente gli interventi di manutenzione più frequenti può aiutare a prevenire guasti e danni costosi, oltre a garantire la massima sicurezza a tutti.

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Dal settore ceramico alla ristorazione: la carriera di Mario Putin

Dall’esordio in Spagna a soli 16 anni fino al ritorno in patria. I momenti chiave del percorso professionale di Mario Putin e il suo contributo al successo del Gruppo Serenissima Ristorazione.

Mario Putin, Presidente di Serenissima Ristorazione

I primi incarichi professionali di Mario Putin

Mario Putin è una figura di spicco nel settore della ristorazione commerciale e collettiva grazie alla sua leadership nel Gruppo Serenissima Ristorazione, una delle principali realtà del settore a livello nazionale. Il suo percorso professionale ha inizio a soli 16 anni, quando prende una decisione audace: lasciare l’Italia per trasferirsi in Spagna. In quegli anni trascorsi all’estero, intraprende una fruttuosa collaborazione con i fratelli Giovanni e Alberto, prendendo parte alla gestione dell’azienda Automatismo para ceramica, attiva nel settore ceramico. Nel 1969, fa ritorno in Italia e si unisce al fratello Franco nell’amministrazione dell’azienda Impianti Putin Installazioni Automatiche e Costruzioni (IPIAC), per la quale lavora fino al 1996. Durante questa lunga collaborazione con il fratello, Mario Putin concede in affitto uno dei suoi capannoni a una società di ristorazione emergente, Serenissima Ristorazione.

Mario Putin e il successo di Serenissima Ristorazione

Attraverso investimenti graduati nel corso degli anni, nel 1986 Mario Putin diventa azionista di maggioranza del Gruppo Serenissima Ristorazione e avvia un significativo processo di trasformazione del modello aziendale. Grazie alle abilità produttive e manageriali acquisite nel corso della sua carriera, decide di porre l’accento sulla ricerca della qualità e sull’eccellenza dei prodotti e dei servizi offerti, coniugando abilmente qualità elevata ed efficienza industriale. È il 1996 quando Mario Putin prende una decisione cruciale: lascia l’azienda di famiglia per dedicarsi completamente alla crescita e allo sviluppo di Serenissima Ristorazione. Il suo impegno e la sua visione portano la società a un ruolo di primo piano nell’ambito della ristorazione. Oggi, il Gruppo è leader del settore, in grado di soddisfare le esigenze del consumatore finale, delle grandi aziende e degli enti pubblici, offrendo servizi e prodotti di alta qualità.

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La nascita di Riva Acciaio: come è diventata leader di settore

Riva Acciaio fa parte del Gruppo Riva, destinato a diventare uno dei maggiori operatori siderurgici del continente europeo.

Riva Acciaio

Riva Acciaio, la fondazione e le prime tappe dell’espansione

La nascita del Gruppo Riva può essere collocata nel 1954, anno in cui l’imprenditore Emilio Riva, collaborando con il fratello Adriano, fonda Riva Acciaio, specializzata nella raccolta di rottami destinati ai produttori di acciaio. La società si trasforma progressivamente in produttore di acciaio per diversificare e oltrepassare i limiti del settore dei rottami. Viene dunque aperto uno stabilimento all’avanguardia a Caronno Pertusella nel 1956. Tale stabilimento è dotato di un forno elettrico ad arco con una capacità di 25 tonnellate per colata, superando di gran lunga le dimensioni dei forni in Italia all’epoca. Negli anni ’60, l’industria siderurgica italiana si trova ad affrontare una crescente concorrenza internazionale, ma Riva Acciaio è in grado di tenere il passo introducendo la colata continua curva a tre linee, un’innovazione tecnologica allora completamente sconosciuta in Italia ma utilizzata in Austria. Questa tecnica permette un rapido abbattimento dei costi e un notevole efficientamento della produzione, e svolge un ruolo chiave nel garantire l’affermazione nazionale del Gruppo Riva.

L’espansione di Riva Acciaio nel mercato europeo e globale

Per competere a livello internazionale, Riva Acciaio inizia una campagna di acquisizioni mirate sia in Italia che all’estero, diventando un gruppo siderurgico internazionale a tutti gli effetti. In Canada, viene acquisita la Associated Steel Industries (ASI), società specializzata nella macinazione delle carcasse degli autoveicoli per la produzione di rottame di alta qualità. In Europa, vengono acquisite la Siderúrgica Sevillana in Spagna (1971) e l’acciaieria di Iton Seine (1976). Nel 1980, il Gruppo produceva oltre 1,1 milioni di tonnellate d’acciaio, posizionandosi tra i principali operatori europei. Nel 1978, è il primo Gruppo a vendere acciaio direttamente alla Cina. Negli anni ’80 e ’90, Gruppo Riva continua a crescere in Europa. Acquisisce impianti in Belgio, Germania e Francia, aumentando significativamente la produzione d’acciaio e consolidando la sua presenza internazionale. Nel 1996, Gruppo Riva rileva lo stabilimento di Sellero e nel 2000 acquisisce il gruppo francese SAM, segnando in modo irrevocabile l’ascesa di Riva Acciaio a protagonista del settore siderurgico dei prodotti lunghi.

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Il ruolo del digitale nel futuro delle aziende: le riflessioni di Paolo Gallo

Paolo Gallo ha presentato lo scorso anno il suo libro a Milano, sottolineando l’importanza della trasformazione digitale per raggiungere gli obiettivi della transizione ecologica nelle aziende. Durante l’intervista trasmessa su “Wired Italia”, l’AD di Italgas ha evidenziato come la digitalizzazione vada oltre la semplice conversione degli asset tradizionali in digitali, coinvolgendo profondamente anche i processi e le persone.

Paolo Gallo, AD di Italgas

Paolo Gallo e il ruolo chiave della digitalizzazione nell’attuale scenario di opportunità

Il libro di Paolo Gallo, intitolato “Diario di volo. Come guidare la trasformazione digitale tra innovazione e sostenibilità”, è stato presentato lo scorso anno a Milano, presso la Microsoft House, come un’importante chiamata all’azione per le aziende che desiderano centrare gli obiettivi della transizione ecologica. L’Amministratore Delegato di Italgas, nel corso dell’intervista trasmessa in diretta su “Wired Italia”, ha sottolineato come la trasformazione digitale sia un prerequisito fondamentale per affrontare efficacemente la transizione ecologica. La digitalizzazione non riguarda solo la trasformazione degli asset da tradizionali a digitali, ma coinvolge profondamente anche i processi e le persone all’interno dell’azienda. Secondo Paolo Gallo, chi “non abbraccia la trasformazione digitale in senso ampio, certamente alla fine del suo percorso avrà digitalizzato, magari avrà lanciato delle app e fatto qualcosa di attraente ma alla fine resterà in superficie e non avrà cambiato il modo di lavorare dell’azienda”. È quindi necessario un cambiamento culturale profondo e un impegno totale verso la digitalizzazione per affrontare con successo la sfida della transizione ecologica.

Paolo Gallo: la trasformazione digitale come leva per la Pubblica Amministrazione

Il momento attuale è propizio per intraprendere questa strada rivoluzionaria. Silvia Candiani, country manager di Microsoft Italia, ha inoltre evidenziato come il digitale in chiave ambientale sia diventato una priorità nelle agende dei dirigenti d’azienda in tutto il mondo. Il periodo di pandemia ha accelerato il percorso di digitalizzazione, spinto dalla necessità di adattarsi rapidamente alle nuove sfide. Inoltre, il Recovery Fund, con oltre 100 miliardi di euro stanziati per la trasformazione ambientale e digitale, offre un’opportunità unica. Tali risorse possono rivitalizzare il mercato dell’information technology italiano e avere un impatto significativo sull’economia del Paese. Paolo Gallo ha quindi sottolineato come questa opportunità rappresenti un’occasione da non perdere anche per la Pubblica Amministrazione, poiché una trasformazione digitale potrebbe sbloccare l’economia e semplificare i processi, accelerando progetti come quelli di Italgas e migliorando i servizi offerti ai cittadini. In un periodo di cambiamenti rapidi e sfide ambientali, la digitalizzazione emerge come il motore principale per il successo aziendale e il progresso sociale.

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Auto elettriche, Luca de Meo (Renault Group): “Rivoluzione onerosa, servono investimenti e tecnologia”

L’auto elettrica rischia di essere una rivoluzione per i più abbienti, necessario spingere sulle alternative green come gli E-fuel: è il messaggio lanciato da Luca de Meo, CEO di Renault Group e Presidente dell’ACEA, in occasione del Viva! Festival di Locorotondo.

Luca de Meo, CEO di Renault Group

Luca de Meo: prospettive sulla mobilità e gli svantaggi dell’elettrico

L’industria automobilistica sta vivendo una rivoluzione epocale, con l’elettrificazione che ormai domina le conversazioni. Luca de Meo, CEO di Renault Group, propone un’analisi più ampia e sfidante. In occasione della conferenza stampa promossa a latere del Viva! Festival di Locorotondo, di cui il Gruppo è stato main sponsor, il manager ha spiegato che il futuro dell’auto non può limitarsi esclusivamente all’elettrico. Ad oggi, considerati i costi di produzione nettamente maggiori rispetto alle vetture termiche, l’auto elettrica rischia di diventare una “rivoluzione per ricchi”. Per Luca de Meo “la mobilità privata per come l’abbiamo conosciuta non esisterà più”. Tuttavia, sebbene da un lato “investimenti, componenti e tecnologia” ricadono sul prezzo delle vetture, ha sottolineato il manager, il vantaggio delle auto elettriche è rappresentato dal “costo di esercizio inferiore, circa un terzo rispetto ad una vettura termica”.

Luca de Meo: “Regole Ue troppo stringenti, serve più coraggio su E-fuel e idrogeno”

Durante la conferenza stampa, il CEO di Renault Group, da gennaio anche Presidente dell’ACEA, ha poi ricordato ai presenti la competizione sempre più aggressiva della Cina, avvantaggiata non solo dal minor costo della manodopera e dagli ingenti investimenti statali, ma soprattutto dal controllo delle materie prime necessarie a realizzare le auto elettriche e in particolare le batterie. L’impianto regolatorio europeo, con le sue regole più stringenti sulle emissioni, non permette all’industria del Vecchio Continente di stare al passo con i competitor e per questo Luca de Meo chiede all’UE una decisa svolta verso la cosiddetta neutralità tecnologica, lasciando maggiore libertà ai produttori di scegliere le tecnologie adatte a raggiungere i target di decarbonizzazione. L’idrogeno e soprattutto gli E-fuel, già disponibili, possono rappresentare delle valide alternative all’elettrico: “Le nostre vetture potrebbero essere alimentate tranquillamente con una percentuale del 30% di carburante sintetico – ha spiegato il CEO di Renault Group – ma da parte dei costruttori non c’è stato il coraggio di comunicare l’esistenza di alternative alle auto a batteria”.

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Andrea Mascetti, Finlombarda sostiene Lario Reti Holding contro gli sprechi d’acqua

Andrea Mascetti spiega perché l’investimento di Lario Reti Holding, supportato tra gli altri da Finlombarda, è un progetto lungimirante che fa bene al territorio, al Pianeta e ai cittadini.

Andrea Mascetti

Andrea Mascetti, Finlombarda scende in campo: investimenti sostenibili per il territorio

La siccità estiva ha mostrato quanto, persino in Italia, l’acqua sia una risorsa da non dare mai per scontata. Tuttavia, molto spesso, questa risorsa fondamentale viene sprecata. Le cause sono numerose: dall’utilizzo di tecnologie desuete, alla scarsa manutenzione degli impianti. L’investimento di Lario Reti Holding, gestore della rete idrica di Lecco, punta proprio a risolvere questo problema: con il supporto di Banco BPM, BPER Banca, Banca Popolare di Sondrio e infine Finlombarda, l’ambizioso progetto prevede di ridurre le perdite attraverso un sofisticato sistema di monitoraggio digitalizzato delle reti idriche. Un investimento, dunque, che unisce impatto ecologico positivo, modernizzazione tecnologica e tutela di un bene comune, aderendo dunque a più punti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Il Presidente di Finlombarda Andrea Mascetti ha evidenziato i benefici dell’investimento per il territorio lombardo.

Andrea Mascetti: “Lieti di intervenire per Lario Reti Holding, azienda impegnata nella digitalizzazione”

Un investimento, quello di Banco BPM, BPER Banca e Banca Popolare di Sondrio assieme a Finlombarda, che conta in totale ben 62 milioni di euro, da dividersi in varie tranche. Lario Reti Holding ha delineato il programma degli interventi in collaborazione con l’Ufficio d’Ambito di Lecco in modo da armonizzarlo con le specifiche esigenze del territorio. Il Presidente Lelio Cavallier ha ringraziato gli “intermediari finanziari di primo livello” che hanno reso possibile il progetto. Andrea Mascetti, Presidente di Finlombarda, ha a sua volta elogiato gli sforzi di Lario Reti Holding verso “transizione digitale, l’efficienza e il miglioramento della qualità della risorsa idrica a favore dei cittadini della provincia di Lecco”. Oltre ai 62 milioni garantiti dai sostenitori della maxi-operazione, Lario Reti Holding conta su 8 milioni garantiti dalla Regione Lombardia e si appresta a richiedere 1,5 milioni di fondi dal PNRR in via prioritaria.

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Industria del lusso, arriva la frenata dopo anni di forti performance

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  • 20 Settembre 2023

Dopo anni di grande fulgore, l’industria del lusso comincia ad avvertire i segni di un appannamento. I tassi di crescita in doppia cifra (così come la sovraperformance dell’intero settore) potrebbero presto diventare un ricordo. C’è da chiedersi quanto forti siano i segnali di allarme, e soprattutto se le imprese del settore sono preparate a un cambiamento forte.

Industria del lusso

lussoLa corsa delle vendite non poteva continuare in eterno, e adesso le previsioni sono per una certa normalizzazione. Il lusso, che finora aveva sempre battuto la crisi, questa volta non sembra più così tanto inossidabile. Insomma non brilla più e gli indicatori di inversione trend cominciano ad essere tanti.

Ad incidere è soprattutto l’andamento dell’economa cinese, che rappresenta il primo grande sbocco di mercato, visto che nel Paese c’è un numero maggiore di consumatori a medio e alto reddito. Ma nel 2022, per la prima volta in cinque anni, il mercato luxury cinese ha registrato una flessione. Si sperava però che dopo la pandemia ci sarebbe stata una vigorosa ripresa, ma lo scenario è stato completamente diverso.

La seconda maggiore forza economica mondiale è in grande difficoltà, non centrerà gli obiettivi annuale del PIL e questo è un grosso fardello per il settore del lusso.
Ad inizio anno un rapporto della banca Barclays prevedeva che le entrate del settore del lusso in Cina sarebbero cresciute del 15% nel 2023, più velocemente rispetto alla media globale del 9%. Ma queste previsioni sono state drasticamente riviste al ribasso.

Altri fattori frenanti

Assieme alla frenata delle vendite, bisogna anche evidenziare che il tasso di cambio è diventato meno favorevole. Infatti lo yuan cinese ha perso valore rispetto a dollaro ed euro, frenando gli acquisti dei turisti cinesi in Europa e zavorrando quelli in Yuan nel Paese orientale. Questo potrebbe comprimere fortemente i margini dei grandi player del settore fashion & luxury, già alle prese con trading con volumi minori.

La corsa degli utili dell’industria del lusso dovrebbe quindi rallentare, se non nel terzo trimestre del 2023 in quelli successivi. Quello che rispetto al passato rimane uguale è che il mercato cinese resta straordinariamente importante, per chi lo capisce e lo sa affrontare.

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Venezia, Banca Generali Private apre nuova sede: crescono opportunità per il risparmio privato

Banca Generali Private espande la presenza in Veneto con l’inaugurazione della sede in Piazza San Marco 105 a Venezia: sempre maggiore vicinanza da parte dell’Istituto leader nel settore del risparmio privato.

Banca Generali risparmio privato

Risparmio privato: Banca Generali da 150 anni in Veneto

“In un momento in cui le banche tirano il freno sul territorio noi scegliamo di aumentare la presenza e la vicinanza per rispondere al meglio ai crescenti bisogni di consulenza e protezione patrimoniale”. Nelle parole di Marco Bernardi, Vice Direttore Generale di Banca Generali, emerge la prospettiva con cui l’Istituto leader nel settore del risparmio privato ha deciso di estendere la propria presenza sul territorio veneto. Una scelta che vede nella consulenza e nella protezione patrimoniale due cardini con cui affiancare le famiglie a tutela delle sfide attuali in materia finanziaria e patrimoniale. “La nuova sede nella splendida cornice di Piazza San Marco rappresenta un nuovo spazio essenziale per accogliere i nostri wealth manager e private banker dell’area”, ha aggiunto il Vice Direttore Generale di Banca Generali, sottolineando la storica presenza dell’Istituto in Veneto, “un territorio dove la presenza del Gruppo Generali è viva da oltre 150 anni”.

Banca Generali a Venezia: consulenza finanziaria per il risparmio privato

Caratterizzata da un’offerta che include prodotti bancari, soluzioni d’investimento, advisory, wealth management e innovazione digitale, Banca Generali Private ha da sempre l’obiettivo di tutelare il patrimonio delle famiglie operando con consulenti di grande valore ed esperienza. Un’unicità che la contraddistingue e che negli anni le ha consentito di raggiungere una posizione di leadership nel mercato del risparmio privato. L’apertura a Venezia prosegue oggi lungo tale vision per rinsaldarla ulteriormente: ne ha parlato anche Marco Bernardi spiegando che “in un momento di grande incertezza per il risparmio zavorrato dalle pressioni inflattive, le tensioni geopolitiche e il rallentamento economico, crediamo sia fondamentale essere al fianco delle famiglie e rispondere con maggior efficacia ai bisogni della nostra clientela”. Impegno che viene riconosciuto anche dai numeri raggiunti in Veneto, dove l’Istituto è attivo da oltre 150 anni e conta oggi 16 sedi: negli ultimi due anni la raccolta dalle famiglie locali ha segnato un +20%, con un valore di masse in gestione che supera i 13 miliardi di euro. Forte bisogno di consulenza, dunque, a cui Banca Generali risponde con l’apertura di nuove sedi: in quella di Venezia saranno presenti in particolare tre consulenti finanziari per il Wealth Management e undici per il Private Banking.

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Aeronautica, Gianni Lettieri: sfide e opportunità

Guidata dal Presidente Gianni Lettieri, la napoletana Atitech aspira a far decollare aerei di linea dall’Italia, aprendo nuove prospettive per l’industria aerospaziale nazionale.

Gianni Lettieri

Atitech, la visione di Gianni Lettieri

In qualità di Presidente, Gianni Lettieri ha sottolineato, in una recente intervista, la visione di Atitech nel campo dell’aerospazio. La trasformazione di aerei da passeggeri a cargo emerge come un’ambiziosa sfida che l’azienda intende affrontare, considerandola come un investimento nel futuro a lungo termine. Il Presidente ha sottolineato che questa iniziativa, sebbene costosa, rappresenta un passo cruciale verso l’evoluzione dell’azienda. Ha inoltre espresso la sua convinzione che questo tipo di progetto sia destinato a svolgersi nel corso dei prossimi vent’anni, portando benefici sia all’azienda stessa sia al territorio circostante. Oltre alla sua attenzione per il trasporto aereo cargo, Gianni Lettieri ha anche affrontato il tema della sfida dell’aerospazio italiano nel suo complesso. “Per me è una cosa insopportabile il fatto che noi abbiamo un distretto così importante, ma non c’è un aereo di linea che decolla dal nostro territorio”, ha precisato. “Non siamo riusciti a fare quello che i francesi hanno fatto con Toulouse. Il mio auspicio è che si dia attenzione a questo settore importante perché abbiamo un distretto importante, e che si faccia in modo che in futuro possa decollare un aereo dal nostro territorio”.

Gianni Lettieri: le sfide e i progetti di Atitech

Atitech rappresenta una MRO indipendente di spicco nel panorama dell’industria aerospaziale, con sede a Napoli. L’azienda, sotto la guida di Gianni Lettieri, ha costruito una solida reputazione nel fornire servizi di manutenzione per una vasta gamma di aeromobili di interesse globale. Ciò che distingue Atitech è la sua capacità di adattarsi ai mutamenti del settore e di abbracciare nuove opportunità. Nel 2021, l’azienda ha intrapreso un ambizioso percorso di espansione, stringendo una partnership con la rinomata Israel Aerospace Industries’ (IAI) Aviation Group, un leader mondiale nel campo aerospaziale. Questa collaborazione mira a trasformare aerei Boeing 737-700/800 da passeggeri a cargo, un progetto di notevole complessità e rilevanza strategica. Atitech, vantando le maestranze e le attrezzature specializzate necessarie per questa conversione, si posiziona come una realtà unica in Europa e tra le pochissime al mondo in grado di gestire tale operazione. Questo passo avanti è testimonianza dell’impegno del Gruppo nell’affrontare sfide ambiziose e nell’incidere sul futuro dell’industria aerospaziale.

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Multe: a Cagliari ed Oristano i conducenti più multati della Sardegna

Cagliaritani e oristanesi sono i guidatori più multati della Sardegna; il dato emerge dall’analisi congiunta Facile.itAssicurazione.it realizzata esaminando i rendiconti dei proventi delle violazioni del Codice della Strada pubblicati dalle città capoluogo di provincia sarde*.

Cagliari, con quasi 4,4 milioni di euro, è risultato essere il comune sardo che, nel 2022, ha incassato i maggiori proventi derivanti da sanzioni legate all’accertamento delle violazioni al Codice della Strada. Seguono nella graduatoria regionale Sassari (1 milione) ed Oristano (852mila euro). Chiudono la classifica Nuoro, con quasi 301mila euro, e Carbonia (poco meno di 120mila).

Nel 2022 l’importo complessivo raccolto nella regione ha superato i 6,7 milioni.

Rapportando le somme incassate con il numero di autovetture e motocicli iscritti nei registri della motorizzazione**, però, la classifica sarda cambia, anche se non per la prima posizione: al primo posto si posiziona Cagliari, dove – nel 2022 – la “spesa pro capite” per multe legate alle violazioni del Codice della Strada è stata di 37 euro.

Seguono nella graduatoria regionale i conducenti oristanesi, che in media nel 2022 hanno dovuto pagare contravvenzioni di importo pari a 34 euro, e – sebbene a grande distanza – quelli sassaresi (11 euro) e quelli nuoresi (10 euro). Chiude la classifica, ancora una volta, Carbonia, dove la “multa pro capite” è stata pari a soli 6 euro.

Limitando l’analisi ai soli proventi derivanti da violazioni ai limiti massimi di velocità, invece, emerge che tra le città capoluogo della Sardegna quella con i maggiori incassi è ancora una volta Cagliari (311mila euro nel 2022).

«Non tutti sanno che violare il Codice della Strada, oltre ad essere estremamente pericoloso, può avere un impatto negativo anche sul premio RC auto dell’assicurato», spiega Andrea Ghizzoni, Managing Director assicurazioni di Facile.it «Alcune compagnie assicurative, nel valutare il profilo dell’automobilista, tengono conto non solo della classe di merito, ma anche del saldo punti della patente e del rispetto del codice della strada da parte dell’assicurato negli anni precedenti alla stipula della polizza. Ad esempio, aver subito una sospensione della patente oppure aver ricevuto multe per guida in stato di ebbrezza può essere visto come il segnale di un atteggiamento poco prudente al volante e questo potrebbe spingere la compagnia ad aumentare il prezzo dell’Rc auto».

 

 

* Per l’analisi Facile.it ha rielaborato i dati provenienti dal “Rendiconto proventi violazioni codice della strada art. 142 comma 14 quater dlgs 285/1992” pubblicati dal Dipartimento degli Affari Interni e Territoriali. Tra i comuni capoluogo di provincia analizzati non sono presenti i dati relativi ai seguenti comuni: Cosenza, Crotone, Reggio Calabria, Avellino, Pesaro, Campobasso, Alessandria.

** Elaborazione Facile.it su dati ACI relativi alla consistenza del parco veicolare sulla base dei veicoli iscritti al Pubblico Registro Automobilistico al 31 dicembre 2022.

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Investimenti sostenibili ESG: Banca Generali promuove scelte di investimento etiche

Investimenti sostenibili ESG per generare profitti senza pregiudicare gli altri o avere impatti sull’ambiente: così Elena Leonardi, Responsabile Servizio Banking Group Sustainability, in un intervento pubblicato sul blog di Banca Generali.

 Banca Generali investimenti sostenibili ESG

Banca Generali: investimenti sostenibili ESG a tutela ambientale, sociale e di governance solida

Banca Generali si impegna a sviluppare strategie di lungo periodo con un’attenzione particolare alla sostenibilità in tutte le sue sfaccettature. Il focus è favorire investimenti sostenibili ESG per promuovere principi e valori di rispetto dell’ambiente, delle comunità e di una solida governance aziendale. “Un investimento sostenibile consiste nell’impiego di una somma di denaro allo scopo di ottenere un profitto per se stessi senza pregiudicare gli altri o l’ambiente, ma al contrario producendo un valore aggiunto anche per la società e l’economia”, sottolinea Elena Leonardi, Responsabile Servizio Banking Group Sustainability di Banca Generali, in un recente intervento. Su cosa è basata tale strategia? “In termini concreti, dato che l’investimento finanziario viene destinato di solito all’acquisto di partecipazioni del capitale proprio o del debito di una società emittente, è necessario che la stessa adotti politiche e regole volte al rispetto dell’ambiente, della comunità e di una solida governance aziendale, cioè che consideri attentamente i cosiddetti fattori E (Environment), S (Social) e G (Governance)”. Un paradigma apparentemente semplice che, come evidenza Elena Leonardi, “negli ultimi anni ha attivato le principali istituzioni internazionali”. Sul piano regolamentativo, il percorso è iniziato in Europa nel 2018 con la pubblicazione del Piano d’Azione della Commissione Europea, proseguendo con il Green Deal e con la successiva emanazione del Regolamento Disclosure n. 2088 (2019) e del Regolamento Tassonomia n. 852 (2020).

Investimenti sostenibili ESG: l’approccio di Banca Generali e gli obiettivi futuri

In aggiunta alle introduzioni regolamentative, in Europa è avvenuta anche “l’entrata in vigore lo scorso anno della MIFID-ESG, che valuta la coerenza dei prodotti in cui il cliente investe anche rispetto alle preferenze di sostenibilità”: per tutta l’industria della finanza e anche per Banca Generali “una opportunità per rafforzare la relazione con la propria clientela”, osserva Elena Leonardi nell’intervento. Su tali principi è basato anche l’impegno dell’Istituto per promuovere gli investimenti sostenibili ESG nelle scelte di investimento: una vision portatrice di sviluppo sostenibile e azioni responsabili. La transizione verso forme di investimento legate alla sostenibilità, inoltre, passa attraverso progetti di sensibilizzazione degli individui: a tal proposito, si pensi all’iniziativa “BG4SDG’s – Time To Change” realizzata da Banca Generali insieme al fotografo internazionale Stefano Guindani. Ma per l’Istituto leader negli investimenti sostenibili ESG la transizione vuol dire anche fissare obiettivi ambiziosi in primis nel proprio operato: tra i target principali, la riduzione dell’impronta di carbonio del 25% (rispetto al 2019) in relazione agli investimenti diretti gestiti da Banca Generali, la graduale eliminazione al 2030 di tutti gli investimenti in aziende collegate ai combustibili fossili, l’obiettivo delle zero emissioni nette al 2040.

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