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20 Giugno 2022

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Segnaletica luminosa: quando si usa?

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  • 20 Giugno 2022

La segnaletica luminosa è fondamentale per segnalare, di notte o in condizioni di scarsa visibilità, la presenza di un cantiere o di eventuali situazioni di potenziale pericolo per gli utenti della strada.

È l’art. 41 del Codice della Strada a prevedere la loro presenza, individuando la tipologia ed il livello di illuminazione così come dimensioni e forme.

Quali tipi di segnalazione luminosa esistono?

Esistono differenti tipologie di segnalazione luminosa, ciascuna progettata in maniera specifica per risolvere un tipo di necessità in particolare. Il fine è sempre quello di garantire agli utenti della strada la massima sicurezza anche in condizioni di scarsa visibilità o oscurità.

Ecco alcune tra le tipologie di segnalazione luminosa più comuni:

Lampada da cantiere: è un tipo di lampada ad accensione crepuscolare, dunque si accende automaticamente al buio, ed è alimentata a batterie. Solitamente è possibile vedere i modelli con led lampeggiante giallo o rosso.

Cartello passaggio obbligatorio: è un tipo di segnale luminoso che viene posto nella parte posteriore di veicoli operativi, o mezzi e macchinari di qualsiasi tipo quando sostano su strada o effettuano manutenzione stradale di qualsiasi tipo, sia da fermi che in movimento. Il cartello, che reca una freccia girevole, prevede la presenza di due led lampeggianti.

Marker stradale: i marker stradali sono utilissimi per evidenziare eventuali punti pericolosi così come ostacoli, dossi o semplicemente segnapasso. Si accendono automaticamente al crepuscolo e si ricaricano con l’energia solare.

Quando ricorrere alla segnaletica luminosa?

Come accennato, è possibile sfruttare la segnaletica luminosa per evidenziare agli utenti della strada tutte quelle situazioni di potenziale pericolo che possono derivare da ingombri presenti su strada, così come mezzi al lavoro, irregolarità dell’asfalto o altra fonte di pericolo.

Soprattutto la notte, quando le condizioni di visibilità diventano scarse, poter usufruire di soluzioni come quelle che puoi visionare su SibeShop diventano fondamentali.

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Gianni Lettieri (Atitech): “Pnrr e infrastrutture per colmare gap del Mezzogiorno”

Oggi la competitività non si limita solo alle aziende, ma coinvolge anche i territori. Lo sa bene Gianni Lettieri, che su “La Discussione” espone il suo punto di vista in merito a Pnrr, Mezzogiorno e conflitto russo-ucraino.

Gianni Lettieri

Gianni Lettieri: “Inflazione problema serio, Europa agisca tempestivamente per la pace”

Da controllata Alitalia a MRO indipendente più grande d’Europa. Un’evoluzione veloce, quella di Atitech. A guidare la crescita dell’azienda di Capodichino Gianni Lettieri. Imprenditore napoletano classe 1956, sposato con tre figli, una lunga esperienza nel settore tessile e dell’abbigliamento, acquisisce Atitech nel 2009 tramite Meridie S.p.A. e ne diventa Presidente. In poco più di dieci anni la società arriva ad essere considerata una delle più importanti realtà del mercato EMEA. Oggi Atitech guarda al futuro e, con la recente offerta di acquisto dell’ex ramo maintenance Alitalia, l’obiettivo è dotare il Paese di un Polo unico per le manutenzioni aeronautiche. Sono però molte le preoccupazioni in questo periodo: dagli effetti della guerra russo-ucraina all’utilizzo delle risorse del Pnrr. Gianni Lettieri ne ha parlato in una recente intervista rilasciata al quotidiano “La Discussione”. “Il mio timore – ha dichiarato in merito al conflitto – è che duri troppo. Si tratta di una tragedia inaspettata, arrivata proprio quando stavamo venendo fuori dal disastro pandemia”. L’Europa, aggiunge, non può permettersi di affrontarne gli effetti sul sistema economico, tra i quali spicca l’inflazione, un fenomeno da non sottovalutare, soprattutto considerando il rialzo dei tassi di interesse: “È giusto il sostegno che stiamo dando all’Ucraina, ma le diplomazie Europee devono agire tempestivamente per arrivare alla pace”.

Mezzogiorno, Pnrr e agenda del Governo: il commento di Gianni Lettieri

Uno strumento per rilanciare il Paese e contrastare gli effetti di pandemia e conflitto russo-ucraino esiste, secondo Gianni Lettieri, e si chiama Pnrr. Le risorse europee rappresentano infatti “un’occasione unica e imperdibile” se utilizzate per colmare il divario che ancora oggi esiste tra Nord e Sud dell’Italia: “Se non crescerà il meridione non crescerà il Paese. Per decenni il Pil del Nord è cresciuto al 3/4% l’anno, ma sommato a quello del Mezzogiorno, il nazionale crollava al di sotto dell’uno per cento. Vi è, dunque, l’assoluta necessità di unire il Paese, anche sulla produttività”. Per il Presidente di Atitech il Governo dovrebbe inserire tra le priorità dell’agenda un programma di formazione per le PA destinato alle regioni del Mezzogiorno: “Storicamente non è mai esistita una grande capacità progettuale e di spesa al Sud. È sufficiente osservare quanti miliardi di euro di fondi strutturali della Comunità Europea non siano stati spesi”. Lo Stato dovrebbe poi abbandonare la politica degli incentivi e operare per rendere competitivi i territori con investimenti focalizzati sulle infrastrutture e i servizi: “Se l’azienda opera in un territorio poco competitivo è destinata a finire, perché oggi la competizione non avviene più tra azienda e azienda, ma tra territori che funzionano e territori che non funzionano”.

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Ares Ambiente: la classificazione dei rifiuti speciali e dei rifiuti urbani, il focus

Con un articolo di approfondimento sul sito ufficiale, Ares Ambiente è intervenuta sul tema della classificazione dei rifiuti, un importante strumento che consente di identificarli in modo univoco.

Ares Ambiente

D.Lgs. 117/2020 e classificazione: l’analisi di Ares Ambiente

In un’ottica di tutela ambientale e sviluppo dell’economia circolare, la classificazione dei rifiuti si rivela di grande importanza per identificare in maniera univoca i rifiuti generati da diverse tipologie di attività. Come evidenziato da Ares Ambiente, in ambito italiano la normativa è espressa nel D.Lgs. 117/2020, che regolamenta la classificazione secondo i criteri dell’origine e della pericolosità dei rifiuti. In base alla prima, la distinzione è tra rifiuti urbani e rifiuti speciali, in base alla seconda è invece tra pericolosi e non pericolosi. Prendendo in considerazione il criterio dell’origine, i rifiuti si definiscono urbani quando derivano dalle abitazioni: in questo caso, la raccolta e lo smaltimento sono gestiti dalle Pubbliche Amministrazioni. I rifiuti sono invece classificati come speciali quando derivano dalle attività produttive. Entrambi i tipi, specifica Ares Ambiente, possono essere distinti tra pericolosi e non pericolosi.

Ares Ambiente: il Codice Europeo dei Rifiuti e le attività aziendali

Il D.Lgs. 117/2020 è intervenuto in materia di rifiuti speciali per definirne la provenienza. Si tratta di rifiuti derivanti da: attività agricole e agro-industriali; attività di costruzione e demolizione; lavorazioni industriali; lavorazioni artigianali; attività commerciali; attività di recupero e smaltimento di rifiuti e fanghi; attività sanitarie; veicoli fuori uso. La classificazione consente di identificare in modo univoco i rifiuti sulla base di un codice presente nell’Elenco Europeo dei Rifiuti (codice EER), noto come Codice Europeo dei Rifiuti (CER). L’impegno di Ares Ambiente in tal senso prosegue fin dalla fondazione avvenuta nel 2008 su iniziativa di Marco Nicola Domizio. Le attività sono incentrate sullo smaltimento, il recupero e il trasporto di rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi, in tutto il territorio nazionale. Negli anni l’azienda si è specializzata nella gestione di rifiuti che hanno come produttore o detentore un’ampia varietà di attività produttive, attività di vendita all’ingrosso e di distribuzione di prodotti provenienti da diverse categorie merceologiche. La qualità dei servizi ha consentito ad Ares Ambiente di diventare un punto di riferimento nel settore, grazie a una continua attenzione verso l’efficienza, l’economicità e la massima trasparenza.

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Digital Wealth Management: l’approfondimento di Gian Maria Mossa, AD e DG di Banca Generali

Metaverso, modelli fintech, blockchain e monete digitali, come si evolve il settore del Digital Wealth Management? Ne ha parlato l’AD e DG di Banca Generali Gian Maria Mossa.

Banca Generali: Digital Wealth Management, le necessità di specializzazione

Con un intervento pubblicato sul profilo LinkedIn, l’AD e DG di Banca Generali, Gian Maria Mossa, propone alcune considerazioni sul futuro del risparmio e sul ruolo della consulenza finanziaria, in particolare nell’area del Digital Wealth Management. Prendendo le mosse da un importante avvenimento accaduto il 1° maggio 2022 – ovvero la prima trasmissione di una partita, Milan-Fiorentina, sul metaverso – l’AD e DG pone l’attenzione su quanto la realtà oggi sia sempre più connessa all’evoluzione tecnologica. Ad esempio, “la prima banca al mondo, l’americana JP Morgan, ha presentato nelle scorse settimane la prima filiale digitale nel metaverso all’interno di un centro commerciale virtuale”, scrive nell’intervento. “Decentraland”, questo il suo nome, consente all’utente di interagire all’interno di spazi virtuali: è solo un esempio di quel “cambiamento del mondo bancario e finanziario iniziato ‘solo’ una decina d’anni fa”, prosegue l’AD e DG di Banca Generali. La velocità di internet ha poi condotto a nuovi modelli fintech, all’Open Banking e all’Open Finance, a cui si è sommata la rivoluzione della blockchain e delle monete digitali. In un contesto di tale portata emergono “nuove necessità di specializzazione che comprendano la digitalizzazione dei processi, l’analisi dei dati e l’adozione di strumenti di intelligenza artificiale”, anche in un’efficace ottica di Digital Wealth Management.

Banca Generali: Digital Wealth Management, il ruolo del capitale umano rimane centrale

La portata del cambiamento “è enorme”, come evidenziato da Gian Maria Mossa: un panorama in cui si inseriscono anche i rischi di frode – ad esempio da parte dei criptopirati – e altri aspetti quali il rischio di disintermediazione per alcuni operatori importanti e la possibilità di esclusione di una fascia di clienti più matura, meno avvezza alla tecnologia ma più facoltosa. Rimanendo in tema di Digital Wealth Management, nello scenario italiano emerge un binomio incentrato su “voglia di digitale e bisogno di consulenza”: “In questo contesto il bisogno di consulenza diventa ancora più impellente. La tecnologia è transformational e non disruptive nel nostro mondo dei servizi finanziari”. Per l’AD e DG di Banca Generali, ben venga “l’innovazione che porti con sé semplificazione, valore ai dati, e miglioramento nell’esperienza e nel servizio bancario. Ma il ruolo del capitale umano, non solo nella comprensione e nella pianificazione dei bisogni del cliente, ma anche nell’accompagnamento a questa sfida verso la nuova frontiera del fintech, resta quanto mai centrale”. Nel Digital Wealth Management, così come nel più ampio mondo dei servizi finanziari, il percorso è ancora ricco di stimoli e “la consulenza avrà sempre più il forte vantaggio di presentarsi con la flessibilità e la prontezza alla ricezione di questi input d’innovazione” insieme alla “consapevolezza di essere custodi di quanto di più caro in ogni ambito transazionale: la fiducia”, così l’AD e DG di Banca Generali al termine dell’intervento.

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Municipia S.p.A.: soluzioni e piattaforme per accelerare la trasformazione digitale dei Comuni

Innovare nei servizi pubblici significa ripensare i processi rendendo la gestione pubblica più semplice, efficiente, trasparente, sicura, sostenibile, meno costosa: l’impegno di Municipia S.p.A., società del Gruppo Engineering, per i Comuni di ogni dimensione.

Municipia S.p.A.

Municipia S.p.A.: ammodernamento del sistema pubblico, servizi online efficienti per avvicinare cittadini e imprese all’Ente

La pandemia ha fatto emergere la necessità di un’accelerazione sul fronte della Digital Transformation: Municipia S.p.A., la società del Gruppo Engineering leader nel settore Smart City, lo sperimenta quotidianamente affiancando Comuni di ogni dimensione nel garantire la massima accessibilità a cittadini e imprese in una ottica di ammodernamento del sistema pubblico. Più trasparenza e semplificazione dei procedimenti amministrativi, tempi rapidi, modalità sicure di trasferimento dei dati: l’efficienza dei servizi online è fondamentale per avvicinare ulteriormente i Comuni ai cittadini e alle imprese del territorio. Non a caso nel fornire agli Enti locali soluzioni e piattaforme funzionali, Municipia S.p.A. promuove lo sviluppo di un modello di servizio pubblico digitale circolare, in linea con una Trasformazione Digitale "end-to-end" che possa migliorare la qualità della vita del cittadino e produrre al contempo risparmio economico ed efficienza amministrativa e quindi valore per la collettività.

Municipia S.p.A.: la tecnologia quale "spunto" accelerativo della trasformazione digitale dei processi

Stefano De Capitani, presidente di Municipia S.p.A., ha sottolineato in diverse occasioni l’importanza della tecnologia digitale per gli Enti locali: anche di recente, approfondendo il tema sui suoi social, ha ribadito come tale consapevolezza rappresenti "una pietra miliare nel percorso di cambiamento della cultura del settore pubblico". Emerge anche dalla Relazione 2021 del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) sui livelli e la qualità dei servizi offerti dalle Pubbliche Amministrazioni centrali e locali alle imprese e ai cittadini che, come osserva Stefano De Capitani, "l’Italia è impegnata nelle azioni volte alla ripresa socio-economica delineata dal Pnrr. In questo contesto, la Pubblica Amministrazione, centrale e locale (con i Comuni in testa) è stata investita del ruolo di motore del rilancio del Paese, anche nei termini di competitività nell’ambito europeo". Le conclusioni, come indicato dal presidente di Municipia S.p.A., si possono considerare positive "soprattutto per la centralità con cui è inserito il tema della digitalizzazione e per la consapevolezza dimostrata riguardo all’importanza della tecnologia digitale (nelle sue forme integrate), quale "spunto" accelerativo della trasformazione dei processi sul territorio e in particolare nelle città".

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Renato Mazzoncini (A2A): l’intervista al Festival Green&Blue

Renato Mazzoncini è intervenuto durante il Green&Blue festival, tenutosi a Milano presso il Teatro Parenti: si è discusso di transizione energetica sul panorama della crisi tra Russia e Ucraina, del potenziale dell’Italia e dei nuovi modelli derivanti dalla diffusione delle energie rinnovabili.

Renato Mazzoncini

Renato Mazzoncini: l’impatto della guerra sulla transizione energetica

Economia circolare, transizione ecologica e crisi russo-ucraina in Europa: come non rallentare? Come sfruttare il potenziale dell’Italia? Di questo ha parlato Renato Mazzoncini nel corso del Festival Green&Blue, in una doppia intervista con Nicola Lanzetta condotta da Riccardo Luna. L’evento si è tenuto presso il Teatro Parenti di Milano. Il dialogo si è aperto sul tema della crisi russo-ucraina in Europa e sugli impatti che questo grave avvenimento storico sta avendo sui processi di transizione energetica. "È come avere due spinte opposte una all’altra: bisogna vedere quanto durerà questa situazione per capire se l’accelerazione della transizione riuscirà a superare la crisi inevitabilmente generata dal conflitto", ha commentato Renato Mazzoncini, facendo riferimento alla crisi del petrolio degli anni ’70, che causò il passaggio al gas che riduceva le emissioni di C02 e molte altre pollutions. D’altro canto, come sottolineato dall’AD, potrebbe limitare gli investimenti e portare a una prudenza controproducente per questo periodo, che invece dovrebbe essere di grande spinta. "Sono comunque positivo", ha concluso il l’AD di A2A.

Renato Mazzoncini sull’importanza degli enti locali e sulle potenzialità del biometano

"Passiamo da un mondo in cui le grandi aziende di stato portavano i materiali in Italia per la produzione di energia, con degli attori fortemente centralizzati a livello governativo, a un modello delle rinnovabili completamente diverso: il numero di aziende che fanno rinnovabili è altissimo, e affiancano i grandi gruppi come noi di A2A. Inoltre il decisore non è più solo centrale, non è più solo lo Stato, ma assumono grande importanza i pianificatori locali: le commissioni paesaggistiche o il singolo rappresentate dell’ente locale, a cui spetta il ruolo di decidere qual è l’area più idonea per l’istallazione di un impianto": Renato Mazzoncini ha portato alcuni esempi significativi su questa tematica, sottolineando come le scelte dei pianificatori locali "siano importanti non solo per sveltire i processi autorizzativi, ma anche nel prendere decisioni che diano il giusto equilibrio tra salvaguardia del paesaggio e costo della produzione di energia". In questo senso, l’AD auspica una formazione capillare, che possa aiutare gli enti a comprendere ancor meglio anche l’impatto economico delle loro scelte. Fra gli altri argomenti emersi dall’intervista anche l’economia circolare e il recupero di materia ed energia, e il tema delle potenzialità dell’Italia per quanto riguarda il biometano: "Bisogna costruire impianti che siano in grado di trattare i rifiuti umidi urbani, gli scarti agroalimentari, i rifiuti della zootecnica". Occorre quindi poter contare sull’economia di scala". Tornano in campo "le grandi aziende che devono sostenere queste attività con la costruzione di impianti di grandi dimensioni", ha concluso Renato Mazzoncini.

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Ideal Standard, con Calla e Joy Neo il debutto al Salone Internazionale del Bagno

Con Ideal Standard i valori senza tempo del design, l’innovazione e la sostenibilità fanno capolino al Salone Internazionale del Bagno.

Ideal Standard

Ideal Standard: le nuove proposte "Atelier Collections"

La presenza di Ideal Standard è una delle novità che hanno caratterizzato l’ultima edizione del Salone Internazionale del Bagno. Per l’azienda, leader nella produzione di sanitari, si tratta di una tappa inedita nella sua storia secolare. È la prima volta, dalla prima edizione nel 1961, che le collezioni di Ideal Standard vengono esposte negli spazi di Fiera Milano. Un’area di 400 mq posta all’interno dello stand H11 del padiglione 24 e dedicata alle ultime collezioni della famiglia "Atelier Collections", curata da Ludovica+Roberto Palomba. I visitatori hanno potuto osservare da vicino non solo le linee classiche di Calla e i miscelatori Joy Neo, ma anche il design contemporaneo di i-life. Nel dettaglio, la linea Calla è composta da una serie di ceramiche che rimandano all’epoca vittoriana. Lavabi, colonne, vasi, bidet e una vasca free-standing dalle forme geometriche semplici e pulite che ne esaltano lusso e sobrietà allo stesso tempo. La gamma di miscelatori Joy Neo, dalle linee classiche e quindi perfettamente abbinabili a collezioni come Calla, aggiunge innovazione, contemporaneità e soprattutto personalizzazione. Grazie all’ampia varietà di proposte, tra cui miscelatori per lavabo monocomando, a doppio comando, per installazione a parete e per lavabo a tre fori, Joy Neo assicura ai clienti la massima libertà di espressione.

Ideal Standard: a Milano ESG e igiene oltre al design

Lanciata nel 2019 in partnership con lo studio Palomba Serafini Associati, "Atelier Collections" prende spunto dall’eredità dei grandi maestri che in passato hanno collaborato con l’azienda. Masterpiece in grado di richiamare valori senza tempo e adattarli alle esigenze del vivere moderno grazie ad un sapiente uso dell’innovazione. A Milano Ideal Standard ha voluto raccontare la sua storia e il suo rinnovato approccio alla progettazione del bagno. Ma il design non è tuttavia l’unico trend del settore. A spiegarlo è Massimo Vismara, Vice Presidente Brand & Communication dell’azienda. Negli ultimi anni temi come l’igiene e i criteri ESG sono diventati sempre più preponderanti. La risposta di Ideal Standard è stata la creazione di prodotti come Intellimix, miscelatore touchless che consente di ridurre rischi e sprechi in ambienti come hotel e uffici. In materia di ESG, fa sapere Vismara, "Ideal standard ha intrapreso un percorso ambizioso, focalizzato nella sua prima fase su tre argomenti chiave: decarbonizzazione, economia circolare e responsabilità sociale".

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Riparte “Terna Ideas”, il programma aziendale che promuove la cultura dell’innovazione

Per affrontare le complessità del futuro l’innovazione non può limitarsi alle tecnologie. È il concetto alla base di "Terna Ideas", il programma di entrepreneurship che il gestore della rete elettrica ha deciso di replicare anche quest’anno.

Le principali novità dell’edizione 2022 di "Terna Ideas"

Lanciato nel 2021, "Terna Ideas" è un programma di entrepreneurship rivolto a tutti i dipendenti dell’azienda nato con l’obiettivo di rafforzare il ruolo del gestore della rete elettrica nazionale come regista e abilitatore della transizione energetica. Un’iniziativa di successo, con 400 persone coinvolte e 143 idee pubblicate, in grado allo stesso tempo di diffondere la cultura dell’innovazione all’intera popolazione aziendale, incoraggiare lo spirito imprenditoriale dei dipendenti e creare valore per la società. Non sorprende dunque che Terna abbia deciso di rilanciare il programma anche quest’anno. Rispetto alla precedente edizione, il Gruppo punta tutto sulla sostenibilità, che diventa "uno dei criteri chiave e trasversale, sia nella proposizione che nella valutazione delle idee". Nell’ambito del nuovo percorso di imprenditorialità, sono tre le sfide alle quali i partecipanti dovranno rispondere trovando soluzioni innovative: l’evoluzione dell’offerta formativa e delle modalità di lavoro; l’incremento dell’efficienza nella gestione della rete elettrica attraverso strumenti digitali e la valorizzazione dei dati; proposte che consolidino l’impegno aziendale in azioni di economia circolare.

Stefano Donnarumma: "Con Terna Ideas l’azienda progredisce nella cultura dell’innovazione"

Anche quest’anno il programma prevede per i dipendenti un percorso formativo su concetti e strumenti chiave dell’innovazione, che tuttavia avrà un marcia in più: "A differenza della prima edizione – ha spiegato Massimiliano Garri, Direttore Innovation e Market Solutions di Ternatutte le idee che passeranno lo stage iniziale di valutazione arriveranno in fondo, alla fine quindi al pitch finale e seguiranno tutto l’iter di formazione completa, di incubazione, con coach, attività di presentation e di preparazione, ad esempio, di un business plan". Una volta selezionate le migliori iniziative, la società provvederà quindi a trasformarle in veri e propri progetti su cui investire. Per Stefano Donnarumma i risultati del 2021 lasciano ben sperare: "Ho visto un forte entusiasmo quando i colleghi hanno presentato nella scorsa edizione le loro idee, alcune di queste stanno andando avanti e sono diventate dei progetti – ha ricordato l’AD e DG di Terna in occasione del lancio della seconda edizione – Questo significa che non perdiamo tempo, né chi propone né chi ascolta, e l’azienda intanto progredisce. E progredisce non solo nell’identificazione di nuove tecnicalities da applicare, ma anche nella cultura dell’innovazione, che è l’elemento più importante e trainante per costruire insieme il futuro".

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Maurizio Tamagnini: diventare il più grande investitore fintech d’Italia? Ecco come si fa

FSI, di cui Maurizio Tamagnini è Amministratore Delegato e Managing Partner è nata nel 2016 come spin off aziendale derivato dal Fondo Strategico Italiano del gruppo CDP.

Maurizio Tamagnini

Maurizio Tamagnini: perché investire nel fintech?

Prima di tutto "perché è un investimento trainante per l’economia del Paese. L’Italia, lo sappiamo, è ancora molto indietro in tema di digitalizzazione delle imprese, il nostro rapporto tra investimenti in IT e PIL è il più basso d’Europa e c’è quindi un’enorme opportunità da cogliere. Per questo FSI si è strutturata con un team appositamente focalizzato sul tech guidato dal Cio Barnaba Ravanne", afferma l’AD Maurizio Tamagnini. Negli anni la società è arrivata ad affermarsi come investitore di riferimento nel panorama italiano. Nel marzo del 2019 FSI ha chiuso la raccolta del primo fondo lanciato da FSI SGR con 1,4 miliardi di euro di impegni sottoscritti da investitori italiani e internazionali. Nell’ultimo anno ha portato a termine ben due investimenti e un reinvestimento. È recente l’annuncio della partnership avviata con il gruppo Iccrea Banca per lo sviluppo di BCC Pay, una piattaforma che secondo l’AD "andrà molto oltre".

Maurizio Tamagnini: i traguardi e la strategia di FSI

Più che un segreto si tratta di una strategia basata su un approccio a tre fasi. In un primo momento viene individuata la società con la piattaforma di sviluppo più promettente del suo settore, dopodiché si entra nel capitale senza però caricarla di debito affinché possa in seguito investire nella propria crescita. La seconda è una fase di affiancamento nella crescita sul territorio nazionale e internazionale. Infine, si va alla ricerca di un partner strategico con il quale reinvestire nella nuova realtà per farle compiere un ulteriore salto di sviluppo. È in questo modo, racconta Maurizio Tamagnini, che il fondo ha operato con Cedacri, il gruppo specializzato in software per il banking e i servizi cloud in cui ha investito nel 2018. Inizialmente FSI ha affiancato le banche azioniste nel capitale, supportando nel tempo il gruppo nello sviluppo dell’attività, attraverso anche due ulteriori acquisizioni, e individuando, nella fase finale, in ION Investment Group il partner ideale con cui continuare l’avventura.

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Serenissima Ristorazione nella classifica delle “Green Stars” della sostenibilità

Serenissima Ristorazione nella classifica delle “Green Stars” della sostenibilità pubblicata a seguito della ricerca condotta dall’Istituto Tedesco di Qualità e Finanza. Premiato l’impegno in favore delle politiche green e sociali.

Serenissima Ristorazione

Serenissima Ristorazione tra le 300 “Green Stars” della sostenibilità

Un milione di contenuti online e offline esaminati, più di 2.000 imprese analizzate: Serenissima Ristorazione è nella classifica delle “Green Stars” della sostenibilità stilata sulla base dello studio dell’Istituto Tedesco di Qualità e Finanza. “Siamo orgogliosi di essere una delle 300 imprese ‘Green Stars’ della sostenibilità. Essere stati riconosciuti dall’approfondita ricerca dell’Itqf, su un panel di 2mila imprese, tra i campioni sostenibili di sostenibilità in Italia, ci conferma che il nostro impegno per migliorare il nostro impatto sull’ambiente, nel territorio in cui operiamo e, in generale, verso tutti i nostri interlocutori, sta andando nella direzione giusta”: così ha commentato il CFO Tommaso Putin. Serenissima Ristorazione si inserisce tra le 300 aziende più performanti in materia di sostenibilità collocandosi nella sezione Servizi di Ristorazione. L’attenzione si è concentrata sulla sostenibilità non solo sotto il profilo ambientale, ma anche sociale, e sugli aspetti legati all’innovazione tecnologica.

Serenissima Ristorazione: i progetti per la sostenibilità sociale ed ecologica

Serenissima Ristorazione si impegna da sempre per rendere concreti principi fondanti del proprio lavoro, come ad esempio quello della sostenibilità, attraverso progetti portati avanti in maniera costante e quotidiana. La realtà guidata da Mario Putin, a questo proposito, ha di recente partecipato alla Green Week Food introducendo negli istituti scolastici del Comune di Bolzano proposte di piatti a impatto ambientale contenuto. Nello specifico, pietanze con meno proteine di origine animale e più di origine vegetale, in linea con il piano di Foodinsider destinato al comparto della ristorazione collettiva. La società ha poi vinto il Premio Emas Italia 2021 promosso dal Comitato per l’Ecolabel e l’Ecoaudit e da Ispra, nella categoria delle comunicazioni ambientali più efficaci. Per quanto riguarda la questione della lotta allo spreco alimentare, Serenissima Ristorazione si muove da tempo su più fronti: ad esempio, stabilendo una collaborazione con Biova Project per recuperare il pane invenduto e riconvertirlo in birra artigianale. Da diverso tempo, inoltre, raccoglie gli alimenti intatti e non utilizzati allo scopo di farli diventare pasti solidali da distribuire ad enti benefici sul territorio locale, come ad esempio il Banco Alimentare.

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Cosa succede se non si pagano le rate del mutuo?

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  • 20 Giugno 2022

Sono in tanti a chiedersi cosa può succedere se non si pagano le rate del mutuo, soprattutto in un periodo come quello in corso in cui tante famiglie italiane sono andate in difficoltà economica.

Diciamo chiaramente che non è bello trovarsi in tale situazione e l’ideale sarebbe riuscire sempre a rimanere in regola con i pagamenti del mutuo alla banca. In caso contrario comunque, ecco a cosa possiamo andare incontro.

 

L’iter procedurale

Sia che si tratti di una rata pagata in ritardo, che di un pagamento che è andato anche oltre la scadenza prevista, la banca andrà ad attivare un iter procedurale come segue.

In tale evenienza infatti, la banca applica degli interessi di mora per tutelarsi, i quali si aggirano attorno al 4%. Successivamente si viene segnalati al Crif in qualità di cattivi pagatori ed infine, se quanto dovuto non viene versato, si può procedere con il pignoramento dell’immobile, il quale può successivamente essere messo all’asta.

 

Cosa succede con la segnalazione al Crif?

Il Crif è una società privata che ha il compito di gestire una importante banca dati relativa ad informazioni creditizie.

Qui giungono tutte le segnalazioni relative alle posizioni debitorie di persone o imprese che hanno richiesto di accedere al credito.

Essere segnalati all’interno di questo database comporta certamente dei problemi nel momento in cui si cercherà di accedere nuovamente al credito.

Bisogna comunque dire che è possibile essere cancellati da tale registro, ed il modo più veloce è quello di saldare quanto dovuto.

 

Come avviene la procedura esecutiva?

Se il titolare del mutuo non ha provveduto a saldare il suo debito, la banca procede con il pignoramento e successivamente mette l’immobile in vendita all’asta.

Quindi il mutuo viene revocato e la banca richiede il versamento dell’intero importo nell’arco di un tempo prestabilito.

C’è un’alternativa, in quanto la banca potrebbe richiedere la cessione del quinto dello stipendio per rientrare del proprio credito o direttamente del conto in banca.

Può anche decidere di pignorare ulteriori beni, siano essi mobili o immobili, giorno fino a recuperare l’importo dovuto dal cliente.

Esistono ad ogni modo in Italia dei siti specializzati che aiutano il cliente a risolvere situazioni di questo tipo, puoi farti un’idea visitando questo sito.

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I benefici dei trattamenti alle alghe

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  • 20 Giugno 2022

Un trattamento estetico alle alghe per il corpo ha degli ottimi effetti lipolitici, drenanti e riattivanti.

I sali minerali e gli amminoacidi che le alghe contengono inoltre, hanno importanti proprietà benefiche e rigeneranti per la pelle.

Questo è il motivo per il quale è in continuo aumento il numero di coloro che desiderano sottoporsi a questo tipo di trattamento, realmente in grado di apportare benefici sia nel breve che a lungo termine.

Quali alghe vengono impiegate per questo tipo di trattamento?

Le alghe comunemente utilizzate per questo tipo di trattamento sono le Macrocystis Pyrifera, le quali hanno specifiche capacità dermopurificanti e idratanti, e svolgono inoltre una funzione rigenerante e antiossidante.

Si tratta di un’alga che viene raccolta prevalentemente lungo la costa orientale dell’Oceano Pacifico, ed è ritenuta in assoluto uno degli organismi in grado di crescere più velocemente dell’intero pianeta.

 

Caratteristiche delle alghe

Da sempre le alghe caratterizzano i nostri mari, fiumi e laghi. Il loro scopo è nobile, dato che si occupano di produrre ossigeno tramite la fotosintesi, e tutto ciò di cui hanno bisogno per vivere è la luce del sole.

In natura ne esistono migliaia di tipi, non soltanto di colore verde, e spesso le sottovalutiamo senza in realtà sapere che possiamo ricavarne dei benefici veramente importanti, su ogni parte del corpo.

Le caratteristiche delle alghe sono infatti note in virtù delle proprietà benefiche di cui il nostro organismo può beneficiare: tra le sostanze di cui sono fatte, ci sono proprio degli elementi veramente portentosi.

Parliamo ad esempio di magnesio, fosforo, iodio, rame, ferro, calcio, manganese e potassio, tra gli altri, ma anche di vitamine, fibre, grassi e oli essenziali.

Come funziona un trattamento alle alghe?

Le alghe naturali marine vengono disidratate, mediante essiccazione a bassa temperatura, e applicate in maniera diretta sul corpo assieme a prodotti cosmetici ottenuti dalla macerazione delle alghe.

Il massaggio e la loro frizione sul corpo esercitano un efficace effetto nutriente sulla pelle, ne regolano l’idratazione, favoriscono il rigenerarsi delle cellule ma soprattutto svolgono una importante funzione benefica per la stimolazione della circolazione linfatica e sanguigna.

Solitamente il trattamento parte dalla schiena e dalla zona lombare, così da sciogliere ogni tipo di tensione muscolare, per poi passare alle manovre che riguardano in particolare l’addome e le gambe.

Qui vengono applicati dei composti a base di acqua marina ed estratti d’alghe dal potente effetto drenante, che vengono subito dopo massaggiati energicamente finchè non vengono completamente assorbiti dal corpo.

Al termine della seduta viene applicato un impacco d’alga laminaria gigante, che ha spiccate capacità liporiducenti, e viene lasciato agire per 20 minuti prima di essere rimosso.

Benefici del trattamento alle alghe

Grazie alle proprietà benefiche delle alghe e al massaggio praticato da un professionista, è possibile trovare un profondo relax e benessere, oltre a diversi vantaggi per la pelle.

Tra questi il rimineralizzarsi dei tessuti, l’eliminazione delle tossine, la reidratazione della pelle e notevoli benefici sia per la circolazione sanguigna che per quella linfatica.

Ecco dunque il perché il massaggio alle alghe sia oggi così tanto richiesto, ed il segreto risiede nella loro grande concentrazione di oligoelementi, vitamine e sali minerali che sono veramente in grado di apportare benefici per la pelle e per il corpo più in generale.

Come vengono lavorate le alghe?

L’industria cosmetica ha fatto veramente passi da gigante nel corso degli ultimi anni, e in base al tipo di prodotto che si vuol realizzare esiste una lavorazione differente delle alghe.

Esistono i classici impacchi alle alghe, maschere e scrub, ad esempio. Molto richieste sono anche le creme alle alghe per il corpo, quelle per il viso e per la cura di infezioni cutanee.

Al di là del formato o della tipologia di prodotto prescelta comunque, certamente sfruttando le potenzialità delle alghe si ha la certezza di adoperare prodotti realmente di qualità ed efficaci.

 

È possibile eseguire questo trattamento autonomamente in casa?

Certamente. Oggi esistono in commercio tantissimi prodotti cosmetici alle alghe, pensati per ogni parte del corpo. Puoi farti un’idea sul sito di GreenGlow (www.greenglow.ch) per visionarne qualcuno e scegliere quello che ritieni possa essere più adatto a te.

Molto dipende infatti dagli obiettivi personali e dai motivi che spingono ad utilizzare una crema alle alghe. Alcune donne potrebbero averne bisogno in virtù delle loro capacità drenanti e dunque di ridurre il gonfiore localizzato, oltre a migliorare la circolazione in genere.

In altri casi si potrebbe aver bisogno di un trattamento alle alghe per ritardare gli effetti dell’invecchiamento cutaneo, dato che le alghe sono veramente efficaci anche contro le rughe, o adoperarle per mitigare le smagliature.

Da non sottovalutare inoltre è il fatto che le alghe svolgono anche una importante azione antibiotica e antinfiammatoria, il che le rende ideale per contrastare piccole infiammazioni a livello locale.

Come anticipato, tutto dipende dal motivo che ci spinge a provare una crema alle alghe e dal tipo di problema che desideriamo risolvere: esiste infatti un trattamento alle alghe specifico per risolvere ogni tipo di problema.

Conclusione

Le alghe rappresentano dunque un prezioso alleato per la nostra salute, ed il benessere del corpo in particolare.

Sia che tu abbia bisogno di contrastare gli effetti dell’invecchiamento, una infiammazione localizzata o inestetismo della pelle, esiste un prodotto a base di alghe in grado di garantirti il risultato desiderato.

Scegli con attenzione cercando di preferire quei prodotti realmente di qualità nei quali vengono adoperate le migliori alghe specifiche per quel tipo di problema, e vedrai che riuscirai a risolverlo brillantemente.

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Massimo Malvestio: imprese e operazioni straordinarie di capitale, l’approfondimento

L’esperienza di Massimo Malvestio, fondatore e Presidente del Comitato per gli Investimenti di Praude Asset Management, al convegno “Borsa e private equity: aprire il capitale a terzi tra rischi ed opportunità”: l’intervento dell’avvocato.

Massimo Malvestio

Massimo Malvestio: soluzioni finanziarie alternative al credito bancario, il punto dell’avvocato

Sempre più aziende sono costrette a ricorrere a soluzioni finanziarie alternative al credito bancario per soddisfare le loro esigenze di crescita: l’avvocato Massimo Malvestio, fondatore di Praude Asset Management e attuale Presidente del Comitato Investimenti, ha espresso il suo punto di vista in merito lo scorso 2 dicembre nel corso di un forum organizzato da Assindustria Venetocentro per approfondire il tema. I lavori sono stati aperti dal Vice Presidente Marco Stevanato, che ricopre la stessa carica anche in Stevanato Group: oltre all’avvocato Massimo Malvestio sono intervenuti Federico Riggio, CIO e Founding Partner di Helikon Investments, e Paolo Possamai, Direttore di “Nordest Economia”. Mini bond, fondi di private equity, quotazione in Borsa ma anche l’ingresso di partner industriali in azienda: il Presidente del Comitato Investimenti di Praude Asset Management ha sottolineato come per ogni realtà imprenditoriale sia fondamentale acquisire la capacità di individuare la soluzione più funzionale alle sue specifiche necessità.

Massimo Malvestio: attenzione e consapevolezza fondamentali nel ponderare le alternative

In Veneto sono circa una novantina le aziende che potrebbero aprire il capitale a terzi. Indispensabile secondo Massimo Malvestio è quindi ponderare ogni singola alternativa: in particolare, come rileva l’avvocato, la quotazione in Borsa è un “processo lungo, costoso, che impegna molto le società”. Servono dunque grande attenzione e profonda consapevolezza nello scegliere la direzione in cui portare la propria azienda: “Ho visto gente spendere milioni e quotazioni raggiunte con costi vicini al 20% degli importi ottenuti”. Bisognerebbe poi considerare la possibilità di “ottenere soldi dalle banche, visti i tassi”. Il mercato azionario invece si configura come “opzione giustificata” nella vision di Massimo Malvestio quando non sussistono altre modalità per raccogliere i capitali: resta comunque difficile per una “buona azienda” non riuscire a trovare banche e operatori di Private Equity disposti a intervenire.

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Come sono cambiate le etichette dei prodotti nel 2021? E come hanno influenzato gli acquisti? L’analisi di un anno cruciale per il largo consumo nella nuova edizione dell’Osservatorio Immagino

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  • 20 Giugno 2022

Sono oltre 128 mila i prodotti del maxi-carrello della spesa monitorato da GS1 Italy che, incrociando claim e vendite, racconta i nuovi trend dei consumi degli italiani. E accanto al Barometro Sostenibilità, l’undicesima edizione dell’Osservatorio Immagino si arricchisce di un nuovo dossier dedicato alle occasioni di consumo.

Da 58 mila a oltre 128 mila prodotti rilevati nell’arco di cinque anni: è l’escalation dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, lo studio che ha inaugurato una nuova chiave di lettura dei consumi nella GDO, raccontando l’evoluzione del carrello della spesa attraverso le informazioni presenti sulle etichette e sulle confezioni dei prodotti (ben oltre 100 variabili tra valori nutrizionali, claim, loghi, certificazioni, ecc.) incrociate con i dati elaborati da NielsenIQ su venduto in ipermercati e supermercati su tutto il territorio nazionale, consumo e fruizione dei media.

Un approccio innovativo, capace di resistere anche alla destrutturazione delle classiche categorie di analisi dei consumi, come dimostra nella sua undicesima edizione, appena pubblicata e disponibile gratuitamente online su osservatorioimmagino.it.

Un’edizione da record: 128.111 i prodotti monitorati (alimentari e non alimentari) per 39 miliardi di euro di vendite (83% del sell-out totale di ipermercati e supermercati), raccolti in 11 fenomeni di consumo che esprimono altrettanti universi valoriali: dall’italianità al free from, dai metodi di produzione al lifestyle, dal non food green alle intolleranze alimentari. E 88 pagine di analisi che scandagliano l’evoluzione e le dinamiche che hanno caratterizzato il largo consumo in Italia nel corso del 2021.

Nella nuova edizione dell’Osservatorio Immagino non potevano mancare, inoltre, l’aggiornamento del “Barometro sostenibilità”, che misura e racconta come le aziende comunicano sulle etichette il loro impegno nel migliorare l’impatto ambientale in quattro aree tematiche (management sostenibile delle risorse, agricoltura e allevamento sostenibili, responsabilità sociale, rispetto degli animali), e l’osservatorio sull’evoluzione della comunicazione sulla riciclabilità dei packaging.

Ad arricchire lo studio, infine, il dossier dedicato alle occasioni di consumo che, introducendo una nuova tipologia di analisi, accende i riflettori sulle tendenze più

dinamiche dell’evoluzione del mercato alimentare di largo consumo scomponendole però tra colazione, primi piatti, secondi piatti e fuoripasto.

«L’Osservatorio Immagino continua a monitorare tutto quello che succede sulle etichette dei prodotti di largo consumo, registrando sia le tendenze consolidate che quelle nuove» spiega Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy. «In questa edizione abbiamo verificato, per la prima volta, l’esistenza di trend trasversali che accomunano o distinguono i prodotti a seconda della loro occasione di consumo. Insomma, dimmi quando mangi e ti dirò se cerchi benessere, salutismo, naturalità, sicurezza o italianità».

 

Per scaricare gratuitamente l’undicesima edizione dell’Osservatorio Immagino: osservatorioimmagino.it. Per rimanere aggiornati e seguirlo sui social: #OsservatorioImmagino

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Italgas, storia di una trasformazione digitale nel nuovo libro dell’AD Paolo Gallo

Per Paolo Gallo digitalizzare un’azienda significa rivoluzionarla in toto. Un processo che, spiega l’AD di Italgas, una volta avviato non può avere una fine, soprattutto in vista della transizione energetica.

Paolo Gallo

Paolo Gallo: “Trasformazione digitale, un fenomeno complesso che va compreso e gestito”

Un libro che affronta e soprattutto mette in relazione temi attuali come la trasformazione digitale e la transizione ecologica, con la prima considerata propedeutica della seconda. E che non si limita alla teoria, ma prende spunto dall’esperienza diretta di Italgas. “Diario di volo” è il titolo del volume pubblicato da Paolo Gallo, ingegnere aeronautico dal 2016 alla guida del Gruppo. Un vero e proprio vademecum per tutte le aziende che intendono allinearsi agli obiettivi dell’Agenda Onu e ai target climatici Ue. Per raggiungere la neutralità climatica e contribuire alla transizione green la digitalizzazione è un passaggio ormai obbligatorio: “La transizione digitale è la precondizione tecnica della transizione energetica, è il suo fattore abilitante – ha dichiarato Paolo Gallo in occasione della presentazione del libro tenutasi alla Microsoft House di Milano – Il percorso che ci attende è abbastanza chiaro e il gas naturale giocherà un ruolo chiave per sostenere il processo di decarbonizzazione”. Ma, avverte, il cambiamento va guidato, stimolato e soprattutto compreso, perché oggi la trasformazione digitale è un fenomeno che “ha chiaramente un inizio, ma non può avere una fine”.

Paolo Gallo: “In Italgas stiamo cambiando il nostro modo di lavorare”

L’evoluzione dell’azienda e la ricerca di innovazione devono essere infatti costanti. Non si tratta semplicemente di sviluppare app, e-commerce o di rafforzare la propria presenza sui social. Le aziende devono abbracciare la digitalizzazione in senso ampio, spiega Paolo Gallo, altrimenti il rischio, concreto, è quello di “restare in superficie”. Asset, processi, persone e cultura aziendale: la trasformazione digitale è “un concetto unitario” che rivoluziona tutti i livelli di un’azienda, dal management ai dipendenti, e che comporta un cambiamento nel modo di lavorare. Ed è proprio la naturale resistenza al cambiamento, aggiunge, la vera sfida da affrontare per i manager di oggi. Trasformare asset e strumenti è la parte meno complessa. Ma per gestire e sfruttare al meglio l’elevato numero di soluzioni hi-tech disponibili oggi (Big data, cloud, IA, IoT, machine learning), il fattore umano e il mindset aziendale risultano indispensabili. Avere a disposizione un numero sempre più elevato di dati è inutile se mancano le competenze per interpretarli. Italgas, che negli ultimi cinque anni si è concentrata sulla digitalizzazione della rete in vista dell’integrazione dei gas rinnovabili, ne è un esempio: “Adesso di dati ne stiamo ricevendo a milioni non solo dai contatori ma anche dagli altri dispositivi che abbiamo installato – ha ricordato Paolo Galloe quindi ci stiamo allenando sull’interpretazione di questi dati per cambiare il modo in cui lavoriamo”.

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