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10 Marzo 2016

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recensione: 17 A MEZZANOTTE

“Il modello di riferimento è l’americano The ABC’s of Death, in cui per ogni lettera dell’alfabeto viene descritto un modo di morire. Eliminando l’eccessiva prolissità del suddetto, 17 a mezzanotte risulta secondo chi scrive decisamente più riuscito”Nonsologore

“ONLINE IL PRIMO SPETTACOLARE TRAILER DELL’HORROR ANTOLOGICO 17 A MEZZANOTTE”  Splattercontainer

“Il cinema di Genere italiano sta vivendo una vera e propria rinascita non tanto grazie all’uscita di nuovo materiale audiovisivo [in sala o su supporto DVD, Blu-Ray etc] ma in quanto gli addetti ai lavori che ne abitano il sottobosco continuano a dimostrarsi capaci di creare una vera e propria rete di collaborazioni.”Ingenerecinema

“Tra stupri e fantasmi nell’ascensore, indiani zombie, omaggi a Cronenberg, al cinema apocalittico e allo splatter, si dipana la matassa di 17 incubi notturni spaventosi e folli. L’orrore accade 17 minuti prima di mezzanotte, in 17 rintocchi di puro terrore.”MYMOVIES

“A fine visione si resta soddisfatti.” Darkveins


Vorrei dare la mia opinione sul film, se così si può chiamare questa emblematica mescolanza di disperati tentativi di emulazione cinematografica… ma non posso non fare prima considerazioni su una certa stampa online che lo accompagna. Se son arrivata (da appassionata di horror e fantastico che sono) a conoscere di questo progetto, è grazie alle entusiastiche presentazioni che ho letto in giro. Ora, mi chiedo: se le scrivono da soli gli autori sotto pseudonimo, o han davvero così tanti amici? Perché davvero non mi spiego come sia possibile arrivare ad un punto di presa in giro e non rispetto totale del proprio lettore, da parte di certi siti. Il proprio gusto e la soggettività di analisi non si discute; ma ci son limiti oggettivi a cui si deve fare fronte: 17 a mezzanotte è un progetto fallimentare, amatoriale, spesso imbarazzante nella sua pretenziosità. Per di più, annoia… annoia tremendamente per lo spettacolo del vuoto che propone; laddove non sono la noia, l’amatorialità o il vuoto a prevalere, laddove accade qualcosa, è qualcosa che abbiamo già visto mesi, se non anni fa in altri film. Ok, low budget, ma quanto costa avere idee? Ecco, forse questo manca oggi per esser filmmakers: le idee.

Manca anche l’onestà per scrivere però, di film, con il giusto distacco ed obiettività; innanzitutto come si fa a scomodare un prodotto filmico come ABC OF DEATH anche solo per fare il paragone? Come si può usare l’aggettivo SPETTACOLARE per qualcosa che non rientra quasi nemmeno nel concetto di spettacolo stesso e che presenta una povertà di idee e mezzi da far perfino rivalutare i trash di A. Bianchi?? Come si fa ancora oggi a far confusione e mescolare il concetto di disgusto con quello di TERRORE? Forse l’assonanza fra splatter, viscere e sangue per qualcuno è sconvolgente, ma il terrore è un sentimento “nervoso”… emotivo, non una prova per lo stomaco. Il TERRORE va costruito da una narrazione e con una sapiente regia.

Non sono una persona che ama vedere negativo, ma qui davvero (in generale) c’è poco da salvare se non le buone intenzioni di alcuni… vediamo a “caldo” cosa mi resta impresso di positivo:

In alcuni episodi la tecnica è sopra lo standard: vedasi quello di F. Scargiali (il suo episodio è Through Your Lips) che si presenta disegnato da una bella fotografia ed effetti curati, ma su cui si insiste troppo fino a palesarne la (seppur ovvia) finzione. La storia non porta a nulla di particolare ed’è un peccato che si ripieghi in se stessa. Il regista ha poi presentato un buon prodotto con LOVE.LIFE.REGRET in cui la cura per i dettagli, fotografia ed effetti si sposano ad una storia di senso compiuto mostrando una soddisfacente crescita.
“Assuefazione” rivela un regista che sa il fatto suo, e non a caso è l’unico con una filmografia di rilievo e una indiscutibile esperienza: E. Tagliavini. Il corto presenta un concetto di orrore che poi diviene anche spunto di riflessione, e non si ferma solo sulla superficie di ciò che abbiamo appena guardato. Peccato per la povera fotografia che di certo non esalta il buon lavoro fatto.
Buona fotografia e direzione degli attori anche per D. Scovazzo per “Tutto il male del mondo” ma che risulta una idea buttata li, e forse fuori contesto se rapportata all’intera l’operazione. Fuori contesto anche lo scanzonato “Signori, Buonanotte” di R. Albanesi e S. Chiesa che risulta a tratti simpatico (poi, ripetitivo) ma decisamente non Horror. Avrei gradito una maggiore attenzione alla direzione della recitazione dei personaggi minori, e sentire (da spettatrice) meno fretta nell’allestimento e fotografia. Virare sulla commedia forse è un escamotage facile quando non si sa affrontare la paura, magari anche gli altri autori ne sarebbe usciti vittoriosi, ma credo l’intento comune del film fosse fare un horror.
Andrea Malkavian con “Il gioco” dimostra un gusto estetico interessante, e ci fa sperare in un nuovo nome da seguire, più in la… peccato anche qui la “storia” sia alla lunga noiosa perché ripetitiva e banale (e purtroppo parliamo di cortometraggi).
P. Del Fiol resta impresso per l’originalità di “Tomie Again”, sebbene anche qui con una cura maggiore della fotografia (senza dover per forza ripiegare su “iper-saturazioni” salvagente, e scontati, abusatissimi filtri “grindhouse”) ed effetti, si sarebbe sfiorati il buono.
Segnalo anche “Finchè Morte Non Ci Separi” girato da Stefano Rossi e sceneggiato da Lorenzo Paviano (l’accoppiata vincente di “Recording”) ed Alessandro Tentati… ma proprio perchè sembra riciclare lo stesso incipit e situazione e certo non marca bene sulla “voglia di fare” e le idee degli autori.

Per il resto, non so quasi cosa dire se non che bisogna esser davvero di bocca buona e con molto tempo a disposizione per restare soddisfatti dalla visione completa di un film che, laddove promette di basarsi solo sullo “splatter” lo fa con effetti dozzinali (e nel 2015 rimpiangere le frattaglie di D’amato e di Gordon Lewis è dura da mandare giù), e laddove vuole creare tensione lo fa con clichè e scopiazzature di scene madri di film, così noti ed abusati, da portarci alla conclusione degli eventi, a pochi secondi dall’inizio. Non sto entrando nel merito del mio gusto, sto analizzando solo certi aspetti base che sono la natura stessa del concetto di un film; e indipendente e amatoriale non son la stessa cosa; tantomeno esser di parte da “parte”di certi recensori può aiutare chi ha orecchie per “sentire” a crescere PROFESSIONALMENTE.

Quando leggo in giro gli autori difendersi con “ma è low budget, è girato in poco tempo” mi irrito, e risponderei: nessuno vi ha obbligato a farlo. Se prendete un impegno, lo spettatore vuole vedere il sudore e la fatica versati per onorare il vostro obiettivo e le promesse (vane) sbandierate ai 4 venti (“terrore come non mai”, “splatter insostenibile” e quant’altro!). Nel 1981 S. Raimi realizzava low cost e “fra amici” l’indipendente LA CASA/EVIL DEAD… e direi che voi avete dato al genere un dietrofront imbarazzante al punto di confermare la modernità di un film di oltre 30 anni prima… e mi chiedo a questo punto cosa avrebbe saputo fare Raimi se avesse avuto all’epoca a disposizione il digitale per poter girare e montare con costi minori e tempi più rilassati.

17 A MEZZANOTTE non è OGGETTIVAMENTE la rinascita del genere italiano, non è OGGETTIVAMENTE spettacolare, non è nemmeno OGGETTIVAMENTE un film. C’è davvero molta strada da fare davanti agli autori, per confrontarsi con un pubblico ampio, o semplicemente, abituato a una certa IDEA di qualità: al pubblico non interessa giustificare quanti soldi o tempo avevano gli autori a disposizione per fare un film o il corto. ragazzi: dovete prendervi la responsabilità del prodotto che presentate, e questo è solo un brutto lavoro amatoriale in cui alcuni con buone potenzialità, non sollevano affatto il risultato finale, ma ne restano soffocati e trascinati in basso.
Dovrei eticamente suggerire allo spettatore che mi legge, di farsi la propria idea guardando il film, certo sarebbe giusto, ma non mi sento di assumermi la responsabilità di consigliare la visione intera di un prodotto così. Son stati già scomodati perfino Lynch, Carpenter e Croneberg, io non mi sento di scomodare nessuno.

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il “caso” BABADOOK

BABADOOK è davvero un GRAN bel film.

Ma non scriverò “E’ il film dell’anno” o “è il film più spaventoso che abbiate mai visto”… perché non sono una fanatica, non sono pagata dalla distribuzione per farlo e, più semplicemente… non è vero.

Chi non ha visto film horror più spaventosi di questo, semplicemente non segue il cinema horror o non è andato nella sua filmografia indietro di oltre 10 anni.

Chi pensa che in questo anno BABADOOK sia l’unico film che vale la pena di esser visto, invece, non segue il cinema.

La critica (ufficiale o meno) dovrebbe iniziare a farsi un esame di coscienza, scendendo dal podio di detentori della verità assoluta e da quello di scribacchini pagati per promuovere il lancio di turno, per tornare al servizio di quello che è in tutto e per tutto nato come un SERVIZIO, ma al pubblico. Queste esaltazioni perpetue (che abbiamo già letto per il MAI NATO, per BITE, e che leggiamo per ogni singolo film che esce ogni settimana – e perfino per NON-FILM come IN THE MARKET o TULPA) spesso oneste, molto più spesso no, non fanno bene al cinema.

Ogni settimana esce il film dell’anno, che sia horror o meno… ad una attenta analisi di mercato… il livello del cinema mondiale dovrebbe esser altissimo, dovremmo esser circondati da capolavori fino allo stremo… ma non serve esser Gianluigi Rondi o il Morandini per capire che non è così… purtroppo c’è molta feccia in giro, al punto che quando vediamo un bel film, gridiamo al capolavoro.

Ma cosa è un capolavoro? Ecco… se pensiamo a QUARTO POTERE, APOCALYPSE NOW, TEOREMA, SHINING, SUSPIRIA, AMADEUS, 8 1/2… ecco solo per citarne alcuni… allora capiamo che BABADOOK è solo un bel film. Non lo dico per sminuirlo, a me il film è piaciuto… ma “elevandolo” oltremodo solo perchè nello squallore generale ha pochi rivali, sminuirei il lavoro di chi capolavori ne ha fatti davvero.

Ho visto il film in lingua originale e devo dire che il doppiaggio italiano ha massacrato la recitazione di tutti, soprattutto quella del bambino. Spero si prenda in questa mania esterofila che abbiamo, anche la buona abitudine di smetterla di doppiare i film.

La recitazione è ad alti livelli per tutti, così come la regia: posata e funzionale. Curatissima la fotografia e la scenografia che rendono l’ambiente quasi una grigia illustrazione bidimensionale, legata all’estetica delle immagini del famigerato libro.

L’idea di mescolare psicologia e metafore sui traumi personali in una trasposizione horror è antica, ma ben venga. Inquietante al punto giusto, spaventa e resta impresso anche se nella seconda parte perde un pò di colpi pur trovando un grande ritmo. Nella seconda parte si cede all’andare incontro al gusto del largo pubblico, riuscendoci bene, ma ammazzando un pò la dimensione “sottile” creata con la prima parte. Mostrare la creatura che si muove a scattini come i fantasmi dell’immaginario Nipponico invece è una caduta di stile imperdonabile che denota una voluta strizzata d’occhio ad una estetica ora “alla moda” (ma in realtà già passata) in scelte visive che invece potevano permettersi di restare “stilose” e personali.

Gli australiani sanno fare cinema. Hanno stile, cultura dell’immagine, conoscenza del linguaggio e sempre una certa dose di originalità. Tutto ciò che ci è sempre arrivato (da Peter Weir alla Champion, ma pure passando per “commedie” come MR CROCODILE DUNDEE) è sempre stato sopra la media generale e questa non è una esagerazione.


Trama (da Wikipedia)

Amelia è una madre vedova che ha allevato da sola il figlio Samuel dopo la morte del marito in un incidente stradale. Samuel è convinto che mostri minaccino lui e sua madre, e sviluppa problemi di comportamento. Una sera, Amelia trova in casa un libro per bambini che non ricordava di possedere, intitolato Mister Babadook, e lo legge a Samuel. Samuel si convince che la creatura descritta nella storia sia il mostro che li perseguita, e diventa sempre più incontrollabile. Nei giorni successivi in casa si sentono rumori misteriosi, Amelia è vittima di allucinazioni, e inizia a vedere un’ombra simile al Babadook, che le intima di consegnargli suo figlio. Giunta al limite, tenta di disfarsi del libro, che però si ripropone sempre integro in casa, ogni volta con pagine in più che portano avanti la storia verso un culmine di violenza. Infine una notte il Babadook si rivela direttamente ad Amelia e si impossessa progressivamente di lei. La donna inizia a dare segni di squilibrio, rinchiude in casa se stessa e il figlio, diventando sempre più aggressiva, fino a strangolare il suo cane e quasi ad uccidere il figlio. L’affetto del bambino però le dà la forza di resistere.

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WE ARE STILL HERE

Questo è indubbiamente il risultato di un cinema davvero indipendente,  che non ha bisogno di grandi budget per esprimere al meglio le proprie idee; negli ultimi mesi si è parlato moltissimo (almeno negli ambienti “di genere”) di WE ARE STILL HERE che è stato descritto come un film in grado di recuperare le atmosfere tipiche di un certo cinema anni Settanta e Ottanta, e in particolar modo quelle di Lucio Fulci.

Da appassionata di Fulci devo dire che tecnicamente le regie di questi autori son davvero distanti: non bastano degli occhi bianchi e una cantina “infestata” a far pensare ad un voluto richiamo a film come L’ALDILA’: manca il marcio, l’ambiguo ed il cupo pessimismo dei film tipici Fulci, manca la malinconia e mancano stilisticamente le zoommate ed i giochi tipici di silenzi e sguardi fra gli attori. Manca l’indugiare anche sul sadismo degli omicidi. Mancano insomma caratteristiche perfino banali ad una prima osservazione per smontare le forzate teorie dell’omaggio, ma questo lo scrivo come un valore aggiunto perchè Geoghegan racconta con uno stile personale ed elegantemente efficace, la “sua” storia senza avere debiti con nessuno.

E’ vero che certe ambientazioni ed atmosfere rimandano un pò a film come QUELLA VILLA ACCANTO AL CIMITERO, ma del resto lo stile architettonico della provincia americana è quello. Io sottolineerei invece, l’uso della macchina a mano, sempre discreto ma voyeuristico, quasi a dare le perenne sensazione che in casa ci sia qualcuno ad osservare i protagonisti nella loro quotidianità. Questa semplice trovata, ci porta spesso a vedere le scene come filtrate attraverso gli occhi di un misterioso ed invisibile fantasma, lasciando addosso una tensione costante anche laddove poi, non accade niente.

Le fluide inquadrature in movimento negli interni, contrastano con le statiche, quasi pittoriche inquadrature degli esterni: paesaggi sempre avvolti in un bianco irreale che quasi ci fa sentire parte di quell’innevato e silenzioso luogo. La fotografia in questo è notevole, giocata su controluce spesso sovraesposti e giocando più di luce che di oscurità; decisamente atipico quindi (almeno per il cinema americano o europeo) l’ambientazione quasi completamente diurna anche delle scene più spaventose. Ottimi gli effetti artigianali, sapiente il dosato uso della CGI che non stona mai e bello l’impianto sonoro… essenziale, astratto, quasi umorale senza temi invasivi o piazzati ad effetto per rafforzare cali di tensione: qui la tensione c’è e spesso…. dove è più forte ogni commento sonoro intelligentemente si fa da parte per lasciare spazio alle interpretazioni. Dolce la ritrovata LISA MARIE, convincenti Barbara Crampton (Re-animator, From beyond) e Andrew Sensenig… ma davvero strepitoso nel suo piccolo ruolo il veterano Larry Fessenden che – specie nella scena della “possessione” – ci regala sani brividi grazie alla sua mimica facciale e vocale (e che curiosamente, ricorda nelle fattezze fisiche il Nicholson di Shining).

Se vogliamo trovare un difetto al film, forse è la troppa carne al fuoco… lo sceneggiatore volendoci donare più di un colpo di scena, aggiunge degli elementi (di sapore Lovecraftiano) senza i quali il film avrebbe giovato in scorrevolezza. Forse ci bastava “solo” la GHOST STORY, senza sviare troppo in altri contesti che appaiono forzati, e che senza i quali il film reggeva lo stesso… ma questo rientra nel mio gusto personale. A costo di apparire esigente, dico inoltre che è un buon film, ma non un capolavoro… come viene sbandierato in giro… e lo dico sempre per non far torto ai capolavori che nel genere non mancano, nè son mancati. Va di moda oggi lasciarsi trasportare “di pancia” in entusiasmi a volte poco professionali, col rischio di gridare al capolavoro ogni volta che si vede un lavoro onesto e ben fatto. La realtà è che invece, purtroppo, è la media generale che è bassa. Spesso sentiamo (e leggiamo) definizioni di GENIO solo per qualcuno che sa fare bene il suo lavoro… ma, credetemi, già questo non è poco.

Ce ne fossero di più di film così curati, ragionati e, soprattutto, ben interpretati e con una regia che ha il coraggio di non esser debitrice a nessuno! Lode a Ted Geoghegan, sebbene poi… volenti o nolenti, la moda della critica italiana e non, è quella di paragonare sempre questi registi e le loro opere al lavoro di qualcuno che li ha preceduti (ed in tempi d’oro, se vogliamo) per poter dire “è buono” o “non è buono” vanificando spesso gli sforzi che gli autori mettono per affermare la loro individualità.

 

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il massacro di ZOMBIE MASSACRE

la trama: Un’arma batteriologica – sviluppata dal governo degli Stati Uniti per creare un super soldato – si diffonde nell’aria ed un’epidemia colpisce una piccola e tranquilla città nell’est europeo. Tutti i cittadini della città vengono infettati da questa arma e si trasformano in zombie.
Il piano per salvaguardare l’umanità è portare una bomba atomica nella centrale nucleare della città e fingere un incidente terribile, per eliminare questi zombie. Nessuno deve sapere la verità. Così viene ingaggiato un commando di mercenari per fare la missione. La battaglia è accesa e orde di mostri e creature si scaglieranno nei confronti di questo gruppo di uomini.


l’opinione: letta, la trama sembra davvero divertente ed intrigante… peccato che la visione del film non sia all’altezza delle aspettative che genera, non sia all’altezza della trama scritta, non sia all’altezza di essere chiamata una visione… e non sia all’altezza di niente, ecco.

Diciamocela tutta: sembra che la sceneggiatura non vada oltre le 6 righe da me sopra riportate, che il film sia frutto di una idea “stiracchiata” in maniera inconcepibile… dove non solo manca il MASSACRO (a meno che il titolo non faccia riferimento agli zebedeidi chi guarda) ma mancano per assurdo perfino gli Zombies.

Diciamo anche che i personaggi (tutti) parlano al rallentatore (forse per far durare di più il film?) e son sempre perfettamente “impomatati”, pettinati e puliti (come anche gli abiti dei morti viventi)… il tutto senza farci godere dell’effetto trash/divertente che rende cult operazioni similari; e così, fra uno sparo digitale (pessimo) e un altro, si dialoga così tanto sul niente e di niente in questo film, che quasi si va a sfiorare il teatro dell’assurdo, spingendo lo spettatore a distrarsi dalla visione per cercare profonde verità e significati in ciò che gli attori dicono… purtroppo, ovviamente invano. Se non altro queste elucubrazioni filosofiche(forse scaturite da motivazioni/allucinazioni del tutto personali, quindi non vi garantisco gli stessi effetti durante la visione) mi han permesso di andare avanti senza “skippare” trovando qualcosa di interessante da fare durante la visione… a forza di pensare però, ammetto che invece di trovare me stessa, probabilmente grazie a questo film mi son persa.

Gli attori son tutti scarsi, mal diretti, piatti… ed i personaggi risultano tutti antipatici! Non vedi l’ora che siano loro a perire invece di quei poveri zombie dal make up (Bracci/Diamantini) decisamente buono, che però non può regger sulle spalle tutto un circo che gira a vuoto su se stesso. Laddove non son antipatici, i personaggi son ridicoli… vedasi la povera “combattente con katana”, una Tara Cardinal (vista in prove migliori nel film diZuccon) che probabilmente ha rischiato la carriera con questo ruolo, ma che fortunatamente ha poi continuato a lavorare.

Fotografia quasi assente, televisiva pesantemente aiutata da una pretenziosa color correction da videoclip. Montaggio senza ritmo, regia senza carattere… storia inesistente, attori scarsi… davvero c’è poco da salvare qui. Non diverte… se doveva esser trash grottesco ed ironico (come il finale lascia intuire) si prendono tutti TROPPO sul serio.

Pare abbia avuto buoni riscontri all’estero, così si legge in giro… sebbene la media su IMDB sia di una stellina sola. Distribuzione ampia, sicuramente non significa necessariamente che si stia proponendo qualcosa di qualità.

Se doveva essere un horror dal respiro internazionale, questo più che dare respiro, sembra una nuova metastasi nei già malati polmoni del cinema italiano.

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ancora il circo come metafora della vita: STRANGE CIRCUS

Giustamente premiato a Berlino nel 2006, questo STRANGE CIRCUS è uno dei film più belli che io abbia mai visto negli ultimi anni. E giustamente, essendo bello, è un film che difficilmente vedremo distribuito nel belpaese dei bungabunga.

Sion Sono (SUICIDE CLUB) è un artista completo che spazia dalla scrittura del film alle partiture musicali, fino ad orchestrarne la regia… è un film quasi musicale questo, con bizzarre eco felliniane.

Attori strepitosi, in ruoli che difficilmente vedremmo affrontare ad attori europei, in film che difficilmente vedremmo fare a registi non asiatici. Grandiosa, bella, credibile, commovente ed intrigante Masumi Miyazaki, mozzafiato Rie Kuwana (inutile dire che non ho mai visto una bimba di un film asiatico recitare male…) e curioso il cameo “pacato” di  Tomorowo Taguchi, l’interprete dei cult TETSUO di Tsukamoto, di uno dei GUINEA PIG ed icona odierna di Takashi Miike.

Menzione d’onore però va per me alla performance tutta sopra le righe, di un personaggio così poetico e teatrale (Robo Chan) da risultare il più vero di tutti… parlo di quello interpretato da un grandissimo Issei Ishida.

C’è molta cultura classica in questa opera, ma molti richiami anche al fumetto moderno MANGA con tutte le perversioni sessuali fetish e violente dal sado maso al bondage al sesso con studentesse. Fotografia impeccabile, scenografie sontuose, costumi e trucco di alto livello (uno fra tutti quello della drag queen che gestisce il cabaret) rendono ogni istante poesie… una poesia che nonostante il tema complesso, le violenze (più psicologiche che fisiche), il sesso malato ed il ritmo “adagiato”, non si riesce a non guardare.

la trama: Mitsuko, una ragazzina di 12 anni, un giorno, assiste involontariamente ad un rapporto sessuale dei propri genitori.
Il padre, un uomo molto più anziano della madre (perfetto nel ruolo Hiroshi Ohguchi), e di natura viziosa, se ne accorge e, da quel momento, le dedicherà delle “attenzioni” molto particolari, portando alla pazzia sua madre, Sayuri.
Taeko è una scrittrice inferma che pubblica romanzi erotici perversi.
Un giorno entra a far parte del suo staff editoriale Yuji un giovane ragazzo dall’aspetto androgino. Questi si mette subito ad indagare sulla vita privata ed il passato della donna.
Che relazione c’è tra le due storie? Qual è la realtà e quale la finzione?

Come molto cinema asiatico di tempi recenti (la trilogia coreana diChan-Wook Park, The Housemaid di Im-Sang Soo, molti film di Takashi Miike) il tema centrale è la vendetta, anche se il regista fa di tutto per celare allo spettatore i nodi principali della vicenda: vendetta di chi nei confronti di chi? Il film è consigliato a tutti quelli che amano pensare e ragionare durante una visione,ricostruire una trama, perdersi tra scambi di ruolo, essere portati in una direzione e poi trovarsi ribaltati in un’altra. In questo film racconta il dramma di una donna, non quello di sua figlia.

E mentre sul pubblico Mitsuko accecata dall’odio sta lì a guardare ed applaudire sua madre morire il boia, quel boia schifoso, è suo marito: è lui l’unico che doveva finire su quella ghigliottina.

CONSIGLIATO: si, a chi sa ancora innamorarsi del cinema come forma espressiva di un autore che ha dentro il film con il suo tempo, il suo ritmo, la sua vita… pulsante… un autore che guarda prima alla realizzazione di se stesso… e dopo, ammicca allo spettatore… che però, nell’attesa non resta deluso.
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L’evocazione – The Conjuring

Nel 1971, ad Harrisville, nel Rhode Island, Carolyn e Roger Perron si trasferiscono in un vecchio casale con le loro cinque figlie. Durante il primo giorno le cose sembrano andare per il meglio, anche se trovano la porta della cantina stranamente sprangata e il loro cane si rifiuta di entrare in casa. Il mattino dopo, Carolyn si sveglia con un misterioso livido e il cane viene ritrovato morto. Nei giorni a seguire nella casa si verificano varie forme di attività paranormale, le quali culminano con Carolyn che si ritrova intrappolata in cantina mentre una delle figlie viene attaccata da uno spirito somigliante ad una donna anziana;  horror soprannaturale basato sui fatti riportati dalla coppia di ricercatori del paranormale Ed e Lorraine Warren, le cui esperienze in precedenza avevano già ispirato film come Amityville Horror e The Haunting in Connecticut. La trama, ambientata nel 1971 nel New England, è quindi incentrata sul tentativo dei Warren, interpretati da Patrick Wilson e Vera Farmiga, di aiutare una famiglia da poco trasferitasi in una casa infestata, i Perron, i cui genitori sono impersonati da Lili Taylor e Ron Livingston.

La sceneggiatura è per lo più fedele alle storie narrate dai reali protagonisti ed il regista Wan affermò come impronta stilistica di voler lavorare per sottrazione: «È quello che credi di vedere attraverso la musica e il design sonoro che realmente ti prende», spiegò il regista, il quale preferì quindi che per buona parte del film le entità demoniache potessero essere solo «percepite».

Il film funziona e fa paura: pur sfruttando clichè tipici riesce ad esser sempre sorprendente e con i giusti tempi di suspance ed attesa. Notevole in questo senso l’incipit affidato alla bambola Annabelle  – che sarà protagonista di un disastroso spin off (e di cui forse parlerò più in la, ma anche no) – e le scene del “nascondino” che ci introducono sadicamente verso terrori prevedibili e che proprio per quello spaventano; pensate alle classiche scene dove la fanciulla nuota ignara nelle temibile acqua dove vaga “lo squalo”… sappiamo tutti cosa accadrà da li a poco, eppure ne siamo terrorizzati. Alcuni sostengono che la paura sia la reazione davanti all’ignoto; il cinema spesso sovverte questa regola.

Sfruttando quasi la stessa, vincente squadra tecnico/artistica del precedente INSIDIUS, Wan si muove a suo agio nello spazio filmico e temporale, osando (cosa rara al giorno d’oggi) perfino di risultare controcorrente: nelle scene nelle quali i personaggi vedono un fantasma, il regista decide di non mostrarlo allo spettatore, il quale vede solo l’espressione terrorizzata del personaggio; tale senso di invisibilità rende una scena più paurosa, lasciando immaginare al pubblico cosa il protagonista potrebbe aver visto di tanto raccapricciante

Il direttore della fotografia è John R. Leonetti, spiegò di aver utilizzato una tavolozza di base per tutto il film, cercando di ottenere illuminazioni naturali; per la cantina invece venne usata solo una sola lampada da 250 watt, ed i fiammiferi che vediamo usati dai protagonisti.

Campione di incassi (meritato) ed un budget milionario che appena si percepisce, ma non per una possibile povertà stilistico/tecnica o qualitativa, ma perché ben sfruttato nella perseveranza di ottenere un unico risultato attraverso la fusione di tutti gli elementi senza sopraffazioni verso il raggiungimento dell’obiettivo: il film. Un’opera commerciabile, ma non commerciale che ci fa sperare nella ribalta di un genere troppo contaminato, troppo accomodante che ha trasformato i mostri in marionette al servizio del bell’eroe di turno, privandoli della loro originaria carica negativa che sta alla base di ogni anti-eroe filmico per eccellenza.

Le stesse tematiche ispirarono anche la serie di AMITYVILLE, in cui si respira – fortunatamente – la stessa aria malsana, la stessa impalpabile inquietudine, fornendoci una “ispirata” ma, purtroppo poco riuscita pellicola cult col primo film AMITYVILLE HORROR, per proseguire nel bellissimo sequel “italico” di Damiano Damiani AMITYVILLE POSSESSION (e di questo si, che presto parlerò!) per concludere miseramente con un terzo capitolo che sfrutta quelle produzioni di moda negli anni ’90, dei film in 3D… dimenticando però di fare anche il film assieme al 3D che propongono (ne furono vittime anche classici come Venerdi 13 e Lo squalo).

Tornando a CONJURING: pochi effetti speciali, calibrata ed efficacemente elegante la CGI che si presta a suggestioni mai pacchiane ed una scena di esorcismo elegante, insolita, quasi artistica nella scelta di lasciarci la posseduta sotto un telo, senza offenderci con l’ennesima sequela di faccette, occhiacci e vomiti abusati dalla cinematografia mondiale per 40 anni. A volte basta “togliere ” il superfluo per fare un buon film, a volte basta “solo” raccontare una storia, senza farne percepire il peso… per farcela vivere in prima persona. Wan ci riesce alla grande, supportato da attori credibilissimi, un ottimo sound design e le atmosferiche “corde” del compositore Joseph Bishara che inizia ad esser molto imitato nel genere. DA VEDERE!

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Training autogeno contro lo stress

Cosa è lo stress esattamente? Possiamo dire che si tratta di una reazione di adattamento dell’organismo a un cambiamento fisico o psichico. Come si attiva? Attravserso sia stimoli esterni che interni. Questo vuol dire che lo stress dovuto a una situazione esterna può essere aggravato dal pensiero continuo su quella situazione.

Le conseguenza dello stress sono: ansia, tfatica, panico, insonnia, depressione, tachicardia, irregolrità del battito cardiaco, ipertensione, asma, iperventilazione, colon irritabile, mancanza di fiato, dispepsia, eccessiva sudorazione, eiaculazione precoce e diminuzione del desiderio sessuale.

Come può essere curato lo stress?

Il rilassamento tramite yoga, meditazione o training autogeno può essere molto utile. Ad esempio, il training autogeno è una tecnica di rilassamento ideata negli anni Trenta dal neurologo tedesco Schultz, che oggi viene utilizzata con successo in campo medico, psicopedagogico e sportivo. Si tratta di un metodo clinico e terapeutico riconosciuto, validato da numerose ricerche scientifiche.

Il training autogeno è costituito da una serie di esercizi standard di rilassamento che riguardano sei distretti fisiologici: muscolare, vascolare, cardiaco, respiratorio, addominale e cefalico.

Alcuni degli esercizi fondamentali sono:

l’esercizio della pesantezza: attraverso il quale si produce uno stato di rilassamento nei muscoli e negli organi interni;
l’esercizio del calore: produce una vasodilatazione periferica con conseguente aumento del flusso sanguigno;
l’esercizio del cuore: produce un miglioramento della funzione cardiovascolare;
l’esercizio del respiro: favorisce un miglioramento della funzione respiratoria;
l’esercizio del plesso solare: produce un aumento del flusso sanguigno in tutti gli organi interni;
l’esercizio della fronte fresca: può favorire l’eliminazione del mal di testa producendo una leggera vasocostrizione nella regione encefalica.

Il training autogeno è indicato per persone che soffrono di ansia, somatizzazioni, attacchi di panico, insonnia e stress. Si rivolge però anche a chi vuole semplicemente migliorare il proprio benesse psico-fisico. Il training autogeno consente un recupero più rapido delle energie, il miglioramento della concentrazione nello studio e nel lavoro, una migliore gestione delle risorse fisiche e mentali, una maggiore sicurezza e fiducia in se stessi e di conseguenza un accrescimento delle capacità di affrontare lo stress.

Il training autogeno può essere affiancato da un terapia presso uno specialista, che offra consulenze psicodiagnostiche, sostegno psicologico, psicoterapia psicoanalitica, e che si occupi delle problematiche relative ad ansia, attacchi di panico e depressione.

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Welfare, in arrivo i decreti attuativi. Tra i progetti Evolve, smartcard multifunzione

Pronto il decreto attuativo che lancerà in Italia la rivoluzione del welfare aziendale. Lo ha confermato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, intervenendo all’incontro di presentazione di «Welfare index pmi», primo rapporto sullo stato del welfare nelle Pmi.

Ministro del Lavoro Poletti
Ministro del Lavoro Poletti

Poletti sta aspettando il via libera degli altri ministeri per rendere concreti i benefici per i lavoratori stabiliti nell’ultima Legge di Stabilità. A partire da quest’anno, infatti, è incentivato il welfare aziendale attraverso l’esenzione fiscale per le prestazioni riconosciute dal datore di lavoro volontariamente o per quelle rese in conformità di contratti, accordi e regolamenti aziendali.

In concreto, diventa molto più vantaggioso erogare servizi ai dipendenti anziché premi monetari legati produttività e redditività. La Legge di Stabilità, avvicinandosi al modello francese “CESU”, riconosce il ruolo degli intermediari che forniscono servizi di welfare attraverso voucher.

Rimborsi per le spese degli asili dei bambini, libri, ma anche assistenza per anziani, benessere e cultura. Il welfare si declina in molti modi in base ai bisogni del dipendente e della sua famiglia.

Come rivela l’indagine presentata nella giornata dell’8 marzo, promossa da Generali Italia col patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri e con la partecipazione di Confindustria e Confagricoltura, non sono solo le grandi aziende a offrire piani di welfare, la PMI italiana è sempre sensibile all’argomento e la nuova normativa favorirà lo sviluppo di nuovi servizi.

Familydea

Chi da anni offre servizi di welfare ai suoi clienti è Day Ristoservice, tra i principali player dei servizi alle aziende con soluzioni quali il buono pasto e il buono regalo. Sia attraverso un portale dedicato, che con la partnership con piattaforme quali Familydea, Day è all’avanguardia per il welfare aziendale.

Familydea2

Familydea è un e-commerce  che consente di acquistare servizi da una rete di cooperative. Dall’assistenza anziani, alla gestione della casa, al catering, fino alla fisioterapia, sono tante le opportunità offerte dalla piattaforma in nove città italiane. Proprio nei giorni scorsi è stato lanciato il servizio a Forlì, mentre si prevede di raggiungere 50 province entro l’anno in corso. La cooperativa Familydea sta entrando nel mercato del welfare aziendale grazie al buono Day Welfare, servizio riservato ai dipendenti i quali possono decidere di spendere il potere d’acquisto destinato dall’azienda anche nelle soluzioni offerte dalla piattaforma.

Progetto Evolve

Evolve, smartcard multifunzione dotata di microchip
Evolve, smartcard multifunzione dotata di microchip

Altri progetti si stanno sviluppando sul territorio nazionale per offrire servizi alle aziende in un’ottica di benessere e praticità. Sarà lanciato nei prossimi giorni il frutto della partnership tra Confindustria Ancona e Day Ristoservice, che hanno creato la card multiservizi Evolve, una smartcard dotata di microchip che permette l’integrazione dei servizi dedicati alla gestione e motivazione del personale. Evolve può essere badge per la rilevazione delle presenze, servizio buono pasto elettronico, fino a programmi di incentivazione e, appunto, welfare aziendali per i dipendenti e le loro famiglie. Inoltre, Evolve è anche fidelity card Confindustria e prevede sconti e promozioni in base alle convenzioni territoriali.

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A Chamois – La Magdeleine la Winter Run Cup e la Ciaspolcup

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  • 10 Marzo 2016

Per tutti gli amanti della corsa su neve battuta, la località valdostana di Chamois-La Magdeleine ospita sabato 12 marzo insieme alla tappa dell’ormai tradizionale Ciaspolcup 8° Campionato Valdostano Amatoriale, anche una tappa del 2° Circuito WINTER RUN CUP (con scarpette). In palio il 5° Trofeo Les Quatro Veladzo de Tzamué. Aperti a tutti, i percorsi si snodano tra paesaggi stupendi, attraversando alcune frazioni del territorio. La tappa della Ciaspolcup percorrerà un anello di 5 km, mentre quella dalla Winter Run Cup un anello di 9 km.
Al termine tempo a disposione per il pranzo presso ristoranti convenzionati per i partecipanti.

Chamois-La Magdeleine, località appartenente al circuito internazionale Alpine Pearls, è l’unico comune italiano non raggiungibile dalle automobili, ma esclusivamente con mezzi ecocompatibili, cioè a piedi, con la funivia o con la bicicletta. Particolarmente attraente è il percorso che collega Chamois a La Magdeleine, con viste mozzafiato sul Cervino e sui paesaggi della Valtournanche. Il percorso, percorribile a piedi, in bici o con le bici elettriche, è anche un sentiero tematico (Energieingioco) per approfondire in modo divertente la conoscenza delle energie rinnovabili.

(Ufficio Stampa Alpine Pearls Italia: Officinekairos.it)

Info: 333 1885055 – www.csainvalledaosta.it

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REFERENDUM SULLE TRIVELLAZIONI PETROLIFERE, L’ASSOCIAZIONE BALNEARI MARATEA SOSTIENE IL SI

Maratea (09/03/2016) – “Al referendum del 17 aprile votiamo sì per fermare le trivelle petrolifere”, questo è il messaggio che l’Associazione Balneari Maratea – nella persona del presidente arch. Mario De Filippo – vuole esprimere con forza a poco più di un mese dal voto referendario.

Solo votando sì al referendum, sarà possibile abrogare la norma, che permette alle attuali concessioni di estrazione e di ricerca di petrolio e gas entro le 12 miglia dalla costa di non avere più scadenze, norma che rischia di distruggere l’ambiente marino costiero e il turismo balneare ad esso strettamente collegato, provocando anche rilevanti impatti negativi sulle attività di pesca e danni alle specie marine.

Senza alcun dubbio l’attività estrattiva è incompatibile con il settore turistico e in particolar modo con quello balneare, costituito da oltre 30 mila imprese ed oltre un milione di addetti in Italia e non di meno con le quasi 200 aziende lucane che operano nel comparto balneare lungo le coste ioniche e tirreniche della Basilicata.

“Per salvaguardare la vera ricchezza del mare italiano: turismo, pesca e biodiversità il 17 aprile votiamo SI al referendum contro le trivelle”.

E’ con questa convinzione che anche l’Associazione Balneari Maratea, sarà al fianco del comitato “No Triv” per assicurare un sostegno forte e visibile per promuovere il referendum e a votare “SI”.

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Content Interface apre a Genova

Milano, 9 marzo 2016 – Content Interface Italia annuncia l’apertura della nuova sede di Genova. Content Interface è una Digital Solution Company che mette al servizio delle aziende la consulenza e la tecnologia delle sue piattaforme per vincere la sfida della Digital Disruption.

Nata nel 2010 con l’obiettivo di rendere accessibili le più innovative tecnologie per il business è oggi tra le più avanzate realtà in Italia nell’ambito della digital transformation. Le soluzioni di Content Interface sono infatti presenti in tutta Italia grazie alla collaborazione con marchi leader nel settore del retail, dell’elettronica di consumo, della GDO e molti altri.
Negli anni Content Interface Italia ha esteso il proprio campo di intervento ai diversi ambiti dell’esperienza digitale, consentendo ad aziende di diversi mercati e dimensioni di accedere alle migliori tecnologie senza dover sostenere ogni volta costi di ricerca e sviluppo, grazie anche alle Partnership a valore con leader di mercato che completano l’offerta di Content garantendo i più elevati servizi di connettività e le più avanzate piattaforme per la gestione dell’intero ciclo di pagamento in modalità cashless.

La nuova sede di Genova
La nuova sede di Genova ospiterà la Digital Factory di Content Interface, all’interno della quale si svolgeranno le attività di ricerca e sviluppo di nuove soluzioni. Infatti, oltre alla customizzazione dell’offerta, la Digital Factory è un vero e proprio asset per tutti quei clienti che desiderano integrare le proprie piattaforme con soluzioni ad hoc, per rispondere a tutte le necessità di cambiamento e di crescita che un mercato in continua evoluzione esige.

La nuova sede si trova all’interno del World Trade Center di Genova  (Torre E, Via De Marini 1, 12° piano).

“L’apertura della nuova sede è per noi un passo importante. In pochi anni siamo cresciuti e oggi siamo una realtà consolidata. La scelta di Genova è motivata dalla volontà di attrarre i migliori talenti e di poter proporre in tutta Italia le nostre soluzioni. L’inaugurazione dei nuovi uffici ha coinciso con il nostro kick-off aziendale che abbiamo scelto di fare proprio in Liguria qualche giorno prima dell’apertura ufficiale, per condividere con tutto il team gli obiettivi per il prossimo futuro: diventare un fattore abilitante di Digital Transformation” commenta Umberto Pardi, Sales & Marketing Director di Content Interface Italia.

Info su Content Interface Italia

Content Interface Italia è una Digital Solution Company che progetta e realizza sistemi integrati, interattivi, multimediali e multi-device. Content Interface integra tecnologie digitali e business model innovativi per aiutare ogni azienda ad affrontare la sfida della Digital Disruption.
Content Interface Italia propone soluzioni avanzate di Digital Signage, Assessment & Recruitment, Payment Lifecycle Management e Connettività.

Content Interface è anche una Digital Factory per la ricerca e sviluppo di nuove Digital Solution e per l’integrazione di piattaforme e di sistemi ad hoc.

I numeri di Content Interface Italia

Negli ultimi due anni Content Interface Italia ha progettato e gestito

  • 10,6 milioni di contenuti multimediali fruiti all’anno
  • 950 installazioni di Digital Signage
  • Oltre 1.000 certificati rilasciati
  • 500 dispositivi monitorati h24

 

Info su www.contentinterface.it

[email protected]

Content Interface è anche su Linkedin e Facebook

 

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Vasche da esterni, per non farsi mancare nulla

La vasca da esterni non è un semplice vezzo

Acquistare una vasca da esterno non è solo un vezzo o un modo per impreziosire il proprio giardino, ma può considerarsi un investimento per tutta la famiglia.
Le moderne vasche esterni sono dotate di tutti i comfort e regalano il meritato relax dopo una giornata di lavoro o semplicemente quando si vuole stare insieme agli amici in piacevole compagnia.
Inoltre, l’ambiente viene arricchito da un elemento che apporta molteplici benefici salutari all’orgamismo grazie ai getti mirati dell’acqua che vanno ad agire su determinate zone del corpo per riattivare la circolazione sanguigna o per lenire alcuni tipi di patologie dolorose.
Al vantaggio salutare, quindi, si aggiunge la possibilità di trascorrere alcune ore con compagnie spensierate, con musica di sottofondo e profumi soffusi che alcune vasche sono in grado di diffondere per l’aromaterapia con l’uso di oli profumati.
Tutto questo si può realizzare in modo facile e conveniente e senza rinunciare alla qualità, perché al contrario degli anni passati, una vasca per esterni si può acquistare ad un prezzo giusto e conveniente.

La semplicità di installazione

Alcune persone sono titubanti per quanto riguarda l’acquisto di una vasca esterni perché erroneamente, pensano che posizionarla sia difficoltoso.
La realtà è ben diversa perché l’installazione è facile e occorre solo verificare autonomamente o con l’aiuto di un elettricista, che l’impianto elettrico esistente, riesca a supportare il carico delle vasca.
Per posizionare le vasche esterni non servono altri tipi di allacciamenti e può essere messa su un terreno pianeggiante e che riesca a drenare l’acqua per evitare inutili ristagni.
L’elemento può essere ubicato anche in un locale all’aperto, se si preferisce, l’importante è che ci sia un buon sistema di areazione o una finestra per evitare la formazione di condensa.
Le aziende dove viene acquistata la vasca per esterni assicurano un’assistenza prolungata per l’installazione e per qualsiasi altra problematica, perché il primo obiettivo è la soddisfazione del cliente.

Vasche semplici o super accessoriate

Quando si ha intenzione di scegliere una vasca per esterni è bene informarsi sui vari modelli che ci sono in commercio.
Il web mette a disposizione dell’utenza una vasta gamma di foto corredate da tutte le caratteristiche della vasca.
Si può optare per una vasca semplice o per una super accessoriata, se si desiderano accessori caratteristici.
In alcune vasche si può nuotare controcorrente e sono l’ideale per coloro che amano il nuoto e vogliono tonificare e scolpire il loro fisico mentre altre sono dotate di sistemi di illuminazione molto accattivanti che regalano giochi di luce raffinati.
Le vasche di ultima concezione sono provviste di blower e diffusori per associare l’idroterapia all’aromaterapia, per una sensazione di relax completa ed unica.
Le vasche esterni più lussuose hanno un lettore mp3 con la presa USB in modo che ci si possa rilassare sulle note della colonna sonora che si preferisce.

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Il caffè dev’essere di qualità

Il caffè è sicuramente un alimento importante nella nostra cultura e nella nostra quotidianità. Molte ricerche evidenziano anche alcune caratteristiche che lo rendono positivo per la salute. Un buon caffè, infatti, può aiutare l’ottimo funzionamento del cervello, può stimolare la memoria, può servire come un enorme fonte di antiossidanti e come fonte di energia. Tuttavia, un caffè fatto con chicchi scadenti o tostati male può fiaccare la vostra salute e danneggiare le prestazioni del corpo. Quindi è molto importante scegliere attentamente la qualità del caffè macinato che si vuole gustare e soprattutto stare attenti a quelle indicazioni che potrebbero farci capire che la miscela che stiamo comprando non è delle migliori. Vediamo ora quali potrebbero essere quegli elementi che aiutano nella scelta di un prodotto pregiato.

La qualità, infatti, dipende da tantissimi fattori, come ad esempio l’annata e il modo in cui si raccolgono i chicchi (manuale o meccanica), la lavorazione e anche il trasporto che può avvenire in sacchi o in cisterne. E ancora, la tostatura e la macinatura che dovrebbe avvenire nel giro di poco tempo dal momento del consumo. Invece non conta il tipo e la varietà, le quali danno semplicemente un sapore diverso. Quindi, un primo elemento al quale fare attenzione è sicuramente la provenienza e il modo di raccolta dei chicchi. Spesso e volentieri, il confezionamento del caffè che viene venduto in Italia nei supermercati o nei bar è descritto come una non meglio specificata “”miscela””. Per essere sicuri si dovrebbero acquistare solo quei prodotti che specificano l’origine, che implica una sola varietà coltivazione in terreni simili, e il metodo utilizzato nella raccolta: ad esempio se leggiamo sulla confezione che il caffè proviene dall’India, si è utilizzata la raccolta a mano, è stato controllato chicco per chicco e selezionati per dimensione e colore, allora possiamo avere una buona indicazione della qualità del caffè macinato che stiamo comprando.
Un altro elemento molto importante nella scelta è il tipo di macinatura. Di solito si prevede una macinatura media per essere sicuri di un buon risultato. Nel caso di una grana troppo fine, infatti, si avrà una bevanda acquosa e leggera. Nel caso contrario, una grana troppo grande, la bevanda risulterà amara e bruciata. Infine, un elemento molto importante è anche la data di scadenza, o meglio la data di produzione del macinato. Di solito nei supermercati troviamo confezioni prodotte già da molto tempo ma la cosa migliore sarebbe comprare il caffè appena macinato. Infatti il caffè tostato è molto delicato e deperibile e si sa che ha molti più composti aromatici rispetto ad altri prodotti come il vino, ma questi composti si deteriorano rapidamente. Si dovrebbe limitare il tempo tra la tostatura la macinatura e il consumo per essere sicuri di mantere la qualità.

Una volta acquistato, non rimane che gustarselo nel migliore dei modi, ma attenzione! per non rischiare di rovinare la qualità del caffè macinato, è altrettanto importante conservarlo nel modo corretto. Il modo migliore per conservare la vostra miscela è utilizzare un contenitore ermetico e tenerlo lontano da luce solare o da fonti di calore.

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LA COLF ONLINE AI PREZZI DEL NERO

Helpling, sito N°1 al mondo delle pulizie domestiche, fa nascere “Economy”

servizio accessibile a tutti per selezionare e prenotare una colf a 8,90€/h

 

MILANO – 9 marzo 2016 – Il sito delle colf 2.0, nel pieno della sua espansione a livello mondiale, per competere ad armi pari contro una concorrenza spietata (il mercato nero), lancia in Italia il nuovo servizio Helpling Economy a soli 8,90 €/h.

Nel bel mezzo del dibattito innescato dal Presidente dell’Inps, Tito Boeri, sull’inadeguatezza dei voucher per retribuire i collaboratori domestici e a pochi mesi dall’ingresso di colossi come Amazon e Google nel settore delle pulizie domestiche, Helpling risponde alle diverse esigenze di mercato ampliando la propria offerta e riducendo le tariffe del 25% rispetto al servizio Premium.

Alberto Cartasegna, amministratore e co-fondatore di Helpling Italia ci spiega di cosa si tratta

Cos’è Helpling Economy?

“Un servizio per chi vuole trovare una colf in modo estremamente semplice, testare la collaborazione senza essere vincolato alla piattaforma nel caso in cui il rapporto proseguisse. Helpling Economy è il luogo di incontro virtuale tra il cliente e l’operatore, sostituisce il passaparola rendendo ricerca e prenotazione molto meno complicati. Il cliente va sul sito, inserisce data, ora e luogo nei quali vuole ricevere il/la colf e la piattaforma, in base all’algoritmo che tiene conto della disponibilità e della geolocalizzazione degli Helpling, gli presenta un operatore. Successivamente il cliente e l’operatore, se si saranno trovati bene reciprocamente, si accorderanno privatamente in funzione delle loro esigenze”.

Qual è la differenza tra Premium e Economy?

“L’opzione Premium prevede una gestione in toto del rapporto cliente-operatore grazie alla figura del consulente che Helpling mette a disposizione. Il consulente ha il compito di selezionare gli operatori, supportare il cliente nella fase di ricerca e di assisterlo nella scelta del preferito. Tutto questo ad un costo comunque contenuto di 11,9€/h comprensivo anche dell’assicurazione per danni accidentali. Il servizio Economy costa il 25% in meno, 8,90€/h perché si basa su una struttura più snella con, ad esempio, un servizio clienti raggiungibile solo via email. In questo caso il rapporto cliente/operatore viene gestito da Helpling solo per quanto concerne la selezione e la ricerca dell’operatore, la scelta del preferito e la fidelizzazione del rapporto avviene senza il supporto della piattaforma. L’Economy non tralascia comunque la qualità, infatti, come per il Premium, svolgiamo una selezione sulle richieste di iscrizione al sito da parte degli addetti, conoscendoli di persona ed esaminando il loro curriculum.”

Perché lanciare Helpling Economy?

“Ci siamo resi conto che una parte del mercato è composta da clienti che hanno un’esigenza basilare: trovare un operatore in modo conveniente.  Questi clienti non hanno immediato interesse ad utilizzare un servizio come Helpling Premium perché preferiscono, dopo aver trovato l’operatore a loro congeniale, gestire il rapporto personalmente spendendo meno. Per questo i prezzi dell’Economy (8,90€/h) sono comparabili a quelli del mercato nero (8-10€/h), senza considerare il fatto che gli addetti del servizio Economy sono comunque selezionati dal nostro personale”.

Quanto percepiscono gli addetti Helpling?

“Nella versione Premium dipende dalla loro bravura e disponibilità oraria, alcuni di loro hanno un’entrata molto superiore alla media dei colleghi che non utilizzano il nostro sito nonostante Helpling trattenga una percentuale del 15% su ogni lavoro per coprire i costi di gestione. Per quanto riguarda Helpling Economy, il modello di business è diverso: l’operatore si iscrive gratuitamente ad Helpling per trovare clienti e riempire la propria agenda. Ad ogni operatore dell’Economy chiediamo il 100% di commissione sul primo lavoro ottenuto grazie ad Helpling. Questo è l’unico costo di acquisizione del cliente che gli operatori hanno nella versione Economy: investire parte del proprio tempo per farsi conoscere dai clienti. Quanto guadagneranno da ogni singolo cliente che presentiamo loro non lo sappiamo perché dipende dal tipo di collaborazione che scelgono e dalla frequenza”.

Qual è la scommessa di Helpling sull’Italia?

Se consideriamo che l’Inps sta rivedendo l’uso dei voucher, Assindatcolf sta lavorando per sensibilizzare in materia di welfare per poter dedurre il costo dei collaboratori domestici e che stiamo parlando con questi interlocutori per capire come integrare e far dialogare la nostra tecnologia con i metodi tradizionali, stiamo assistendo ad una vera e propria rivoluzione del settore che ci vede tra i protagonisti”.

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Convertitore DC/DC step-down sincrono a tre canali da 42V fornisce efficienza del 93% e funziona da ingressi da 3V a 42V

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  • 10 Marzo 2016

Linear Technology Corporation annuncia l’LT8601, un regolatore di commutazione step-down sincrono monolitico a tre canali e ad alta efficienza con ingresso da 42V. Il design a tre canali combina due canali da 2,5A e 1,5A ad alta tensione con un canale da 1,8A con tensione inferiore per fornire tre uscite indipendenti, con tensioni di soli 0,8V. La topologia a raddrizzatore sincrono fornisce un’efficienza fino al 93%, mentre il funzionamento Burst Mode® mantiene la corrente di quiescenza sotto i 30µA (tutti i canali) in condizioni di standby senza carico, rendendo il dispositivo una soluzione ideale per i sistemi sempre attivi. Nelle applicazioni sensibili al rumore l’LT8601 utilizza la modalità a salto d’impulso per ridurre al minimo il rumore di commutazione e soddisfare i requisiti EMI CISPR25, Classe 5. La frequenza di commutazione può essere programmata da 250kHz a 2,2MHz ed è sincronizzabile in tutto l’intervallo.

L’on-time minimo di 60ns dell’LT8601 consente conversioni step-down da 16VIN a 0,8VOUT, mentre la commutazione a 2MHz aiuta i progettisti a evitare bande di frequenza sensibili al rumore, come la radio AM, potendo disporre al tempo stesso di una soluzione molto compatta. L’intervallo di tensioni di ingresso da 3V a 42V rende questo dispositivo ideale per le applicazioni automotive in ambienti con avviamento a freddo e avvio/spegnimento con tensioni di ingresso minime di soli 3V e transienti load dump superiori ai 40V. Ciascun canale dell’LT8601 mantiene la tensione di dropout a livelli minimi di soli 250mV (a 1A) in qualunque condizione, rendendolo adatto per applicazioni come quelle del settore automotive. Il reset all’accensione programmabile e gli indicatori power-good per ciascun canale assicurano l’affidabilità complessiva del sistema. La combinazione tra il package QFN di 6mm x 6mm da 40 pin e l’elevata frequenza di commutazione consente di limitare le dimensioni degli induttori e dei condensatori esterni, in modo da garantire un ingombro ridotto e assicurare al contempo elevate prestazioni termiche.

L’LT8601 utilizza tre switch di alimentazione interni superiori e inferiori ad alto rendimento, dotati di diodi di boost, oscillatore e circuito logico e di controllo integrati in un unico die. Il canale 1 commuta con sfasamento di 180° rispetto ai canali 2 e 3 per ridurre il ripple di uscita. Ciascun canale dispone di un ingresso separato per offrire maggiore flessibilità di progettazione, ma la maggior parte delle applicazioni utilizzerà il canale a bassa tensione direttamente da uno dei due canali ad alta tensione per fornire un design molto semplice a tre uscite e ad alta frequenza. Il funzionamento Burst Mode con basso ripple fornisce un rendimento elevato a correnti di uscita ridotte, mantenendo il ripple di uscita al di sotto dei 15mVP-P. Grazie alle speciali tecniche di progettazione e a un nuovo processo ad alta velocità, il rendimento rimane elevato in un ampio range di tensioni in ingresso, mentre la topologia current mode dell’LT8601 fornisce una risposta rapida in caso di corrente transitoria e assicura un’eccezionale stabilità del loop. Altre caratteristiche sono la compensazione interna, l’indicatore power-good, il soft-start, la tracciatura dell’uscita e la protezione termica e contro i cortocircuiti.

L’LT8601 viene fornito in un package QFN da 40 pin, di 6mm x 6mm. Sono disponibili tre range di temperature, con funzionamento da –40°C a 125°C (giunzione) per le versioni estesa (E) e industriale (I). I parametri elettrici della versione industriale sono garantiti su tutto il range di temperature di giunzione–40°C÷125°C. I prezzi partono da $5,15/cad. per 1.000 pezzi. Tutte le versioni sono disponibili in stock. Per maggiori informazioni, visitare la pagina www.linear.com/product/LT8601.

 

Riepilogo delle caratteristiche: LT8601

 

  • Sistema di alimentazione flessibile offre tre uscite e un ampio range di tensioni di ingresso
  • Due regolatori buck sincroni ad alta tensione
    • Range di tensioni di ingresso da 3V a 42V
    • Correnti di uscita fino a 2,5A e 1,5A
    • Alta efficienza fino al 93%
  • Due regolatori buck sincroni a bassa tensione
    • Range di tensioni di ingresso da 2,6V a 5,5V
    • Correnti di uscita fino a 1,8 A e rendimento del 95%
  • Frequenza di commutazione programmabile e sincronizzabile da 250kHz a 2,2MHz tramite resistore
  • Funzionamento Burst Mode® con basso ripple:
    • 30µA IQ a 12VIN fino a 3,3VOUT2
    • Ripple di uscita < 15mV
  • Timer di reset all’accensione programmabile
  • Indicatori power-good
  • Il clock a 2 fasi riduce il ripple della corrente in ingresso
  • Package QFN da 40 pin e di 6mm x 6mm con caratteristiche termiche avanzate

 

I prezzi mostrati sono puramente indicativi e possono variare in base a dazi, tasse, imposte e tassi di cambio.

 

Linear Technology

 

Linear Technology Corporation, inclusa nell’indice S&P 500, progetta, produce e commercializza da oltre trent’anni un’ampia gamma di circuiti integrati analogici ad alte prestazioni per le principali aziende di tutto il mondo. I prodotti Linear Technology rappresentano un “ponte” tra il mondo analogico e l’elettronica digitale per le soluzioni del settore industriale, automotive e delle comunicazioni, i dispositivi di rete, i computer, la strumentazione medicale, i prodotti di largo consumo e i sistemi militari e aerospaziali. Linear Technology produce inoltre sistemi di power management, conversione dati e condizionamento dei segnali, circuiti integrati RF e di interfacciamento, sottosistemi µModuleÒ e dispositivi di rete con sensori wireless. Per ulteriori informazioni, visitare il sito www.linear.com

 

, LT, LTC, LTM, Linear Technology, il logo Linear, Burst Mode e µModule sono marchi registrati di Linear Technology Corp. Tutti gli altri marchi sono di proprietà dei rispettivi titolari.

 

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Se si è chiusi fuori di casa il fabbro serve con rapidità

Il terrore della porta chiusa

Il solo immaginare di rimanere chiusi fuori casa non fa altro che far scatenare il panico nella mente di una persona: tale situazione è tutt’altro che piacevole, dato che essa crea imbarazzo e problemi.
Se poi vi sono elementi pericolosi all’interno della casa, come ad esempio il gas acceso o i rubinetti dell’acqua aperti, allora la situazione potrebbe diventare ancor più tragica, nonché far letteralmente impazzire quella persona che si ritrova in tale situazione, che potrebbe dimenticarsi dell’intervento fabbro a Milano.
Fortunatamente però, a tutti questi problemi è possibile rispondere con un semplice servizio, ovvero quello del pronto intervento fabbro a Milano, che con rapidità eviterà un peggioramento immediato ed inevitabile della situazione.
Grazie a tale servizio, sarà possibile evitare una condizione che risulta essere tutt’altro che gradita.

La prontezza dell’intervento

A rendere piacevole questo particolare servizio, ovvero l’intervento del fabbro, è il tempo d’attesa che passa dalla chiamata all’intervento stesso.
Si tratta di un tipo di servizio che risulta essere praticamente immediato e che riesce a rendere piacevole il dover sfruttare il suddetto: ogni cliente che si ritrova in una situazione poco spiacevole, come lo è quella che consiste nel rimanere intrappolati fuori casa, potrà essere risolta grazie al pronto intervento fabbro a Milano.
L’intervento fabbro a Milano risulta essere un ottimo servizio a disposizione delle persone, le quali sono in in grado di poter evitare che, tutti questi problemi, possano diventare praticamente irrisolvibili e spiacevoli da risolvere.
Con questo modo di fare, il cliente che si trova in una situazione sfavorevole, potrà riuscire ad evitare che, la suddetta, possa peggiorare.
Di conseguenza si può sottolineare che, grazie a questo particolare servizio, la paura di rimanere intrappolati fuori casa sarà soltanto immaginaria, visto che grazie alle caratteristiche dell’intervento, una persona potrà stare tranquilla e non dover sfasciare la porta.

La porta e il fabbro

Il fabbro risulta essere in grado di aprire la porta senza danneggiarla e soprattutto senza compromettere tutte le parti che la compongono: il cliente potrà evitare di dover sostenere diversi costi per poter riparare la porta.
Per evitare che vi siano dei problemi, ed il problema della porta chiusa possa essere risolto, occorre solo ed esclusivamente rivolgersi ai fabbri di Milano, i quali saranno in grado di evitare che, ogni problema irrisolvibile, possa essere finalmente trovare il rimedio in maniera semplice e senza complicazioni.
La soluzione, per le porte che si chiudono e lasciano una persona fuori casa, è rappresentata dall’intervento fabbro a Milano: basterà solo ed esclusivamente richiedere il servizio di pronto intervento fabbro a Milano per evitare che, la porta chiusa, lo possa rimanere per diverso tempo senza soluzione.

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La casa in legno: bella, ecologica ed economica

Per la maggior parte delle persone quello per la casa è uno degli investimenti più importanti, economicamente parlando, che si fanno nel corso della vita. Considerando che le spese necessarie alla costruzione di un’abitazione non sono proprio irrisorie, occorre stare molto attenti e riflettere prima di fare un investimento del genere. L’obiettivo, in primis nell’individuazione della soluzione costruttiva migliore, è quello di trovare il miglior compromesso possibile tra qualità e prezzo. Ci si rende subito conto che i costi delle case in legno sono un po’ più bassi rispetto a quelli dell’edilizia tradizionale, inoltre questa tipologia abitativa garantisce un impatto ambientale più ecologico.
Le caratteristiche che rendono una casa in legno una buona soluzione abitativa sono diverse e tutte concorrono principalmente alla soddisfazione dell’aspetto ecologico ed economico dell’affare. Per quanto riguarda l’ecologia, ovviamente di per sé il legno è già un materiale ecologico, certo che poi se proviene da foreste dove non vengono utilizzati prodotti chimici e gestite seguendo i ritmi della natura, lo è ancora di più.
Il risparmio energetico agisce sia sull’ecologia che sui costi delle case in legno e la loro gestione: il legno come materiale è un ottimo isolante che mantiene la casa calda in inverno e fresca in estate. Se poi viene aggiunto uno strato di coibentazione, l’isolamento diventa ancora più efficace, ecco allora che anche l’ammontare delle bollette calerà sensibilmente.
La resistenza nel tempo di questo materiale è un altro fattore che lo rende interessante, infatti ciò è confermato da una sua gran diffusione sulle nostre montagne o nel nord Europa, dove si trovano case in legno che hanno anche più di cent’anni. Per una maggior resistenza si consiglia l’utilizzo di legno di abete nordico, più robusto dal momento che, vivendo in climi più freddi, la sua crescita è più lenta.
Un aspetto molto interessante e importantissimo delle case in legno è quello dell’antisismicità: proprio per il modo in cui è costruita, una casa di legno è per sua natura antisismica, essendo gli elementi che la compongono tutti strutturalmente legati tra loro. Questo permette che resista ad oscillazioni decisamente più intense rispetto a una casa in muratura, inoltre ovviamente, non essendoci la necessità di utilizzare materiali come il cemento armato per mettere in sicurezza la struttura, immediatamente si abbattono i costi delle case in legno.
Un’altro aspetto interessante è quello della velocità di realizzazione di una casa in legno: una volta completate le fondamenta, in poche settimane la struttura sarà pronta da abitare.
Quella della bellezza poi è una caratteristica fondamentale, infatti il legno ha sempre il suo fascino e trasmette immediatamente una confortevole sensazione di calore. In aggiunta il legno è un materiale che si presta ad una gran flessibilità costruttiva: si può realizzare una casa basandosi su di un progetto personalizzato, scegliendo i materiali con cui rivestire gli interni e addirittura intonacare le pareti per ottenere lo stesso effetto estetico di una casa tradizionale.
Dunque si può dire che questa soluzione abitativa fornisca sicuramente un ottimo compromesso tra qualità e prezzo, guardando sia all’ecologia sia ai costi delle case in legno.

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Cosa indossare all’appuntamento con una ragazza ucraina?

Hai conosciuto una bellissima ragazza ucraina, magari attraverso un sito di incontri oppure un agenzia matrimoniale, e finalmente sei riuscito ad ottenere il tuo primo appuntamento con la ragazza dei tuoi sogni. Che cosa dovresti indossare per non rovinare tutto fin da subito?

Tanto per iniziare, se non lo hai ancora notato, alle ragazze ucraine e alle ragazze che provengono dai paesi dell’ex Unione Sovietica in genere, piace vestirsi in maniera elegante e molto femminile. E’ praticamente impossibile vedere una ragazza di tali origini che se ne va in giro per la città in scarpe da ginnastica e tuta. A meno che non stia lavorando sarà sempre vestita di tutto punto.

Quindi, se vuoi fare una bella impressione, devi curare anche tu il tuo aspetto quando andrai al tuo primo appuntamento con lei. Anzi, non solo al primo, ma anche ai successivi (se sarai stato bravo a ottenerne).

Innanzitutto devi pensare al fatto che per il vostro primo appuntamento lei vorrà essere ancora più femminile del solito: probabilmente andrà in un salone di bellezza a farsi fare i capelli e a curare le unghie, si truccherà al meglio e indosserà il più bel vestito che possiede con un bel tacco alto.

Immagina a questo punto di arrivare vestito in jeans e maglietta al luogo dell’appuntamento. Probabilmente lei avrà già deciso di scaricarti al primo sguardo.

Fai molta attenzione quindi a quello che indossi per il primo appuntamento con la ragazza dei tuoi sogni. Non è necessario indossare giacca e cravatta come se si stesse andando a un matrimonio, ma bisogna comunque vestirsi in maniera elegante. L’ideale è mettersi almeno una bella camicia a maniche lunghe e un paio di pantaloni. Anche i jeans vanno benissimo, ma non devono essere di quelli colorati, pieni di strappi e a vita troppo larga che scendono facendo vedere le mutande. Non è per niente figo come credi..

Altra cosa importante è NON indossare le scarpe da ginnastica. Non stai andando al parco a portare il cane, ma stai uscendo con una bellissima ragazza che ha perso ore per farsi bella per te. Indossa delle scarpe eleganti. Nere andranno benissimo, e stanno bene sia con i pantaloni che con i jeans.

Se ti piace portare barba di un paio di giorni va bene, ma non deve dare l’idea di essere trascurata. A meno che tu non stia sempre con la barba lunga dovresti pensare di rasarti prima di uscire. Ricordati poi di mettere un pò di buon profumo. Non troppo, ma che si senta.

Quindi, ricapitolando: una camicia elegante sopra, un paio di pantaloni oppure di jeans puliti, scarpe eleganti nere ai piedi. Se fa freddo puoi indossare anche una giacca sopra la camicia. Per quanto riguarda la camicia, per quanto faccia macho (secondo alcuni) fare vedere il pelo.. cerca di non sbottonarla troppo o di mettere sotto una maglietta.

Ora che abbiamo visto come dovrai vestirti passiamo al comportamento. Ricorda che per una ragazza ucraina è molto importante che un uomo sia un perfetto gentiluomo: aprile sempre la porta e aiutala a mettere il cappotto. Questi piccoli gesti che spesso vengono trascurati possono farle pensare, quando mancano, che a mancare siano anche la tua cultura o l’interesse nei suoi confronti.

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5 cose da evitare quando si cerca una moglie ucraina

Quando ci si iscrive a un’agenzia matrimoniale specializzata per incontrare una ragazza ucraina, la prima cosa che si fa di solito è mettersi in contatto con la ragazza scelta per avviare una corrispondenza. Prima di iniziare, dovresti leggere queste 5 regole generali e mantenerle bene in mente:

1 – Può sembrare banale, ma una regola che vale per tutti è quella di non cercare per forza una ragazza più giovane di te di 30 anni. E’ vero che ci si affida a un’agenzia di questo tipo perchè è risaputo che le ragazze ucraine sono bellissime, ma lo sono anche a 30 anni, non solo a 18. Quindi, se tu hai già 50 anni e vuoi metterti in contatto con una ragazza che ne ha 20.. beh, non devo certo spiegarti io che le possibilità che ti risponda positivamente sono piuttosto scarse. Evita di perdere tempo.

2 – Se ti piace il profilo di una ragazza e decidi di scriverle una e-mail, assicurati di farlo nel modo giusto. Non scriverle semplicemente “Ciao, sono Luca. Come va?”. Un messaggio del genere può anche andare bene in Italia, ma per una ragazza ucraina è solo un messaggio maleducato e inadeguato. Quello che devi fare è scrivere una lettera per presentarti. Scrivi il tuo nome, la tua età e quello che fai. Scrivile anche il motivo per cui ti è piaciuto il suo profilo, ovviamente omettendo di scrivere che lo si è fatto perchè ha un seno prosperoso.. anche se è la ragione per cui lo si è fatto. E’ meglio invece fare i complimenti perchè ha un bel sorriso e due splendidi occhi . Ma non bisogna limitarsi a questo. Sul suo profilo sono presenti anche la sua professione e i suoi interessi, quindi possono essere presi facilmente come spunto per scrivere qualche cosa di interessante. La prima e-mail è la più importante, quindi va sfruttata nel modo migliore.

3 – Non bisogna mai mentire a una donna! Se hai dei figli da un precedente matrimonio, non c’è alcun motivo di mentirle al riguardo. Non è necessario scriverlo nella prima lettera, ma in quelle seguenti ci sarà sicuramente l’occasione per parlarne (il prima possibile). Se si è operai in una fonderia, non bisogna scrivere di essere i proprietari di una grossa azienda. Le ragazze russe sopportano molto meno delle italiane questo genere di bugie, e sicuramente non ti perdoneranno per avere mentito.

4 – A meno che non si tratti di una ragazza che conosce molto bene l’italiano perchè lo ha studiato all’università, cerca di non utilizzare termini troppo difficili all’interno delle lettere. Anche se verrà probabilmente aiutata da un traduttore che le leggerà i tuoi messaggi, apprezzerà comunque la semplicità del tuo modo di porti con lei.

5 – Non cercare di impressionarla scrivendole nella sua lingua, magari utilizzando il traduttore di Google. Va benissimo inserire qualche parola qua e la nella lettera se si conosce bene il suo significato, ma non un messaggio intero. Di solito i software automatici di traduzione fanno un lavoro davvero pessimo, soprattutto per lingue pocousate come l’ucraino. E’ molto meglio scrivere direttamente in italiano, oppure in inglese se lei lo conosce, oppure ancora assumere un traduttore per le proprie lettere.

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PRN: Ferrari annuncia il pricing del proprio prestito obbligazionario

Ferrari annuncia il pricing del proprio prestito obbligazionario

 
[2016-03-09]
 

MARANELLO, Italia, March 9, 2016 /PRNewswire/ —

Ferrari N.V. (“Ferrari“) (NYSE/MTA: RACE) annuncia il pricing del suo primo prestito obbligazionario di 500 milioni di Euro con scadenza nel 2023 (le “Obbligazioni“), l’offerta è stata sottoscritta oltre 5 volte. Il prezzo di emissione delle Obbligazioni è pari al 98,977% dell’importo nozionale e le Obbligazioni hanno una cedola fissa annua dell’ 1,50%. Ferrari intende impiegare il ricavato dell’emissione per il rimborso del prestito ponte concesso nell’ambito delle proprie linee di credito.

     (Logo: http://photos.prnewswire.com/prnh/20151023/279900LOGO )

Banca IMI, BNP Paribas, BofA Merrill Lynch, Citigroup, Crédit Agricole CIB, J.P. Morgan, Mediobanca, Société Générale Corporate & Investment Banking, UBS Investment Bank e UniCredit Bank hanno agito quali Joint Lead Managers nell’emissione delle Obbligazioni.

Ferrari ha richiesto la quotazione delle Obbligazioni nonché l’ammissione alle contrattazioni presso il mercato regolamentato irlandese (Irish Stock Exchange). Il regolamento e l’emissione delle Obbligazioni sono previsti per il 16 marzo 2016.

http://www.ferrari.com

Ferrari 

Ferrari è tra i marchi del lusso leader a livello mondiale e si occupa del design, progettazione, produzione e vendita di auto sportive di lusso ad alte prestazioni più famose al mondo. Il marchio Ferrari è simbolo di unicità, innovazione, prestazioni sportive all’avanguardia, design italiano e patrimonio ingegneristico. Il nome, la storia e l’immagine delle auto Ferrari sono strettamente legate al team di Formula 1 Scuderia Ferrari, la squadra che ha ottenuto più successi nella storia della Formula 1. Dal 1950, anno in cui ha avuto inizio la Formula 1, fino a oggi, la Scuderia Ferrari ha vinto 224 Gran Premi, 16 titoli del Campionato Mondiale Costrutturi e 15 titoli nel Campionato Mondiale Piloti. Ferrari è convinta che la sua storia di eccellenza, innovazione tecnologica e stile inconfondibile la posizionino al vertice dell’industria automobilistica e costituiscano l’origine del proprio marchio e della propria immagine. Ferrari progetta e produce i propri veicoli a Maranello, Italia e li vende in oltre 60 mercati in tutto il mondo attraverso una rete di 176 rivenditori autorizzati operanti in 198 concessionarie.

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