A Gianni Riotta deve piacere molto Harry Potter, che cita nel titolo del suo editoriale del 18 Giugno. Nel 2008 “Harry Potter e i doni della morte” vinse il premio di Libro dell’anno di Benjamin, la rubrica letteraria del TG1 di cui era direttore. Lui giustificò la vittoria del Best-Seller nobilitando i libri della Rowling, definedoli educativi perchè rappresentano la sempiterna lotta del bene contro il male.
Riotta vorrebbe guidare allo stesso modo gli utenti del web, che giudica paternalisticamente dei bambini che non sanno riconoscere il bene dal male, la verità dalla menzogna. Lui giudica il popolo una massa di stronzi che osano commentare gli articoli degli “esperti”, che si fanno condizionare da Google e da Wikipedia e non sospettano nulla, sono sprovvisti di spirito critico e quindi credono a qualsiasi panzana, a cui si affezionano e non cambiano idea neanche se messi davanti al fatto compiuto.
Il punto principale di questo articolo è che Internet ci spinge al conformismo, e che chi recepisce un’informazione sulla rete, anche le persone più colte, tende a credervi automaticamente e rifiutare di cambiare idea su ciò che hanno appreso, o ammettere di aver sbagliato. In realtà questa sarebbe una banalità, che diventa ridicola perché Riotta cerca forzatamente Internet come colpevole. E il brutto è che per giustificare la sua tesi il borioso e superbo ex-direttore del TG1 sviscera una serie di citazione di saggisti e accademici che, invece di far apparire l’articolo colto e autorevole, lo rendono ridicolo e pretenzioso.
Nell’ordine cita:
Habermas
L’università del Michigan ragiona dal 2005 su come assimiliamo i fatti e la loro verità o falsità
Il mio maestro della Columbia University Fred Friendly (interpretato da George Clooney nel meraviglioso film «Good Night and Good luck»)
(qui si mostra in tutta la sua superbia, con l’inutile particolare del film di Clooney che serve solo a lusingare la sua vanità)
lo studioso Brendan Nyhan ha scoperto
Nella realtà del XXI secolo, dimostra James Kuklinski dell’Università dell’Illinois
In un esperimento di Kuklinski, citato da Joe Keohane del «Boston Globe»
e la spiega bene Cass Sustein, passato da Harvard alla Casa Bianca di Obama
(Questa vale doppio, Riotta per fare il figo cita in un colpo solo Harvard e Obama. Chapeau!)
dimostra Nicholas Carr nel saggio The shallows
(in realtà Carr non dimostra un bel niente)
E poi il delirio mistico:
«Gli uomini preferirono le tenebre alla luce» dice il Vangelo di Giovanni. Come portarli «alla verità che rende liberi» sarà il gravoso e felice compito dei prossimi anni, nella transizione dai media tradizionali ai nuovi.
E ancora:
Una strada complessa, perché, concludono Charles Taber e Milton Lodge dell’Università di Stony Brook,
«Il dogmatico – conclude la filosofa Franca D’Agostini – si fa forza della propria e altrui ignoranza».
Riotta, oltre al delirio enciclopedico, bara palesemente nel voler mettere Internet in mezzo alla sua argomentazione. Molti dei saggi che lui cita infatti riguardano i mezzi di comunicazione in generale, lui sottolinea il web per schierarli dalla sua parte. Molti poi non hanno “dimostrato” alcunché, sono teorie che si sono limitate a sollevare interrogativi e dibattiti. Nicholas Carr poi ha suscitato un certo clamore col suo saggio “Google ci rende più stupidi?”, poi diventato il libro “The Shalllow”, ma poi, come dice Luca Sofri:
“ci ha preso gusto ed è diventato un professionista dell’anti-internet e non passa giorno che non ne spari una nuova per vendere il suo libro tratto dai pensieri di quell’articolo. Siamo più stupidi, non leggiamo più, ragioniamo male, siamo superficiali e bla bla bla tra poco avrà da ridire anche sul modo in cui dormiamo da quando c’è internet (con tutto un arguto ragionamento, per carità)”.
Riotta poi a un certo punto torna al suo principale cruccio, i commenti anonimi su internet:
Ritrovandovi online sempre in blog, siti e chat dove tutti son d’accordo con voi e chi dissente viene irriso e isolato.
Si capisce benissimo che Riotta è andato a fare il troll, con la sua consueta superbia, in qualche forum e tutti i commentatori l’hanno giustamente subissato di critiche. Ma lui, borioso e arrogante, è rimasto convinto delle sue opinioni mentre tutti gli altri avevano torto. Che è esattamente l’argomento del suo articolo. Sarà colpa del web?