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Il prossimo 20 settembre di Roma

Una decisione importante che rende la città di Roma, un qualcosa di ancor più speciale
rispetto a quello che è stato fino ad ora, è stata presa poche settimane fa. Il 20 settembre scorso, in concomitanza con la storica ricorrenza della Breccia di Porta Pia, Roma ha cambiato il suo status da Comune a “ente speciale Roma Capitale”. Un riconoscimento straordinario ad una città e ad un popolo che da sempre giocano un ruolo fondamentale nella storia di questo Paese e non solo. Cambiano molte cose ora, il
Governo cittadino andrà a ricoprire incarichi ancor più prestigiosi e avrà un peso specifico non indifferente anche a livello nazionale: ad esempio, il Sindaco potrà partecipare alle riunioni del Consiglio dei Ministri quando si affronteranno tematiche riguardanti Roma Capitale. Un grande onore, dunque, ma anche una grande responsabilità, pure se le funzioni specifiche che il nuovo status comporta verranno dettagliatamente indicate in un prossimo Decreto. Si parlava da anni di questo provvedimento che è giunto
ora quantomai opportuno: Roma è una delle Capitali più importanti del mondo, gran parte del patrimonio storico dell’umanità si concentra fra le mura della Città Eterna, è il
centro del cristianesimo, è una città che ospita ogni tipo di cultura ed è abitata da
2.850.000 persone. Sciovinando questi dati si capisce come non possa essere considerata
una città come tutte le altre e abbia diritto ad un ruolo differente. In attesa di conoscere meglio i nuovi poteri effettivi, come cittadini romani, ci godiamo questa nuova realtà che ci onora senza dubbio. E la nostra più viva speranza è che un cambiamento di tale entità, possa agevolare in primis, soprattutto, coloro che vivono la città quotidianamente e che si aspettano servizi sempre migliori, come dovrebbe essere ovvio in una metropoli di questa importanza nel ventunesimo secolo.

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Politica, rete, territorio e strumenti web 2.0

Questo il tema del convegno svoltosi a Torino il 16 marzo e organizzato da Società Aperta. Politici di primo piano come Daniele Capezzone, Enzo Ghigo e Claudia Porchietto hanno riflettuto sul tema “Dalla rete sul territorio al territorio sulla rete?”  

Torino, 20 marzo – Il web 2.0 può essere utile alla politica? A questa domanda hanno risposto politici ed esperti di comunicazione digitale intervenuti lunedì 16 marzo al convegno “Dalla rete sul territorio al territorio sulla rete?” organizzato da Società Aperta.

Angelo Burzi, Presidente del Gruppo FI-PDL della Regione Piemonte, ha introdotto i partecipanti e moderato l’incontro sostenendo che “il web 2.0 è una piazza molto frequentata specialmente dai giovani e i suoi canali possono risultare estremamente utili alla politica a patto che si utilizzino con la massima libertà e responsabilità”.

 

Claudia Porchietto, l’imprenditrice candidata alla Presidenza della Provincia di Torino per il PdL, è stata la prima ad intervenire esprimendo la sua fiducia nei confronti del web 2.0. “La rete” – ha dichiarato – “offre ad un politico numerose e nuove opportunità, soprattutto dal punto di vista del dialogo con i cittadini e con il territorio a 360°. I miei contatti in Facebook, ad esempio, sono arrivati in pochi giorni a 1.400 e ho riscontrato che la platea di questo social network è attenta e interessata alla politica.

La condivisione è ciò che rende gli strumenti web 2.0 estremamente preziosi; consentono di conoscere facilmente i pensieri dei potenziali elettori e attraverso di essi si può avviare un processo di scambio di opinioni costruttivo, ad esempio sul proprio programma, rivolgendosi ad un numero molto ampio di persone, che a loro volta hanno la possibilità di partecipare anche alla sua redazione”.

 

L’On. Daniele Capezzone, portavoce nazionale FI-PDL e Enzo Ghigo, coordinatore regionale FI-PDL, hanno espresso attraverso le loro esperienze sul campo la convinzione riguardo l’utilità del web 2.0, con qualche riserva.

“Il web 2.0” ha affermato L’On. Daniele Capezzone “ha portato ad un collegamento con il mondo prima impensabile, ma anche a qualche nevrosi per la perenne raggiungibilità e l’eliminazione della privacy. E’ uno strumento di comunicazione che si sommerà a quelli tradizionali anzichè soppiantarl, ma. per utilizzare il web nel modo giusto in campo politico si deve tenere presente che in Italia sono soprattutto gli haters, quelli contro, ad intervenire online, perciò i politici devono prepararsi più ai fischi che agli applausi”.

“Alcune considerazioni” – ha suggerito poi Capezzone – “ritengo infine importanti nel rapporto tra web e politica: la comunicazione deve essere in parte digitale e in parte tradizionale, senza esclusione né dell’una né dell’altra e va organizzata per via prima territoriale, poi tematica ed infine telematica; piuttosto che top down, cioè verticale e generata dall’alto verso il basso, come è avvenuto nella campagna di Obama o come accade nel blog di Beppe Grillo, l’interazione dovrebbe essere maggiormente down-down; per avere maggiore concretezza e misurabilità l’obiettivo deve essere molto specifico e focalizzato; il vero salto nello sdoganamento di internet può avvenire, più che con il computer, tramite il telefono mobile che tutti sanno utilizzare”.

 

“Il web – ha affermato Enzo Ghigo – è ancora poco utilizzato dai politici: su 630 parlamentari solo 231 hanno un sito personale e soltanto 133 sono presenti in Facebook. Questo social network può essere invece estremamente utile in politica perché rappresenta uno spaccato della società in cui si trovano commenti spontanei. Se in passato pochi pensatori hanno formulato idee universali, non è ipotizzabile che le prossime vengano create dal basso, magari dalla rete?” si è chiesto concludendo Enzo Ghigo.

 

Fabrizio Bellavista, consulente di comunicazione digitale, ha illustrato il cambiamento generato dagli strumenti web 2.0.

“Quella attuale è un’era caratterizzata da grandi cambiamenti, ma nello stesso tempo da paura e caos; bisogna cavalcare l’onda di questo nuovo Rinascimento se si considera che in Italia sono 26 milioni e mezzo gli utenti di Internet, 16 milioni quelli delle communities e che Facebook in due mesi ha registrato 2 milioni di iscritti arrivando ad un totale di 8 milioni e 400mila.

La comunicazione è profondamente cambiata: prima era verticale, con Internet è divenuta orizzontale ed con il web 2.0 e la condivisione, circolare.

La relazione, caratterizzata da nuovo modo di incontrarsi ed esprimersi, rappresenta il futuro, perché agisce velocemente attraverso una cassa di risonanza globale. Interattività e personalizzazione sono gli elementi fondanti di questo cambiamento, anche se Internet non soppianterà i vecchi media ma convivrà accanto ad essi in un mix multilevel.

La rete rappresenta una nuova mentalità, un water thinking secondo la definizione di Edward De Bono, fatta di interazioni dentro ad un unico ambiente in cui ogni uomo è connesso con il mondo e in cui tutti possono partecipare volontariamente”.

 

Chiara De Caro, fondatrice di Pickwicki.com (una web community legata a libri che fa da ponte tra un network di librerie indipendenti e i potenziali clienti), ha testimoniato le propria esperienza in rete e ha tracciato la storia della comunicazione pre e post web 2.0: “alla nascita di Internet i siti erano statici e i messaggi avevano una direzione verticale dall’alto verso il basso; con l’avvento del web 2.0 i portali sono invece diventati strutture dinamiche, redatte e aggiornate dagli utenti. Sul web si condividono esperienze e conoscenze e ciò è stato possibile su ampia scala grazie alla banda larga e a strumenti estremamente semplici che non necessitano di conoscenze di programmazione.

Dal punto di vista politico il web può quindi diventare un bacino di idee e un amplificatore di esigenze che deve però essere misurato su ogni Paese. L’Italia è culturalmente diversa dagli USA, il digital divide è profondo sia dal punto di vista territoriale che anagrafico, per cui la sfida che i politici italiani dovranno affrontare sarà quella di portare innovazione e cambiare la mentalità dei propri elettori attraverso l’invenzione e non l’imitazione”.

 

http://cambiareinsieme.ning.com/profiles/blogs/dalla-rete-sul-territorio-al

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ELEZIONI 2009: SERVIZI PER I POLITICI

Competere sul mercato elettorale significa dare corpo e visibilità alle proprie idee politiche, rivolgendosi in modo chiaro e incisivo ai cittadini-elettori attraverso tutti gli strumenti della comunicazione. E’ un lavoro complesso e difficile, la cui attuazione richiede tempo e professionalità specifiche. Alcuni politici possono permettersi un adetto stampa a tempo pieno, ma la maggior parte deve, per necessità, affidarsi alla passione e all’impegno di un piccolo gruppo di militanti. L’Agenzia Quenò di Torino, esperta di Comunicazione, offre ai politici locali impegnati in questa tornata elettorale, servizi comunicativi efficaci e a basso costo: realizzazione e gestioni di siti internet, comunicati stampa, cartelle stampa e campagne di comunicazione su più livelli. Inoltre, appoggiandosi a grafici e tipografi, garantisci servizi “ chiavi in mano” come brochure di partito, volantini, manifesti e altri strumenti di propaganda visiva. Per richiedere un preventivo gratuito: [email protected] – 011 5215152  Agenzia QUENO’Servizi Editoriali e ComunicazioneVia Garibaldi 38 – 10122 TorinoT. e F. 011 5215152[email protected]www.queno.it

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Test antidroga delle Iene… altre verità scomode

 Incedibile, ancora una volta le Iene affacciano su realtà per molti inimmaginabili, per altri incredibilmente deludenti, per altri ancora da sempre ritenute plausibili.

2007, una Iena in borghese ha avvicinato i politici e con il pretesto di un’intervista sulla Finanziaria ha fatto tamponare la loro fronte da una finta truccatrice. Il campione doveva essere analizzato per verificare l’uso da parte dei nostri parlamentari di sostanze stupefacenti da sempre vietate nel nostro paese. Il risultato è stato di 16 onorevoli positivi su 50 campioni analizzati. Di questi parlamentari 12 avevano assunto cannabis e quattro cocaina.

Il servizio bomba avrebbe garantito uno scoop senza precedenti, eppure non è andato in onda. Ad intervenire è stato il Garante per la Privacy e così i politici hanno potuto dormire sonni tranquilli. Ma ci sono delle osservazioni che è lecito fare: Il servizio bloccato avrebbe garantito l’anonimato ai politici coinvolti dalla singolare inchiesta. Questo è fuori dubbio una garanzia che il programma, con dieci anni di servizi alle spalle, ha sempre garantito, dai ladri di motorini, ai guaritori filippini, per non parlare degli infermieri che vendevano i morti alle agenzie di pompe funebri. Tutti sempre rappresentati col volto coperto e dall’identità sconosciuta. Quello che viene spontaneo pensare, allora, è che in Italia evidentemente esiste una privacy di serie A per i parlamentari ed una di categoria inferiore per tutti gli altri.

Altra osservazione, il vero problema della situazione, ben più grave e serio è rappresentato dal fatto che in Italia, coloro che detengono il potere legislativo e si fanno portavoce dei diritti del cittadino, violano le stesse leggi che spesso hanno contribuito a far approvare in misura preoccupante. Qui non si tratta di una disputa tra proibizionisti e antiproibizionisti: ogni parlamentare ha diritto di operare secondo le proprie convinzioni, ma dovrebbe farlo nel rispetto della legge. Un personaggio pubblico gode di molti privilegi, ma deve pure accettare qualche regola in più, deve essere un modello di rappresentazione e di guida, incentivare l’educazione ed il rispetto delle leggi. Quanto può far piacere agli italiani sapere che parte dello stipendio dorato di questi signori finisce speso in droga, mentre molte famiglie non arrivano alla fine del mese? Qui c’è quanto basta per avvelenarsi l’animo per bene.

Ci sono casi di tossicodipendenza minore dichiarata e considerata aggravante per tante persone comuni. Non è giusto questa disuguaglianza in un regime democratico come non è giusto lasciare impunito e libero di rappresentare la volontà popolare un parlamentare che non è in grado di rispettare la legge. Ma questa obiezione, in Italia, è forse ormai troppo vecchia e comune, per poter essere presa sul serio. Di fatto la storia non cambia. No, non va bene.
Calissano si è presentato una domenica pomeriggio in Tv per affermare di aver abbandonato la droga e per questo viene accolto come un eroe. Tanti ragazzi qualsiasi devono affrontare lo stesso percorso e, spesso soli, lo devono fare con maggior eroismo. Non sentiamo alcun orgoglio per la nuova figura del parlamentare disintossicato.

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