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TOURIST INFORMATION BROKERAGE

“All that need to know Calabria-Sicily and Milan, Italy. Information Brokerage about travel, real estate, rental e leasing properties.Seller and Broker calabria&sicily’s tipical food, crafts, essence and more”

Calabria Boutique Emporio da 20anni ormai si occupa della distribuzione e del marketing in italia ed europa di selezionatissimi prodotti made in Calabria e Sicilia.Da qualche anno la Boutique dedica parte dell sua imprenditorialita’ ed esperienza maturata con decenni di permanenza sul posto alla commercializzazione di informazioni essenziali e difficlmente reperibili diversamente per privati e aziende italiane ma anche e soprattutto straniere che vogliono affacciarsi alla scoperta della calabria della sicilia e della capitale commerciale d’ Italia Milano. Da un anno rivolti con particolare attenzione ai nuovi mercati BRICS nasce la consapevolezza dell’ importanza di essere presenti a pieno sul web. Si inizia quindi questa sfida con entusiasmo e dedicando tempo e fatiche alla gestione delle risorse informatiche. Ecco quindi il website, la pagina facebook e twitter.

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I calabresi non dimenticano l’arte di fare dei buoni salumi!!

I salumi di Calabria risalgono al periodo della colonizzazione greca, preparati con carni provenienti da suini allevati in loco, con l’aggiunta di ingredienti aromatici naturali (cumino, pepe nero, pepe rosso, peperoncino). La loro stagionatura è variabile in funzione delle tipologie produttive da un minimo di 30 giorni ad un massimo di 100 giorni. L’area di produzione (l’intera regione) e trasformazione è caratterizzata da un legame con l’ambiente determinato dal tipico clima del meridione italiano.

 

 Fra i testimoni della loro bontà si annovera Giacomo Casanova che narra, nelle sue memorie, di aver banchettato presso la mensa del vescovo Francescantonio Cavalcanti. Qui li assaggiò con particolare godimento giudicandoli in assoluto i migliori.

 

Squisiti capolavori di genuinità che nascono dalla scelta accuratissima di carni caratterizzate dal miglior rapporto tra parti grasse e magre. Referenze prive di additivi, insaccati in budello naturale, vengono stagionati naturalmente in condizioni ideali di temperatura e umidità, senza avvalersi di mezzi meccanici che anticipano forzatamente il momento in cui possono considerarsi “a puntino” per il consumo domestico. Questa è l’essenza caratterizzante dei salumi calabresi, acquistabili on line su portali di prodotti tipici calabresi, i quali si approvvigionano presso locali macellerie piuttosto che presso salumifici, e che nel corso della loro attività hanno ottenuto rilevanti feed.back di affidabilità da parte degli utenti serviti in precedenza.

 

La relativa produzione e conservazione inizia nel periodo più freddo dell’anno, in inverno, proprio in prossimità delle festività natalizie, quando il clima rigido assicura, oltre che una più salubre lavorazione delle carni, una più semplice e veloce stagionatura. Da qui inizia poi il periodo di conservazione degli stessi, che se in passato avveniva in maniera particolare (conservazione in appositi contenitori di terracotta- i tarzaruli – con olio o grasso) nelle recenti tecniche prevede l’uso del sottovuoto, che garantisce l’eccellenza del prodotto nel corso dell’intero anno. Facile, dunque, che verso fine estate i menzionati portali si ritrovino in sottoscorta, visto che l’umidità dei mesi più caldi non favorisce la stagionatura ottimale, e ribadito il concetto che la tradizione della regione rifiuta l’ausilio di mezzi meccanici a tal fine.

 

 

Niente di trascendentale, per conservare una tradizione culinaria che si tramanda da anni, per non dire da secoli, e vista l’importanza che nella regione assume l’allevamento del suino dal quale, come da rinomata consuetudine “non si butta via nulla”. Qualità, schiettezza, gusto e salubrità delle varie tipologie che è oltremodo assicurata dallo specifico disciplinare, previsto dal Consorzio di Tutela dei Salumi di Calabria Dop, richiesto ed ottenuto dall’UNIONE EUROPEA con il Regolamento CE 134/98.

 

 

In particolare le quattro DOP dei salumi di Calabria tutelati dallo specifico consorzio di tutela sono:

 

la salsiccia di Calabria DOP, salume dalla forma cilindrica, intrecciata nella caratteristica forma a catenella, a breve stagionatura ricavato dall’impasto delle carni della spalla e della sottocostola dei suini con lardo ed ingredienti aromatici naturali. La lavorazione inizia quando la temperatura interna è compresa tra 0° e 3°C. La percentuale di grasso contenuto nell’impasto deve essere compresa tra il 15 ed il 20 per cento. L’impasto viene insaccato in budella naturali di suino, successivamente forate e quindi intrecciate a mano nella caratteristica forma a catenella;

 

la soppressata di Calabria DOP. Fare la soppressata è davvero un’arte. Essa si presenta di forma cilindrica e leggermente schiacciata della lunghezza di cm 15 circa e del diametro di cm 6 circa, con un peso variabile a seconda della pezzatura, è un salume simile alla salsiccia, ma più stagionato e di forma diversa. Caratteristiche tipiche: la goccia del primo taglio, indice di perfetta stagionatura e di qualità; l’aspetto compatto dal colore rosso naturale o rosso vivace uniforme; il sapore più o meno piccante, a seconda degli aromi utilizzati, con sapidità equilibrata;

la pancetta di Calabria DOP. Ricavata dal sottocostato inferiore dei suini, è una pancetta tesa, ovvero si presenta in forma rettangolare. Il periodo di stagionatura è di almeno trenta giorni, in locali con umidità relativa e temperatura controllate. Una volta affettata, la pancetta si può mantenere in frigorifero, avvolta in un panno;

il Capocollo di Calabria DOP è un prodotto di salumeria dalla forma cilindrica, ottenuto dalle carni della parte superiore del lombo dei suini, avvolto in pellicola naturale e legato a mano con spago. Alla vista presenta un colore roseo o rosso più o meno intenso, per la presenza di pepe nero o peperoncino rosso macinato. Al taglio si presenta di colore roseo vivo, con striature di grasso proprie del lombo suino. Il sapore è delicato e si affina con la maturazione, il profumo è caratteristico e di giusta intensità. Una volta affettato, il Capocollo si può conservare in frigorifero, ma per un arco di tempo inferiore.

La ‘Nduja: anche se non può annoverarsi tra i menzionati salumi dop della regione, senza dubbio rappresenta uno dei più rinomati prodotti tipici calabresi. Un terzo di peperoncino, due terzi di carne di maiale e una leggera affumicatura…così nasce la nduja. Morbido e particolarmente piccante è un alimento tipicamente associato, come avviene per il peperoncino, a tutta la Calabria. Preparata con le parti grasse del suino, con l’aggiunta del peperoncino piccante calabrese, è conservata nel budello cieco (orba), per poi essere affumicata.

 

 

Una vera festa ed esplosione di sapori naturali, dunque, che allieta ogni mensa, gratificando in modo esclusivo il palato, ed elevando ogni occasione di consumo e lieto convivio.

 

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Sapori buoni e decisi: il pesto calabrese

 

Il condimento ideale per un primo piatto innovativo, nel rispetto della tradizione gastronomica calabrese.

 

 pesto calabrese

Tra i rinomati prodotti tipici calabresi non poteva certo mancare un condimento per la pasta che mantenesse e preservasse tutte le connotazioni tipiche della cucina calabrese, che raccontasse della squisitezza e prelibatezza delle colture agricole e dei prodotti della terra, il pesto calabrese, acquistabile on-line presso siti di commercio elettronico della regione, la cui serietà e correttezza aziendale in rete è stata testata nel tempo, in maniera assolutamente obiettiva, dai propri clienti, ottenendone notevoli feed-back di affidabilità.

 

Lungi dal voler far concorrenza al suo ben più rinomato ed indubbiamente squisito omonimo della Liguria, il pesto calabrese propone un tocco decisamente diverso e caratterizzante, mantenendo i sapori originali  e gustosi, propri dell’agricoltura della regione, venuto fuori dall’ingegno di una massaia di quelle zone con l’intento di trasformare un semplice piatto di pasta in una portata di alta qualità, aggiungendole quel giusto tocco di esclusività.

 

Viene ottenuto, infatti, in modo assolutamente artigianale, utilizzando pomodori naturalmente essiccati al caldo sole del nostro sud, squisito olio di oliva, pinoli, noci, mandorle ed aromi naturali, adeguatamente “pestati” ad arte, ossia con un continuo e ripetuto “sminuzzare” degli ingredienti a forza di botte con un pestello (sembra strano, ma il senso dei termini da l’esatta idea dal lavoro di preparazione necessario!!). E’ ovvio che non ne poteva mancare, come da tradizione, la sua versione piccante, per cui viene opportunamente inserito, tra i suoi ingredienti base, “sua maestà il peperoncino piccante calabrese”, che la fa da padrona anche in tal caso, laddove sia necessario portare in tavola un primo piatto di spessore.

 

L’uso del prodotto è alquanto semplice in cucina, dimostrando qui tutta la sua versatilità e schiettezza; basta infatti soffriggere per qualche minuto il composto in padella con dell’ olio di oliva e farvi saltare la pasta (lunga o corta che sia) precedentemente lessata: in tal modo il sapore inconfondibile del pesto si insinua e si lega alla pasta, rendendola quanto mai appetitosa e garantendole un tocco di fantasia ed esclusività. Il completamento del gusto lo si può facilmente ottenere aggiungendo una spolverata di pecorino o ricotta stagionata appena grattugiate, prima di servire in tavola.

 pasta e pesto

Il risultato di questa meraviglia di sapori, di questo inimitabile ritratto del gusto è facile e semplice da intuire: un rosso fuoco intenso che racconta di tutte le originalità della gastronomia della regione; una raffinatezza del palato forte, decisa, ma al contempo stimolante delle sensazioni olfattive, che si inebria nella mensa.

 

E che dire, poi, se la fantasia in cucina ci aiuta a dovere, sperimentando soluzioni alternative al classico e più semplicistico utilizzo della referenza, come ad esempio dei tagliolini conditi con pesto calabrese e vongole. Ovvero, per accentuare ancor di più tutta la schiettezza e sincerità dell’arte culinaria del nostro sud, elaborando degli strozzapreti con pesto calabrese e pomodorini di collina. Sono tutte soluzioni d’uso proposte nelle schede tecniche della referenza dai siti di commercio elettronico di prodotti tipici calabresi che vendono in rete il pesto calabrese.

Insomma, piatti e sapori tutti da scoprire!!

 

 

Note di conservazione. La referenza viene opportunamente pastorizzata alla produzione per cui, una volta aperta la confezione, può facilmente conservarsi in frigo, avendo cura di coprirne il rimanente prodotto  con olio di oliva.

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Il caviale calabrese: una chicca per intenditori.

Cos’ è e dove acquistare questa chicca tutta calabrese. Avvertenze d’uso: diffidare dalle imitazioni.

Per i più si chiama rosamarina, per altri sardella salata, alcuni ancora la conoscono come garo, bianchetto, o mustica,  altri infine la definiscono come il caviale calabrese.

Comunque la si nomini, si tratta in ogni caso dell’originale preparato proveniente dai mari di quella regione, punta di diamante dei prodotti tipici della gastronomia calabrese, acquistabile anche presso siti di commercio elettronico di quelle zone.

La sua disponibilità, anche in rete, non è sempre garantita, in quanto la originale rosamarina, come fortemente  sottolineato dai relativi produttori e commercializzatori della referenza, è pesantemente vincolata dal fermo biologico, vigente in particolari periodi dell’anno, dato che la ricetta madre richiede che si utilizzi “tassativamente” neonata di mare calabrese (in genere sarde ed acciughe) e visto che il menzionato stop alla pesca è opportunamente imposto per garantire il ripopolamento della fauna ittica.

Tale vincolo di pescaggio pone notevoli problemi di redditività per le tante aziende ittiche, prevalentemente a conduzione familiare, le quali, mediante la commercializzazione del prodotto, riescono ad ottenere un adeguata fonte di sostentamento, e considerato che, tra impiegati diretti ed indotto, coinvolge ed interessa migliaia di addetti della Calabria. Ecco dunque che sovente ne è stato sollecitato dalle popolazioni il prolungamento del periodo in cui l’attività di pesca è lecitamente ammesso, richiedendosi adeguati provvedimenti straordinari in materia. La stragrande maggioranza dei pescatori esercita, infatti,  la piccola pesca artigianale a strascico, storicamente utilizzata nella pratica del novellame, ma che nel contempo crea indubbi disagi e disfunzioni nell’eco-sistema marino.

Sicché occorrerebbe opportunamente studiare una soluzione che contemperi e medi le contrapposte esigenze: quelle legittime dei pescatori, che nel prodotto trovano una essenziale fonte di mantenimento per le famiglie; e quelle più che giuste del rispetto e della tutela dell’ ambiente marino. Tuttavia, per come attestato dalla ricerca scientifica, la relativa pesca non minaccia affatto l’equilibrio riproduttivo di altre specie, in un periodo in cui si manifesta una grande abbondanza di pesce azzurro, che, se scarsamente remunerativo in taglia adulta,raggiunge nella forma giovanile un elevato pregio e valore commerciale.

Giustificata, dunque, nella cultura popolare calabrese, l’attestazione di “caviale”, tanto da assurgere a vera e propria tipicità tradizionale nazionale, come attesta l’inserimento della rosamarina calabrese nell’elenco dei prodotti tipici stilato dal ministero delle Politiche agricole e forestali.

Disponendo della materia prima, con tutta l’esperienza e secondo il più ferreo rispetto della tradizione ittica, questa viene opportunamente lavata in acqua dolce, riposta su ripiani di marmo, adeguatamente immessa in salamoia entro recipienti di terracotta (terzaruli) per alcune settimane, amalgamata con peperoncino rosso macinato (all’occorrenza, dolce o piccante), e confezionata in opportuni vasetti. Il relativo composto si presenta, così, come una pasta di colore rosso, odore intenso, sapore più o meno piccante. Pronta per l’uso, si conserva per un periodo, in genere, discretamente lungo ( 6/12 mesi), mantenendola a temperature fresche.

La originalità e squisitezza della rosamarina, che spinge tendenzialmente verso una latente domanda da parte del mercato in ogni periodo dell’anno, ha fatto sì che anche per questa referenza si sia, inopportunamente, provveduto a creare un mercato del “falso” o del “taroccato”. Si ricorre, infatti, ad offrire un prodotto simile, ma che poco o nulla a che vedere con quello indigeno della Calabria, utilizzando pesce di provenienza asiatica (Cina), in particolare neosalanx tangkahkeii o pesce ghiaccio di acqua salmastra dolce. Ma per i buongustai del caviale dei poveri non esiste problema, la differenza in termini di gusto e di sapore è facile da individuare. Per i curiosi della buona cucina, invece,  vale la regola di chi sa ben acquistare: occhio all’etichetta!!

Per quando riguarda le modalità più opportune per gustare questa sciccheria gastronomica, i siti di commercio elettronico che commercializzano il prodotto “originale”, per come sopra inteso, propongono delle vere e proprio chicche d’uso nelle relative schede tecniche, spaziando dall’utilizzo su crostini e bruschette, per originali antipasti,condendola preventivamente con dell’olio, affinché questo possa assorbire parte del sale utilizzato nella preparazione, e magari un po’ di cipolla sminuzzata finemente; ovvero sulla pizza; o ancora integrando e rendendo alternativa la classica pasta, aglio ed olio.

Non c’è che dire, un caviale tutto da provare, ma a prezzo certamente più abbordabile rispetto al suo decisamente più rinomato omonimo.

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Chicche calabresi: la liquirizia Amarelli.

Se pensate che tutte le caramelle alla liquirizia siano uguali, non è il caso che continuiate a leggere.

In rete vi sono vari siti di commercio elettronico che propongono prodotti tipici calabresi, ma scovando più approfonditamente alcuni di loro fanno della liquirizia Amarelli una apposita famiglia di prodotto, per l’amore che li lega a quella regione, la vicinanza con la fonte di approvvigionamento, la possibilità di scelta nelle varie proposte che l’azienda produttrice offre.

La pianta della liquirizia (Glycyrrhiza glabra) è conosciuta ed impiegata da molti secoli e cresce in molti paesi, ma – secondo quanto afferma l’autorevole Enciclopedia Britannica – la migliore qualità di liquirizia “is made in Calabria”.


La storia della relativa trasformazione è molto antica. La famiglia dei Baroni Amarelli si dedica all’estrazione del succo di liquirizia già dal 1500, alternando alla cura del proprio patrimonio agricolo anche un forte impegno militare e culturale. Nel 1731 viene fondato l’attuale “concio” Amarelli, alla cui attività fu dato particolare impulso nel 1800 con il miglioramento dei trasporti marittimi e con i privilegi e le agevolazioni fiscali concesse dai Borbone a queste industrie tipiche.
Dal 1840 in poi vi è testimonianza dell’attività di Domenico Amarelli e dei suoi discendenti, fino a giungere a Nicola, che nel 1907 ammodernò la lavorazione con due caldaie a vapore. Da allora la Amarelli ha incrementato sempre più la sua attività, rimanendo erede pressoché unica di una tradizione tipica della Regione Calabria.
 
La gamma dei prodotti comprende tutto quanto si può ricavare dalle radici di liquirizia, svariando e stimolando la curiosità e il palato dei loro internauti:si va,così, dalla liquirizia pura e dal profumo naturale, in tozzetti più grossi (Medaglie) o a pezzetti di più piccole dimensioni, da tenere sempre con se’ per qualunque evenienza (Spezzata e Spezzatina);  con l’aggiunta di aroma di anice (Rombetti) o di menta (Favette); alle liquirizie gommose profumate all’arancia della Calabria (Morette); oppure agli accattivanti “bottoncini” aromatizzati alla violetta (Senatori), un gusto unico che si dirama per tutto l’ambiente circostante; o, ancora, ricordando i pastigliacci a forma di macchinine , di pesciolini o altre strane forme, di una infanzia più o meno lontana (Assabesi);  ed infine, delizie per i più piccini, la liquirizia  confettata (Bianconeri) , o quella celata in opportune pietruzze di mare (Sassolini). 

E che dire, poi, se il gelato fatto in casa, o da specializzate “gelaterie”, utilizza la polvere di liquirizia Amarelli, sì da farne una preparazione originale, dal gusto sincero della vera liquirizia calabrese; ovvero utilizzarne un po’ in svariati usi di cucina (ad esempio il risotto allo zafferano,o il classico liquore alla liquirizia), con un connubio dolce/amaro di tutto riguardo?? A richiesta può essere commissionata presso gli stessi portali, e disponibile in virtù di una forte tradizione meridionale, secondo la quale “non si butta via nulla”, neanche gli scarti della lavorazione.

 La particolare attenzione che la famiglia Amarelli ha dedicato al prodotto ha portato alla inaugurazione di un apposito Museo della liquirizia “Giorgio Amarelli”, inserito in un antico fabbricato di famiglia opportunamente restaurato. Ne è stata voluta fortemente la realizzazione, nel desiderio di presentare al pubblico una singolare esperienza imprenditoriale, nonché la storia di un prodotto unico del territorio calabrese: in mostra preziosi cimeli di famiglia, utensili agricoli, una collezione di abiti antichi e, infine, macchine per la lavorazione della liquirizia, documenti d’archivio, libri e grafica d’epoca. Interessante ed allettante è la visita che si può svolgere alla struttura, visto che è consentito assistere a buona parte della filiera, dalla estrazione della radice, alla creazione dei filati di liquirizia, alla concreta produzione oltre che, naturalmente, avere opportuna notizia della storia aziendale e delle modalità di coltivazione della radice. 

 

Una eventuale opportuna passeggiata in loco denota come si sia creato un riuscito connubio di artigianalità e tecnologia in tutte le fasi di trasformazione, a partire dalla materia prima fino al prodotto finito, considerando che buona parte della stessa avviene nell’antico “concio”, luogo tradizionale di produzione, supportando la stessa con reparti ormai sofisticatamente computerizzati, ma sempre sotto la supervisione del “mastro liquoriziaio”, il quale sorveglia opportunamente il giusto grado di solidificazione dei filati di liquirizia. La pasta densa, lucidissima assume le svariate forme, mediante macchinari all’uopo creati sulla scorta dell’esperienza aziendale, e delle esigenze del mercato. Se ciò serve a stuzzicare la vostra golosità, val la pena ridimensionare la nomea secondo la quale la liquirizia fa aumentare la pressione sanguigna:sarà pur vero, ma come per tutti gli alimenti, basta essere moderati negli usi!! E poi che dire delle sue proprietà terapeutiche contro influenza e raffreddore?? Provare per credere… 

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Acciacchi e fastidi di stagione: combattiamoli con metodi naturali.

Una valida alternativa ai farmaci, per far fronte ai disturbi dovuti alle basse temperature.

Con la stagione invernale, ed in particolare da gennaio in poi, siamo naturalmente soggetti a tutti quei fastidi che ci riserva, puntualmente, la stagione fredda. Ambienti chiusi, umidità, e quant’altro sono naturali alleati nel favorire, soggiogandoci inesorabilmente e puntualmente ogni anno, influenze, raffreddori, ecc. 

Sulla rete operano siti di e.commerce i quali, nel loro assortimento di prodotti tipici, hanno inserito referenze che partono da elementi assolutamente naturali, quali la Propoli ed il Miele (quello calabrese all’eucalipto, in particolare), per offrire agli internauti composti veramente efficaci a tal proposito.

La propoli, infatti, rappresenta un antibiotico naturale che protegge dai molti microrganismi che si possono incontrare durante le stagioni fredde.

Il nome Propoli deriva dal greco “PROPOLIS” che tradotto letteralmente significa “davanti alla città” infatti questo prodotto viene usato dalle api per erigere un muro di difesa immediatamente dietro l’ ingresso dell’ alveare ciò allo scopo di evitare che indesiderati intrusi ( insetti , piccoli roditori ecc. ) entrino nell’ arnia.Viene anche usato dalle api come “cemento mastice” per richiudere le fessure che si creano nell’ alveare, per verniciare le pareti interne dell’ arnia e per disinfettare gli alveoli e le celle reali.

Raccolta dalle api su gemme foglie e dalla corteccia degli alberi, è quindi essenzialmente una resina dalla caratteristica consistenza gommosa e dall’ odore aromatico balsamico; a questa miscela resinosa le api aggiungono la secrezione di loro ghiandole ed anche polline e cera.

Le sue proprietà erano conosciute già dagli antichi egizi che la usavano per imbalsamare le loro mummie. Famosi filosofi come Plinio e Aristotele la consideravano come un eccezionale rimedio per le malattie delle pelle quali piaghe e suppurazioni.Sembra inoltre che il segreto della famosa Stradivari e dai violini fabbricati dai maestri liutai italiani del XVII secolo sia in una particolare vernice a base di Propoli con cui erano ricoperti questi strumenti.

La sua composizione  è, da un’ analisi media di vari campioni, la seguente: Resine e balsami 50%, cere 30%, oli essenziali ( a cui sarebbero dovute le proprietà anestetiche della Propoli) 10%, pollini 5%, minerali diversi 5. Dall’ analisi chimica frazionata la Propoli risulta ricca di flavonoidi, sostanze di grande interesse per gli studiosi per le loro proprietà antimicrobiche, antinfiammatorie e di potenziamento dell’ attività dell’ acido ascorbico ( vitamina C ) .

La Propoli è stata da sempre usata nella medicina popolare come antibatterico, disinfettante, anestetizzante per ferite, piaghe, ulcere, ecc., l’ avvento dei moderni farmaci a base chimica ha messo da parte insieme alla medicina naturale anche la Propoli. Solo negli ultimi anni si sono riscoperte le proprietà di questo eccezionale prodotto dell’ alveare: la Propoli è stata ed è tuttora oggetto di approfonditi studi e continue applicazioni pratiche, che hanno portato a conclusioni sorprendenti: la Propoli può senza dubbio essere considerata un antibiotico naturale, le sue proprietà battericide ed antivirali esplicano un’ azione antimicrobiotica veramente efficace,combatte le affezioni provocate da numerosi germi patogeni, tutto questo senza provocare nessuno degli effetti collaterali così frequenti nei moderni farmaci.

In particolare vorremmo di seguito ricordare alcuni disturbi da cui è scientificamente provato si può trarre vantaggio con l’ uso costante della propoli: Eczemi e ulcere della pelle ( acne, verruche, duroni, formicolii, ecc. ), tonsilliti, gengiviti, stomatiti, ascessi, Afte per modificazione della flora della cavità orale a seguito di terapia di antibiotici, Sinusiti, Influenze, Raffreddori, Riniti, Perturbazioni della flora Intestinale a causa di antibioticoterapia.

Del miele sono più che conosciuti i notevoli effetti benefici che esso svolge sulle vie respiratorie in particolare, per le sue proprietà emollienti e decongestionanti. E sul benessere della persona in generale, sui muscoli(aumento della potenza fisica e della resistenza),sul cuore (azione cardiotropa),sul fegato( protezione e disintossicazione),sull’apparato digerente (specifica funzione stimolante e regolatrice),sui reni (azione diuretica) e sul sangue (apporto antianemico e fissazione del calcio-magnesio).

Lo sciroppo così proposto è arricchito di preziosi oli essenziali (infusi di erbe) con azione balsamica ,dà un immediato sollievo alla gola e al naso chiuso ed è indicato in caso di tosse e malattie da raffreddamento. Utile ai fumatori che sicuramente avranno ammorbidita e calmata la fastidiosa tosse secca spesso presente e legata al vizio del fumo.

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Con le arance calabresi fai un pieno di salute & bontà.

Dalla terra delle clementine (Piana di Sibari) un altro agrume eccellente: le arance calabresi.

Le arance, come tutti gli agrumi, arrivarono nel continente europeo più di 2000 anni fa. La mitologia racconta che erano custoditi nel meraviglioso giardino delle Esperidi, nella parte occidentale del mondo allora conosciuto, e furono portati via da Ercole, che compì la sua undicesima fatica, dopo aver ucciso il drago messo lì da Giunone a guardia dei dorati pomi.   Invece la terra di origine degli agrumi è l’oriente e le prime notizie, nel mondo greco/latino, ci arrivano da Teofrasto di Ereso nel IV secolo a. C. Furono gli arabi, intorno al X secolo, a dare nuovo impulso alla loro coltivazione, per uso medico e culinario. Infatti il termine “arancio,” in Italia, fu introdotto proprio dagli arabi e fu subito adottato dal lessico popolare. Queste arance però non erano quelle dolci, ma quelle amare. Le dolci furono introdotte dai portoghesi, portate dalla Cina e, per non confonderle con le altre, le chiamavano “arance del portogallo”, termine ancora oggi in uso nel dialetto meridionale.

Oggi la Calabria, insieme alla Sicilia, rappresenta il maggior produttore di arance in Italia con 636.476 tonnellate (31% del totale nazionale)Dal punto di vista qualitativo questo prodotto trova in Calabria, e nella terra delle clementine della Piana di Sibari, ideali condizioni nella fertilità del terreno e nel clima che, dunque, costituiscono il vero segreto della unicità qualitativa delle arance di queste terre, caratterizzandosi  come uno dei migliori prodotti tipici calabresi

Forma rotonda molto consistente (diametro medio 35/40 cm), buccia più o meno spessa, la parte esterna è ricca di ghiandole contenenti olio essenziale; la parte interna, bianca e spugnosa, è detta albedo o midollo; la polpa è formata da spicchi il cui numero varia da 5 a 12. Essa è composta da cellule ingrossate a forma di un piccolo otre allungato a punta contenenti un succo acquoso più o meno dolce-acidulo, colorato e profumato.

Uso gastronomico. Fresco tal quale, spremuto, per fare marmellate, liquori, canditi, dolci, piatti tradizionali, confetture, caramelle, bibite, gelati, per l’industria farmaceutica e cosmetica, sono questi gli usi più conosciuti.Ma vi suggeriamo una vera “chicca d’uso”, originale della Piana di Sibari in particolare: 

L’INSALATA DI ARANCE 

Pelare a vivo il frutto e affettarlo. Salare, condire con un giro di olio e del pepe nero macinato Volendo si possono aggiungere anche delle olive nere al forno. 

La gastronomia calabrese, propone invero anche alcune  originali “variazioni sul tema”: come ad esempio la marmellata di arance piccante, vera unicità culinaria, da utilizzare, per singolari antipasti, su crostini, tortine, pane arrostito, formaggi in genere. Oppure per dare un tocco di originalità alle scaloppine di vitello, pollo o sulle carni lesse in genere (si pone,in tali casi, il prodotto a fine cottura). O mista con la ricotta, per guarnire salatini e pizzette da antipasto. O infine nell’uso dolciario, connotando il preparato di un sapore più “deciso”: crostate, torte, bocconotti ed altre delizie. 

Le arance sono anche una fonte significativa di acido folico e tiamina. I flavonoidi presenti nelle arance hanno potere terapeutico contro le allergie ed altre malattie infiammatorie. La tangeritina previene l’invasione dei tessuti da parte delle cellule cancerogene. La pectina è la più preziosa componente della fibra alimentare delle arance. Essa crea un appagante sensazione di sazietà ed è per questo che è adatta a chi pratica diete dimagranti o a chi vuole mantenere la propria linea con intelligenza, specie dopo le abbondanti scorpacciate delle festività natalizie. La pectina, inoltre, riesce a catturare gli acidi biliari intestinali, contribuendo a tenere al giusto livello il tasso di colesterolo nel sangue. In definitiva, tutti i componenti delle arance esplicano un’azione benefica per l’organismo umano. 

Anche per tale referenza il problema della filiera e del costo di trasporto è stato notevolmente risolto da alcuni siti di prodotti tipici calabresi, i quali hanno notevolmente accorciato il relativo iter, mediante un rapporto di intermediazione minimo: si è provveduto,cioè, a creare quasi un filo diretto produttore/consumatore mediato al minimo negli scambi, con conseguente abbattimento dei relativi costi. Tali portali, infatti, si riforniscono durante l’ottimale periodo di produzione (novembre/marzo) direttamente da agrumicoltori del luogo, ed in breve tempo consegnano al consumatore finale. Nessun problema, poi, per la relativa conservazione del prodotto, visto che (…se l’agrume è veramente fresco!!) non abbisogna di conservazione in frigo, ma può comodamente esser mantenuto sul balcone di casa: tanto, le temperature del periodo lo consentono!! 

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Pensiamoci in tempo utile, evitando lo stress dell’ultimo minuto: i regali natalizi.

regali gastronomia 

Al posto degli “scontati” panettoni, o dei panettoni “scontati”.  

Ogni anno ci ritroviamo in casa, al termine delle feste di fine anno, con tanti di quei panettoni da doverceli (giocoforza) “rimpinzare” durante la prima colazione per più e più tempo, o innumerevoli bottiglie di liquori, spumanti e champagne da poter comodamente allestire un bar, o far invidia alla più assortita bottiglieria: tutti ricevuti in dono durante il trascorso Natale. Ma in realtà, cosa avremmo preferito, noi, ricevere come vero pensiero gradito?? In fin dei conti si tratta delle medesime esigenze che sentono amici e parenti ai quali dedicheremo la nostra attenzione in occasione del prossimo Natale. Stretti dalla attuale contingenza economica, durante l’anno, ci siamo spesso privati di sciccherie e golosità varie, ma almeno nel mese di dicembre vorremmo concederci qualche trasgressivo “peccato di gola”.  Dunque, ben graditi sarebbero confezioni regalo di enogastronomia, magari realizzati con prodotti tipici calabresi, che è possibile commissionare presso siti e.commerce proprio di quelle zone: una scelta calibrata a seconda delle nostre esigenze di spese e/o di assortimento con varie delizie al peperoncino (patè o sottoli vari), salumi tipici, marmellatine accattivanti e qualche sfiziosità ulteriore, “scovata” tra le delizie tipiche del natale calabrese. Se poi c’è da inviarli a qualcuno direttamente, nessun problema: questi siti provvedono al caso specifico. Li confezionano a modo (cellophanandoli con toni natalizi), vi annettono un augurale biglietto strutturato per l’occasione, garantendo il necessario ed opportuno servizio per  la buona riuscita della consegna (track e monitoraggi vari). Essenziale sarà fornire, con dovizia di particolari, i recapiti dei destinatari (indirizzo, telefono e quant’altro) L’importante è che le nostre scelte colgano veramente nel segno, con prodotti di buona qualità e levatura (che i sottoli, ad esempio, siano in ottimo olio di oliva, o che le marmellate abbiano un contenuto di frutta ottimale), dalla genuinità garantita (etichette e certificazioni varie la faranno da padrona), e che rappresentino delle vere “sciccherie” (originali e non facilmente reperibili nella grande e/o tradizionale distribuzione). L’effetto sarà di sicuro impatto; se poi ciò comporta qualche rinuncia in più alle nostre spese dei successivi mesi, poco male: saremo però sicuri di aver davvero colpito nel segno !!

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Conosciamo meglio i prodotti tipici della nostra terra: le Clementine Igp della Piana di Sibari.

Sui banchi dei mercati ortofrutticoli si trovano molto facilmente, in autunno, le Clementine, ma raramente si svolge una approfondita analisi e ricerca dell’origine di questo frutto così allettante.

In effetti, è solo la clementina Igp delle Piana di Sibari che ha qualità organolettiche particolari, un sapore unico ed inconfondibile e l’assenza di semi. L’analogo prodotto spagnolo o magrebino, infatti, comincia ad essere commercializzato già da metà/ fine settembre, per durare anche fino a febbraio/marzo inoltrato.

Sono però i fattori ambientali e climatici di quello spicchio di Calabria, ma forse anche la limitatezza di produzione, che ne caratterizzano tale referenza. In genere, gli agrumi coltivati sono originari per la maggior parte da regioni tropicali. Il fatto che non hanno bisogno di basse temperature invernali e di alte temperature estive hanno riscontrato invece nella piana di Sibari il clima ideale per un ottima produzione.

La pianta del clementine è considerata un ibrido occidentale, tra il mandarino e l’arancio amaro, trovando la sua origine in Algeria intorno al 1890 nel convento-orfanotrofio di Misserghin, e dedicando il suo nome al direttore Padre Clemente. 

I fattori pedo climatici, che nel passato avevano trovato altrove positività, fanno della Piana di Sibari, l’habitat naturale delle pregiate “clementine”. La diffusione nel comprensorio di quest’agrume ha trovato riscontro anzitutto per la naturale predisposizione dei suoi terreni, dotati d’elementi silicei, ricchi di scheletro e con un fattore ph neutro. 

Anche dal punto di vista climatico esistono condizioni favorevoli, per la vicinanza dei monti e l’assenza della traiettoria dei venti, visto che il Pollino e la Sila circostanti rappresentano una naturale barriera contro alcuni dei più tradizionali nemici del clementino: il vento e la grandine. Il vento è fra i fattori climatici più sfavorevoli, in grado di provocare danni anche gravi alle piante, danneggiando gli impianti, con estese defogliazione, cascola dei fiori e dei frutti. Parimenti grave risulta l’azione dei venti caldi disseccanti come lo scirocco.Anche la grandine provoca danni diretti agli alberi ed ai frutti, con deprezzamento commerciale e maggiore incidenza dello scarto; inoltre, attraverso le ferite procurate, può aprire anche la via alla penetrazione di pericolose malattie. 

Tale barriera montana incide, ovviamente, anche sulla temperatura della zona, che condiziona la possibilità di coltivazione degli agrumi. La fase vegetativa degli agrumi inizia quando si raggiunge, di solito all’inizio della primavera, la temperatura di circa 12-13°C; la temperatura ideale per l’attività delle piante è compresa tra i 20e i 30°C. Il riposo invernale comincia con temperature inferiori ai 7°C, ma anche in estate si può avere il blocco della vegetazione nel caso la temperatura superi i 38°C: la differenza al freddo è diversa in funzione delle specie, le clementine è tra le cultivar più resistenti alle basse temperature.  

 Come tutti gli agrumi, la clementina possiede un alto tasso di vitamina C, anti-stanchezza: 41 mg/100g. Due clementine (circa la metà del fabbisogno giornaliero di vitamina C) forniscono solamente 50 Kcal. Nessun rischio per la linea quindi: meglio non privarsene. Tra l’altro, offre numerosi sali minerali, dei pigmenti che proteggono il sistema cardiovascolare e aumentano la resistenza dei capillari. 

La clementina è più zuccherata dell’arancia e del pompelmo poiché contiene meno acido citrico.Nulla di strano quindi se la clementina è gradita a tutte le età, in particolare quando si è molto piccoli (succhi all’inizio, a spicchi in seguito), e a maggior ragione per le sue fibre tenere facilmente digeribili. 

Il problema della filiera e del costo di trasporto è stato notevolmente risolto, invece, da alcuni siti di prodotti tipici calabresi, i quali hanno notevolmente accorciato il relativo iter, mediante un rapporto di intermediazione minimo: si è provveduto,cioè, a creare quasi un filo diretto produttore/consumatore mediato al minimo negli scambi, con conseguente abbattimento dei relativi costi. Tali portali, infatti, acquistano direttamente da agrumicoltori del luogo, giusto in proporzione ai quantitativi ordinati sulle vetrine virtuali, ed in breve tempo consegnano al consumatore finale, in quantitativi ottimali per le esigenze familiari (cassettine da 5 kg o da 18 kg). Nessun problema, poi, per la relativa conservazione del prodotto, visto che (…se l’agrume è veramente fresco!!) non abbisogna di conservazione in frigo, ma può comodamente esser mantenuto sul balcone di casa: tanto, le temperature del periodo lo consentono!!

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Una scelta “biologica”: le Patate del Parco Nazionale della Sila.

La Patata silana I.G.P., alimento “povero” della nostra cucina, è un prodotto a forte caratterizzazione territoriale ed il contestuale riconoscimento I.G.P. dato dall’Unione Europea ha avuto l’effetto di indirizzare i consumatori verso l’acquisto e la opportuna valorizzazione degli alimenti tipici, fortemente legati ai territori di produzione relativa. La tipologia biologica (priva cioè di contaminazione dovuta all’uso di sostanze chimiche quali concimi e trattamenti antiparassitari), in particolare, è disponibile nella varietà Agria anche su siti di prodotti tipici calabresi, per quantitativi sufficienti alle esigenze della famiglia.

Coltivata nel Parco Nazionale della Sila, è un prodotto particolare in quanto nasce ad oltre 1000 metri di altezza, nella zona di Camigliatello Silano e dintorni, consentendole di avere forti connotazioni organolettiche e di essere l’unico prodotto di alta montagna del centro Mediterraneo. Ha la caratteristica di possedere una percentuale di amido decisamente superiore alla media, rendendola più saporita e nutriente di quella che ordinariamente si riesce a trovare in commercio.

L’impianto del tubero relativo avviene da Maggio a Giugno in buche profonde circa 10cm, ad intervalli di 40 cm. su terreno precedentemente lavorato in superficie, nel rispetto della natura, con mezzi meccanici e con apporto di stallatico; viene contestualmente irrigata in modo naturale, senza forzature ed aggiunta di additivi ormonali e/o di fertilizzani chimici, rispettando in toto il ciclo biologico della pianta stessa. La relativa raccolta si effettua da Settembre ad Ottobre: dopodichè le patate vengono riposte al buio, per evitare che germoglino (da quelli che comunemente vengono chiamati “occhi” della patata) e/o creino eventuale elemento di tossicità: proprio così come si usava una volta.

La Sila è un altopiano posto ad una altitudine di oltre 1.200 m. s.l.m., cinto tutt’intorno da una catena montuosa completamente rimboschita, quasi a volerlo coronare e difendere dagli agenti esterni. Presenta aspetti paesaggistici unici ed invidiabili, un clima caratterizzato da primavere e da autunni piovosi, estati moderatamente temperate ed inverni rigidi, con una nevosità probabile da Novembre a tutto Marzo. “Polmone” della Calabria, è meta non solo dei calabresi, ma di quanti (siciliani e pugliesi) non hanno la fortuna di avere simili località montane nella loro regione: per tale motivo e per gli affascinanti paesaggi che questo meraviglioso lembo di terra propone, sembra di trovarsi in un angolo di Svizzera.

Sono tutte queste particolarità che rendono l’ambiente silano naturalmente predisposto e “vocato” alla pataticoltura in generale, e quelle da seme in particolare.

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Gli aromi ed i sapori unici dell’autunno calabrese.

  Chi l’ha detto che l’autunno è una stagione malinconica?? Certo, siamo reduci dalle scorribande estive, allorquando ci siamo permessi ogni tipo di lecita ed ammissibile  infrazione al nostro consuetudinario vivere; certo, gli alberi perdono le foglie, ed i colori si fanno via via più opachi; certo l’aria si fa via via sempre più fresca, finche non saremo costretti a coprirci fino all’ultimo capello. Ma l’autunno ci riserva tanti risvolti positivi; tornano, ad esempio, tanti aromi e sapori sulle nostre tavole, che avevamo “parcheggiato” per via della calura estiva. Torna la voglia di farsi “coccolare” da gusti intensi, decisi ed avvolgenti.  Come, ad esempio, gli aromi ed i sapori unici dell’autunno calabrese, che soltanto il tiepido sole di quelle terre riesce a riservare: – delle buone castagne e fichi, magari preparati con dell’ottimo limoncello – il peperoncino tipico calabrese, da tenere sempre in dispensa per qualsivoglia necessità – i fichi secchi, colti al punto giusto, naturalmente essiccati e, all’occorrenza, lavorati con ottimo cioccolato bianco/fondente – i pomodori secchi, presi al giusto punto di maturazione, e preparati a modo per il loro versatile uso in cucina. Queste ed tante altre accattivanti novità che solo l’autunno calabrese propone nelle pagine di portali e.commerce di prodotti tipici calabresi. Gli aromi ed i sapori unici dell’autunno calabrese: altro che un banale “fico secco”. 

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Prodotti tipici calabresi, questi magnifici sconosciuti.

Una scelta più oculata nell’acquisto dei prodotti tipici regionali. 

Sembra facile e semplice parlare di ricercatezze enogastronomiche calabresi, ma dove poter trovare delle referenze veramente “all’altezza”?? E poi, una volta acquistati, come li si può utilizzare al meglio?? E, nel caso, non sarebbe una buona idea farne un presente in occasione di particolari ricorrenze (..parlare del Natale sembra più che superfluo)?? Ed infatti, tanti  sono gli improvvisati commercianti che partono, con un furgone pieno zeppo di merce dalla Calabria e, appalesando la targa del mezzo o altra identificazione della loro origine, vantano la bontà ed originalità delle referenze proposte, affollando i vari mercatini rionali delle città del centro e nord Italia.  Ma siamo veramente sicuri di quello che ci viene proposto: ad esempio, e siccome siamo alla ricerca di prodotti veramente genuini, specie in questi periodi di sofisticazioni alimentari (dibattuti come siamo tra “mucche pazze, aviarie e latti cinesi”), che tipo di olio (semi o oliva) è ospitato nei vari vasetti. E quelle marmellatine tanto accattivanti, che contenuto di frutta hanno, in realtà  E poi, da quali aziende proviene tutto quel ben di Dio. Ci sono imprese sul mercato emergente dell’e.commerce che, in ciò, hanno fatto un discorso di qualità, anche perché hanno perfettamente capito che gli utenti del loro mercato (“di nicchia”) sono alla ricerca di qualcosa che abbia veramente quel “quid” in più degli analoghi prodotti che si trovano nella distribuzione di tipo tradizionale. E’ una scelta che ripaga con il tempo: l’utente che acquista, infatti da 200,500….1.000 km di distanza, e che viene deluso da ciò che acquista, ti saluta e di te e delle tue proposte allettanti non ne vuole più sentire parlare. E’ la scelta di  http://www.saporidellasibaritide.it una azienda di Corigliano (Cs), che in tal senso sta facendosi strada, mirando più alla qualità che non al prezzo degli articoli presenti nelle sue vetrine virtuali.Prodotti di levatura medio/alta, schede dei prodotti complete di quanto è necessario, opportuno e lecito conoscere per chi acquista sul web, un servizio di monitoraggio delle consegne continuo, fino alla verifica di chi ha ritirato la merce, possibile anche da parte dell’internauta di turno che ha acquistato. Un servizio in più è proposto anche nell’uso delle referenze: basta infatti inserire la chiave “chicche” nel motore di ricerca interno alla home page del portale e ti si aprono tutti i prodotti (con relative schede) per i quali sono suggeriti tanti interessanti ed originali modi per gustarli. Il portale prevede, infine, il servizio commissione regali, visto l’incremento dell’uso della rete durante i periodi festivi (Natale in primis). A seconda delle esigenze di spesa e di assortimento l’utente può comporre la confezione regalo…al resto penserà l’azienda: li confezionerà a modo, cellophanandoli ed inserendovi un apposito biglietto augurale a seconda della specifica ricorrenza opportunamente comunicata, e fornendogli precisa indicazione del destinatario cui è necessario recapitarla. Anche in tal caso consegne celeri, track di spedizione, continuo monitoraggio della consegna caratterizzeranno un regalo originale ed a sorpresa certa per chi lo riceve. 

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