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È stato lanciato Studilegali.com, il nuovo portale giuridico italiano

Lo scorso novembre è nato Studilegali.com, il nuovo portale specializzato nel settore della giustizia, nel quale è possibile trovare tutti gli studi legali d’Italia e i professionisti del settore, regione per regione e provincia per provincia, le ultime notizie in ambito giuridico e un forum legale nel quale interagire con gli avvocati stessi.

L’utilità primaria di Studilegali.com è quella di permettere all’utente di mettersi in contatto con avvocati specializzati in ogni branchia del diritto, da quello privato a quello societario, da problemi assicurativi a casi di separazione, ecc. Ed è possibile contattare i professionisti individuati, chiedendo uno o più preventivi in pochissimi click per riceverli direttamente sulla propria casella email.

Chi invece è solo in cerca di informazioni, su Studilegali.com ha  l’opportunità di esporre i propri dubbi e il proprio caso sul portale stesso, in modo pubblico, cosicché ogni avvocato registrato al sito potrà rispondere e dare il suo parere, aprendo un dibattito nel forum legale.

Il sito ha i suoi vantaggi anche per gli studi legali: infatti ogni avvocato può registrarsi al portale gratuitamente, inserendo i suoi dati di contatto e aggiungendo alla sua scheda tutte le informazioni, dalla localizzazione alla storia dello studio ai casi di successo, per guadagnare la massima visibilità e convincere più utenti possibili a sceglierlo per richiedere un preventivo.

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Giustizia Veloce di L. Ron Hubbard

L’Italia, culla del diritto, soffre della lentezza della giustizia. I fascicoli accumulati sono quasi 10 milioni. Le sole pratiche relative ai procedimenti civili pendenti occuperebbero una superficie pari a 74 campi da calcio grandi come San Siro. Nella classifica mondiale ci piazziamo 158esimi dopo Gambia e Mongolia. In Italia servono 1.210 giorni per tutelare un contratto, contro 394 in Germania e 331 in Francia. Abnorme la durata dei fallimenti, più di 10 anniin media, non è da meno la giustizia tributaria. Secondo l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), nel 2010 la durata media di un processo civile con i suoi tre gradi di giudizio è “stabile” su circa 8 anni.

 

Sulla base di questi dati proponiamo un articolo di L. Ron Hubbard scritto il 1 marzo 1969 e pubblicato nella Serie di L. Ron Hubbard – Umanitario, Diritti Civili Articoli e Saggi, New Era Publications.
 
 
GIUSTIZIA VELOCE
di L. Ron Hubbard
 

E’ ovvio che laddove esistono false accuse e non si mette direttamente a confronto una persona con i suoi accusatori, la struttura sociale di una nazione cessa di funzionare fino al punto in cui può essere rovesciata da qualsiasi rivoluzionario interno o da una qualsiasi nazione straniera, in possesso di una causa che sappia trascinare le folle. Nel corso di questo secolo, ciò è successo in un paese dopo l’altro e abbraccia la maggior parte della superficie terrestre del pianeta. Le accuse false e nascoste, la corruzione e le ingiustizie della Russia zarista diedero infatti inizio ai nostri problemi internazionali attuali, con il successo della rivolta bolscevica del 1917.

Questo nuovo dato, tratto dalla filosofia di Scientology, ci fornisce un rapido modo per riabilitare il mondo occidentale, prima che anch’esso segua quella strada.

Di solito tali riforme, quando vengono proposte, comportano un fastidioso lavoro di amministrazione o cambiamento.

Vi è un modo semplicissimo per fornire una giustizia veloce e poco costosa all’intera popolazione.

Basta solo NOMINARE COME GIUDICI TUTTI GLI AVVOCATI QUALIFICATI DEL PAESE.

Lasciate alle loro cariche tutti i giudici esistenti, ma facendo in modo che si occupino solo dei casi d’appello.

Fare una graduatoria di avvocati e giudici secondo una scala organizzata con associazioni di professionisti legali.

Non impedire agli avvocati di comparire, come avvocati, in tribunali che non siano i loro.

Far sì che per false accuse, pronunciate sotto giuramento o meno, ci sia una pena commisurata alla quantità di danno che esse avrebbero arrecato se fossero riuscite nell’intento di disciplinare o punire ingiustamente qualcuno.

Abrogare tutte le leggi sull’internamento per infermità mentale e sostituirle con il codice penale ordinario. Cessate di mescolare la giurisprudenza con le perizie mentali.

Perseguire come delitti, cosa che sono già, tutti i danni fisici, di qualunque tipo, che siano stati causati da shock o da operazioni al cervello.

Approvare leggi che richiedano che ogni accusato sia messo a confronto con i suoi accusatori.

Impedire il sequestro di proprietà da parte di psichiatri o dello stato o di un “tutore” in forza di procedimenti legali.

Proteggere le persone ed i gruppi da attacchi vessatori e basati su falsità.

Sradicare tutte le categorie di “privilegi speciali” in base alle quali non è possibile intentare causa contro funzionari e simili o sottoporli ai provvedimenti disciplinari per abuso di potere.

Sradicare e rendere perseguibile qualsiasi forma di brutalità da parte della polizia.

Togliere dallo statuto tutte le leggi intese a “prendere” qualcuno per crimini o trasgressioni all’infuori di quelli di cui è sospettato.

Approvare leggi che impediscano atti legislativi coi quali gruppi o persone che non hanno commesso nessun reato possano venir danneggiati vedendosi attribuire un’imputazione senza che abbia luogo un processo.

Aderire al principio di legge secondo il quale una persona è innocente fino a che non viene dimostrato che è colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio.

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La mancanza di una giustizia pronta, veloce e poco costosa genera criminalità.

Una persona si fa giustizia da sé, solamente quando non la trova da nessun’altra parte.

All’uomo bollato come criminale per via di qualche suo precedente, di solito non resta altro che il crimine per guadagnarsi da vivere.

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Questa non è un’ “Utopia” pianificata e campata in aria. È semplicemente l’effettiva messa in pratica dei principi che un tempo esistevano, che spesso vengono scritti, ma che raramente vengono messi in pratica.

E raramente mi è capitato di vedere un avvocato che non sapesse di essere in grado di risolvere il problema per conto suo, se solo lo lasciassero fare.

L. Ron Hubbard

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Milano – Intervista al rinomato Avv. Gloria Gatti: “La mia professione è un’autentica passione”

Conosciuto e stimato professionista in ambito giuridico, il rinomato Avvocato milanese Gloria Gatti è stato contattato per rilasciare una breve intervista sulla sua passione per la Giustizia e sulla sua formazione.

 

D: Come nasce la sua passione per il diritto e le materie giuridico/giurisprudenziale?

R: Già da bambina volevo fare l’avvocato. Lo vedevo come la persona che aiuta gli altri a risolvere i loro problemi e la mia passione nasce proprio da questo. Ho una visione molto romantica e un po’ anacronistica della professione. È una vera passione e forse è proprio questo il motivo per cui ho avuto molte soddisfazioni.

 

D: Qual è la sua formazione?

R: Il mio percorso è stato molto pratico e organizzato nel perseguimento del mio obiettivo. Ho frequentato un liceo linguistico, perché ritenevo che oltre alle materie classiche fosse molto importante per la professione avere una buona padronanza delle lingue straniere, poi la facoltà di Giurisprudenza all’Università Statale di Pavia.

 

D: In quale ramo del diritto si è specializzata?

R: Ho iniziato nel settore bancario e immobiliare, di cui tutt’ora mi occupo e successivamente le mie esperienze si sono estese a tutti gli aspetti del diritto civile che riguardano la gestione dei patrimoni (condominio, successioni, famiglia, fallimento e arte).

 

D: Dove svolge la sua attività di avvocato?

R: La sede dello studio è a Milano, ma operiamo su tutto il territorio nazionale.

 

D: Non solo lavora all’interno del suo studio legale, ma collabora con grandi istituzioni come il Tribunale di Milano?

R: Si, ho diversi incarichi da parte del Tribunale, come amministratore di sostegno, curatore di eredità giacenti e delegato alle vendite immobiliari e collaboro anche con dei curatori fallimentari. Credo che per un professionista operare come ausiliario del giudice, sia un’esperienza molto interessante e formativa. Lavorare nell’interesse della giustizia e non del cliente, confrontarti con i Giudici, ti da la possibilità di crescere e di allargare i tuoi orizzonti.

 

D: Oltre ad essere avvocato è anche giornalista pubblicista. Ci racconta com’è nata la sua solida collaborazione con il Sole 24 Ore?

R: Molto banalmente per curriculum. Adoro scrivere e soprattutto scrivere per i lettori onnivori, con i quali devi usare un linguaggio comprensibile e diretto. Questa esperienza mi è stata molto utile anche nella professione. Ho imparato ad essere sintetica e chiara. Noi avvocati a volte siamo un po’ pomposi a volte…

 

D: Secondo lei, in questo ultimo periodo, ci sono stati dei cambiamenti sostanziali nella professione di avvocato? Si risente anche in questo settore la crisi economica?

R: Tristemente ho visto abbassarsi molto la professionalità. La crisi è stata forte soprattutto perché la nostra categoria è molto numerosa e quindi c’è un’elevata concorrenza. Parecchi colleghi hanno reagito abbassando le tariffe in maniera importante per accaparrarsi clientela. La conseguenza di questo è stata inevitabilmente quella di fornire un servizio scadente.

 

D: Dove possiamo trovare tutte le informazioni sul suo studio legale e le sue pubblicazioni?

R: Sul sito internet del mio studio http://www.studiolegalegatti.mi.it .

 

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Il Consigliere Regionale Avv. Marco Carra parla della sua passione per il Diritto del Lavoro

Intervistato Marco Carra, rinomato avvocato, nonché consigliere regionale in Lombardia, parla della sua passione per la Giustizia e racconta la sua formazione.

1- COME NASCE LA PASSIONE PER IL DIRITTO E LE MATERIE DI TIPO GIURIDICO/GIURISPRUDENZIALE?

Nasce dalla mia passione per la Giustizia. Credevo e credo tuttora nel senso di Giustizia, sin da quando frequentavo il liceo scientifico e sentivo che quella sarebbe dovuta esser la mia strada.

2- QUANDO SI È LAUREATO E DOVE HA FREQUENTATO GLI STUDI UNIVERSITARI?

Mi sono laureato nel 2003 a Parma, ma la pratica l’ho fatta a Mantova. Sono specializzato in Diritto del Lavoro, perché mi sono sempre interessato alle tematiche sociali.

3- DA QUANTI ANNI SVOLGE LA CARRIERA DI AVVOCATO?

Ho iniziato la pratica nel 2004, dunque da circa 10 anni ormai.

4- IN QUALE RAMO DEL DIRITTO SI È SPECIALIZZATO E SVOLGE IN PREVALENZA LA SUA ATTIVITÀ?

Come anticipato prima, sono specializzato in Diritto del Lavoro a 360 gradi, da quello puro a quello sindacale e alla gestione d’impresa.

5- SI È EVOLUTA/TRASFORMATA IN QUESTI ANNI LA PROFESSIONE DI AVVOCATO?

Devo dire che la professione di avvocato si è trasformata negli ultimi anni, purtroppo in peggio a causa della crisi economica e del deterioramento della società.

6- SI RISENTE ANCHE NELLA SUA PROFESSIONE DELLA CRISI ECONOMICA GENERALE?

Sì, anche l’ordine degli avvocati ha risentito della crisi contingente, in particolare alcuni studi e certi miei colleghi si trovano in difficoltà.

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Nelle Sale Duca di Montalto del Palazzo Reale a Palermo Il muro ha un suono

È una mostra da vedere e ascoltare quella che, dal 14 gennaio al 3 febbraio 2012, il Palazzo Reale di Palermo, sede del Parlamento Siciliano, dedica a BIOS Vincent, giovane artista trapanese che vive e lavora tra la Cina e l’Italia. Il muro ha un suono, a cura di Martina Cavallarin, è la prima personale dell’artista a Palermo, atteso ritorno nella terra d’origine dopo le recenti esperienze artistiche in Cina, a Boston e a Berlino.

 

BIOS costruisce per gli spazi del Palazzo Reale un percorso del tutto inusuale, che si snoda dal piano inferiore, in cui si è accolti dai video con i gli atti performativi dell’artista, fino alla sala centrale del piano superiore, dove una labirintica installazione composta da oltre 40 opere di grandi dimensioni avvolge il visitatore in spire materiche dalle forti cromie che prendono il sopravvento e conducono alla grande parete di fondo interamente coperta da un lavoro di notevoli dimensioni emozionali.

 

 

Di fronte ai pannelli cosparsi di cemento o lasciati quasi a vivo, perforati da proiettili di vari calibri, Magnum, piombini, Lupara, e alle installazioni a parete con numeri, parole, lettere, segni violentati dall’uso determinato e mirato di armi da fuoco, ci si lascia trasportare dall’eco del sibilo lacerante e invisibile di uno sparo, di risposte mai date, di doni inaspettati, di una speranza disillusa o di un ricordo cancellato.

 

BIOS guarda il mondo dal buco inflitto dai proiettili sulle sue superfici trattate e la sua arte appare da autodidatta, ma è mutuata invece da un preciso percorso culturale, da codici antichi come la grafica o la letteratura medievale, le incisioni, l’arte sacra e un immaginario visionario – afferma la curatrice della mostra Martina Cavallarin.

 

BIOS ha una ricerca personale che indaga nella dimensione del sociale concentrandosi su temi spigolosi come l’aborto, l’ecologia, le sopraffazioni, la violenza, le barriere fisiche e mentali, attraverso un’arte che si avvale di performance – in cui i cacciatori sparano virtualmente sulla preda, metafora per eccellenza, o in cui l’artista impersona i “pinocchio” e ne simula crocefissioni – e di installazioni a parete, quadri che si fanno scultura nell’accogliere gettate di colore, scarnificazioni, oggetti circondati da numeri che sono un logo –  come il 194, cifra che evoca la legge sull’aborto – o parole, lettere, scritte.

 

“Quelli di Vincent sono i muri della vita che raccontano la storia degli uomini che l’hanno vissuta. – scrive l’architetto Michele Premoli Silva che ha realizzato il progetto espositivo – Muri che, come quelli delle case nei luoghi di combattimento o di conflitto, segnati dalle raffiche dei proiettili che vi hanno inciso il loro alfabeto, restano lì a ricordare che tra quel muro e chi sparava probabilmente sono state interrotte delle vite. BIOS ha scelto di raccontare la vita del Mondo attraverso il muro”.

 

La mostra è patrocinata dalla Regione Sicilia, dall’Assemblea della Regione Siciliana e dalla Fondazione Federico II, e promossa dall’Associazione Sicilia Promotion, con il contributo di Galleria Affiche Milano e Galleria 71 Palermo. Sponsor d’eccezione URSA Italia SrL.

 

 

BIOS Vincent

è nato a Erice, Trapani, il 24.11.1976

 

Installazioni di grande formato a parete e mixed media sono le tecniche utilizzate nella sua ricerca, che si focalizza sulla dimensione del sociale, su temi spigolosi come l’aborto, l’ecologia, le sopraffazioni, la violenza, le barriere fisiche, mentali e la memoria sorda e necessaria. Al momento è impegnato nel processo di installazioni ambientali nelle quali è previsto l’utilizzo di sorgenti di energia rinnovabile. Dal 2000 il suo lavoro è stato presentato in varie mostre collettive e personali in Italia e all’estero.

Vive e lavora tra Milano e la Cina e collabora con diversi studi di Architettura nello sviluppo di progetti tra arte e architettura.

 

 

SCHEDA INFORMATIVA

 

 

BIOS Vincent | Il muro ha un suono
a cura di Martina Cavallarin

 

dal 14 gennaio al 3 febbraio 2012

inaugurazione 13 gennaio 2012 ore 19:00

Palazzo Reale, Sale Duca di Montalto

Piazza Indipendenza, 1 – 90129 Palermo

 

Con il patrocinio di:

Regione Sicilia | Assemblea della Regione Siciliana | Fondazione Federico II

 

Sponsor:

URSA Italia Srl

 

Con il contributo di: Galleria Affiche – Milano | Galleria 71 – Palermo

 

Organizzazione: Associazione Sicilia Promotion

Direzione scientifica: Scatola Bianca – Venezia

Progetto espositivo: Studio Premoli Silva

Concept comunicazione e progetto grafico: Tosi comunicazione

 

Orario di apertura: lun-sab: 8:30-17:40; dom e festivi: 8:30-13:00 (la biglietteria chiude un’ora prima del museo)
Ingresso: 3 euro
Informazioni: www.federicosecondo.org

Mail: [email protected]

Tel: +39 091_6262833

 

Accompagna la mostra un prestigioso catalogo edito dalla Fondazione Federico II Editore in tre lingue – italiano | inglese | cinese – con testi critici a cura di Martina Cavallarin | Micol Di Veroli | Michele Premoli Silva

 

 

Ufficio stampa
Flavia Lanza | ph. +39 340_4265760 |mail: [email protected]

 

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Esce Mare Forza 7, il nuovo libro-inchiesta di Michele Giardina. Sabato 10 luglio la presentazione a Villa Tedeschi

Pozzallo (RG) – Dopo il successo di La risacca (giunto alla seconda edizione), il giornalista de «La Sicilia» torna nelle librerie con Mare Forza 7, un nuovo libro-inchiesta che affronta il tema cruciale della giustizia in Italia.
Mare Forza 7, edito da Prova d’Autore di Catania, sarà presentato sabato 10 luglio alle ore 20,30 a Villa Tedeschi (sagrato della chiesa di S. Rosalia). La serata è organizzata dall’Associazione culturale Teti di Pozzallo.
Alla presentazione, dopo i saluti delle autorità – il sindaco Giuseppe Sulsenti, i presidente della Provincia Franco Antoci, l’assessore comunale alla Cultura Attilio Sigona, il presidente nazionale del Movimento Azzurro Corrado Monaca- interverranno lo scrittore Gino Carbonaro, il critico letterario Lucia Trombadore e Tani La Pira, studioso ed esperto di Politiche comunitarie. Sarà presente l’autore. Le letture dell’attore e regista del Teatro Stabile di Catania, Miko Magistro, e l’esibizione del cantautore Adriano Di Stefano allieteranno la serata. Coordinerà il giornalista Giorgio Fratantonio.
Michele Giardina (Pozzallo, 1940) è giornalista dal 1979. Già collaboratore dell’agenzia Fotoreporter di Torino, corrispondente di Teleiblea di Ragusa, ha iniziato a scrivere per il quotidiano «La Sicilia» di Catania negli anni Settanta come corrispondente sportivo, passando poi alla cronaca politica. Direttore responsabile di Radio Pozzallo International (anni Ottanta) e del mensile «I pozzallesi» (dal 2002), vincitore del concorso giornalistico sulla “Sicurezza stradale” (cat. quotidiani) bandito dal Ministero dei Lavori pubblici (1985), ha pubblicato Cronache e riflessioni di un giornalista di provincia (2003) e La risacca (2009).
Nel nuovo libro la metafora del Mare forza 7 è la giustizia nella tempesta. Si tratta di un censimento impietoso che Giardina fa degli errori giudiziari e delle conseguenze provocate da preconcetti, sadismi, superficialità, declinazioni babiloniche della giustizia in Italia. L’autore propone un esempio dietro l’altro, partendo da Pozzallo e dalla provincia di Ragusa ma estendendo subito la casistica alla Sicilia e alle altre regioni italiane. Da Natalino Amodeo a Calogero Mannino, da Enzo Tortora a Paolo Gallo, “il morto vivo di Avola”, dal pescatore incensurato Domenico Morrone, fino al terremoto di Tangentopoli, l’autore sgrana un rosario di “sviste” a senso unico nelle quali le cantonate giudiziarie hanno compromesso e spesso distrutto la carriera e la serenità di onesti cittadini. Perché se è vero che, con le sentenze di assoluzione (per estraneità ai fatti) giunte dopo anni tutto sembra essersi appianato, è anche vero che nessun risarcimento potrà ormai cancellare i segni indelebili di quell’esperienza.

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