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Rinvenuto un eccezionale sito megalitico vicino Roma

Castel Giuliano, una località tra Bracciano e Cerveteri, già nota al turismo locale per le sue bellissime cascate ed all’archeologia per le tracce etrusche e medievali, potrebbe ora rivestire un ruolo centrale nello studio delle concezioni astronomiche e rituali dall’età del bronzo agli stessi Etruschi.

Da alcuni anni, l’associazione CIVITAS (Corpo Italiano di Vigilanza agli Itinerari Turistici Archeologici e Storici) un gruppo di appassionati e professionisti che dedica volontariamente il proprio tempo libero a salvaguardare il nostro patrimonio archeologico e paesaggistico, ha avviato un programma di mappatura degli antichi tracciati, servendosi di vecchie mappe, delle testimonianze scritte dal passato (grazie anche ad esploratori ed archeologi come Dennis, Nibby, Lanciani, Coppi e Tomasetti), delle individuazioni, le segnalazioni o i ritrovamenti di volontari, trekkers e bikers, tutte informazioni elaborate attraverso la recente tecnologia informatica e satellitare. Con questo sistema, solamente nel Lazio sono stati individuati almeno un centinaio di siti ed itinerari ormai quasi perduti dalla memoria del turismo moderno.

Un recente studio sperimentale del gruppo CIVITAS si è concentrato nel seguire un ipotetico percorso della cosiddetta “Via degli Inferi”, una strada sacra che, dopo aver attraversato longitudinalmente la necropoli de “La Banditaccia” nei pressi di Cerveteri, sembra perdersi nel nulla.

E’ infatti noto come gli Etruschi difficilmente avrebbero limitato una strada così importante ad un singolo abitato (e la citata necropoli, è disegnata come una città dei vivi), anche per la ossessiva commistione tra il senso profano (utilità per gli spostamenti) ed l’ispirazione sacra (orientamento, profondità, tappe e destinazione). Quel popolo era ben consapevole del significato simbolico nel riproporre una pianta urbanistica di vita quotidiana applicata ad una necropoli, quindi la “via centrale” doveva rispecchiare il medesimo senso mistico di ascesi rituale, come un’autostrada verso l’oltretomba. Per questa ricerca, è stato appositamente adottato un approccio empirico più che scientifico (da qui il senso sperimentale), anche perché dal punto di vista archeologico, moltissimi eminenti studiosi hanno studiato quest’area in modo rigoroso (ricordiamo tra questi, Judson-Hemphill, Mengarelli, Nardi, Enei) ma pochi si sono focalizzati sull’aspetto prettamente “religioso” fondato spesso su fattori aleatori piuttosto che tecnici. Abbiamo dunque preso il modello anticamente universale sui culti femminili rivolti alla Dea Madre, dove la presenza dell’acqua come principio vitale era fondamentale, per applicarlo ad un territorio che vede una forte presenza pelasgica e pre-Etrusca, Villanoviana o di quei popoli appartenenti alla cosiddetta “Cultura del Rinaldone”.

La storia ci insegna come i culti più antichi si siano spesso trasferiti alle culture successive, seppur con le dovute modificazioni: le divinità greche ed etrusche possono essere riscontrate con sottili differenze nei Romani, come molti concetti pagani (in particolare mitraici) nello stesso Cristianesimo. Seguendo l’assunto dello storico Jaques Le Goff secondo il quale “il sacro è tenace” cioè un luogo consacrato da una civiltà tende a conservare il suo status mistico per le popolazioni ed i culti successivi, ne deriva la lecita ipotesi che un percorso sacro varato da popolazioni antichissime sia poi stato riutilizzato dagli Etruschi collegandolo ad una viabilità cerimoniale edificata per il loro culto. Una “Via degli Inferi” che addirittura percorresse una necropoli delle dimensioni e dell’importanza come La Banditaccia (una delle più estese al mondo e patrimonio dell’UNESCO), non poteva –a maggior ragione- essere congeniata come fine a sé stessa.

A titolo informativo, ricordiamo che il concetto di “inferi” non era visto dagli Etruschi in accezione negativa, connotazione tipica del Cristianesimo, ma di un pantheon divino collocato nelle viscere della Terra più che nei cieli. Un “Olimpo” molto più vicino alla vita di tutti i giorni, a stretto contatto con gli eventi naturali, dove il mondo dei morti spesso si confondeva con quello dei vivi. La necropoli de La Banditaccia, sembra esprimere sia architettonicamente che emotivamente tutto il culto del “trapasso” e dell’aldilà tipici della fede etrusca. Basti pensare ai sarcofagi con la figura del Cerbero rinvenuti nell’area ed al nome stesso della vicina città di Cerveteri la quale apparirebbe su alcuni documenti antichi come “Cerbeteri” o “Castrum Cerbetere” (terra del Cerbero?), come congetturato da A.Szabo. Un’ipotesi non meno ardita della leggenda che vede tramutare il nome di Agylla in Caere per via di un saluto mal interpretato… La teoria di una toponomastica pagana e la successiva damnatio memoriae cristiana si fonderebbero nell’ancora attuale stemma comunale: un cervo nella postura tipica adottata per gli “Agnus Dei” … ed ancora più stranamente tricefalo.

Qualcosa ci diceva che seguendo i principi della spiritualità etrusca, questa Via degli Inferi dovesse rivestire un valore iniziatico e rituale, anche più elevato delle conosciute vie lucumoniche (o “tagliate”), un po’ come si sta dimostrando per l’antico tracciato che univa il santuario di Pyrgi ad Agylla e quindi a Caere. Il percorso, una volta usciti dalla necropoli, sembra dividersi in due opzioni. Una strada prosegue in direzione Nord su altipiani e la seconda, quella presa in esame, scende in un vallone fino alle sponde del fosso “Manganello” per poi, superato il moderno cimitero, proseguire in direzione NE in un’angusta gola dove confluiscono altri torrenti. L’intero cammino copre un dislivello di circa 300 mt in circa 12 km, tutto infossato tra le ripide pareti tufacee del “Fosso della Mola”.

Lungo il percorso, ben quattro cascate con un salto considerevole danno vita ad altrettanti laghetti, offrendo scenari impensabili alle porte di Roma e dei momenti di ristoro nel non facile cammino. Tutto sembra celebrare la sacralità delle acque, la cui dea Uthur (Orcla, Giuturna) era tra le principali nel pantheon etrusco. Superata l’ultima cascata che nasconde una grotta grossolanamente murata, ci si ritrova su un altopiano alle falde del monte “La Guardia”, tra i più alti della zona (escludendo il “Monte Santo” di circa 450 mt ed in prossimità della linea costiera).

E’ in questo luogo che iniziamo a rilevare dei massi levigati con incise decine di “coppelle” di varia forma e diametro.

Uno di questi sembra un seggio o una duplice vasca votiva ed un altro ha chiaramente scolpiti dei gradini. Altri monoliti hanno forme ovoidali o sono intagliati con figure geometriche: uno in particolare, di forma piramidale, cela a pochi metri i resti di una tomba a camera singola di chiara fattura etrusca, oggi ricovero di bestiame. Salendo su uno di questi megaliti, è stato possibile scorgere una protuberanza di roccia levigata emergere dal bosco, con al centro un grande foro ellittico, particolare che ci ha convinti ad addentrarci nella macchia. Con stupore (e molta fatica, perchè la fittissima vegetazione ricopre ormai ogni cosa), abbiamo rilevato centinaia di metri di pareti tufacee piene di coppelle ed altre nicchie di varie forme regolari, stese come un nastro pronto a misurare o raccontare qualcosa. All’interno del bosco non è stato possibile contare con esattezza la grande quantità di altri monoliti, dei quali nessuno sembra essere collocato in modo casuale: uno, in particolare, nel suo incavo ospita un tempietto matriarcale apparentemente intatto. Pur non essendo semplice individuare i confini precisi del complesso a causa dei rovi che rendono inaccessibile la risalita della collina, percorrendo il bordo esterno del bosco è apparso evidente come la presenza di incisioni e pietre lavorate ricopra tutto il versante Ovest della montagna. Interessante è l’andamento ad “imbuto” dell’insenatura principale dove la parete di destra (rivolta ad Est) sembra ricevere l’ombra da una vicina altura (area dove stiamo conducendo alcuni sopralluoghi o comunque da uno gnomone posto in posizione elevata, mentre la parete di sinistra sembrerebbe riportare le fasi lunari con le incisioni degli “spicchi” calanti e crescenti distanziati, fino al globo intero intagliato del megalite a forma di seggio. Non sforziamo la fantasia nell’intravedere in un monolite di forma sferica le fattezze stesse del nostro satellite.

Un foro confuso tra gli altri, situato verso l’uscita dell’altopiano si è in realtà rivelato una presa d’aria verso il centro del monte (corrente fredda percepibile fisicamente), destando il lecito sospetto circa la presenza di ambienti o passaggi sotterranei.

Decidiamo quindi di salire sulla cima del “Monte La Guardia” (nome appropriato, visto che si può godere di una vista a 360° per molte decine di km) dove troviamo un agriturismo (inesistente prima del 2003 e non collocato su precedenti manufatti, (come si può evincere dalle mappe cronologiche di Google Earth) dal quale dipende tutta la proprietà dell’area, cascate comprese. Il proprietario della tenuta “Monte La Guardia”, Sig.Gioacchino De Sanctis, con il quale ci siamo piacevolmente intrattenuti acquisendo la conoscenza di antefatti e notizie sul territorio e raccogliendo il disagio per un turismo sempre meno rispettoso del paesaggio naturale e delle proprietà che lo ospita, è parso molto interessato ai risultati che stanno via via emergendo, concedendoci l’autorizzazione a visitare il resto dell’area. Proprio sopra il versante interessato dai monoliti, appaiono evidenti alcuni basamenti di un esteso abitato arcaico, presumibilmente dell’Età del Bronzo, anche se alcuni frammenti di selce potrebbero far anche pensare ad un utilizzo in epoche precedenti. Anche in questo caso, le vie che dovrebbero accedere al complesso sottostante, sono rese inaccessibili dalla vegetazione.

Come analisi generale, la disposizione dei monoliti e delle simbologie parietali ricalcano quanto già rilevato in molti altri siti in Italia ed in Europa, lasciando presagire la correlazione tra il culto femminino della Dea generatrice di vita attraverso l’acqua e lo scorrere del tempo stagionale misurato con l’osservazione degli astri. L’umanità, già dal più recente neolitico, non si percepiva come un unicum accentratore del creato, bensì parte di un mondo naturale scandito dall’avvicendarsi delle stagioni da cui dipendeva la caccia, l’agricoltura e la vita stessa. Nella natura/Terra (che solo in seguito sarà considerata come una divinità antropomorfa), l’uomo osservava già il proprio ciclo di vita e morte come proiezione di un ciclo cosmico. La natura/Terra diviene così Madre benefica e sacrificale al contempo; essa è raffigurata da simboli semplici ma evocativi, in modo che ogni luogo sacro prescelto possa rappresentarne le sue peculiarità: la riproduzione e la vita. Essi riconoscevano nel parto ed in tutto il ciclo che precedeva l’evento, il maggior miracolo e mistero portato a termine dalla donna, esattamente come i frutti della natura giungevano al termine di cicli portati a termine dalle stagionalità dalla Terra, la Grande Madre. Si affacciano i primordi del concetto filosofico secondo il quale “ciò che in alto si manifesta anche in basso”.

A differenza dei successivi culti monoteisti maschili, lo stesso ciclo mestruale non era considerato impuro ma, anzi, una “magia”: l’uomo sanguina perché ferito o morente ma la femmina attraverso un evento emorragico incredibilmente si rigenera. Per questi motivi, nonostante la presenza di entità maschili propedeutiche come il Sole, si afferma in quasi tutto il mondo antico il culto del femminino sacro. Le prime società organizzate potevano dunque scegliere i luoghi che, per morfologia, risorse idriche o altitudine, potessero inscenare lo spettacolo della vita.

Come citato, esistono numerose località che nell’antichità hanno rivestito questo ruolo con simbologie più o meno delineate o rivolte maggiormente all’osservazione astronomica piuttosto che alla ritualità, ma nel sito di Monte la Guardia, assistiamo a qualcosa di differente, anche se forse meno scenografico dei menhir di Poggio Rota (G.Feo) o della Ziqqurat di Monte d’Accoddi (E.Contu): disegnando l’andamento ad imbuto dell’avvallamento dove risiedono la maggior parte delle tracce, notiamo evidenti segni di lavorazione plastica alla morfologia dell’area, fino ad ottenere una (poco casuale) somiglianza con la simbologia triangolare genitale femminile dello Yoni. Tale osservazione può essere avvalorata da un canale idrico artificiale scavato nel tufo che percorre, dal vertice del triangolo, parte dello schema, completando lo Yoni con il concetto orientale dei fluidi sacri dell’amore e della vita, “Tattva”, o mestruali, “Puspa”, anche questi in armonia con i cicli lunari ed astronomici e quindi temporali. La traiettoria del canale punta verso il monolite dalla forma ovoidale.

Le “coppelle”, il menhir (simbologia fallica propedeutica al ciclo vitale) posto sul lato rivolto al Sole, i megaliti sferici e ovoidali, le simbologie lunari sul lato opposto al Sole, gli altari ed i corsi d’acqua, a Monte la Guardia si fondono in un complesso ed articolato sito sacro dove l’uomo ha plasmato la natura senza invaderla con elementi ad essa estranei. Non solo l’Essere Umano è armonizzato con la Madre natura, ma la stessa Terra accoglie le proiezione del cielo quasi a voler equilibrare il proprio ciclo vitale. Da una prima analisi, in Italia fino ad oggi non esiste documentazione a descrizione di un sito così poliedrico, esteso e completo, come non abbiamo trovato traccia di precedenti analisi o studi relativi a questo sito, in chiave sacra e rituale.

Se ciò potrà essere confermato dagli studiosi che il CIVITAS sta interpellando, la piccola squadra di ricognizione composta da Germano Assumma, Ilaria Bartolotti e Massimo Bonasorte (assieme ad altri partecipanti dediti a studi astronomici, religiosi ed archeologici) potrebbe aver localizzato uno dei maggiori complessi astronomici e sacri in Italia utilizzati dall’Età del Bronzo, fino all’epoca etrusca o successive.

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Artetruria propone visite guidate scontate per le donne l’8 marzo

 

“I colori degli Etruschi” a tinte rosa. L’associazione Artetruria, sabato 8 marzo, proporrà le visite guidate alle tombe dipinte delle Pantere, degli Auguri, dei Tori, del Barone, e degli Aninas a costo ridotto per le donne. Sono previste due partenze dalla necropoli del Calvario: la prima alle ore 10, la seconda alle ore 15. Sarà indispensabile avere l’auto. «Le tombe sono capolavori dell’arte etrusca. – sottolinea Artetruria – Vistarle e ammirarle sarà un modo diverso per trascorrere la festa dell’8 marzo». La tomba delle Pantere è una delle più antiche; la tomba degli Auguri è considerata dagli studiosi uno fra i più importanti monumenti della pittura parietale etrusca; la tomba degli Aninas, appartenuta all’omonima famiglia aristocratica etrusca, è composta di un’unica grande camera che ha dipinte, ai lati della porta, le figure di due demoni della morte; la Tomba dei Tori è formata da un ampio atrio sul quale si affacciano due celle funerarie; la tomba del Barone presenta una stanza funeraria molto grande e le figure rappresentate sono poche e distribuite simmetricamente. Per informazioni e prenotazioni è possibile chiamare il numero di telefono 331/8785257. Per conoscere l’attività dell’associazione Artetruria si può visitare il sito internet www.artetruria.it (email [email protected]) e la pagina facebook.

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Il Quartetto Arquà in concerto a Tarquinia

Il concerto del Quartetto Arquà chiuderà il programma della prestigiosa rassegna “Il Quartetto d’Archi”. La formazione composta da Francesco Lovato (violino), Giacomo Catana (violino), Marco Nason (viola) e Irene Zatta (violoncello), si esibirà  alla Loggia Belvedere di Palazzo Vitelleschi, domenica 12 maggio, alle ore 17.00. Proporrà Quartetto in do maggiore k 465 di Wolfang Amedeus Mozart, opera che chiude il celebre gruppo di sei dedicato a Haydn, il Concertino per quartetto d’archi di Igor Stravinskij, composto nel 1920 per il Quartetto Flonzaley e chiamato così per il ruolo dominante, “concertante”, assegnato al primo violino, e Quartetto in mi minore di Giuseppe Verdi, scritto a Napoli nel 1873 e unica incursione del compositore nel genere cameristico. Il Quartetto Arquà è stato creato nel 2010 all’interno dell’Orchestra Giovanile Italiana, formazione della Scuola di Musica di Fiesole, riunendo un gruppo di giovani musicisti animati da una comune passione per il quartetto d’archi. Sotto la guida di Antonello Farulli, ha partecipato al Festival Internazionale di musica da camera “Sesto Rocchi” di San Polo d’Enza (Reggio Emilia), esibendosi poi al Teatro Olimpico di Vicenza, al Ridotto del Teatro Comunale di Ferrara e in altri contesti prestigiosi, come il Festival dei due Mondi di Spoleto. Nel 2011 ha vinto i primi premi assoluti al Concorso Internazionale “Nuovi Orizzonti” di Arezzo e al Concorso “Arte Musicale e Talento” di Montecchio Maggiore (Vicenza).

 

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Il Quartetto Bernini in concerto a Tarquinia

 

Il Quartetto Bernini, una delle più prestigiose formazioni cameristiche italiane, sarà protagonista del terzo appuntamento della rassegna “Il Quartetto d’Archi”. Nella prestigiosa Loggia Belvedere di Palazzo Vitelleschi (sede del Museo Nazionale Archeologico), domenica 24 marzo alle ore 17.00, la formazione composta da Marco Serino e Yoko Ichihara ai violini, Gianluca Saggini alla viola e Valeriano Taddeo al violoncello, interpreterà Crisantemi, di Giacomo Puccini, Sonata a 4 n. 1, di Gioacchino Rossini, e Quartetti da Luisa Miller, di Giuseppe Verdi (trascrizione di Emanuele Muzio). Il concerto si aprirà con Crisantemi, un’elegia dal tono melanconico composta da Puccini nel 1890 per la morte di Amedeo di Savoia; per proseguire con Sonata a 4 n. 1, composta da Rossini a 12 anni insieme ad altre cinque Sonate nell’estate del 1804; concludersi con un omaggio all’Italia e al melodramma grazie a Quartetti sui temi della Luisa Miller, che racchiude i passi salienti dell’opera di Verdi e permette di conoscere Emanuele Muzio, suo unico allievo e grande amico. Nato a Roma nel 1992, il Quartetto Bernini ha concentrato la propria attività intorno al grande repertorio classico. È proprio in questa direzione che, accanto alle opere più importanti del repertorio internazionale, ricerca e fa riemergere opere italiane del settecento e ottocento per quartetto d’archi. Ennio Morricone gli ha conferito il prestigioso “Premio Michelangelo 1999”. Nel 2003 ha creato il festival “Les Fleurs Bleues, pagine musicali intorno al Quartetto d’Archi”. Il Quartetto Bernini ha effettuato tournée in tutto il mondo e si è esibito nelle più prestigiose stagioni concertistiche anche al fianco di concertisti di fama internazionale. Dal 1998 è quartetto in residenza all’Accademia Filarmonica Romana. La rassegna “Il Quartetto d’Archi” è organizzata dalla Fondazione Etruria Mater insieme alla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, con il contributo dell’Enel e il patrocinio del Comune di Tarquinia. La direzione artistica è affidata al musicista e compositore tarquiniese Leandro Piccioni. In occasione di ogni concerto, l’Etruria Musei – Gestione Servizi Museali propone visite guidate di un’ora per gruppi di 12 o più persone (costo del biglietto per partecipante 6 euro). Per prenotarsi alle visite guidate e al concerto (ingresso gratuito) o avere informazioni, è possibile contattare l’ufficio informazioni e accoglienza turistica al numero di telefono 0766/849282 o all’indirizzo [email protected].

 

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Il Quartetto delle Marche in concerto

Secondo straordinario appuntamento con la rassegna “Il Quartetto d’archi”. Nella Loggia Belvedere di Palazzo Vitelleschi, sede del Museo Nazionale Archeologico, domenica 3 marzo, alle ore 17.00, avrà luogo il concerto del Quartetto delle Marche. Composta da David Taglioni, Giuditta Longo, Aurelio Venanzi e Andrea Agostinelli, la formazione eseguirà Quartetto op.76 n.3 in Do Maggiore (Kaiserquartett), scritto nel 1797 da Franz Joseph Haydn, opera il cui secondo movimento riprende la melodia dell’inno Gott erhalte Franz den Kaiser (Dio salvi l’imperatore Francesco), ideato dallo stesso Haydn per il compleanno dell’imperatore austriaco Francesco II; Federico II, brano tratto dalla suite Viaggio in Italia composta Giovanni Sollima nel 2000; e Quartetto in Re maggiore Op.18 n. 3, composto nel 1801 da Ludwig Van Beethoven.  Il Quartetto delle Marche nasce nel 2009, proponendo un vasto repertorio, in cui sottolinea la meticolosa attenzione alla partitura arricchita da idee sempre nuove frutto di una costante ricerca musicale. Il gruppo ha all’attivo numerosi concerti con grandi orchestre italiane e illustri collaborazioni con solisti di fama internazionale. I suoi membri vantano un’intensa attività cameristica che in varie formazioni, dal duo al sestetto, li ha visti protagonisti in importanti sale in tutto il mondo. La rassegna “Il Quartetto d’Archi” è organizzata dalla Fondazione Etruria Mater insieme alla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, con il contributo dell’Enel e il patrocinio del Comune di Tarquinia. La direzione artistica è affidata al musicista e compositore tarquiniese Leandro Piccioni. In occasione di ogni concerto, l’Etruria Musei – Gestione Servizi Museali propone visite guidate al Museo di un’ora per gruppi di 12 o più persone (costo del biglietto per partecipante 6 euro). Per prenotarsi alle visite guidate o al concerto (ingresso gratuito) o avere informazioni, è possibile contattare l’ufficio informazioni e accoglienza turistica al numero di telefono 0766/849282 o all’indirizzo [email protected].

 

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Inaugurazione della mostra fotografica Il Tumulo della Regina

Sarà inaugurata sabato 11 agosto, alle ore 19, nella Sala Grande della biblioteca comunale di Tarquinia, la mostra fotografica Il Tumulo della Regina. Immagini di una scoperta archeologica nella necropoli di Tarquinia. L’esposizione, che rimarrà aperta fino al 7 ottobre (ingresso libero), è dedicata agli scavi del Tumulo della Regina iniziati nel 2008, nella necropoli della Doganaccia. Il maestoso sepolcro, che ha un diametro di oltre 40 metri, risale al VII secolo a.C. Mai indagato prima scientificamente, il Tumulo della Regina ha riservato molte sorprese agli archeologi: per le particolarità strutturali e decorative emerse con il procedere delle indagini, questo monumento si è rivelato un unicum nel panorama dell’architettura funeraria etrusca. I risultati delle prime quattro campagne di scavo hanno avuto grande risonanza mediatica e attenzione da parte della comunità scientifica. Quest’anno, parallelamente alla ripresa delle ricerche, si è pensato di raccontare la storia delle scoperte al grande pubblico con una mostra fotografica. L’esposizione si presenta come una sorta di “giornale di scavo”, concepito anche per i non addetti ai lavori con una narrazione coinvolgente, che si snoda attraverso la presentazione di immagini esclusive accompagnate da pannelli esplicativi. Per la prima volta verranno presentati frammenti del raro intonaco dipinto che rivestiva l’ingresso e le camere del sepolcro: si tratta con ogni probabilità della più antica testimonianza di pittura funeraria tarquiniese. A corollario dell’evento si svolgeranno visite guidate condotte dagli archeologi. Per i bambini sono stati pensati percorsi con attività laboratoriali. Le escursioni partiranno dalla sede della mostra per proseguire alla necropoli della Doganaccia, dove il pubblico potrà vedere il cantiere di scavo del Tumulo della Regina (appuntamenti il 14, 17 e24 agosto). La mostra sarà presto arricchita dal “carro della Regina”, recuperato nel corso della campagna di scavo del 2011.

 

I resti in ferro e bronzo del veicolo, attualmente in corso di restauro, saranno presentati con un supporto a integrare le parti mancanti. L’esposizione avrà carattere itinerante: i prossimi appuntamenti saranno a Viterbo, Roma, Firenze. La mostra, curata dal professore Alessandro Mandolesi con la Soprintendenzaper i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale e il Comune di Tarquinia, è sostenuta dall’assessorato alla Cultura, Arte e Sport della Regione Lazio e da sponsor privati. Per avere informazioni è possibile inviare una email a [email protected] o telefonare al numero 339/1777253. Sito web www.viadeiprincipi.it. Orario di visita: ad agosto dalle ore 10.30 alle ore 12.30, dalle ore 18 alle ore 20 e dalle ore 21 alle ore 23; a settembre e ottobre dalle ore 10 alle ore 12.30 e dalle ore 18 alle ore 20.

 

 

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DiVino Etrusco, una tre giorni tutta da vivere

Tre giorni da vivere a pieno con DiVino Etrusco, per seguire l’itinerario del gusto (dalle ore 20) e scoprire e apprezzare le note profumate, i riflessi colorati e le suggestioni dei vini della dodecapoli. Tre giorni di festa per Tarquinia (dal 3 al 5 agosto), che proporranno tanti eventi collaterali. Con “La Tarquinia Divina” si apriranno al pubblico le chiese e i monumenti del centro storico. I pizzi d’arte e di artigianato saranno visibili nella mostra “Intrecci d’Incanto”, in corso Vittorio Emanuele II. In via Giuseppe Garibaldi si svolgerà l’esposizione del quarto concorso fotografico Memorial “Emilio Valerioti”.La Sala D.H. Lawrence, in via Umberto I, ospiterà la mostra di disegni “Nude” di Guido Sileoni. Sempre in via Umberto I Andrea Olimpieri e Francesco Rotatori faranno conoscere la loro bravura di disegnatori. L’arte del fare le torte di Virgina Bertucci sarà protagonista a Palazzo Bruschi (in via Umberto I), dove sarà possibile degustare gli oli extravergine della dodecapoli in “dE.V.O.to Etrusco”. In via delle Torri avranno luogo la rassegna “Libri DiVini” e la mostra collettiva “Le verità del vino” (all’ex lavatoio). Nella chiesa di Santo Spirito sarà allestita l’esposizione “Trattato di Anatomia”. In via Santa Lucia Filippini, saranno visibili la “Cantina del passato” di Corrado Generali e le mostre “L’arte del mobile Antico” di Memme Sacripanti e “Le mani di Franca” di Franca Passamonti. All’Alberata Dante Alighieri l’arte del riciclo con “Clart – Oggetti Riciclati” di Claudia Boninsegna e una mostra collettiva di pittura e accessori. Per gli appassionati di artigianato, modernariato e hobbistica “Tarquinia, una passeggiata nel tempo fra passato e presente”, in piazza Cavour e piazza Giacomo Matteotti. Per avere tutte le informazioni sul programma di DiVino Etrusco è possibile consultare il sito internet www.divinoetrusco.it o rivolgersi all’ufficio informazioni accoglienza turistica (tel. 0766/849282, email [email protected]).

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Inaugurazione di DiVino Etrusco

 

Poche ore ancora e a Tarquinia sarà DiVino Etrusco. Giunta alla sesta edizione, la manifestazione sarà inaugurata venerdì 3 agosto, alle ore 19.30, a Palazzo Vitelleschi, sede del Museo Nazionale Archeologico Etrusco. Dalle ore 20 sarà possibile percorrere l’itinerario del gusto alla scoperta dei vini della dodecapoli: Cantina di Ceveteri – Stabilimento di Tarquinia, Cerenini, Etruscaia, Poggio Nebbia, Terre Giorgini e Tenuta Sant’Isidoro di Tarquinia, Fattoria di Gratena di Arezzo, Villa Puri di Bolsena, Casale Cento Corvi di Cerveteri, Colle Santa Mustiola di Chiusi, Baracchi di Cortona, Palazzone di Orvieto, Goretti di Perugia, San Giusto di Piombino, Terre del Veio di Veio, Tenuta Monte Rosola di Volterra e Terre Etrusche di Vulci (3 degustazioni 5 euro, 7 degustazioni 10 euro, degustazioni in tutte le aziende 15 euro). Per scoprirne i segreti appuntamento con la degustazione guidata da Giampaolo Gravina, vice curatore de La Guida i Vini d’Italia deL’Espresso (alle ore 22, a Palazzo Vitelleschi, costo 5 euro, prenotazione obbligatoria), mentre “Per imparare a bere con consapevolezza”, accenni di tecnica di degustazione con l’enogastronomo e presidente dell’Enoteca Provinciale Tuscia Viterbese Carlo Zucchetti (alle ore 21.30, a Palazzo Vipereschi, prenotazione consigliata). La prima serata di DiVino Etrusco proporrà un programma denso di appuntamenti. Le “Eccellenze del Territorio” saranno in vetrina al chiostro delle Benedettine (dalle ore 20.30, in via Umberto I, prenotazione obbligatoria). Tanto spazio alla musica: la chiesa di Santa Maria in Castello ospiterà, alle ore 21, un concerto del “Tuscia Operafestival” (costo del biglietto 10 euro); il chiostro della chiesa di San Francesco, alle ore 21, sarà lo scenario di “Cristallofonia”, esibizione con bicchieri musicali di Robert Tiso; in via Santa Lucia Filippini, alle ore 21, Paolo Borghi farà scoprire la “La magia dell’Hang”; in piazza Soderini si esibiranno, alle ore 21.30, gli Accademia Blu; in piazza Duomo, alle ore 22, Eleonora Benarbei Trio proporrà “Aquarela do Brasil”; all’alberata Dante Alighieri, alle ore 22, saranno sul palco il Drumless Trio; vie e piazze, dalle ore 20.30, saranno animate dalla banda itinerante di tamburi Caracca. Teatro e danza protagonisti con il “Teatro Bus”, (alle ore 21 in piazza Trento e Trieste), con lo spettacolo “L’ora della protesta” (alle ore 21, a Torre Dante) e il duo Duo Alegrè (alle ore 21.30, in via Giuseppe Garibaldi). Arte allo stato puro con “Creativa”, incontro tra performance artigianali, arte, laboratori didattici, musica e area dedicata ai più piccoli (alle ore 20, in via delle Torri). In piazza San Giovanni, alle ore 21, si svolgerà la seconda edizione del torneo di bridge “Città di Tarquinia sotto le stelle”. Per avere tutte le informazioni sullo svolgimento di DiVino Etrusco è possibile consultare il sito internet www.divinoetrusco.it o rivolgersi all’ufficio informazioni accoglienza turistica (tel. 0766/849282, email [email protected]).

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All’Ara della Regina Prospettive Etrusche

L’Ara della Regina (Pianoro della Civita) ospiterà giovedì 2 agosto Prospettive Etrusche, la suggestiva anteprima di DiVino Etrusco. In questo luogo, simbolo della Tarquinia etrusca, si svolgerà una manifestazione che unirà musica, arte, artigianato e simposio. Inizio alle ore 20 con la visita guidata al sito, mentre alle ore 20.30 si terrà il concerto di arpa celtica e arpa bardica del musicista Vincenzo Zitello. In contemporanea, sarà allestita la mostra d’arte e di artigianato dei maestri Massimo Luccioli e Giovanni Calandrini. Al termine dello spettacolo splendida performance degli artisti Carlo Brignola e Massimo Luccioli e degustazione dei pregiati vini bianchi e rossi delle aziende che parteciperanno a DiVino Etrusco. Per il primo cittadino Mauro Mazzola «l’Ara della Regina è uno dei tesori archeologici più importanti di Tarquinia. Musica, arte, artigianato e degustazioni di eccellenze vitivinicole si fonderanno per dare vita a un evento che richiama gli aspetti salienti del nostro territorio: la forte vocazione agricola e l’altrettanto forte vocazione turistica e culturale». Per il vice sindaco Renato Bacciardi «la scelta dell’Ara della Regina per l’anteprima di Divino Etrusco rafforza ulteriormente il legame con gli etruschi, aprendo al pubblico le porte del tempio, che rappresenta la testimonianza più grandiosa di questo antico popolo». Per il presidente dell’Università Agraria Alessandro Antonelli «Prospettive Etrusche riconferma l’attenzione dell’Ente nei confronti del patrimonio culturale. Con il sostegno delle associazioni locali si è più volte intervenuti sui beni naturalistici e culturali che ricadono sui terreni gestiti dall’Università Agraria, di cui certamente quello più rilevante è il Pianoro della Civita. La tutela dell’area è fondamentale e va condivisa da tutti». Il presidente della STAS Vasco Palombini ricorda come «Pietro Romanelli riuscì a compiere le sue ricerche, portando di nuovo in vista i resti del tempio, grazie al sostegno dell’associazione. L’archeologo reclutò, infatti, la manovalanza per gli scavi tra i soci della Società Tarquiniense d’Arte e Storia. Per tale motivo, abbiamo sentito il dovere di partecipare a un’iniziativa che, oltre a rappresentare un alto momento artistico, intende sottolineare la necessità di valorizzare adeguatamente questo luogo». Il presidente di ArcheologicaMente Alessandra Sileoni, ideatrice della manifestazione, fa presente che gli archeologi di questa associazione «da anni impiegano tempo e sforzi con diverse iniziative per rivalutare il Pianoro della Civita. Prospettive Etrusche vuole rappresentare tutto ciò. Quanto è stato fatto è ancora insufficiente a garantire una piena fruibilità della zona. È quindi indispensabile la cooperazione degli enti pubblici e delle associazioni che hanno voce in capitolo». Prospettive Etrusche è un’iniziativa organizzata dal Comune di Tarquinia, dall’Università Agraria, dalla STAS e dall’associazione ArcheologicaMente, con il contributo della BCC Tuscia e del villaggio turistico Europing e con la collaborazione dell’AEOP e della CRI. Ringraziamenti vanno alla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, nelle figure della dott.ssa Alfonsina Russo e della dott.ssa Maria Grabriella Scapaticci.

 

 

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Tra pochi giorni sarà DiVino Etrusco

Tarquinia in festa con DiVino Etrusco. Torna dal 3 al 5 agosto la manifestazione che associa la produzione vitivinicola alla dodecapoli, per creare un’identità riconoscibile e apprezzata nell’ambito del turismo enogastronomico. La rassegna è organizzata dall’Amministrazione Comunale, con il contributo economico della Camera di Commercio di Viterbo e della Provincia di Viterbo e con la collaborazione dell’Università Agraria e dell’associazione Tarquinia Viva, e ha il patrocinio della Regione Lazio. Lungo un itinerario del gusto (apertura dalle ore 20), tra le vie e le piazze più caratteristiche del centro storico, sarà possibile conoscere e amare i pregiati vini bianchi e rossi delle aziende Cantina di Cerveteri – Stabilimento di Tarquinia, Cerenini, Etruscaia, Poggio Nebbia, Terre Giorgini e Tenuta Sant’Isidoro di Tarquinia, Fattoria di Gratena di Arezzo, Villa Puri di Bolsena, Casale Cento Corvi di Cerveteri, Colle Santa Mustiola di Chiusi, Baracchi di Cortona, Palazzone di Orvieto, Goretti di Perugia, San Giusto di Piombino, Terre del Veio di Veio, Tenuta Monte Rosola di Volterra e Terre Etrusche di Vulci. A tutti i visitatori saranno consegnati una cartina del percorso, un bicchiere, una tracolla e un carnet che dà diritto agli assaggi (3 degustazioni 5 euro, 7 degustazioni 10 euro, degustazioni in tutte le aziende 15 euro). Per le degustazioni guidate (costo 5 euro, prenotazione consigliata), che si svolgeranno alle ore 22 a Palazzo Vitelleschi, tre ospiti d’eccezione: Giampaolo Gravina, vice curatore della Guida i Vini d’Italia de L’Espresso; Paolo Zaccaria, giornalista cofondatore del sito www.viadeigourmet.it; Sandro Sangiorgi, giornalista, scrittore e direttore della rivista Porthos. Novità assolute “Per imparare a bere con consapevolezza”, accenni di tecnica di degustazione con Carlo Zucchetti, enogastronomo e presidente dell’Enoteca Provinciale Tuscia Viterbese, che si terranno alle ore 21.30 a Palazzo Vipereschi (prenotazione consigliata); “Le Eccellenze del Territorio” in vetrina al chiostro delle Benedettine dalle ore 20.30 (prenotazione obbligatoria); “dEVOto Etrusco”, gli assaggi degli oli extravergine della dodecapoli che avranno luogo dalle ore 20 a Palazzo Bruschi. Ad animare la tre giorni tantissimi eventi di qualità tra cui: “Tarquinia Divina”, l’apertura straordinaria delle chiese e dei monumenti (dalle ore 20); Robert Tiso con i suoi bicchieri musicali (3, 4 e 5 agosto, alle ore 21, al chiostro della chiesa di San Francesco e in piazza Soderini e via Giuseppe Garibaldi); “Sea, Sun & Sand”; l’arte di creare figure con la sabbia di Silvia Emme (4 agosto, alle ore 22, in via delle Torri); “La magia dell’Hang”, concerto di Paolo Borghi (3 agosto, alle ore 21, in via Santa Lucia Filippini); “Nude”, la mostra di disegni di Guido Sileoni (Sala D. H. Lawrence, via Umberto I); il “Teatro Bus” (alle ore 21, in piazza Trento e Trieste); lo spettacolo degli acrobati sulla torre dell’orologio del palazzo comunale (5 agosto, alle ore 22 e alle ore 24): la musica della band di tamburi itinerante Caracca (3 agosto, dalle ore 20). Anche quest’anno si svolgeranno il concorso fotografico Memorial “Emilio Valerioti”, giunto alla quarta edizione, e “Tarquinia, una passeggiata nel tempo fra passato e presente”, esposizione di artigianato, modernariato e hobbistica. Per avere tutte le informazioni sul programma di DiVino Etrusco è possibile consultare il sito internet www.divinoetrusco.it o rivolgersi all’ufficio informazioni accoglienza turistica (tel. 0766/849282, email [email protected]).

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Le aziende presenti a DiVino Etrusco

 

Un viaggio nelle note profumate, nei riflessi colorati e nelle suggestioni dei vini bianchi e rossi più pregiati dell’antica Etruria. Lo proporranno i produttori presenti alla sesta edizione di DiVino Etrusco, che si svolgerà dal 3 al 5 agosto a Tarquinia. Realtà che nel tempo hanno saputo investire su un patrimonio di tradizioni e conoscenze e sull’innovazione tecnologica, per raggiungere l’eccellenza. Tra degustazioni guidate e libere e assaggi di prodotti tipici locali, il visitatore potrà conoscere e apprezzare i vini delle aziende Cerenini, Poggio Nebbia, Terre Giorgini e Tenuta Sant’Isidoro di Tarquinia, Fattoria di Gratena di Arezzo, Villa Puri di Bolsena, Casale Cento Corvi di Cerveteri, Colle Santa Mustiola di Chiusi, Baracchi di Cortona, Palazzone di Orvieto, Goretti di Perugia, San Giusto di Piombino, Terre del Veio di Veio, Tenuta Monte Rosola di Volterra e Terre Etrusche di Vulci. Un percorso del gusto che si snoderà tra le vie e le piazze più caratteristiche del centro storico. DiVino Etrusco è un evento organizzato dal Comune di Tarquinia, con il contributo economico della Camera di Commercio di Viterbo e della Provincia di Viterbo e con la collaborazione dell’Università Agraria di Tarquinia e dell’associazione Tarquinia Viva, e ha il patrocinio della Regione Lazio.

 

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Tarquinia porta gli “Etruschi in Europa”

Le tombe dipinte della necropoli Monterozzi, dichiarata dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità, approdano a Stoccolma. Dall’11 febbraio al 2 settembre il Medehavsmuseet, uno dei più prestigiosi musei della capitale svedese, ospiterà il terzo appuntamento con la mostra multimediale itinerante “Etruschi in Europa”. Ideata e realizzata dall’associazione Historia, con la collaborazione dell’unità di ricerca 3DOM della Fondazione Bruno Kessler e il sostegno di importanti enti tra cui il Comune di Tarquinia, l’esposizione è uno straordinario viaggio alla scoperta degli Etruschi. Il percorso si articola in sei sale, in cui monitor e schermi raccontano il mondo di questo antico popolo con spettacolari filmati e animazioni in due e tre dimensioni. All’interno della mostra una grande postazione consente di passeggiare alla scoperta della necropoli di Monterozzi. Visibile su uno schermo a grandezza quasi naturale, l’applicazione è una realizzazione multimediale basata su immagini panoramiche, che permettono di avere una visione complessiva del sito archeologico e di accedere alle tombe, per essere a faccia a faccia con i meravigliosi dipinti. «“Etruschi in Europa” rappresenta un’eccezionale vetrina promozionale per la città. – afferma l’assessore al Turismo Sandro Celli – Un evento di altissimo profilo culturale che unisce le più avanzate tecnologie della realtà virtuale all’indagine archeologica, per un’esperienza veramente unica». L’iniziativa ha ottenuto uno straordinario successo di pubblico sia a Bruxelles, con oltre 25 mila visitatori in sei mesi, sia a Trento, dove si è conclusa da poche settimane. Per avere maggiori informazioni si può consultare il sito www.medelhavsmuseet.se

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Ancient Times, il giornale del mondo antico

The Ancient Times

The Ancient Times è un giornale on-line italiano dedicato all’archeologia e al mondo antico. Offre le ultime e più rilevanti notizie sulle scoperte archeologiche, nazionali e internazionali, approfondimenti fotografici e multimediali, segnalazioni di eventi quali mostre e convegni e recensioni di libri. Il portale è ideato e gestito da un giornalista specializzato in Archeologia all’università di Milano, e si avvale della collaborazione di studiosi ed esperti della materia.

Oggi ha raggiunto un pubblico di oltre mille utenti al mese, un numero che sta crescendo esponenzialmente grazie al passaparola dei lettori appassionati. Grazie ai social network, i forum, i commenti dei lettori, la partecipazione di esperti, studenti e semplici cultori della materia, si sta consolidando una vivace community per lo scambio di informazioni ed esperienze, al fine di alimentare il dibattito sulle scoperte archeologiche, la situazione del patrimonio culturale, e favorire una più ampia divulgazione, scientificamente corretta, degli argomenti trattati.

The Ancient Times è interessato alla pubblicazione di abstract di studi inediti, alle recensioni di libri tematici e ai comunicati stampa di musei ed enti culturali. Inoltre, per le case editrici, per la comunicazione di eventi e per annunci sono disponibili spazi per banner pubblicitari a prezzi concorrenziali. The Ancient Times offre a enti, associazioni, editori, aziende la sua competenza per creare siti e portali web personalizzati, con soluzioni vantaggiose e di elevata qualità grafica ed editoriale.

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Roma: Etruscomix, l’Etruria in fumetto, 30 giugno – 25 ottobre 2009

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  • 24 Luglio 2009


Quella del fumetto è una vera e propria forma d’arte, anche se troppo spesso viene considerata come un semplice passatempo per ragazzini. In realtà il fumetto è un potentissimo mezzo di comunicazione, oltre che mezzo con cui esprimere la propria creatività e fantasia.

Ma il fumetto è ancora di più di tutto ciò: è un efficace veicolo narrativo, che avvalendosi di immagini e parole (a volte solo di immagini) riesce ad arrivare al lettore più di molti altri mezzi di comunicazione. Una testimonianza del potere narrativo dei fumetti è data non solo dalla valenza letteraria assunta da molte graphic novel, ma anche dal loro frequente impiego nella narrazione di eventi storici e nella rielaborazione di classici della letteratura. Il fumetto, insomma, ha dimostrato di essere alla pari di altre forme d’arte e letterarie, riuscendo ad accostarsi ad esse senza sfigurare, anzi donando loro qualcosa in più. La mostra “Etruscomix, l’Etruria in fumetto”, che si svolgerà a Roma dal 30 giugno al 25 ottobre, è la dimostrazione che il fumetto può essere accostato e ispirato a una disciplina che all’apparenza è molto distante da esso, ossia l’archeologia.

La mostra, che si propone di far conoscere la civiltà Etrusca, di cui ancora rimangono importanti tracce nei territori italiani in cui si sviluppò, nasce da un’idea originale, anche se non totalmente nuova: scegliere sei fumettisti italiani (Francesco Cattani, Marino Neri, Paolo Parisi, Michele Petrucci, Alessandro Rak, Claudio Stassi) e immergerli per qualche giorno in quelle che sono state definite “Residenze d’Artista”, ossia il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, la Necropoli della Banditaccia di Cerveteri e la Necropoli e il Museo di Tarquinia. Ogni luogo è stato visitato da due artisti, che dai reperti e dalle testimonianze ivi custoditi hanno tratto ispirazione per creare le proprie opere. Questi i titoli dei lavori ispirati alla cultura e alla civiltà etrusca: “Etruria” (di Claudio Stassi), “Una partenza” (Marino Neri), “Adonie” (Alessandro Rak), “L’episodio del fabbro” (Francesco Cattani), “Netvis” (Michele Petrucci), “Viaggio” (Paolo Parisi), che saranno visibili da tutti coloro che organizzeranno un viaggio a Roma e visiteranno la mostra al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, in un appuntamento che promette di attirare molti visitatori, sia appassionati di fumetti che di storia e archeologia, nei bed & breakfast di Roma. Le tavole create, infatti, verranno accostate ai reperti archeologici del museo, creando un insolito ma affascinante connubio, e aiutando i visitatori ad addentrarsi nella storia e nella cultura etrusca. Le riproduzioni delle stesse tavole verranno esposte inoltre nelle altre “Residenze d’Artista” che hanno accolto i fumettisti, ossia i musei di Cerveteri e Tarquinia, andando ad arricchire il percorso museale anche di queste sedi.

Una menzione particolare va riservata al manifesto della mostra, realizzato da uno dei più grandi e famosi fumettisti italiani: Milo Manara. Il manifesto si ispira al Sarcofago degli sposi del Museo di Villa Giulia, e i personaggi ritratti sembrano invitare i visitatori all’interno di una casa etrusca. E l’intento della mostra, come ha sottolineato anche Milo Manara stesso, è proprio quello di aprire una finestra sulla storia. Prenotate subito alberghi a Roma e preparatevi a fare un viaggio a ritroso nel tempo!
Biglietti: intero 4 euro, ridotto 2 euro
Date: 30 Giugno – 25 Ottobre 2009
Dove: Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma, Italia
A cura di Fb-engine.com – prenotazione online

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