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Protesi d’anca: cinque strutture GVM utilizzano un’innovativa tecnica mininvasiva per un recupero più rapido

Parecchie persone con più di 60 anni soffrono di artrosi dell’anca, detta coxartrosi, che comporta la progressiva distruzione della cartilagine articolare, con conseguenti danni all’osso e alla muscolatura circostante. I segnali caratteristici sono dolore, rigidità e zoppia. Quando l’artrosi causa importanti limitazioni funzionali e il dolore non è più controllabile, è necessario ricorrere alla protesi. Negli ultimi anni, le ricerche su materiali sempre più idonei (protesi con stelo in titanio e superfici d’attrito in ceramica) e le nuove procedure chirurgiche mininvasive hanno permesso di ottenere un recupero funzionale più rapido, l’abbattimento del dolore posto operatorio e cicatrici meno evidenti.

Oggi in cinque strutture appartenenti a GVM Care & Research (gruppo creato e presieduto da Ettore Sansavini) – Clinica Privata Villalba di Bologna, San Pier Damiano Hospital di Faenza, Maria Cecilia Hospital di Cotignola, Cosentino Hospital di Palermo e Misilmeri Medical Center – i dottori Pier Giorgio Vasina e Paolo Palumbi utilizzano un’innovativa tecnica mininvasiva, efficace anche per gradi elevati di complessità. La protesi dall’anca viene impiantata attraverso una piccola incisione per via anteriore, senza tagliare alcun muscolo, consentendo una ripresa rapida (nel giro di un paio di settimane si torna ad una vita normale, mentre con le tecniche tradizionali questo tempo può raddoppiare) e un ridotto trauma chirurgico. Questa tecnica comporta anche il vantaggio importante di poter intervenire contemporaneamente, se necessario, su entrambe le anche.

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